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Dasà, attiva partecipazione dei cittadini alla presentazione del Piano Comunale di Emergenza

Ha visto una partecipazione attiva ed interessata da parte dei cittadini l’iniziativa organizzata dall'Amministrazione comunale di Dasà presso la biblioteca per far conoscere il Piano Comunale di Emergenza (PCE), ormai prossimo all'aggiornamento in seno al Consiglio comunale.

Massiccia è stata l'affluenza dei Volontari della Promoarena. 

Va specificato che nella biblioteca vi è, già da tempo, una sede ufficiale del COC (Centro operativo comunale) che è stata riammodernata e che ieri è stata  inaugurata con la benedizione del parroco don Bernardino Comerci.

Il sindaco Raffaele Scaturchio ha avuto modo di ringraziare il Capo della Protezione civile Carlo Tansi, che ha illustrato con puntualità quelle che sono le tematiche delle varie emergenze che potrebbero verificarsi nel territorio calabrese. Tansi ha peraltro elogiato il Comune di Dasà per la tempestiva presa d'atto della nuova circolare emanata dalla Protezione civile regionale, che precisa esplicitamente che entro il 31 gennaio tutti i Comuni calabresi devono iniziare ad adottare i PCE. Il primo cittadino ha inoltre voluto porgere un ringraziamento affettuoso al presidente della Promoarena Filippo Adamo ed a tutti i volontari delle varie sezioni dislocate nella provincia vibonese per “l'attento ed oculato servizio svolto nel territorio”.

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Elezioni provinciali Vibo, ammessa a concorrere anche la lista “Provincia Unica”

Si diradano alcuni dubbi sorti in seguito alla presentazione delle liste che si confronteranno alle elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale di Vibo Valentia. 

L’ufficio elettorale, al momento della presentazione della lista “Provincia Unica” (quella costruita sull’asse Francesco De Nisi – Gianluca Callipo), aveva ravvisato delle correzioni apportate a penna sul simbolo, sulla descrizione dello stesso e all’interno della modulistica di accettazione della candidatura di ciascun candidato invitando il presentatore Raffaele Scaturchio a produrre, nelle successive 24 ore, apposita dichiarazione autografa integrativa dei dieci candidati di conferma alle modifiche apportate. 

Il sindaco di Dasà ha provveduto ad effettuare le integrazioni e con apposita determina del responsabile dell’ufficio elettorale è stata riconosciuta l’ammissibilità della medesima lista.

Dunque, è confermata la corsa a tre con protagoniste le liste “Centro Destra Vibonese”, “Partito Democratico” e, appunto, “Provincia Unica”.

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L’amministrazione comunale di Dasà ringrazia gli operai di Calabria Verde del distretto di Serra

L'Amministrazione comunale di Dasà, guidata dal sindaco Raffaele Scaturchio, ringrazia “pubblicamente gli operai di Calabria Verde del distretto di Serra San Bruno (squadra di Nardodipace) guidati dal Capo Squadra Armando Fazio per l' eccelso lavoro di manutenzione straordinaria, con pulizia accurata delle cunette delle strade di competenza provinciale che hanno consentito il rapido e regolare deflusso delle acque meteoriche con il ripristino della sicurezza viaria garantendone l'incolumità della viabilità.

Una nota e un ringraziamento particolare – viene specificato - va al Commissario straordinario generale Aloisio Mariggiò e alla dottoressa Lucrezia Zurzolo, responsabile del distretto di Serra San Bruno per la tempestiva e concreta risposta all'istanza presentata dai Comuni di Acquaro, Dasà, Arena”.

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Dasà, fiaccolata fra dolore e incredulità: “Basta morti sul lavoro”

Quelle fiammelle accese sembravano dare sostanza ad una speranza che adesso è flebile, oppressa dal dolore più cupo. Una speranza che, però, si alimenta con la partecipazione attiva di una comunità intera che non vuole più lacrime versate sul sudore di chi esce di casa per portare un tozzo di pane ai propri pargoli, ma poi non rientra perché la sua vita viene spezzata dalla mancata sicurezza sui luoghi di lavoro.

Una comunità affranta, quella che insieme a tanti amministratori delle Preserre ha voluto far sentire il suo assordante silenzio. Ma quei cartelloni, che sembravano scritti con il sangue, trasudavano sofferenza e indignazione: “Basta morti sul lavoro”, “La sicurezza sta alla base del lavoro”, “La vita è preziosa - Obbligatorio lavoro sicuro”.

