Avviata la fusione di quattro Comuni calabresi

Il vicepresidente della Giunta Regionale, professor Antonio Viscomi, ha incontrato i sindaci dei Comuni di Casole Bruzio, Pedace, Serra Pedace, Trenta, della pre-Sila cosentina, che hanno avviato la procedura di fusione in un unico ente. Dopo l’esperienza di Lamezia, che risale alla prima metà degli anni settanta, è la prima volta che in Calabria quattro consigli comunali deliberano di unirsi in un unico Ente. "Si tratta, dunque, di un scelta importante che traccia la strada - ha detto il vicepresidente Viscomi- per l’evoluzione futura dell’intero sistema delle autonomie locali in Calabria, caratterizzato, com’è ben noto, da una forte frammentazione. Se si considera che in Calabria su 409 Comuni ben 223 hanno meno di tremila abitanti, è facile intuire la crescente difficoltà che hanno i piccoli comuni nel fornire servizi adeguati ai cittadini, sia per la scarsità delle risorse, sia per la dimensione dei problemi che sempre più richiedono scelte condivise sui territori. Non è privo di significato che il Dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell’Interno, in uno con la Direzione Centrale della Finanza Locale, abbia pubblicato, nel mese di febbraio di quest’anno, un agile vademecum dal titolo "Fusioni: quali vantaggi?" anche al fine di agevolare la conoscenza e la diffusione delle informazioni utili per i processi di fusione dei piccoli comuni". Il professor Viscomi ha, quindi, assicurato ai sindaci dei comuni interessati il massimo supporto e l’affiancamento della Giunta regionale affinché il complesso procedimento di fusione vada in porto in tempi ragionevoli, nella consapevolezza che la tutela delle comunità locali, da preservare nel loro valore identitario, richiede un'attenta ridefinizione delle stesse amministrazioni locali. A tal fine, nel corso dell'incontro è stato esaminato l’iter procedurale necessario per raggiungere il risultato previsto. Si tratta di una procedura complessa che richiede una puntuale sinergia tra Consiglio regionale, che deve prima deliberare il referendum consultivo e poi la relativa legge istitutiva, la Giunta e il suo Presidente cui compete indire il referendum. In questa prospettiva, l’attenzione del vicepresidente si è soffermata, in particolare, sulla necessità di adeguare la legge regionale in materia di referendum, che risale al 1983, secondo il modello adottato negli anni dalle altre regioni italiane. Al di là degli aspetti procedurali, il Vicepresidente ha assicurato il massimo impegno per accompagnare e rafforzare una esperienza significativa che può e deve diventare una buona pratica per il sistema regionale, introducendo elementi di innovazione giuridico-istituzionale in grado di produrre effetti positivi per i cittadini. In coerenza con il principio di sussidiarietà sostenibile, la nuova Calabria può partire solo da una rinnovata consapevolezza della centralità dei Comuni, nel quadro di una riorganizzazione attenta e profonda del sistema delle autonomie locali.

Riunione della Giunta regionale: questi i provvedimenti approvati

La Giunta regionale si è riunita sotto la presidenza del presidente Mario Oliverio, con l’assistenza  del Segretario generale Ennio Apicella. Su proposta del presidente  è stata deliberata l’adesione della Regione alla coalizione nazionale per le competenze digitali. E’ stata deliberata la richiesta al Ministero delle Politiche agricole della dichiarazione di carattere eccezionale delle piogge alluvionali verificatesi nei giorni undici e dodici agosto scorso nella provincia di Cosenza.  Sono state designate per il Por Calabria Fesr/Fse 2014-2020, l’Autorià di Audit,l’Autorità di gestione e l’Autorità di certificazione. Su proposta del presidente Oliverio e  del vicepresidente ed assessore alle Politiche del Personale ed al Bilancio Antonio Viscomi è stato deliberato il contratto per la costituzione, a titolo gratuito, non esclusivo del diritto di riuso in favore dell’Arcea (Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura), con sede a Catanzaro del programma applicativo sviluppato dalla Regione Calabria, a supporto del "ciclo della performance".  Su proposta dell’assessore al Bilancio ed alle Politiche del Personale  Antonio Viscomi è stato approvato l’atto d’indirizzo per il Piano di razionalizzazione degli uffici regionali decentrati e la riduzione delle locazioni passive. Sono state approvate una serie di variazioni  al Bilancio di previsione per l'anno 2015. E’ stato deliberato l’adeguamento della struttura organizzativa della Giunta regionale, a seguito del passaggio del personale proveniente dalle Province.  E’ stato approvato il capitolato speciale e lo schema di convenzione per il servizio di tesoreria della Regione. È stato approvato l'atto di indirizzo per garantire il rispetto degli equilibri di bilancio. È stato definito il fabbisogno di perosnale per il triennio 2015/2017. Su proposta dell’assessore all’Istruzione Federica Roccisano, è stato approvato il progetto "Giovani alla scoperta della Calabria: cultura,arte e musica" con riferimento al Fondo nazionale delle politiche giovanili 2014, che ha l'obiettivo di incentivare l'aggregazione giovanile ed invogliare i giovani a riscoprire le proprie radici.

