Attenzione
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 983

Monteleone (FIG): “Inaccettabili le frasi del ministro Poletti sull’emigrazione giovanile, auspico le sue dimissioni”

“A poche ore dalle imbarazzanti dichiarazioni rilasciate dal ministro Poletti l’indignazione è tanta, troppa. Un Governo che continua a non rispettare i giovani italiani, dapprima con una riforma del Lavoro scellerata la quale, di fatto, toglie loro garanzie e stabilità ed ora l’uscita di frasi inopportune che ledono la dignità dei giovani lavoratori”. È quanto afferma la vicecoordinatrice regionale di Forza Italia Giovani Marta Monteleone.

“È un fatto curioso - commenta l’esponente azzurra – che in un momento in cui tanti miei coetanei non trovano lavoro e sono costretti a lasciare il nostro Paese in cerca di un futuro migliore il ministro Poletti trovi il coraggio di offendere le giovani risorse piuttosto che rimboccarsi le maniche per mettere in campo una riforma del lavoro quantomeno decente”.

“Ritengo che queste dichiarazioni – continua – rispecchino lo spaccato tra il paese reale, che ben conosce criticità soprattutto di carattere economico, e la vita agiata vissuta all’interno dei palazzi, lontana dalla preoccupazione di interrogarsi sulle reali condizioni del Paese.

“Frasi di una gravità inaudita – aggiunge Monteleone – soprattutto se a pronunciarle sia il ministro del Lavoro che ignora come la fuga di questi cervelli rappresenta una grossa perdita di opportunità e sviluppo del nostro Paese. Nella storia italiana, oggi, i nostri giovani sono stati letteralmente denigrati da un governo incapace di creare le condizioni affinchè l’alta professionalità, la specializzazione, la qualità, la ricerca, l’innovazione frutto anche del sacrificio di tante famiglie potessero trovare accoglimento. Lo trovo molto curioso soprattutto in riferimento alla recente vicenda della falsificazione dei titoli di studio della sua collega ministro dell’Istruzione; preferirei che all’estero andasse lei. Inoltre ritengo che così facendo l’Italia venga ripetutamente condannata ad un progressivo decadimento proprio da chi ne avrebbe l’onere di migliorare le sorti del Paese. Auspico – conclude - che il biasimo per quanto detto sia unanime e corale; auspico, ancora, che le dimissioni non tardino ad arrivare”.

Usb: “Per l’Agenzia delle Entrate la dignità dei lavoratori è solo un optional”

“L’Agenzia delle Entrate è sempre pronta a parlare di immagine e della sua difesa, soprattutto quando si tratta di andare contro i lavoratori e di intraprendere procedimenti disciplinari nei loro confronti.

Ma la stessa agenzia sembra non essere minimamente interessata alla sua immagine quando questa viene messa in discussione della pratica quotidiana, nei tanti uffici periferici e quando si parla di rispetto dei diritti: contratti scaduti da sette anni (e accordi a perdere con i sindacati amici), progressioni ferme, distacchi che rischiano di vanificare i diritti alla mobilità”. È quanto si legge in una nota diffusa dall’Usb che prosegue: “ma l’immagine è secondaria anche quando si tratta della dignità dei lavoratori. All’ufficio provinciale di Catanzaro, la sezione ex territorio sita nella centralissima via Mazzini, da mesi si sta trascinando una situazione assolutamente vergognosa ed inaccettabile e alla quale l’agenzia sembra non interessata a porre rimedio. 

È da prima dell’estate – spiega il sindacato autorganizzato - che in questo ufficio, viene tollerato il degrado più assoluto, da quando, cioè, il contratto con l’azienda aggiudicataria, prevede che le pulizie debbano essere svolte in un’ora al giorno per l’intero stabile di 3 piani!

Giusto il tempo di svuotare i cestini e neanche in tutte le stanze, che l’ora è già esaurita. E gli effetti si vedono, eccome!

Scale sporche in maniera disgustosa, sacchi dell’immondizia accumulati all’ingresso, bagni in condizioni pietose

Nell'incontro dello scorso 24 novembre, sollecitato dalla Usb al direttore provinciale su questo specifico argomento, abbiamo soltanto purtroppo dovuto constatare che quest'ultimo ha dichiarato la propria incompetenza, poiché il problema sarebbe esclusivamente di carattere regionale. 