Dopo la Santa Messa, per le vie di Dasà, c’erano diverse fasce tricolori poggiate sul petto di coloro che vogliono guidare i loro cittadini verso un domani meno angusto; c’era chi porta il suo piccolo contributo alla collettività con il quotidiano impegno in un’associazione culturale il cui ruolo è fondamentale, soprattutto in termini di capacità di aggregare, in un’area in ritardo di sviluppo; c’erano tanti giovani e tanti anziani che hanno capito che è il momento di ribellarsi ad uno stato di bisogno che deforma gli equilibri del vivere sociale e che talvolta uccide.

E a ribadirlo è stato il sindaco Raffaele Scaturchio che questa iniziativa l’ha pensata, promossa, fortemente voluta. Ha voluto che la sua comunità rimanesse unita, anche se ferita dalla perdita di Domenico Fatiga, lavoratore che ha abbandonato questo mondo su un cantiere a Maierato. Il suo destino non deve più toccare a nessuno: è una battaglia di civiltà da portare avanti senza indecisioni e senza tentennamenti.

Dasà è caduta, ma ha ancora voglia di rialzarsi.

Incidenti sul lavoro, Dasà si mobilita: fiaccolata per commemorare le vittime

L’amministrazione comunale di Dasà, guidata dal sindaco Raffaele Scaturchio, ha organizzato in collaborazione con gli altri Comuni del Vibonese e con le sigle sindacali una fiaccolata per ricordare le vittime degli incidenti sul lavoro. 

L’iniziativa è stata promossa a seguito della morte, in un cantiere a Maierato, del lavoratore 54enne Domenico Fatiga, che ha scosso l’intera comunità delle Preserre. 

L’evento avrà luogo giovedì: alle 17.30 è prevista la Santa Messa nella chiesa di San Nicola e San Michele e a seguire ci sarà la fiaccolata per le vie del paese.

“Il fenomeno che si cela dietro numeri di infortuni e morti evitabili, numeri indegni di un paese civile e industrializzato quale dovrebbe essere il nostro – ha scritto Scaturchio in una missiva indirizzata alle organizzazioni sindacali e agli Enti del Vibonese - rappresenta storie di dolori e sofferenze di centinaia di migliaia di famiglie come quella del signor Fatiga che ha lasciato una moglie e 3 figlie e gli adorati nipotini, a cui nessun risarcimento potrà ridare pace e sollievo. 

A queste tragedie è dovere di tutti noi, primi fra tutti i cittadini, opporci e dire basta con un impegno convinto e concreto che porti a proteggere e salvaguardare la salute e la vita di ogni lavoratrice e lavoratore anche per evitare conseguenze che ricadono poi sull’intera società. 

Per questo oggi voglio chiederVi di unirVi a noi nella fiaccolata con cui intendiamo manifestare sostegno e vicinanza alla famiglia Fatiga ma anche la volontà di credere e adoperarci affinché simili tragedie non accadano più. Ci ritroveremo tutti a Dasà giovedì 3 novembre 2016 alle ore 17.30, presso la chiesa Parrocchiale, per la celebrazione di una Santa Messa e poi percorrere in corteo un tragitto che attraverserà il centro cittadino fino alla Via Calvario all’ ‘Arco’, luogo in cui ci fermeremo per rivolgere una preghiera ed un saluto per tutte le vittime sul lavoro affinché la loro storia sarà di sprone per tutti.  

Questo momento – ha concluso - segnerà l’inizio di un’attenzione nuova e comune in cui ci impegneremo tutti a spendere energie e risorse nella promozione di progetti e iniziative che partono dal mondo della scuola per dare vita ad una cultura della sicurezza efficace e diffusa”.

