Percepì rimborsi non dovuti: condannato ex consigliere regionale Pasquale Tripodi

La sentenza assume i contorni della definitività: i giudici della Corte di Cassazione, non modificando il verdetto emesso dieci mesi fa dalla Corte d'Appello, hanno stabilito che a Pasquale Tripodi, già consigliere regionale, debba essere inflitta la condanna ad un anno di reclusione perché responsabile del reato di indebita percezione di erogazioni. La pena è stata sospesa. Nelle more della vicenda giudiziaria, il reato originariamente contestato è stato modificato. La Procura della Repubblica di Reggio Calabria, infatti, aveva formulato l'accusa di truffa nei confronti dell'esponente politico centrista. In Appello, il cambio in corsa. Secondo quanto emerso nel corso del procedimento, Tripodi, nell'arco temporale a cavallo fra il 2 luglio del 2007 ed il 3 dicembre dell'anno successivo, si è illegittimamente intascato denaro a titolo di rimborso. Pur abitando a Reggio, infatti, comunicò di risiedere a Messina, così da ottenere cifre più elevate nell'ambito delle restituzioni spettanti agli inquilini di Palazzo Campanella in funzione del chilometraggio che separa il luogo di residenza dalla sede del Consiglio Regionale. Somme che crescono in modo considerevole certificando di vivere in una regione diversa, come nel caso di specie. Tripodi dovrà ancora affrontare le forche caudine della giustizia in seguito al coinvolgimento nell'operazione "Erga omnes", che ha alzato il velo sulla presunta gestione illecita dei fondi destinati ai Gruppi consiliari.  L'ipotesi di reato contestatagli è peculato. All'epoca dei fatti era rappresentate in Consiglio dell'UDC prima, del Gruppo Misto poi. L'indagine lo ha indotto ad autosospendersi dall'incarico di segretario regionale del Centro Democratico, che ricopriva al momento della deflagrazione della cosiddetta "Rimborsopoli". 

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