Un rimbalzo di competenze e di responsabilità – rileva l’Usb - che non è assolutamente accettabile e tollerabile; in tutti i casi, la Usb ha già provveduto ad inoltrare una richiesta di incontro urgente col direttore regionale, dal quale ci aspettiamo una rapidissima convocazione e, soprattutto, pretendiamo risposte.

Oltre a ciò, la Usb si è premurata di avvertire l’Asl delle condizioni di totale degrado in cui si trova l’ufficio, nell’assoluta indifferenza dell’amministrazione.

In aggiunta, malgrado siamo in inverno, i riscaldamenti non funzionano, costringendo il personale a rimanere con i cappotti durante l’orario di servizio! Questa – si domanda il sindacato - è l’immagine alla quale l’Agenzia tiene?”.

Per questi motivi, in attesa della convocazione, la Usb P.I, Agenzie Fiscali, è pronta ad andare avanti “con qualunque iniziativa per tutelare la salute e la dignità professionale ed umana dei lavoratori”.

Una nuova costituzione con una Camera che rappresenti chi lavora

 L’articolo 1 della costituzione recita che “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Non so chi l’abbia proposta, questa faccenda del lavoro, ed è un concetto trasversale, che può venire dalle variegate sfaccettature del socialismo, comunismo incluso; come dalla dottrina sociale della Chiesa, con notissimi precedenti medioevali; come dai “combattenti e produttori” del fascismo.

Gli antichi avevano lasciato il lavoro agli schiavi, a parte solitari tentativi di Esiodo e Virgilio di nobilitarlo; il mondo moderno, dall’XI secolo, sviluppò l’idea che la natura doveva essere trasformata attraverso l’opera umana; l’Europa industriale affrontò il dramma del lavoro come necessità e come conflitto. Insomma, “fondata sul lavoro”, espressione che è fonte inesauribile di sarcasmo e battute di spirito, potrebbe anche venir presa sul serio.

 Possiamo interpretarla come dovere di tutti di esercitare qualche attività; senza però scadere nel materialismo di un Marx immaturo, che immagina il lavoro manuale senza la direzione tecnica e intellettuale; e riconoscendo che ogni attività è utile e necessaria nella comunità; e che non tutti possono fare tutto, ma “diversamente per diversi offici”, insegna, secondo l’organicismo, Dante. Però tutti devono in qualche modo lavorare, e non dev’essere ammessa una comoda rendita.

 Al dovere di lavorare devono corrispondere dei diritti, e questi e di natura interna al lavoro, quindi retribuzione e organizzazione; e di natura politica.

 Le città dell’Impero Romano eleggevano i loro magistrati attraverso i “collegia”; quelle medioevali, attraverso i “corpora”, associazioni senza le quali non si poteva esercitare un’arte, e che controllavano e proteggevano i loro membri.

 Si doveva dunque supporre che l’articolo 1 della vigente carta desse origine anche alla rappresentanza corporativa, accanto a quella partitica cui, con artato pudore, appena accenna l’articolo 49; e invece un bel nulla, e, dalle elezioni per la Costituente del 1946 a oggi, l’unica rappresentanza fu ed è quella dei partiti. E ciò è tanto peggio oggi, nel 2016, giacché i partiti attuali sono mere sigle, generalmente prive di iscritti genuini, e quindi in mano a segretari di se stessi.

 Si obietterà che esistono i sindacati; e, infatti, questi, verso gli anni 1980, tentarono di assumere anche una funzione politica: non ci riuscirono perché, rifiutandosi di obbedire ai dettami costituzionali, millantarono iscritti e rappresentatività che non avevano, e cui non credette nessuno; e alla fine ripiegarono sopra funzioni di contrattazione.

 Io vedrei volentieri una camera corporativa, eletta dai lavoratori regolarmente ed effettivamente iscritti ciascuno al suo “corpus”. Attenti, però: il sopra citato Dante, per farsi eleggere, si dichiarò, senza alambicchi, speziale.