La babele dei piani d'emergenza, anche Simbario ne ha uno

La storia dei piani d’emergenza comunali nel vibonese sembra essere una vera e propria babele. A leggere  l’elenco pubblicato sul sito nazionale della Protezione civile, i comuni che, alla data del 18 settembre 2015, hanno regolarmente adempiuto alla prescrizione della legge 100/2012 sono soltanto 4 (Fabrizia, Polia, Serra San Bruno e Zambrone). A sentire, alcuni, amministratori, sia ex che tuttora in carica, l’elenco sarebbe incompleto. Nei giorni scorsi, infatti il sindaco di Dasà, Raffaele Scaturchio, aveva reso nota la deliberazione n. 25, del 25 settembre 2012, con la quale era stato approvato il piano d’emergenza comunale. Analoga precisazione giunge, ora, da Simbario dove il piano d’emergenza è stato deliberato, il 20 dicembre 2012, dall’amministrazione guidata dall’allora sindaco Francesco Andreacchi. E’ probabile, quindi, che anche altri comuni vibonesi, pur avendo approvato il piano, non siano presenti nell’elenco pubblicato sul sito della Protezione civile. A questo punto sarebbe interessante capire il motivo per cui soltanto quattro enti figurino nella lista dei virtuosi. La legge 100/2012 imponeva ai comuni di approvare “con deliberazione consiliare, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, il piano di emergenza comunale previsto dalla normativa vigente in materia di protezione civile, redatto secondo i criteri e le modalità di cui alle indicazioni operative adottate dal Dipartimento della protezione civile e dalle giunte regionali”, nonché di provvedere “alla verifica e all'aggiornamento periodico del proprio piano di emergenza comunale, trasmettendone copia alla regione, alla prefettura-ufficio territoriale del Governo e alla provincia territorialmente competenti”. E’ possibile che, alcuni comuni, una volta varato il piano d’emergenza non lo abbiano trasmesso al Dipartimento regionale della protezione civile che, a sua volta, avrebbe dovuto inoltrarlo al livello superiore? In alternativa, è ipotizzabile che il Dipartimento regionale non abbia trasmesso gli atti deliberativi approvati da tutti i comuni? Come si spiega, infine, che pur essendo indicato un termine perentorio entro il quale procedere all’approvazione dei piani d’emergenza, nessuno si sia mai premurato di diffidare le amministrazioni inadempienti? Interrogativi che offrono la plastica dimostrazione di come ogni attore parli una propria lingua, il risultato è un’ineffabile babele

Prevenzione terremoti. Dasà, Scaturchio conferma: “Piano di emergenza già esistente, lavoriamo per aggiornarlo”

Gli ultimi eventi sismici hanno risvegliato l’attenzione su un rischio che la Calabria – e segnatamente il Vibonese – corre e che potrebbe avere effetti devastanti. Perdite gravissime in termini di vite umane, che rimangono nella memoria in maniera indelebile. “In 2.500 anni – specifica il Dipartimento nazionale Protezione Civile - l’Italia è stata interessata da oltre 30.000 terremoti di media e forte intensità superiore al IV-V grado della scala Mercalli, e da circa 560 eventi di intensità uguale o superiore all’VIII grado Mercalli. Solo nel XX secolo, 7 terremoti hanno avuto una magnitudo uguale o superiore a 6.5 (X e XI grado Mercalli). Terremoti disastrosi come quello della Val di Noto del 1693 (XI grado della scala Mercalli), o il lungo periodo sismico del 1783 in Calabria (che raggiunse l’XI grado della scala Mercalli), hanno lasciato ferite profonde sul territorio e segni riconoscibili degli interventi di recupero e ricostruzione. Negli ultimi quaranta anni, i danni economici causati dagli eventi sismici sono stati valutati in circa 80 miliardi di euro, a cui si aggiungono i danni al patrimonio storico, artistico e monumentale”. Ecco allora che serve adottare tutte le precauzioni per cercare di limitare i pericoli. “La legge n. 100 del 12 luglio 2012 – viene spiegato sempre dal dipartimento - prevede che entro 90 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento i Comuni approvino il piano di emergenza comunale, redatto secondo i criteri e le modalità riportate nelle indicazioni operative del Dipartimento della Protezione Civile e delle Giunte regionali. Il 12 ottobre 2012 il Dipartimento ha inviato una nota alle Regioni e alle Province Autonome chiedendo una prima ricognizione sulla pianificazione di emergenza comunale. Il Piano di emergenza rappresenta un indispensabile strumento per la prevenzione dei rischi e, quindi, il Dipartimento intende monitorare con attenzione, attraverso le Regioni e le Province Autonome, l’attività di realizzazione e di aggiornamento dei piani da parte dei Comuni”. Per quanto concerne la Provincia di Vibo Valentia, sul sito del Dipartimento figurano solo 4 Comuni adempienti: Serra San Bruno, Fabrizia, Polia e Zambrone. Ma, carte alla mano (delibera n. 25 del 25 settembre 2012),il Piano comunale di Emergenza di Dasà c’è ed è anche stato trasmesso in Prefettura. L’atto, come viene precisato nella stessa delibera, è stato approvato “per evitare gravi danni alla popolazione e alle strutture in occasione di eventi calamitosi” riconoscendo, dunque, che “occorre attuare una politica di previsione e prevenzione finalizzata alla riduzione della vulnerabilità del territorio”. Il sindaco Raffaele Scaturchio rivendica con orgoglio la lungimiranza di quella scelta e ricorda anche che, nel luglio 2013, “è stato inaugurato il Centro operativo comunale”. “Il nostro compito – aggiunge il primo cittadino – è quello di aggiornare ed integrare il Piano che abbiamo elaborato con puntualità e approvato senza perdere tempo. Tengo a puntualizzare la rilevanza di questo strumento che, in particolare, indica la via principale e la via alternativa per la macchina dei soccorsi, le zone più a rischio, le zone di raggruppamento persone, di stoccaggio materiali e individua i disabili e gli anziani che potrebbero maggiormente trovarsi in difficoltà. Inoltre, tutti i punti di interesse sono segnati su una mappa che integra il Piano. Vengono poi elencate tutte le ditte locali che potrebbero fornire mezzi meccanici e non per sgomberare le vie di comunicazione. Su temi di questa portata – conclude Scaturchio – posso quindi sostenere, senza timore di smentite, che Dasà si pone all’avanguardia e che l’amministrazione comunale che ho l’onore di guidare sarà sempre impegnata per tutelare la comunità”.

