Vive in Argentina ma percepisce l'assegno sociale dell'Inps, denunciato

I finanzieri della Tenenza di Tropea hanno scoperto una persona, stabilmente residente in Argentina, che, tramite false attestazioni di residenza in Italia, ha richiesto ed ottenuto dall’Inps l’erogazione della pensione sociale.

Nel corso delle indagini, le fiamme gialle hanno rilevato che il beneficiario della misura, lungi dall’essere effettivamente residente nel territorio nazionale, vi aveva fatto ritorno solo sporadicamente, permanendo per brevi periodi di tempo e che, quindi, non era in possesso dei requisiti previsti dalla legge per l’erogazione della pensione.

L' uomo, pertanto, è stato denunciato alla Procura della Repubblica per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, per avere indebitamente percepito la somma complessiva di circa 30 mila euro erogata dall’Inps, a titolo di assegno sociale nel periodo 2015/2019.

Contestualmente, sono state avviate le procedure per il recupero delle somme indebitamente percepite.

 

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Vivono in Argentina, ma percepiscono la pensione italiana. Coniugi "vibonesi" denunciati per truffa

Percepivano indebitamente assegni sociali erogati dall’Inps, ma erano stabilmente residenti in Argentina.

Per questo motivo, due coniugi originari del vibonese sono stati denunciati dai finanzieri della tenenza di Tropea nell’ambito dei servizi a tutela della spesa pubblica nazionale e di contrasto alle frodi agli enti previdenziali ed assistenziali.

Le investigazioni hanno permesso ai militari di accertare che i due, stabilmente residenti in Argentina dove, tra l’altro, si sono sposati oltre cinquant’anni fa, hanno richiesto all’Inps l’erogazione della pensione d’anzianità, attestando falsamente di essere residenti in provincia di Vibo Valentia.

Dalle indagini svolte dai finanzieri è, infatti, emerso che i due coniugi, lungi dall’essere effettivamente residenti in Italia, vi hanno fatto ritorno solo sporadicamente, permanendo sul territorio nazionale per brevi periodi di tempo e che, quindi, non erano in possesso dei requisiti previsti dalla legge per l’erogazione del beneficio, tra i quali è indispensabile la residenza effettiva, stabile e continuativa per almeno 10 anni nel territorio nazionale.

 I due coniugi, pertanto, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, per avere indebitamente percepito, a decorrere dal 2006, la somma complessiva di circa 120 mila euro erogata dall’Inps a titolo di assegno sociale.

 Contestualmente sono state avviate le procedure per il recupero delle somme indebitamente percepite.

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Porto di Gioia Tauro: sequestrati 55 kg di cocaina purissima

Gli uomini del Comando provinciale di Reggio Calabria, unitamente a funzionari dell’Agenzia delle dogane – Ufficio antifrode di Gioia Tauro, con il coordinamento della Procura della Repubblica - Direzione distrettuale antimafia - hanno individuato e sequestrato un ennesimo ingente carico di cocaina purissima nel porto di Gioia Tauro.

Lo stupefacente è stato rinvenuto all’interno di un container, che trasportava fusti contenenti succo di limone, proveniente dall’Argentina e destinato al porto calabrese.

Le attività sono state eseguite attraverso una serie di incroci documentali e successivi controlli di container sospetti, anche con l’impiego di sofisticate apparecchiature scanner in dotazione all’Agenzia delle dogane e di unità cinofile della Guardia di finanza.

La cocaina sequestrata, suddivisa in 51 panetti, per un totale di 55 chilogrammi, una volta immessa sul mercato avrebbe fruttato circa 11 milioni di euro.

L’ attività svolta dalle Fiamme gialle in sinergia con l’Agenzia delle dogane, si inserisce nell’ambito della più generale intensificazione delle attività di controllo volte al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti nel porto di Gioia Tauro.

Un’attività che, solo nell’anno 2016, ha permesso di sottoporre a sequestro oltre 1.600 chilogrammi di cocaina purissima.

Cocaina fra le arachidi: maxi sequestro nel porto di Gioia Tauro

Gli uomini della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, unitamente a funzionari dell’Agenzia delle Dogane – Ufficio Antifrode di Gioia Tauro, con il coordinamento della Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia - hanno individuato e sequestrato un altro ingente carico di cocaina purissima nel porto di Gioia Tauro. 

Lo stupefacente è stato rinvenuto all’interno di un container, che trasportava arachidi, proveniente da Buenos Aires (Argentina) e destinato a Novorossiysk (Russia). 

Le attività sono state eseguite attraverso una serie di incroci documentali e successivi controlli di container sospetti, anche a mezzo di sofisticate apparecchiature scanner in dotazione all’Agenzia delle Dogane ed unità cinofile della Guardia di Finanza. 

