'Ndrangheta, operazione "€uro-scuola": arrestate 15 persone, sequestrati beni per 12 milioni di euro

I carabinieri del Gruppo di Locri, unitamente ai colleghi dell’8° Elinucleo di Vibo Valentia, dei Cacciatori dello Squadrone Eliportato Carabinieri di “Calabria”, hanno avviato all’alba di oggi una vasta operazione denominata “€uro-scuola” finalizzata all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 15 persone ritenute, a vario titolo, responsabili, in concorso tra loro, dei reati di truffa aggravata e continuata, abuso d’ufficio e frode nelle pubbliche forniture.

A rendere più pesante il quadro accusatorio, il sospetto che, con il loro comportamento, gli arrestati abbiano agevolato la cosca di 'ndrangheta dei “Cordì” operante nella Locride.

I provvedimenti sono il frutto di una intensa ed articolata attività d’indagine, condotta dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia carabinieri di Locri, nel periodo compreso 2015 ed il 2017.

Nel corso dell'operazione, svolta tra Locri e Roma, sono state effettuate numerose perquisioni personali e domicialiri.

In particolare, le indagini avrebbero permesso di acclarare che gli immobili che a Locri ospitano l’Istituto statale d’arte “Panetta” e l’Istituto professionale statale per l’industria e l’agricoltura (I.P.S.I.A.), sarebbero totalmente abusivi.

 Nel medesimo contesto, tra gli altri, sono stati sottoposti a sequestro preventivo entrambi gli istituti scolastici.

Complessivamente il valore dei beni sottoposti a sequestro supera i dodici milioni di euro. 

Per l’accusa, le condotte illecite sarebbero state perpetrate grazie alla collusione tra soggetti appartenenti a varie Amministrazioni pubbliche (quali il Comune di Locri e la Provincia di Reggio Calabria) e soggetti contigui ad ambienti della criminalità organizzata locrese riconducibile alle cosca Cordì

I capi di imputazione contestati agli indagati – per lo più incensurati e liberi professionisti – sarebbero la prova tangibile dell'esistenza dello scellerato connubio.

Un 48enne è stato arrestato per violenza sessuale

I carabinieri dell’Aliquota operativa della Compagnia di Palmi, in collaborazione con i militari del Reparto operativo – nucleo investigativo del Comando provinciale di Roma, hanno tratto in arresto il 48enne Damiano Villari.

L’uomo, già noto alle forze di polizia, è stato tratto in arresto in esecuzione di un provvedimento di revoca del decreto di sospensione di ordine di carcerazione, emesso dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Roma.

Il 48enne, dovrà espiare la pena ad un anno, undici mesi e sedici giorni di reclusione per il reato di violenza sessuale aggravata, commesso in Roma nel giugno 2006.

Una volta espletate le formalità di rito, l’uomo è stato associato presso la casa circondariale di Palmi.

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Cento anni fa moriva il ministro serrese Bruno Chimirri

La Calabria ha perduto un illustre figlio, il Senato un esimio,[…]  Dal foro portò alla tribuna parlamentare il fiorente ingegno, gli ampi studi, l’animo patrio e liberale, la facoltà oratoria. Notabili furono i suoi discorsi e le sue relazioni, che forman volumi. Si ricorda  massimamente ascoltato sulla legge per le Opere pie, sulla riforma elettorale, e nella commemorazione di Silvio Spaventa, intorno alle questioni sociali, su vari trattati di commercio e sulle convenzioni pei servizi marittimi[…] Ma come’è giusto e doveroso ricordare e onorare i gloriosi caduti per la patria, così dobbiamo ricordare e onorare coloro che con l’opera e col senno contribuirono alla sua grandezza, e fra questi senza dubbio fu Bruno Chimirri, rapito all’affetto e all’ammirazione di tutti quando ancora la sua mente altissima e l’infaticabile attività sua non cessarono per un istante dall’intenso lavoro che fu guida costante della sua esistenza.” (dagli Atti Parlamentari. Commemorazione)

Bruno Chimirri morì il 28 ottobre 1917, giusto cent’anni orsono, un secolo. Era nato a Serra San Bruno il 24 gennaio 1842 e cessò la sua intensa vita terrena nella sua villa di Amato nel catanzarese.