Il sindaco di Dasà Raffaele Scaturchio al Redattore: “Ecco la mia idea di comunità”

Ad appena 30 anni, Raffaele Scaturchio ha conquistato la guida del Comune di Dasà, ponendosi come punto di riferimento della collettività della piccola cittadina delle Preserre. Libero professionista, già vicesindaco e consigliere provinciale, ha idee chiare su come lavorare per la sua comunità. Nelle risposte alle nostre domande c’è la sua determinazione e l’attaccamento alle proprie radici.

1) In un’epoca condizionata da troppe ristrettezze finanziarie e in cui gli amministratori vengono spesso contestati, che cosa significa fare politica?

Fare politica di per sè non è facile, ma nei piccoli Comuni, dove ci si conosce tutti ed il sindaco è l’interlocutore principale con cui i cittadini vogliono parlare e discutere dei loro problemi, è ancora più difficile. Non è semplice gestire il rapporto quotidiano, soddisfare le richieste, a volte anche le più elementari, di tutti gli amministrati. Le ristrettezze finanziarie, i tagli continui, la riduzione dei trasferimenti statali e un apparato burocratico non adeguato condizionano, oltre modo, la risposta e la soluzione dei problemi. Noto che c’è una diffidenza verso non la politica ma verso quei rappresentanti eletti o nominati che, una volta raggiunto lo scopo, abbandonano il territorio e pensano ad altro. Il sistema elettorale attuale di nominati per Camera e Senato e i costi della politica e della burocrazia aggravano ancora di più la sfiducia dei cittadini.

 

2) Lo stile di vita moderno, i sociale network, le aspettative tipiche del nuovo millennio: sono diversi i fattori che hanno inciso sul senso di comunità accentuando l’individualismo. C’è ancora  la possibilità di rigenerare quello spirito di appartenenza che ha costituito un fondamento essenziale per le nostre realtà?

Si è disperso, in effetti, il senso di comunità, di stare insieme, di condividere il bene comune; c’è un arroccamento in posizioni di chiusura, di non dialogo, di isolamento che getta ancora più sconforto in noi amministratori. Non mi sento di addossare la colpa e la responsabilità di questo malessere moderno ai nuovi social network. Essi credo abbiano dato e daranno a tutti noi la possibilità di affrontare il futuro in modo più agevole. Certo, molte volte essi se usati in maniera errata producono atteggiamenti di chiusura e di isolamento. Io credo che il compito di un sindaco non sia solo quello di amministrare la propria collettività, ma quello di stimolare, rigenerare, far rinascere il senso di comunità e dare ai cittadini le opportunità e le condizioni migliori per rafforzare lo spirito dello stare insieme e superare ogni individualismo, gli egoismi e quanto può frenare lo sviluppo sociale, culturale ed economico. Costruire, quindi, la polis nel senso più nobile del termine. Io credo che ciò sia possibile se tutti insieme lo vogliamo.

 

3) Il Vibonese è una delle aree più in ritardo di sviluppo d’Italia: come si può cominciare ad uscire dall’isolamento ed avviare un percorso di crescita economica e sociale?

