Falcomatà vola a Roma per restituire un futuro a Reggio Calabria

Il plateale braccio di ferro che, davanti agli occhi speranzosi e disillusi al tempo stesso della città, il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, sta affrontando con il Governo "amico" di Matteo Renzi potrebbe presto risolversi a favore del primo cittadino. Fin dall'ingresso a Palazzo San Giorgio, è risultato chiaro che l'Amministrazione di centrosinistra avrebbe avuto l'opportunità di tirarsi fuori dalle sabbie mobili del pre-dissesto solo con il contributo decisivo di Palazzo Chigi. L'insostenibilità del Piano di rientro varato nel corso della gestione commissariale seguita allo scioglimento del Consiglio comunale per contiguità con la 'ndrangheta, del resto, è lampante a causa delle paradossali contraddizioni che ne sono alla base. Una difficoltà, quella di reggere il gravoso peso dell'abnorme indebitamento prodotto dalle conduzioni "allegre" del passato, resa ancor più inestricabile a causa della generalizzata palude economica in cui sono immersi gli enti locali e degli effetti determinati dalla crisi che nell'estremo lembo della Penisola ha desertificato un contesto sociale deindustrializzato e sprovvisto di un nocciolo duro formato dalla media imprenditoria. La volontà di restituire una parvenza di normalità alla città dello Stretto è, dunque, condizionata dalla disponibilità, eventualmente accordata dall'Esecutivo nazionale, di allargare la camicia di forza che al momento costringe l'azione amministrativa a rimanere nell'angolo dello stallo e dell'immobilismo. L'incapacità di effettuare una programmazione adeguata  si riverbera direttamente sui margini di manovra che servirebbero a ridare ossigeno ad una comunità schiacciata dall'innalzamento delle aliquote fiscali al massimo livello e dall'assenza delle risorse necessarie per una corretta erogazione dei servizi pubblici. Se soltanto si sgranasse il rosario delle vertenze sul tappeto in questi mesi, ci si renderebbe conto della polveriera che rischia di esplodere: basterebbe citare l'Atam (l'Azienda di trasporti pubblici per la quale la Procura della Repubblica ha richiesto il fallimento), la Multiservizi (in liquidazione e con i lavoratori che in questa fase vanno avanti grazie ai tirocini formativi della Regione Calabria), o ancora la pluriennale incertezza che attanaglia il percorso della Sogas (la società di gestione dell'Aeroporto). L'elenco è lungo e potrebbe proseguire oltre, comprendendo anche le tante "piccole" realtà soffocate dalla cronica assenza di liquidità. La via d'uscita individuata da Falcomatà per provare ad imboccare la strada della rinascita passa dalla necessità di apportare modifiche decisive all'articolo 41 del decreto legge 66/2014, tali da consentire la costituzione delle società in house sciogliendosi, così, dai lacci che impediscono le assunzioni alle Amministrazioni non in regola con il pagamento dei fornitori. Sono stati diversi i viaggi intrapresi dal sindaco di Reggio Calabria nella Capitale, l'ultimo nella giornata di mercoledì ed il cui bilancio è riportato in un comunicato diffuso al termine della stessa. In esso, tra l’altro, si legge che: "La battaglia politica di Falcomatà non si è esaurita al solo nodo riguardante il DL 66/2014. La discussione con il Ministero ha riguardato anche la rinegoziazione dei mutui; la ricostituzione del fondo perequativo per compensare i Comuni penalizzati nel gettito dal passaggio dall’Imu alla Tasi; l’Imu agricola, con meccanismi di compensazione per i Comuni; la richiesta di maggiore flessibilità nella gestione del sistema di contabilità per gli enti locali; la riduzione dei tagli a carico delle Città metropolitane". Una serie di misure che, se concretizzate, saranno sufficienti a far respirare le esangui casse del Comune ed a restituire un futuro ad una città piegata dal macigno del presente. 

 

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