Operazione "Capodanno col botto": arrestati a Tropea un ristoratore ed il suocero

Due persone di Tropea sono state tratte in arresto dai Carabinieri della locale Compagnia nel contesto di un'operazione chiamata "Capodanno col botto". Rispondono di detenzione illegale di arma clandestina e munizioni. A finire in manette sono stati Francesco Medile, impiegato pubblico di 60 anni ed il genero Salvatore Trecate, ristoratore di 30 anni.  Perquisendo la Fiat Panda di quest'ultimo, i militari dell'Arma avrebbero rinvenuto oltre trecento munizioni calibro 45, nascoste sotto il sedile riservato al conducente. Proseguendo i controlli nella sua abitazione, accanto a quella di Medile, i Carabinieri sostengono di aver trovato nell'appartamento del più anziano dei due altri cento proiettili calibro 45 ed una pistola Colt 45. Sia l'arma che i bossoli, secondo quanto riferito dagli investigatori, si trovavano all'interno di un marsupio sistemato dentro una dispensa. Espletate le formalità di rito, i due congiunti, entrambi di Tropea, sono stati tradotti  nel carcere di Vibo Valentia. 

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Riscuoteva la pensione della mamma defunta: denunciata una donna nel Vibonese

Continuava a riscuotere la pensione di invalidità della madre defunta: lo hanno scoperto i finanzieri della Tenenza di Tropea nel corso di accertamenti in materia di benefici previdenziali ed assistenziali erogati dall’I.N.P.S., all’esito dei quali è stato accertato che una cittadina di nazionalità rumena ha indebitamente riscosso, per quasi un anno, il trattamento previdenziale riconosciuto alla propria madre, anche lei di nazionalità rumena, residente a Tropea, in provincia di Vibo Valentia, nel frattempo deceduta in Romania. Non essendo stato il decesso reso noto alle Autorità nazionali, Comune di residenza, I.N.P.S. ed Agenzia delle Entrate ne erano formalmente all’oscuro e l’I.N.P.S. ha continuato ad erogare il beneficio economico. L’avvenuto decesso è stato riscontrato solamente in esito ad accertamenti di Polizia Giudiziaria svolti dalla Tenenza di Tropea. A questo punto l’Ente preposto all’erogazione, tempestivamente informato, ha potuto provvedere sia a revocare la pensione che ad avviare le procedure per la richiesta delle somme indebitamente percepite dalla figlia della defunta. La figlia, che aveva omesso di rendere nota la scomparsa della madre, è stata denunciata all’Autorità Giudiziaria per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.

Marijuana a bordo dell'auto: arrestati due giovani

 Un venticinquenne ed un ventiduenne sono stati arrestati ed accompagnati ai domiciliari dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Tropea, agli ordini del maresciallo Tommaso Montuori. I due, un polacco ed un bielorusso, risiedono a Tropea e sono stati accusati di detenzione finalizzata allo spaccio di sostane stupefacenti. Viaggiavano a bordo di un'autovettura all'interno della quale sono stati trovati diciotto grammi di marijuana e 1.500 euro in denaro contante, posti sotto sequestro.

Incendiate due auto: indagano i carabinieri

Due autovetture sono state date alle fiamme nel breve arco temporale di qualche ora. La prima, una Fiat Doblò, appartenente ad un trentacinquenne, è stata devastata dal fuoco. La seconda era, invece, una Ford Fiesta, di proprietà di un uomo di 34 anni. In entrambi i casi, avvenuti a Tropea, si è registrato l'intervento dei Carabinieri che hanno compiuto i rilievi necessari alle ricerche dei responsabili, ed i Vigili del Fuoco che hanno spento gli incendi. 

Sul motorino con un coltello vietato: arrestato un 30enne

Un trentenne è stato tratto in arresto dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Tropea, agli ordini del maresciallo Tommaso Montuori. E'accusato di detenzione illegale di arma bianca e resistenza a pubblico ufficiale. Il giovane, di Spilinga, protagonista in passato di altre vicende di natura giudiziaria, si trovava in località "Tono", a Ricadi, in sella ad un motociclo sprovvisto di tagliano assicurativo ed è stato trovato in possesso di un coltello proibito dalla legge. Resosi conto della presenza degli uomini in divisa, ha abbandonato il motorino tentando di fuggire, ma è stato inseguito e raggiunto. Ora si trova ai domiciliari.

 

'Ndrangheta, al Comune di Tropea arriva la Commissione d'accesso

Il Prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, su delega del Ministro dell'Interno, ha nominato "la Commissione d'accesso agli atti del Comune di Tropea al fine di verificare l'eventuale sussistenza di forma di condizionamento da parte della criminalità organizzata o di collegamenti diretti o indiretti con la stessa. La Commissione è costituita dalla dottoressa Lucia Iannuzzi, viceprefetto vicario in servizio presso la prefettura di Vibo, dal capitano Francesco Manzone, ufficiale dei Carabinieri in servizio presso il Comando provinciale di Vibo e dal capitano Giovanni Torino, ufficiale della Guardia di Finanza in servizio presso il Comando provinciale di Vibo". 