Chimirri, tre volte ministro in diversi dicasteri, dalla periferia di Serra San Buno alla Capitale ebbe modo di dimostrare, con umiltà perché no, tutta la versatilità di ingegno e d’ impegno: dall’arte all’economia, alle scienze sociali passando per le opere di beneficenza. Ricoprì innumerevoli e prestigiosi incarichi, tra i tanti: Presidente onorario del "Circolo Goldoni" di Davoli ; Socio onorario dell' "Associazione agricola Principe di Napoli" di Noto; Presidente onorario della Società operaia "Figli del Lavoro" di Galatro; Membro della "Settima conferenza interparlamentare" di Budapest; Socio effettivo della "Società agricola" in Italia; Vicepresidente della Società di mutuo soccorso di Catanzaro; Commissario governativo per la gestione del patrimonio e l'esercizio della tutela degli orfani del terremoto.

Al Chimirri si deve il programma del famoso Istituto internazionale di agricoltura del 1908. Fu promotore di leggi e provvedimenti speciali quale la legge speciale del 1906 a favore della Calabria e altri provvedimenti post terremoto 1908. Sarebbe ardua impresa ricordare la sua intensa attività di temuto e invidiato avvocato del Foro di Catanzaro e di parlamentare.  Ai posteri il compito di studiare e approfondire la prestigiosa figura di Bruno Chimirri.

Amò di un amore viscerale la sua Serra, anche da lontano, il suo pensiero costante era la Certosa. Quando tornava a Serra, e lo faceva spesso,non disdegnava fermarsi e parlare con la sua gente, quella di lu Zaccanu e di Schicciu che amabilmente lo distraeva con fatti e aneddoti dalle fatiche parlamentari.

Amico particolare gli fu quel poeta-scalpellino, Mastro Bruno Pelaggi, che andava fiero della sua amicizia. Mi piace riportare, qui, alcuni versi tratti dalla lirica “Don Bruninu Chimirri e li Sirrisi” che il poeta dedicò all’illustre uomo di governo: “ È pi lu mundu truoppu mintugatu/ di tutti li putienzi di la terra/ sulu carchi giagantaru futtutu/ di ‘sti quattru muccusi di la Serra/ chi ci cumbinia miegghiu mu sta mutu/ Cà cu vulia m’acchiappa e cu’ m’afferra/ beni ‘ndi ficia truoppu assai e non puocu/ a Serra Catanzaru e ogni luocu/….Chi cazzu pritindienu a’ stu’ paisi/ ancora non lu puotti immaginari/ forsi vulienu mi ‘nci fa li spisi/ e mu c’inchia li casci di dinari?/...Don Bruninu Chimirri è galantuomo,/ cà di nuddu giammai si vindicau./ Vui lu sapiti tutti quant’è buonu/ e quant’offesi si dimenticau/ e lu sapiti c’allu sulu nuomu/ l’Italia tutta lu frunti ‘nchianàu./… Jio pi lu beni vuostru vi lu dicu/ cà già non aju chi cazzu mu pigghiu,/ facitivilu miegghiu pi d’amicu,/ c’avimu aiutu, riparu e cunsigghiu…”
“Ma come’è giusto e doveroso ricordare e onorare i gloriosi caduti per la patria, così dobbiamo ricordare e onorare coloro che con l’opera e col senno contribuirono alla sua grandezza”.

Da qui al prossimo mese di ottobre il tempo che intercorre non è molto ma neanche poco per preparare degnamente le celebrazioni del centenario del nostro illustre figlio. O sarà un’altra occasione mancata?!

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Ha lasciato il figlio in auto per giocare alle slot, vibonese condannato a tre anni

E' stato condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione, il 33enne originario di Vibo Valentia che, nei giorni scorsi, ha lasciato il figlio in auto per andare a giocare alle slot.