  • Published in Diorama

Lsu-Lpu: "I soldi impegnati dalla Regione non garantiscono la stabilizzazione"

"I 38 milioni di euro annui destinati dalla Regione Calabria alla contrattualizzazione di ex Lsu-Lpu per il triennio 2016/18, da soli non garantiscono la copertura finanziaria per i circa 5.000 lavoratori interessati.Occorre che il Governo confermi il finanziamento ministeriale di 50 milioni di euro, solo così potrà continuare il percorso di stabilizzazione avviato". È quanto sostengono, in una nota, i segretari generali di Cgil, Antonio Cimino, Felsa Cisl, Antonio Barletta e Uiltemp Gianvinncenzo Benito Petrassi. Secondo i sindacalisti: " Su questa delicatissima vertenza occorre che la Regione, i Comuni e 'tutta' la deputazione parlamentare calabrese si attivino, ognuno per la propria parte, per sensibilizzare il Governo sulla necessità di garantire il rifinanziamento nei tempi utili a consentire tutti gli adempimenti burocratici e legislativi e non a ridosso del 31 dicembre data di scadenza dei contratti. Oltre alle rassicurazioni verbali che più parti giungono in merito occorrono, e ci aspettiamo, fatti ed atti concreti e puntuali. Non si aspetti l'ultimo momento e l'ultimo decreto utile. La regione ci convochi e ci renda partecipi dei risultati sul monitoraggio dei posti disponibili nelle dotazioni organiche dei comuni, e sugli esiti delle interlocuzioni tecniche avviate con il Ministero del Lavoro. Ed in merito, il ritardo sulla firma della Convenzione necessaria per il pagamento dei sussidi di quei lavoratori Lsu per i quali non è stato possibile la contrattualizzazione e che sono in attesa da gennaio, ci impone di diffidare delle rassicurazioni e di attivarci, insieme ai lavoratori, per spingere le Istituzioni a premere sull'acceleratore e portare a definizione un percorso di stabilizzazione che sembrava una chimera irraggiungibile e che grazie all'azione ed alle lotte sindacali di massa di Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp ha ridato speranza e dignità contrattuale a 5.000 lavoratori precari calabresi". 

Lavoro: incontro Regione-sindacati sulle vertenze più delicate

L'incontro tenutosi alla presenza dell'assessore al lavoro Federica Roccisano, dei dirigenti degli uffici del dipartimento interessati e delle organizzazioni sindacali  CGIL CISL UIL e UGL è servito a fare il punto su alcune delle vertenze a più alto impatto sociale presenti in Calabria, dagli ammortizzatori sociali in deroga al completamento del percorso di stabilizzazione dei lavoratori Lsu/Lpu attualmente contrattualizzati, ai lavoratori interessati dalla legge 40 e  dalla legge 15. Si chiude positivamente la vertenza, da lungo tempo seguita dai sindacati,  relativa ai lavoratori Legge 40, presenti in delegazione,  e che vedrà nei prossimi giorni la pubblicazione del decreto con  la relativa  manifestazione  di interesse. In merito alla Legge 15 è stato definito, di concerto con le organizzazioni sindacali, il disciplinare di utilizzo che che sarà oggetto della prossima delibera di Giunta Regionale. Rispetto al completamento del percorso di stabilizzazione di Lsu/Lpu ora contrattualizzati si sono riscontrati i primi positivi risultati derivanti dal monitoraggio, a suo tempo richiesto dai Sindacati e messo in campo dalla Regione, presso i comuni e gli enti utilizzatori  dei posti vacanti in pianta organica, finora ha risposto circa il 25% dei comuni ( 76 su oltre 350) con una disponibilità di 815 posti vacanti nelle dotazioni organiche, in attesa dei dati dei restanti comuni, è stata inviata la stessa comunicazione ad Azienda  Calabria Verde dove risultano attualmente contrattualizzati gli Lsu/Lpu delle comunità montane.  L' intenzione, condivisa da Regione ed organizzazioni sindacali, è quella di richiedere con forza al Governo nazionale di mantenere il finanziamento Ministeriale di 50  milioni di euro, e le relative deroghe  necessarie a completare il percorso di stabilizzazione avviato, e rispetto al quale la Regione ha già deliberato il cofinanziamento di 38 milioni di euro per il triennio 2016/2018. A tale scopo è stata sollecitata, anche attraverso la delegazione parlamentare calabrese, la   convocazione del Tavolo Governativo, che dovrebbe avvenire prima del 20 Luglio, con la presenza congiunta del Ministero del Lavoro e della Funzione Pubblica, per come già a suo tempo richiesto dalla Regione.Relativamente agli ammortizzatori sociali in deroga l'assessore ha confermato alle organizzazioni sindacali la prossima emanazione dei decreti che consentiranno a tutti i percettori di mobilità che vantano mensilità arretrate del 2014, di essere allineati ai percettori già decretati fino a maggio o a settembre 2014, si è inoltre finalmente sbloccato  l'iter di concessione dela cassa integrazione in deroga 2014, rispetto al quale sarà ora sollecitato il parere necessario  del Ministero del Lavoro, propedeutico alla relativa decretazione da parte dell'Assessorato. Sulla questione relativa alle politiche attive è stata ultimata, con l'incontro fra Inps Regionale e le organizzazioni sindacali con i relativi Patronati,  l'istruttoria relativa al bando che prevede la possibilità di accedere al versamento dei contributi necessari per i percettori ed i disoccupati over 57 enni in prossimità di pensionamento,  e quindi già in fase di pubblicazione. Sbloccati, con la variazioni di bilancio recentemente approvata, i bandi relativi ad Auto Impiego e Bonus assunzionali  oggetto di prossima decretazione,  per i quali è stata sollecitata dai Sindacati una accelerazione della pubblicazione in considerazione dello stato di sofferenza in cui versano migliaia di percettori e disoccupati calabresi. Definito inoltre , insieme alle organizzazioni sindacali, il Bando relativo all'utilizzo nelle scuole di diversi profili professionali di supporto all'assistenza degli studenti con disabilità,  molte delle quali verranno attinte, attraverso un adeguato percorso formativo, dal bacino dei percettori e dei disoccupati calabresi, la firma del protocollo di intesa con l'Ufficio Scolastico Regionale è avvenuto a margine dell'incontro  con i Sindacati, presenti anch'essi alla conferenza stampa di presentazione.

