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Serre. Selvicidio nel Bosco Archiforo: motoseghe in azione alla Pietra de Lu Moru

Ricordate qualche anno fa, quando in mille andammo a Serra San Bruno, visitammo, con una lunga escursione sino alla Pietra del Signore, il Bosco Archiforo? Ricordate quanti professori universitari, specialisti agronomi e forestali, biologi erano con noi? Ricordate quante assicurazioni ricevemmo dal sindaco di allora circa il fatto che il taglio previsto per il Bosco Archiforo (centinaia di alberi monumentali compresi esemplari con diametri anche superiori ai due metri) sarebbe stato ridimensionato? Bene, io in tutti questi mesi ho dormito sonni agitati. Ero certo che avrebbero continuato a fare quel che volevano, se non peggio. Qualche informazione smozzicata, reticente, allarmata, mi giungeva dalla zona. Ieri, finalmente, sono potuto andare in zona per fare un piccolo controllo. Durante un cammino dal rifugio forestale Lu Bello, passando per Pietra dell'Ammienzo e raggiungendo Pietra de Lu Moru, ci siamo accorti che le motoseghe sono strepitosamente all'opera esattamente lì. E per di più hanno attaccato anche alberi bellissimi che stavano intorno a quel vero e proprio monumento naturale che è Pietra de Lu Moru. Sono stati follemente abbattuti alcuni grandi faggi che facevano da cornice alla rupe (al massimo i dintorni della rupe potevano essere ripuliti degli arbusti per renderla pienamente visibile, ma quegli splendidi faggi che svettavano attorno ad essa e sono stati abbattuti gridano vendetta). E Il martello forestale ha segnato anche degli abeti giganti (intagliabili secondo le prescrizioni forestali). E' tutto documentato dalle foto. Sappiamo per certo che in molti altri punti dell’Archiforo proprio gli abeti monumentali che cercammo di salvare sono stati abbattuti senza nessuno scrupolo. Sappiamo anche che la società privata che gestisce La Foresta di Ferdinandea non è da meno. In località Tre Ponticelli hanno abbattuto in piena estate una quantità di faggi d’alto fusto e più in generale negli ultimi tempi sono stati tagliati abeti che definire ciclopici è dir poco. Il Bosco Archiforo, l’ho scritto più volte nei miei articoli e nei miei libri, è una delle più belle foreste d’Italia (Matilde Serao scrisse cose analoghe per la Foresta di Ferdinandea). Benché negli anni sia stata sempre saccheggiata, da tagliatori abusivi o autorizzati, nonostante siano state realizzate moltissime stradine di esbosco che consentono di andare dappertutto in fuoristrada o qaad. L’Archiforo è un bene comune della comunità serrese. La dorsale del Monte Pecoraro (dalla Lacina alla cantoniera del Pecoraro) è una delle componenti più straordinarie del Parco delle Serre. Tutto questo è patrimonio della Calabria, dell’Italia e dell’intera Umanità /senza bisogno di riconoscimenti Unesco). Il fatto è che deve ancora divenire patrimonio (nel senso di considerato tale) dalle comunità che ci vivono intorno. E’ una miniera a cielo aperto dalla quale non occorre cavare nulla ma dove bisogna portare quanti più visitatori possibile per ammirare, sorridere, rasserenarsi, portare un  sano benessere. Come già accade in diverse zone della Calabria che hanno scelto la strada di valorizzare e tutelare le risorse naturali, il paesaggio, i beni culturali. Perché non c’è paesaggio senza una comunità, ma neanche esiste una comunità senza paesaggio. Protesteremo con le autorità competenti per i tagli nell’Archiforo, giudicati incongrui già da diversi professionisti (dottori forestali, botanici, biologi) e, a questo punto, poiché nell’Archiforo vi sono due aree SIC (siti di interesse comunitario) interesseremo anche la Comunità Europea. Ci piacerebbe sapere se l’Amministrazione Comunale, l’ente Parco Regionale delle Serre e la Regione Calabria intendano sottoporre a seria verifica la legittimità dei piani di taglio e delle martellate. Non ci interessano le polemiche fra parti politiche. Noi non stiamo con nessun partito e non ce l’abbiamo con alcun ente. Se del caso siamo pronti a collaborare gratuitamente (senza né cariche né incarichi) per trovare soluzioni. Consideriamo l’intera Calabria la nostra terra e vogliamo conservarla per le generazioni future. Pensiamo che anche i singoli cittadini, le associazioni, le comunità debbano farsi esse stesse “istituzioni”. Le prime chiamate a questo nuovo e rivoluzionario compito (per una terra colonizzata ed assistita come la Calabria) sono le popolazioni residenti e tra esse, quelle persone che hanno davvero a cuore le sorti dei loro luoghi.

Avv. Francesco Bevilacqua

Scrittore, ambientalista

 

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