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Domani al Tropea festival la presentazione di "Storie delle Italie" di Ulderico Nisticò

Si svolgerà domattina alle 9, nel salone di palazzo Gagliardi, a Vibo Valentia la presentazione di "Storia delle Italie dal 1734 al 1870". All'iniziativa, che rientra nell'ambito del "Tropea festival Leggere&Scrivere", prenderà parte anche l'autore, Ulderico Nisticò. Il volume, pubblicato dalla casa editrice calabrese "Città del sole", ripercorre le tappe che hanno portato alla nascita dell'Italia unita. In un periodo storico in cui "la libertà e l'unità della Penisola erano un problema internazionale e interno" in molti cercarono una "necessaria soluzione". Le idee "elaborate, sognate o tentate furono tante, tuttavia alla fine prevalse la soluzione sabauda e centralista. Una soluzione affrettata e forzata che "generò un'Italia grigia, inquieta, variegate condizionata da delusioni, orgogli e ire".

Antonio Jerocades, l'abate massone nato a Parghelia

Dopo Francesco De Luca da Cardinale (per leggere l'articolo clicca qui), continuiamo la nostra veloce carrellata attraverso i personaggi che hanno reso grande la Calabria per studi e operosità, seppur in ambiti diversi e schieramento politico diverso. Questa è la volta di Antonio Jerocades, abate massone e fondatore della prima loggia calabrese, nativo di Parghelia, piccolo borgo a quattro passi da Tropea. È figura, questa, che rimane ancora avvolta nell’incertezza e nell’oblio, seppure negli ultimi anni sono stati avviati studi per miglior conoscenza. E ciò ha avuto il suo incipit da una delle tante opere del Jerocades, La lira focense,  ristampata e approfondita da indagini e incontri di studio per la particolarità che la contraddistingue. Il poemetto, infatti, è ritenuto “un vero e proprio massimario massonico”, tanto da indurre uno studioso del ‘700 a dire che il nostro calabrese “coi soavi metri di piacevole poesia, esponendo sotto il velo del mistero le idee che non poteasi apertamente altrui comunicare, era volto a meglio imprimerle nella mente degli iniziati, ad accrescere il numero dei proseliti, eccitando la voglia di comprenderle”. Certamente al Jerocades non fu agevole il vivere, perché, “famigerato Jerocades”, “poeta della massoneria”, fu vittima di ostracismo e persecuzione e le sue opere, non tutte, per la verità, foriere di idee massoniche, dovettero subire l’onta, per così dire, dell’indice. Jerocades nacque nel 1738 a Parghelia e i suoi studi si svolsero nel seminario di Tropea dove si facevano largo le idee illuministiche e liberali di Giovanni Andrea Serrao, altro grande massone calabrese di Filadelfia. Successivamente tramite i fratelli Grimaldi entrò in contatto con Antonio Genovesi, ritenuto maestro ideale. E comunque riuscì a divenire sacerdote nel 1759, svolgendo i suoi primi anni di apostolato a Parghelia e Tropea per poi pervenire a Napoli e quindi a Sora (Frosinone) dove avviò la sua vocazione di insegnante in quel collegio e dove, tra l’altro, nel 1770 compose il Pulcinella fatto quacchero. Che non era questa, per niente, una farsa carnevalesca, ansi qualcosa di più chè gli procurò il primo processo da parte delle autorità ecclesiastiche che ne vedevano una critica allo strapotere della chiesa. Dalla cittadina frusinate a Marsiglia dove  lavoravano numerosi mercanti tropeani e tramite questi riuscì a mettersi in contatto con logge massoniche. E ancora a Napoli dove ebbe proficue frequentazioni con l’intellighenzia e l’elite partenopea e con essa diffondere le idee massoniche. Qui, nel 1792, si accompagnò all’ammiraglio La Touche-Trèville intenzionato a mettere su un sodalizio che comprendesse tutte le diverse anime illuministico – rivoluzionarie del Sud. Progetto esauritosi quasi al nascere perché scoperto l’obiettivo il Jerocades fu arrestato, quindi privato dell’insegnamento, processato e condannato ed esiliato nel convento dei Padri Giurani presso San Pietro a Cesarano. Più avanti fu liberato e nel 1799 prese parte attiva alla rivoluzione partenopea, inutilmente, giacchè caduto il sogno repubblicano, fu arrestato ancora e nel 1800 esiliato dal Regno. Erano gli ultimi anni della sua vita e, dopo un breve soggiorno da esule a Marsiglia, ritornò a casa, nella sua Parghelia, dove trovò la morte il 9 novembre 1803. Scriveva Carlo Carlino che quella del Jerocades “fu una vita intensa, vissuta con il convincimento  che ‘in un popolo oscuro non si può far dimora, se prima non si mandi come ‘nunzia la cultura’, la sola che illumina l’esistenza dell’uomo consentendogli di vivere secondo un ‘catechismo civile e cristiano’”. E l’essenza della vita e della pedagogia del massone calabrese la si ricava con forte intensità nella sua opera maggiore, il Saggio sull’Umano Sapere ed uso de’ giovanetti di Paralia, edita a Napoli nel 1768 e mai più riedita, quella opera che il Genovesi ritenne di “molta erudizione”. Testo che per il Carlino “riafferma la pluralità dei saperi e la diversità degli strumenti didattici da applicare contro la conoscenza astratta che impedirebbe di ricercare la ‘molteplicità delle vie della verità’. “ E comunque ai giorni nostri Jerocades non è stato di sicuro dimenticato se si pensa che gli è stato dedicato, nel 1986, nel suo borgo natio, il convegno Antonio Jerocades nella cultura del Settecento e i cui atti sono stati pubblicati da Falzea con l’introduzione di Luigi Lombardi Satriani che auspica l’urgenza di avviare “un’opera di collocazione critica” e di riabilitazione. In fondo per Jerocades “ il viver di preda e di rapina è vita da belva; il viver di fatica e d’industria è il vivere umano.”

 

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