Il fatto è accaduto nella notte a cavallo tra il 7 e 8 gennaio quando i carabinieri di Ostia hanno notato un bambino chiuso nell'abitacolo di un'autovettura. Dopo aver soccorso il bambino, i militari hanno rintracciato il padre, intento a giocare in una sala slot. (Per leggere la notizia clicca qui)

Nel corso dell'udienza, l'uomo, padre di altri tre figli, ha cercato di giustificarsi sostenendo di essersi allontanato dall'auto per non più di un quarto d'ora. A suo dire, giusto il tempo di salutare un amico e fare qualche giocata.

La spiegazione non ha convinto il giudice Sabina Lorenzo che, dopo aver condannato il 33enne per abbandono di minore, ne ha confermato la custodia in carcere.

Il minore, quindi, è stato affidato alla madre.

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Lascia il figlio di 3 anni al gelo per giocare alle slot, vibonese arrestato a Roma

Un 33enne originario di Vibo Valentia, ma residente a Roma, è stato arrestato dai carabinieri di Ostia. L'uomo, già noto alle forze dell'ordine, ha lasciato il figlio di tre anni chiuso in auto, al gelo della notte, per andare a giocare in una sala slot.

A scoprire l'accaduto sono stati gli stessi militari dell'Arma che, in piena notte hanno notato il piccolo chiuso nell'abitacolo del veicolo. Dopo avergli spiegato come aprire la portiera, gli uomini della Benemerita hanno soccorso il bimbo avvolgendolo nelle loro giacche. 

Giunti sul posto, i sanitari del 118 hanno constatato le buone condizioni di salute del bambino che è stato affidato alla madre.

Contestualmente sono scattate le ricerche per rintracciare il padre. L'uomo è stato trovato in una sala slot dove stava giocando in tutta tranquillità.

 

 

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Ryanair chiude la tratta Lamezia - Roma

Brutte notizie per i passeggeri abituati a viaggiare in aereo sulla tratta Lamezia Terme - Roma Fiumicino. Da fine marzo prossimo a fine ottobre 2017, la rotta non sarà più coperta da Ryanair.

La compagnia low cost irlandese ha confermato quanto annunciato nel corso di una conferenza stampa svoltasi lo scorso 13 dicembre a Roma

Ad aver determinato la scelta di sacrificare la rotta da e per la Città Eterna sarebbero state le tariffe particolarmente esose praticate dall'aeroporto di Fiumicino. Per l'amministratore delegato di Ryanair, O'Leary i costi proibitivi "imposti" dal "Leonardo da Vinci" avrebbero indotto la compagnia a tagliare una seriedi rotte a vantaggio di scali più competitivi.

A pagarne le conseguenze saranno, soprattutto, i tanti calabresi che, per i motivi più diversi, sono costretti a raggiungere la Capitale.

Con la fine dei voli assicurati da Ryanair, i passeggeri vedranno, dunque, svanire la possibilità di viaggiare da e per Roma a prezzi economici.

Non è superfluo sottolineare, inoltre, come la cancellazione del volo nel periodo estivo influenzerà negativamente anche i flussi turistici. In assenza di una comoda soluzione a basso costo, molti vacanzieri saranno, verosimilmente, indotti ad optare per altre destinazioni.

Dai prossimi mesi la rotta ritornerà, quindi, ad essere gestita in condizione di sostanziale monopolio da Alitalia.

Non è ancora chiaro se il volo sarà riattivato nel periodo invernale, ovvero tra i primi giorni di novembre e gli ultimi di marzo.

In ogni caso, Ryanair sembra intenzionata ad incrementare i voli da e per lo scalo lametino. Allo stato sarebbero, infatti, allo studio due nuove tratte europee. Le nuove nuove destinazioni dovrebbero essere Madrid Barajas e Amburgo Fuhlsbüttel.

Sarà dedicata al calabrese Nicolò d'Alfonso la biblioteca del liceo Pilo Albertelli di Roma

Il liceo classico “Pilo Albertelli” di Roma, già “Umberto I”, intitola la sua biblioteca al filosofo e pedagogista Nicolò d’Alfonso, che nell’antico e prestigioso istituto romano insegnò filosofia dal 1889 al 1903. La cerimonia avrà luogo mercoledì 14 dicembre, alle 9.30, alla presenza dell’onorevole Dorina Bianchi, sottosegretario di Stato al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e di Sua Eccellenza monsignor Gianrico Ruzza, vescovo ausiliare della diocesi di Roma per il settore Centro.