La cocaina sequestrata, suddivisa in 39 panetti, per un totale di 44 Kg, avrebbe fruttato, con la vendita al dettaglio, quasi 9 milioni di euro. 

L’attività delle Fiamme Gialle, in sinergia con l’Agenzia delle Dogane, si inserisce nell’ambito della più generale intensificazione delle attività di controllo volte al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti nel porto di Gioia Tauro che ha portato, dall’inizio dell’anno, al sequestro di oltre 1500 chilogrammi di cocaina.

Il "calabrese" Mauricio Macrì da oggi guidera`l'Argentina

Mauricio Macri, il nuovo presidente dell'Argentina, s'insediera` oggi alla casa Rosada. Aggiudicatosi il turno di ballottaggio il 22 novembre scorso, Macri prendera` il posto di Cristina Fernandez de Kirchner. Il nuovo inquilino della Casa Rosada è figlio di Francesco Macri, uno degli uomini più potenti dell’Argentina. Nato a Roma, nel 1930, Francesco Macri emigrò in Sud America nel 1949. Giorgio, il nonno paterno del neo presidente, era nato a Siderno, sulla costa jonica reggina e nel Secondo dopoguerra era stato tra i fondatori del partito dell'Uomo Qualunque. Nel Paese Sud Americano, la famiglia Macri, che ha perso l’accento sulla “i”, ha costruito un vero e proprio impero economico basato sul gruppo Macri – SOCMA”, le cui attività spaziano dalla costruzione di automobili (Sevel), all’edilizia (Sideco), alla raccolta e smaltimento rifiuti (Manliba) fino ai servizi postali (Correo Argentino), alle telecomunicazioni (Movicom) ed alle industrie alimentari.

Il "calabrese" Macrì è il nuovo presidente dell'Argentina

Scorre sangue calabrese nelle vene di Mauricio Macri, il nuovo presidente dell’Argentina. Eletto al turno di ballottaggio alla guida della coalizione di centrodestra “Cambiemos”, si è imposto, con il 53,48%, contro il candidato peronista Daniel Scioli. Il nuovo inquilino della Casa Rosada è figlio di Francesco Macri, uno degli uomini più potenti dell’Argentina. Nato a Roma, nel 1930, Francesco Macri emigrò in Sud America nel 1949. Giorgio, il nonno paterno del neo presidente, era nato a Siderno, sulla costa jonica reggina e nel Secondo dopoguerra era stato tra i fondatori del partito dell'Uomo Qualunque. Nel Paese Sud Americano, la famiglia Macri, che ha perso l’accento sulla “i”, ha costruito un vero e proprio impero economico basato sul gruppo Macri – SOCMA”, le cui attività spaziano dalla costruzione di automobili (Sevel), all’edilizia (Sideco), alla raccolta e smaltimento rifiuti (Manliba) fino ai servizi postali (Correo Argentino), alle telecomunicazioni (Movicom) ed alle industrie alimentari. Eletto sindaco di Buoenos Aires, nel 2007, Mauricio Macri, che ha 56 anni, ha rivestito ruoli importanti anche nel mondo dello sport. Dal 1996 al 2007 è stato, infatti, presidente della squadra di calcio del Boca Juniors. Nel 2003 ha fondato il partito “Cambiemos” con il quale si è aggiudicato le elezioni presidenziali con un programma incentrato sull’austerità ed il rigore. Oltre ai successi, la vita del nuovo presidente argentino è segnata dalla pagina dolorosa del sequestro subito il 24 agosto 1991. La sua prigionia durò due settimane, venne liberto dopo il pagamento di un riscatto di 6 milioni di dollari.

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'Ndrangheta: Pantaleone Mancuso a Rebibbia

Espletate tutte le procedure per ottenere l’estradizione, è arrivato questa mattina a Roma, proveniente da Buenos Aires, Pantaleone Mancuso, 53 anni, detto Zio Luni "L'ingegnere", esponente di spicco dei Mancuso, la cosca di Limbadi ritenuta dagli organi investigativi una delle più potenti della Calabria. Ricercato con l’accusa di duplice tentato omicidio e associazione mafiosa, il presunto boss era stato catturato lo scorso agosto a Puerto Iguazù, mentre, con un passaporto falso e cento mila euro in contanti, stava cercando di oltrepassare il confine con il Brasile a bordo di un pullman. Mancuso è arrivato in Italia, accompagnato dai funzionari dell’Interpol,  con le manette ai polsi ed un giaccone lungo indossato sopra una tuta di colore azzurro. Effetuato il foto segnalamento e la notifica dell'arresto, dagli uffici della Polizia Giudiziaria dell'aeroporto Leonardo da Vinci, a bordo di un cellulare della Polizia Penitenziaria, il presunto boss è stato tradotto nel carcere romano di Rebibbia.

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