Faida nelle Preserre, condannato Pantaleone Mancuso: fornì un ordigno

Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia ha condannato il boss Pantaleone Mancuso, 54 anni, detto “Scarpuni”, a 6 anni ed 8 mesi di reclusione, oltre a 40mila euro di multa, per la detenzione di un micidiale ordigno esplosivo ad alto potenziale, con innesco radiocomandato a distanza, ritrovato nel febbraio 2013 dalla polizia nell’auto con a bordo due giovani di Soriano e Gerocarne, Filippo Pagano e Rinaldo Loielo. Lo riporta l’Agi, che specifica diversi particolari. Il soggetto, ritenuto un esponente di vertice della ‘ndrangheta calabrese che trova i suoi feudi in Limbadi e Nicotera, avrebbe dato l’ordigno a Rinaldo Loielo per proseguire la faida in cui sono coinvolti i Loielo da una parte e gli Emanuele e i Ciconte dall’altra. Va precisato che Rinaldo Loielo è figlio di Giuseppe Loielo, ucciso nell’aprile 2002 insieme al fratello Vincenzo nella “strage di Ariola” ad opera del clan capeggiato da Bruno Emanuele di Gerocarne che nell’agguato sarebbe stato aiutato dal boss di Cassano allo Ionio, Tonino Forastefano, quest’ultimo ora collaboratore di giustizia. Per l’ordigno esplosivo, pesante due chili e mezzo e capace di far saltare in aria un intero palazzo, Pantaleone Mancuso era stato arrestato nell’ottobre 2013. Il pm della Dda, Camillo Falvo, al termine del giudizio con rito abbreviato aveva chiesto una condanna a 12 anni e 30 mila euro di multa. Ad individuare il boss Mancuso dietro la cessione dell’ordigno sono state alcune microspie in un bar di Nicotera Marina individuato, considerato luogo di “programmazione” della cosca. 

 

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