Sentenza Consiglio di Stato, Viscomi: "Nessuno si senta solo"

"La sentenza del Consiglio di Stato sulle progressioni verticali indette nel lontano anno 2003, pronunciata, dunque, a distanza di ben 12 anni dai fatti contestati, rappresenta indubbiamente un fulmine a ciel sereno per il personale della Regione Calabria. Lo è ancora di più in questa fase, che vede l’assessorato alle Politiche del personale impegnato su una pluralità di fronti: la riorganizzazione del sistema burocratico, la ridefinizioni dei ruoli dirigenziali, le questioni connesse alla relazione ispettiva del MEF, l’incorporazione del personale già dipendente dalle province, la ripresa della contrattazione decentrata e lo sblocco delle risorse per la retribuzione di risultato”. È la premessa del ragionamento del vicepresidente della giunta regionale Antonio Viscomi che aggiunge: “una certezza è però da affermare fin da subito: l’ampliarsi dello spettro problematico, provocato dalla sentenza in questione, non rallenterà lo sforzo, condiviso sia dalle organizzazioni sindacali, sia dagli stessi dipendenti e dirigenti, di riportare a normalità il sistema organizzativo e di gestione del personale regionale introducendo elementi di valorizzazione del merito, di semplificazione procedurale, di rispetto degli impegni assunti in grado di consentire a tutti, nessuno escluso, di sentirsi parte di un unico grande progetto riformatore al servizio dei cittadini calabresi. Questo, anzi, costituisce lo sfondo in cui inquadrare anche le questioni poste dalla sentenza della giustizia amministrativa. E’ una sentenza – sostiene Viscomi -  che deve essere studiata con attenzione nei suoi possibili effetti sulla storia professionale, e quindi sulla vita personale, di molti lavoratori pubblici della Regione, alcuni ormai in pensione, altri trasferiti, altri ancora in attività e, in alcuni casi, con posizioni di responsabilità variamente definite. E’ una sentenza che deve essere valutata con lucidità e freddezza tecnico-giuridica, alla ricerca di sentieri applicativi in grado di assicurare alla Regione di non disperdere il grande patrimonio di professionalità maturato nel corso di questi 12 anni ed ai lavoratori interessati di non subire penalizzazioni indebite per un procedimento che, all’epoca in cui fu avviato, presentava tutti i crismi formali della legittimità. Freddezza di analisi e lucidità di valutazione sono requisiti necessari per chi intenda operare fattivamente a tutela e garanzia dei dipendenti regionali: la fretta, come è noto, è una cattiva consigliera e potrebbe portare a soluzioni pasticciate in grado di creare effetti ancor più dannosi. Anche per questo, confermando anche in tale situazione il rispetto e il riconoscimento per le organizzazioni rappresentative dei lavoratori, reputo necessario una immediata interlocuzione con i sindacati del lavoro pubblico e ho dato mandato al Settore competente di convocare un incontro per lunedì prossimo, 28 settembre, per fare il punto della situazione. Nel frattempo, ho già avviato una interlocuzione, oggi sul piano personale, domani anche su quello istituzionale, con autorità ed agenzie governative al fine di un affiancamento operativo e tecnico per la soluzione dei problemi posti dalla sentenza del Consiglio di Stato. Nessuno – è la conclusione - deve sentirsi solo in questo momento con le sua ansie e le sue angosce.”

