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Unione di Comuni, i dubbi della Corte dei Conti

Le 309 Unioni di Comuni realizzare finora avrebbero causato un aggravio di costi anziché dei risparmi. Lo riporta l’edizione odierna di “Panorama” richiamando la “Relazione sulla gestione finanziaria degli enti territoriali 2013” della Corte dei Conti, che definisce tale strumento un “poco efficace metodo di razionalizzazione della spesa”. Per la testata diretta da Giorgio Mulè, le Unioni, originate con il decreto legge 78/2010 posto in essere al  fine di aggregare i Comuni con popolazione inferiore ai 5mila abitanti e poi regolate con la legge 5/2014,  si sarebbero rivelate un “mezzo flop”. A marzo il ministero degli Affari regionali aveva stanziato 5 milioni per incentivare queste operazioni che trovano anche finanziamenti regionali. Tuttavia, l’Anci continua a incoraggiare le Unioni e le Fusioni riconoscendo che i risparmi saranno riscontrati con il passare del tempo. Uno studio del Sole 24 Ore del luglio 2011, sempre in riferimento alle Unioni, aveva inoltre sottolineato, in aggiunta all’esigenza del contenimento della spesa, “il dovere di adattare la dimensione istituzionale ai cambiamenti di carattere regolamentare, con i maggiori poteri conferiti ai Comuni dal federalismo fiscale”, “la necessità di tener conto dei cambiamenti demografici con lo spostamento della popolazione dalle campagne alle città, dalle valli alle pianure, dal sud verso il nord” e “l’oggettiva difficoltà da parte dei piccoli Comuni di fornire ai cittadini tutti i servizi di cui hanno non solo bisogno, ma diritto”.

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