  

 

 

 

Lavoro, “La Calabria cola a picco come il Titanic”

"La Calabria, come il ‘Titanic’, continua a colare a picco, mentre nei ‘salotti’ della Giunta regionale si continuano a celebrare risultati inesistenti”. Lo afferma in una nota il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Alessandro Nicolò. “Impietosi ed inconfutabili, come definirli altrimenti? Sono i dati Istat sull’occupazione nel nostro Paese, in serie positiva in varie regioni del Mezzogiorno, in picchiata (-7400 rispetto all’anno precedente) in Calabria. Il dato disaggregato certifica come la nostra regione si confermi ancora una volta area depressa tendente al peggio, e tutto ciò è il prodotto non solo della disattenzione che il governo Renzi le riserva, ma per l’inconcludenza delle misure che questa Giunta regionale sta mettendo in campo per stimolare la ripresa della domanda interna e, quindi, l’avvio dell’occupazione. Gli stessi organi di governo delle associazioni d’impresa lamentano l’assenza di stimoli  e di politiche pubbliche adatte a spingere all’investimento e tutto viene affidato ai miracoli dei futuribili megainvestimenti infrastrutturali (ma quando saranno operativi?), continuando a mantenere in piedi una farsa che si sta consumando alle spalle dei calabresi, soprattutto delle giovani generazioni. La pesantezza dell’azione politico-amministrativa della Giunta regionale e della maggioranza che la sostiene è talmente evidente che criticarne gli effetti è come sparare sulla Croce rossa.  Su un punto però – sottolinea Nicolò – non si possono fare sconti: il centrosinistra calabrese sta rinunciando alla politica, al confronto in Consiglio regionale, ed ogni misura da prendere appare  strettamente correlata al sistema degli equilibri interno al Pd. Non intendiamo rinunciare al ruolo programmatico ed al confronto nell’Aula consiliare, ma la Giunta prepari, almeno sulla carta, un indirizzo che riguardi percorsi credibili ed attuabili di politiche attive per il lavoro, anche di tipo congiunturale, per arginare l’imponente emorragia di perdita di posti di lavoro, stimolando la fiducia degli imprenditori ad ampliare le loro attività e smuovendo, così, il mercato del lavoro. Il Pd ed il centrosinistra – è la conclusione - non possono trasformare il Consiglio in mero ‘notaio’ delle decisioni della Giunta regionale”.