 

Qualifica unica dirigenziale, Viscomi incontra i sindacati

Il vicepresidente ed assessore regionale al Personale Antonio Viscomi ha incontrato le organizzazioni sindacali per condividere le linee fondamentali di riorganizzazione degli uffici burocratici. Pochi e chiari i principi guida: introduzione della qualifica unica dirigenziale, articolata, al suo interno, per posizioni economiche; accorpamento e riduzione delle strutture dirigenziali; riduzione della spesa per il personale; rafforzamento dei sistemi indipendenti di valutazione affiancati da strumenti continui di rilevazione della soddisfazione dell’utenza. Per comprendere l’effettivo valore delle innovazioni proposte occorre ricordare che il sistema burocratico, come è oggi configurato, ha carattere piramidale: al vertice c’è il direttore generale, poi il dirigente di settore, a seguire il dirigente di servizio e poi tutta una pletora di funzionari con incarichi di responsabilità variamente denominati. E’ evidente che l’effetto primo di una catena gerarchica così lunga è che, arrivati ad un certo punto, si rischia di non capire più chi è responsabile di cosa, aumentando a dismisura l’eventualità che una qualunque procedura si blocchi in uno dei tanti anelli della catena. Oltretutto, nel sistema attuale, il dirigente di servizio non è generalmente titolare di autonomi poteri di spesa sì che la Regione Calabria paga dirigenti che, in definitiva, non possono mettere a disposizione tutte le loro energie professionali. Da qui, dunque, la duplice esigenza: di ridurre la catena di comando al fine di assicurare una precisa ed immediata individuazione di competenze e di responsabilità e di valorizzare, al contempo, tutte le potenzialità insite nella dirigenza regionale (130 unità, di cui 20 con meno di 40 anni, 41 con età compresa tra 40 e 50 anni, 29 con più di 60 anni, di questi 15 unità sono in età pensionabile tra il 2015 e il 2018). Lo strumento per conseguire questi risultati è, appunto, l’introduzione della qualifica unica dirigenziale, peraltro già da tempo prevista nella legge regionale, che consente di organizzare la struttura dipartimentale per singoli centri di competenza e di spesa: in questo modo, cittadini, imprese ed amministrazioni pubbliche sapranno immediatamente chi è il loro interlocutore diretto e avranno modo di controllare costantemente i tempi di risposta della burocrazia regionale. Sull’introduzione della qualifica unica dirigenziale è stato raggiunto l’unanime accordo con le organizzazioni sindacali. Egualmente unanime è stato l’accordo sulla introduzione di pochi livelli di posizione economica, il cui valore sarà successivamente quantificato sulla base di una attenta analisi dei costi anche al fine di ridurre il costo complessivo del personale. Il processo di riorganizzazione continuerà nei prossimi giorni con la ridefinizione strutturale dei singoli dipartimenti. In verità, già ora ogni dipartimento ha provveduto a definire una prima ipotesi di lavoro: nei prossimi giorni, le singoli ipotesi saranno sottoposte ad una valutazione al fine di assicurare omogeneità nelle scelte organizzative, di evitare asimmetrie e sbilanciamenti nell’attribuzione delle competenze e delle risorse alle singole strutture dirigenziali. Insomma, dare risposte tempestive ai cittadini e avere chiarezza su chi fa (o non fa) le cose: questi gli obiettivi della giunta regionale. Nel corso dell’incontro, il vicepresidente ed i sindacati hanno affrontato anche altri temi: la questione del personale proveniente dalla province, l’urgenza di una formazione effettiva, permanente e certificata (anche e forse soprattutto in relazione alla gestione delle procedure comunitarie), le problematiche connesse all’attuazione del piano anticorruzione, le criticità derivanti dalla relazione ispettiva del MEF e che riguardano tanto i dirigenti quanto il personale dei livelli, le incertezze sui tempi della contrattazione decentrata e sull’erogazione dell’indennità di risultato, la necessità di assicurare regole omogenee di gestione del personale. Su quest’ultimo punto, il vicepresidente ha informato le organizzazioni sindacali di aver richiesto al dipartimento Organizzazione, risorse umani e controlli la predisposizione di un manuale aziendale di gestione del personale, al fine di assicurare la conoscenza e l’applicazione omogenea delle regole, stratificate nel tempo, che governano la prestazione di lavoro, auspicando che anche il consiglio regionale provveda al più presto a realizzare un testo unico che ponga ordine in un sistema legislativo non sempre chiaro, anche al fine di ridurre i livelli del contenzioso in materia, che ormai non sono più sostenibili. Per quanto riguarda la contrattazione decentrata, il vicepresidente ha chiesto formalmente al dipartimento un dossier sull’intera materia stabilendo un incontro fra due settimane per verificare lo stato dell’arte, le criticità e le possibili soluzioni, anche al fine di assicurare che le attività propedeutiche alla contrattazione per l’anno 2016 (in particolare: la costituzione del fondo) sia definite in tempo utile. Analogamente, entro il mese di gennaio 2016 dovrà essere definito il piano della performace, sulla base degli obiettivi strategici che saranno rimodulati subito dopo l’approvazione formale del POR e dunque entro il mese di dicembre 2015. 