Nicolò d’Alfonso (Santa Severina, Crotone, 1853 – Roma 1933), filosofo, pedagogista, medico, letterato, che dal 1889 al 1903 fu docente di filosofia proprio nel prestigioso liceo romano.

Dopo aver insegnato in alcuni licei siciliani, Nicolò d’Alfonso, laureato in medicina e filosofia all’Università di Napoli, dove fu allievo di Francesco De Sanctis e di Bertrando Spaventa, nel 1889 fu chiamato dall’allora ministro della Pubblica Istruzione Paolo Boselli a insegnare al liceo “Umberto I” di Roma. Questo istituto, nato sette anni prima come “Terzo Liceo Regio”, nel 1881 a

veva cambiato nome con quello del Re d’Italia, il quale acconsentì di buon grado inviando una lettera al ministro della Pubblica Istruzione nella quale auspicava che l’Istituto fosse degno di Roma "per eccellenza di dottrina e per amore alla patria e alla Dinastia". In questo rinomato Liceo di via Daniele Manin 72 – dalle cui aule usciranno, tra gli altri, Enrico Fermi, Carlo Cassola, Ugo Ojetti – Nicolò d’Alfonso fu nominato titolare con Regio Decreto dell’1 aprile 1893.

 Nel 1901, in occasione della dedicazione del busto di re Umberto nell’atrio dell’Istituto, fu chiamato a pronunciare il discorso inaugurale, che fu poi pubblicato con il titolo La personalità di Umberto I sulla celebre “Rivista di filosofia, pedagogia e scienze affini”.

Delle lezioni tenute all’“Umberto I” Nicolò d’Alfonso ha lasciato tre pubblicazioni: Principi di logica reale (Paravia, 1894), Principii economici dell'etica (Albrighi e Segati, 1903) e Lezioni elementari di psicologia normale (Trevisini, 1891). Di quest’ultima pubblicazione la “Rivista Italiana di Filosofia” scrisse: "Il prof. d’Alfonso educato alla Scuola di Napoli, quando vi prevalevano le dottrine hegeliane, reca in questa pubblicazione un temperamento di spirito positivo e di evoluzionismo idealistico, che attesta l’origine del suo metodo e la serietà dei suoi studi, ma che dimostra pure quanto egli si sia discostato dall’indirizzo del Vera e dello Spaventa per accostarsi a quella che fu chiamata la sinistra hegeliana".

Nel 1903 lasciò il liceo Umberto I per dedicarsi completamente all’insegnamento universitario, essendo diventato ordinario di pedagogia all’Istituto superiore di Magistero e libero docente di filosofia teoretica alla Regia Università di Roma.

Fu autore di oltre sessanta pubblicazioni, che spaziano dalla filosofia, alla pedagogia, alla critica letteraria, ai problemi socio-economici, all’ambiente.

Fu celebre in Europa e negli Stati Uniti per i suoi saggi sui personaggi delle tragedie di Shakespeare che egli affrontò, primo in Italia, in una duplice prospettiva, psicologica e criminologica. Collaborò con le più importanti riviste letterarie e numerosi quotidiani.

 

Roma: scavalca la recinzione dell'Altare della Patria e fa il saluto romano, i militari lo fermano

Situazione piuttosto insolita quella di fronte alla quale si sono trovati, poco dopo le 9 di questa mattina, i Lancieri di Montebbello che stavano svolgendo il loro turno di guardia all'Altare della Patria.

I militari sono, infatti, dovuti interventire per bloccare un uomo di nazionalità italiana che, dopo aver scavalcato la recinzione del Vittoriano, si è messo sugli attenti ed ha fatto il saluto romano all'indirizzo del Sacello che custodisce le spoglie del Milite Ignoto.

Prima di essere fermato, lo sconosciuto si è chinato ed ha baciato la terra.

Intervenuti immediatamente, i militari dell'Esercito hanno affidato l'uomo alle forze di polizia giunte sul posto.

 

 

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