Wanda Ferro (Grupo Misto) sulle nuove tariffe per il conferimenti dei rifiuti: "Penalizzati i comuni virtuosi"

Di seguito una dichiarazione del Consigliere regionale Wanda Ferro (Gruppo Misto).

“Ritengo che il presidente Oliverio debba fornire precise spiegazioni rispetto al contenuto della delibera di giunta regionale, la 344 del 25 luglio scorso, con la quale viene aumentato in maniera notevole il costo del conferimento dei rifiuti per i comuni virtuosi, cioè per quelli che hanno raggiunto la soglia del 65% di raccolta differenziata. La nuova tariffa, di 165 euro a tonnellata, penalizza proprio quei comuni che si sono impegnati in questi anni, con notevoli sforzi organizzativi e finanziari e la collaborazione dei cittadini, a raggiungere alte percentuali di raccolta differenziata.

Proprio su questi comuni la regione pensa di far gravare il costo del servizio per il 2018, con un aumento della tariffa rispetto allo scorso anno del 54%, che si traduce in un aumento del costo medio per abitante di oltre 20 euro. La ‘premialità’, per questi comuni, sarà affidata ad eventuali bandi futuri. Ad essere premiati sono, invece, i comuni meno diligenti, che ancora devono raggiungere gli obiettivi ottimali di raccolta differenziata, e per i quali è previsto un minore aumento dei costi, solo il 21%, ad esempio, per chi non ha ancora raggiunto il 25% di differenziata.

Una vera e propria beffa, oltre alla stangata, quella che la giunta Oliverio ha riservato ai comuni che hanno avuto le migliori performance sulla raccolta differenziata. Le uniche vere premialità previste dalla delibera riguardano l’aumento delle royalty destinate ai comuni che ospitano gli impianti di trattamento in prossimità di aree di particolare valore paesaggistico, naturalistico e ambientale e per i comuni confinanti. Segno di una politica della gestione del ciclo dei rifiuti che non segna alcuna rottura con il passato, e non favorisce quelle comunità che da tempo ormai hanno fatto un salto di qualità, anche culturale, per tutelare l’ambiente anche attraverso la collaborazione per il  corretto smaltimento e il riciclo dei rifiuti.

In questo scenario, la Regione, con la sua ormai consueta indolenza, sembra non voler dare soluzione alla vertenza che riguarda i lavoratori della discarica di Alli, che continuano ad avanzare diverse mensilità dalla Daneco, oltre al riconoscimento di altre spettanze come i buoni mensa, e che da tempo denunciano l’insostenibilità delle condizioni lavorative all’interno dell’impianto. La Regione Calabria, quale ente committente, deve assumersi le proprie responsabilità senza perdere altro tempo nelle pastoie burocratiche, per assicurare la dignità e la serenità a decine di famiglie che vivono di quello stipendio, scongiurando un fermo dell’impianto che avrebbe conseguenze gravissime per il territorio della provincia di Catanzaro”.

Wanda Ferro su scuole di specializzazioni UMG: "Il governatore Oliverio deve fare le barricate per difenderle"

Riceviamo e pubblichiamo una dichiarazione del consigliere regionale Wanda Ferro (Gruppo Misto), riguardo il rischio di perdere le Scuole di Specializzazione Medica dell'Univesità Magna Graecia di Catanzaro.

Il governatore Oliverio deve fare le barricate contro il governo per difendere l’attività delle Scuole di Specializzazione medica dell’Ateneo catanzarese -Così esordisce il consigliere Ferro-.  Non è accettabile che, nel silenzio più assoluto della Regione, agli studenti calabresi venga sottratta la possibilità di specializzarsi nella loro università.  Le scuole a rischio -continua la Ferro-  riguardano specialità importanti come la Cardiochirurgia, l’Ortopedia e la Microbiologia Clinica, settori della sanità in cui è forte la carenza di figure professionali e che, quindi, offrono concrete opportunità lavorative per i giovani professionisti. Paradossale soprattutto il caso della cardiochirurgia: a fronte delle tre realtà presenti in Calabria, ci si troverà costretti a reclutare fuori regione gli specialisti necessari al loro funzionamento.