Terre confiscate, la Regione vuole “sostenere chi pratica la legalità”

Il vicepresidente della giunta regionale Antonio  Viscomi ha incontrato i rappresentanti delle cooperative e degli enti che operano su terreni confiscati alla criminalità organizzata, fatti oggetto di continue ritorsioni, pesanti minacce e gravosi danneggiamenti che mettono in serio pericolo non solo, e forse neppure tanto, la capacità produttiva delle stesse aziende, ma anche, e forse soprattutto, la possibilità di affermare il valore e le pratiche di legalità in territori di per sé fragili dal punto di vista economico e sociale. L’incontro delle cooperative con i vertici istituzionali, al quale hanno partecipato anche il direttore generale del dipartimento Agricoltura e il consigliere regionale Mauro D’Acri, rappresenta una significativa novità e testimonia “la volontà della giunta di operare fattivamente a favore di chi la legalità la pratica, e non la predica soltanto, anche a costo della propria incolumità personale, nella piena consapevolezza anche delle elevate potenzialità di mercato, nazionale e internazionale, della produzione su terre confiscate, generalmente segnata da caratteristiche di qualità biologica e di sostenibilità sociale”. Per questo motivo, Viscomi ha avviato l’incontro affermando che le produzioni su terre confiscate devono diventare il segno reale della Calabria e dei calabresi che faticano ogni giorno avendo come bussola il rispetto delle legalità e il senso di responsabilità sociale ed ha preannunciato che nel capitolato, in corso di predisposizione da parte degli uffici, per l’affidamento dei servizi di ristorazione nella nuova sede regionale sarà inserito l’obbligo per le imprese di utilizzare prodotti a chilometro zero, prodotti provenienti  da terre confiscate e prodotti biologici. In questa prospettiva, l’incontro ha consentito di mettere a fuoco le principale problematiche della gestione dei terreni confiscati e le attività che la Regione può mettere in campo per aiutarne il radicamento e lo sviluppo, a partire dalle linee di azione previste dal PSR, passando per una semplificazione burocratica ed arrivando alla promozione di una maggiore e migliore sinergia istituzionale tra tutte le autorità pubbliche aventi competenza sul tema nella prospettiva di incentivare ed ampliare l’assegnazione di un maggior numero dei terreni confiscati. Si è pure ragionato sulla proposta di legge da poco presentata in consiglio regionale da D’Acri sull’agricoltura sociale e sull’uso agricolo dei beni demaniali e su come realizzare una integrazione tra gli obiettivi specifici perseguiti dalla proposta di legge e le azioni necessarie a sostenere e promuovere i soggetti che lavorano su terre confiscate. All’esito della riunione, gli intervenuti hanno stabilito di avviare un monitoraggio continuo dei temi affrontati, anche attraverso più stabili sedi di incontro e confronto, affinché sia finalmente chiaro a tutti che la legalità non si predica ma si pratica, e che lavorare insieme è la prima risposta di contrasto alla criminalità organizzata.

 

Subscribe to this RSS feed