Di Nardodipace uno dei 25 Consiglieri comunali uccisi in Calabria. I numeri della Commissione d'inchiesta sulle intimidazioni agli amministratori

Il ruolo di amministratore nel Sud e nelle Isole comporta certamente maggiori pericoli che nel resto del paese anche se non bisogna dimenticare che le ultime due vittime in ordine di tempo erano amministratori di realtà del nord Italia”. Questo, uno dei passaggi contenuti nella relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali. Il documento, presentato lo scorso 26 febbraio, traccia un quadro a tinte fosche sulla situazione delle amministrazioni pubbliche che, da nord a sud, entrano sempre più spesso nel mirino della criminalità. Del resto, quanto il fenomeno si sia, ormai, esteso a tutta la Penisola, lo s’intuisce leggendo la relazione, nella quale viene evidenziato come la prima Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno mafioso, sia stata istituita, nel 1962, con lo scopo di analizzare il fenomeno in una sola regione, la Sicilia. Si è dovuto attendere fino al 1982, prima che una commissione allargasse la sfera d’indagine oltre i confini dell’isola. Nel corso degli anni, gli organismi parlamentari che si sono succeduti, hanno ampliato sempre più l’area geografica attenzionata, fino ad arrivare a coinvolgere alcune regioni del nord Italia. Segno evidente della capillarità con la quale le organizzazioni criminali sono riuscite ad estendere il loro raggio d’azione in ambiti territoriali, fino a qualche decennio addietro, considerati immuni. A tal riguardo, i numeri elaborati dalla Commissione lasciano senza parole. Dal 1991 ad oggi, i Consigli comunali sciolti per mafia sono stati 254; 1.265, invece, le intimidazione compiute ai danni degli amministratori locali nel periodo compreso tra gennaio 2013 ed aprile 2014. Molte volte, però, la criminalità non si è limitata ad intimidire, si è spinta decisamente oltre. Nel corso degli ultimi 40 anni, infatti, gli amministratori ed i candidati alle elezioni amministrative hanno pagato un tributo di sangue altissimo. Sono state, infatti, 132, tra sindaci, assessori, consiglieri e semplici candidati, le vittime della criminalità organizzata e non solo. Ad uccidere o intimidire, infatti, non sono solo le organizzazioni malavitose. A testimoniarlo, il dato relativo agli omicidi, attribuiti per il 47% alla criminalità organizzata, mentre il restante 53, va ascritto a cause che vanno dal terrorismo, al rancore personale. I 132 amministratori locali uccisi, di cui 129 uomini, appartenevano a tutti gli schieramenti politici e ben il 73 % esercitava il proprio mandato nelle province di Napoli, Reggio Calabria, Palermo e Caserta. Per quanto riguarda la Calabria, nel periodo 1974-2013, il totale di amministratori locali assassinati tocca le 25 unità. Nel lungo elenco di morti, riportato nella relazione, ci sono, anche, 4 vibonesi; il primo dei quali, è Pasquale Piserà, Consigliere al comune di Tropea, ucciso il 19 settembre 1982, del quale la Commissione tratteggia il seguente profilo: “Consigliere socialdemocratico, diffidato di pubblica sicurezza, pregiudicato per reati contro il patrimonio, svolgeva attività di camionista per il settore edile. In passato la vittima era stata anche presidente della locale squadra di calcio. Viene ucciso dopo le 21,30 nel piazzale retrostante la stazione ferroviaria mentre è a bordo della sua automobile insieme al figlio di 5 anni, rimasto illeso. Gli assassini sparano con pistole ed un fucile caricato a pallettoni. Nel novembre dello stesso anno viene assassinato anche il fratelli. Nel luglio dell’86 la Corte d’assise di Vibo Valentia condanna all’ergastolo l’esecutore dell’omicidio e a 30 anni i mandanti. Aveva 43 anni”. La seconda vittima, è, invece, un Consigliere comunale di Nicotera. E’ il 28 gennaio 1986, quando, “Salvatore Trieste, Capogruppo del Pci, aiuto ufficiale giudiziario al tribunale di Palmi viene ucciso a colpi di pistola, nella sua abitazione davanti alle figlie dal cognato, Natale Buccafusca, anch’egli ufficiale giudiziario al tribunale di Palmi. Buccafusca uccide anche un altro suo collega, Aurelio Vecchio di  Joppolo e un bambino di sette anni, Vincenzo Buccafusca, suo nipote che va a prendere in un istituto religioso. All’origine della strage la depressione dell’uomo perché nessuno andava a trovare un suo figlio di 8 anni malato di camcro. Aveva 34 anni”. Il terzo a cadere, è un ragazzo residente in un piccolo paese delle Serre. La sua, è una morte controversa, con tanti punti oscuri. Il 17 aprile 1989 viene ucciso “Fabrizio Damiano Maiolo, Consigliere comunale della Dc al comune di Nardodipace”. Quando muore, Maiolo, ha solo 22 anni, è “incensurato” e viene ucciso “nei Piani di Menta a Grotteria (RC) con un colpo d’arma da fuoco”. Ad spegnere la sua esistenza, però, non è una mano criminale, a sparare è “un brigadiere dei carabinieri rimasto a sua volta ferito. Il militare avrebbe agito per legittima difesa e per vincere la resistenza del Maiolo e di un altro individuo rimasto sconosciuto, che avrebbero aperto il fuoco all’intimazione di alt data dal carabiniere mentre da solo ed in borghese pattugliava la montagna”. L’ultima vittima, in ordine cronologico, è “Pasquale Grillo, Consigliere provinciale di San Calogero. Consigliere dello Sdi, titolare di uno studio tecnico. Viene ucciso a San Calogero mentre era seduto su una panchina davanti al municipio del paese dove per cinque anni, dal 1990 al 1995, aveva ricoperto l’ufficio di sindaco. Avvicinato da alcune persone cerca riparo in un bar, dove viene raggiunto e freddato. Nello stesso agguato rimane gravemente ferito alla testa anche un elettricista di 45 anni, Nicola Maccarone. Aveva 42”. Accanto agli omicidi ed alle intimidazioni, ci sono poi, le infiltrazioni mafiose che, nel periodo compreso tra il 1991 ed il 2014, hanno causato, in Calabria, lo scioglimento di ben 79 Consigli comunali. Un ulteriore dato, che conferma, quanto le istituzioni locali siano a rischio, in una terra in cui, il più delle volte, le vere decisioni, quelle che più contano, vengono assunte in sedi diverse dalle assemblee democraticamente elette.

 

 

 

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