La nostra Provincia, purtroppo, si trova in questo stato di abbandono perché le scelte politiche del passato sono state poco lungimiranti. Si è pensato all’oggi nel senso più egoistico e non al domani. Scelte che oggi condizionano pesantemente, stante la crisi economico-finanziaria che attraversa il nostro sistema paese, il futuro. Non c’è programmazione ma non tutto è perduto se la politica riacquista responsabilità. Uscire dall’isolamento non è facile e non è all’ordine del giorno, purtroppo.  C’è la necessità di avere attori seri, responsabili e capaci di elaborare un progetto credibile di sviluppo tale da farci uscire dall’isolamento in cui ci troviamo. Un progetto reale e non cattedrali nel deserto. Abbiamo risorse naturali che ci invidiano tutti, ma non siamo in grado di proteggerle. Il mondo imprenditoriale si trova stretto nella morsa della crisi, della burocrazia, del malaffare, della criminalità organizzata e di un sistema creditizio-bancario che spinge alla deriva qui pochi imprenditori che ancora credono sia possibile uno sviluppo di questo nostro territorio. Il turismo, l’artigianato, l’agricoltura, i beni culturali, ecc… potrebbero essere momenti positivi di sviluppo se valorizzati in modo adeguato.

 

4) Quale è la più grande soddisfazione per un giovane sindaco di una cittadina che potrebbe ben rappresentare l’idea di Mezzogiorno?

Fare il sindaco di un piccolo paese può sembrare riduttivo e non soddisfacente, soprattutto per i motivi di cui ho detto prima. Io, invece, credo che se un sindaco assolva al meglio il suo mandato e realizzi tutto ciò che ha proposto ai cittadini possa ottenere enormi soddisfazioni. Certo non è semplice! Ma io ci credo e sono convinto che, con l’aiuto di tutti coloro che condividano questo progetto di “Dasà Insieme” possiamo ottenere molte soddisfazioni. Sono certo che è un “dovere” per me realizzare il programma elettorale per cui sono stato eletto, ma sono anche convinto che ogni cittadino oltre ad avere dei diritti ha anche doveri verso la comunità di cui fa parte: rispetto delle regole soprattutto. Contribuire, per come è giusto, e responsabilmente in modo che i servizi erogati possano essere mantenuti. Solo così possiamo realizzare l’idea di comunità. La mia rappresentazione più semplice di Mezzogiorno d’Italia: rispetto delle regole da parte di tutti amministratori e cittadini amministrati. Solo così possiamo dare un nuovo volto al Mezzogiorno: disoccupazione, criminalità, disagio economico-sociale, fuga dei nostri giovani, emigrazione culturale e per lavoro, emarginazione delle classi più deboli, mancanza di sviluppo nei settori più diversi sono tutti elementi di negatività e per risolverli ci vuole uno sforzo comune da parte di tutti. Questa è per me la vera rivoluzione del Mezzogiorno e di un suo possibile riscatto. Una presa di coscienza da parte di tutti noi a non piangerci addosso ma lavorare con impegno ed abnegazione gli atavici problemi che bloccano il progresso e lo sviluppo del nostro Mezzogiorno d’Italia. Ci vorrebbe un nuovo Piano Marshall applicato al nostro Sud. Io credo che la classe politica, se vuole, rinunciando al proprio egoismo abbia capacità ed intelligenza per realizzare tutto ciò.

 

5) Ad avviso di illustri economisti, l’unico futuro possibile per i piccoli centri è quello di unirsi e lavorare insieme. È d’accordo con questa visione o pensa che Dasà debba agire in un altro senso?

Rispetto l’opinione di tanti illustri economisti anche se molte volte le loro analisi ed i loro studi non sono stati all’altezza per la risoluzione dei problemi che ci affliggono. Per quanto mi riguarda l’idea dell’Unione di Comuni è stato un mio cavallo di battaglia già nella scorsa  consiliatura (da vicesindaco e consigliere provinciale), abbiamo proposto al Comune di Arena un percorso d’avvio per l’Unione, ma purtroppo si è solo abbozzato lo Statuto e nient’altro. Al mio primo Consiglio comunale d’insediamento da sindaco ho rivolto un appello ai sindaci di Acquaro e Arena affinchè, superati gli steccati e abbandonati i campanilismi,  possiamo iniziare a lavorare per realizzare l’Unione dei nostri Comuni. Per me è un sogno spero che diventi realtà per tutti noi. Io mi impegnerò al massimo per arrivare a questo traguardo. Amministrare una comunità più ampia, pur nel rispetto delle tradizioni e della cultura di ognuno, potrebbe essere un punto di partenza per uscire da questo isolamento che penalizza in modo pesante il nostro territorio. Insieme c’è la possiamo fare! Ripeto sono un convito assertore, da molto tempo, dell’idea dell’Unione dei nostri Comuni. Avrei pensato, prendendo spunto dal nome della rinomata società sportiva calcistica del comprensorio dei Comuni di Acquaro-Arena-Dasà, realizzata tanto tempo fa, che A.D.A. potrebbe essere la nuova denominazione dei nostri Comuni Uniti.

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