Senza lavoro e troppi rischi: ecco perchè tutti scappano dal Vibonese

Della certificazione dell’Istat che oggi ha presentato il rapporto “Migrazioni  internazionali e interne della popolazione residente” e lo studio sui “Conti economici territoriali”, entrambi riferiti al 2014, noi calabresi non ne avevamo bisogno. Perché chi insiste a queste latitudini i problemi non li conosce: li vive quotidianamente. E li affronta uscendo spesso sconfitto da una sfida improba. Non è facile andare avanti in una terra che si ama, ma che non offre grandi occasioni di crescita umana e professionale. I numeri sono lì, ci inchiodano ad una realtà difficile: la Calabria con 12.300 euro di reddito pro-capite è la regione più povera d’Italia, il Vibonese presenta addirittura la più evidente perdita di residenti su base nazionale (-4,2 per mille). Le motivazioni sono sin troppo semplici da individuare: trovare un lavoro regolarmente retribuito sembra un sogno anche a dispetto dei titoli accademici ottenuti, crearselo da sè espone a pericoli non solo di carattere finanziario. Già, perché in un angolo di mondo in cui abbiamo poco da spartirci dobbiamo convivere con le più importanti organizzazioni criminali. Dobbiamo inoltre fare i conti con quei tagli che ormai intervengono in ogni settore, dalla sicurezza alla sanità, dalla previdenza sociale alla giustizia. Come fa un giovane a rimanere in queste condizioni quando comprando un biglietto di sola andata può sperare di raggiungere altrove quelle soddisfazioni che qui non hanno ragione d’esistere nemmeno nei pensieri più fantasiosi? Certo, ci sono i legami familiari a produrre una riflessione prima delle partenze, ma da soli non possono bastare per trattenere quelle risorse umane che poi dimostrano di essere competitive nelle aree più sviluppate. Eppure le potenzialità non mancano per avviare una crescita economica e sociale. Non siamo in grado di sfruttarle probabilmente perchè a prevalere in questo contesto sono coloro che usano molto la forza e poco la correttezza. Chi è dotato di competenze rimane fuori dai processi decisionali perchè chi utilizza metodi poco ortodossi lo blocca assai prima della meta. E, visto che ormai il sistema è conosciuto, si preferisce la fuga alla lotta in condizioni impari. All’agone politico molti laureati non ci pensano proprio: le delusioni hanno fatto scuola. Il futuro, oltre al presente, non è insomma roseo e provare a cambiare il destino non pare, al momento, fattibile. Il vero punto è che prima di tutto va cambiata la mentalità di una comunità abituata a premiare i vizi e non le virtù.

  • Published in Diorama

Lavoratori Simply in agitazione, sostegno di Nucera: "Situazione drammatica"

"Non cada l’oblio sui 65 lavoratori dei punti vendita Simply oggi in stato di agitazione davanti la Prefettura di Reggio Calabria. Venga istituito, il prima possibile, un tavolo tecnico con il Procuratore della Repubblica, il Presidente del Tribunale, il Giudice per le misure di prevenzione, i due amministratori giudiziari Aricò e Occhiuto ed i sindacati". Lo sostiene il capogruppo de La Sinistra in Consiglio regionale Giovanni Nucera che "assieme a Demetrio Delfino, presidente del Consiglio comunale", dà il proprio sostegno a questi lavoratori. Spiega Nucera: "Lo sciopero è stato indetto dalla UILTuCS e dalla sua segretaria provinciale Sabrina De Stefano a causa della grave situazione di crisi e di disagio che stanno vivendo da mesi i dipendenti della Sgs group, situazione drammatica denunciata anche dal SUL tramite il coordinatore provinciale Aldo Libri. Dopo mesi di totale chiusura e sordità da parte dei curatori giudiziari, oggi alcuni rappresentati dei lavoratori e dei sindacati sono stati accolti in Prefettura. Ricordiamo - puntualizza Nucera -  che l’azienda si trova in amministrazione giudiziaria dall’estate del 2012 e diversi sono i punti vendita Simply che sono stati chiusi; lo stesso destino si affaccia per i punti vendita di viale Aldo Moro, Armacà e Sbarre. Molti i dipendenti che vantano arretrati per otto mensilità – da febbraio a luglio più tredicesima e quattordicesima – e altri sono in mobilità senza aver goduto degli arretrati e senza aver ricevuto il TFR. A questo si aggiunge lo sdegno per essere stati finora inascoltati, come  sostengono Pietro Paolo Molina, coordinatore sportello H del Sindacato Unitario Lavoratori, e Rocco Basile, direttore punto vendita di Aldo Moro. Il lavoro è un diritto, non è merce: così asseriscono i dipendenti. Lavoratori che, nonostante le difficoltà economiche e psicologiche, l’umiliazione di venir messi da parte e di non sapere come sostenere le proprie famiglie, hanno continuato a lavorare con spirito di sacrificio e accettando qualsiasi compromesso fino alla chiusura dei punti vendita. Sarebbe gravissimo per la Calabria - conclude Nucera -   che altre risorse umane venissero perdute andando a ingrossare le fila dei tanti, troppi disoccupati e delle famiglie in difficoltà".

Subscribe to this RSS feed