Auspico che l’Università e la Regione intervengano, ciascuna per le proprie competenze, per intervenire sulle criticità che hanno inciso sul giudizio dell’Osservatorio, ma occorre soprattutto che dalla Cittadella parta un intervento deciso sul governo, e in particolare sui ministeri dell’Università e della Salute, affinché venga scongiurata la chiusura delle Scuole di specializzazione e i giovani medici calabresi non vengano quindi  privati della possibilità di proseguire il proprio percorso formativo e lavorativo nella propria terra”.

Nuovo regolamento per l’Arpacal, Mangialavori: "Penalizzato il vibonese"

Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa di Giuseppe Mangialavori, coordinatore di Forza Italia per la provincia di Vibo, che attacca duramente l'Amministrazione Oliverio incapace, a suo dire, di dare un'efficace azione amministrativa ad un territorio, quello vibonese, che va via via morendo.

La bozza del nuovo Regolamento ArpaCal di organizzazione per il funzionamento dell’Agenzia propone alcuni sostanziali cambiamenti tutt’altro che positivi.

Preliminarmente va posta una questione di metodo che in democrazia non è un dettaglio. La proposta in esame, infatti, non è stata oggetto di alcuna discussione o confronto con i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti col funzionamento dell’Agenzia. Nel merito, va sottolineato che con l’eliminazione solitaria su tutto il territorio regionale dei due soli Laboratori Bionaturalistico e Chimico, il Dipartimento di Vibo Valentia risulta, ancora una volta, fortemente depauperato invece di essere potenziato.

Considerate le moltissime attività in favore dell’Asp di Vibo, dell’Autorità Giudiziaria, la chiusura degli unici due Laboratori Bionaturalistico e Chimico presenti nella provincia di Vibo Valentia, determinerà l’ennesimo vulnus ad una provincia già ultima nelle classifiche nazionali di efficienza dei servizi. Tutto ciò si aggiunge alla vicenda della mancata realizzazione dell’ospedale, dell’incapacità di fronteggiare le difficoltà del sistema di collegamento stradale e così via. Insomma, un territorio che vive sempre di più ai margini dell’attuale politica regionale. Al danno, la beffa.

Tale regolamento, infatti, prevede, altresì, la creazione presso altri dipartimenti provinciali di nuovi laboratori chimici. Tutto ciò non implicherà alcuna riduzione dei costi; semplicemente, creerà un danno per il Vibonese a vantaggio di altre realtà. Naturalmente, non si tratta di alzare il vessillo del campanilismo. Ma la riduzione dei servizi per un’intera provincia e il potenziamento su altre, stride con quel percorso di equilibrio politico e amministrativo che è destinato ad avere un’incidenza diretta sulla qualità della vita dei cittadini.

L’Amministrazione Oliverio, ormai naviga senza bussola. Un’amministrazione, insomma, sempre più confusa che non sembra orientata da alcun disegno strategico efficace e capace di dare nuova linfa ai territori. Su tale vicenda, a breve, sarà depositata apposita interrogazione regionale.

Oliverio, i centri storici e le promesse mai mantenute

Mentre c'e chi si prodiga per rinnovare la legge Scelba per condannare il fascismo, forse non sarebbe fuor di luogo rinnovare almeno per la Calabria la "damnatio memoriae "che il diritto romano - come è noto - puniva rigorosamente.

Ora il Presidente Oliverio, da San Marco Argentano e da Santa Caterina sullo Jonio, proclama l'impegno di far risorgere i centri storici della Regione, ignorando che un minuto e preciso progetto era stato già definito nel 1990 con apposita legge.

Un disegno che aveva  intuito la prof. Ermanna Carci Greco, la quale nella III Legislatura presieduta da Dominianni fu assessore all'istruzione e ai beni culturali (dal 1980 al 1982 e poi sino al 18 aprile 1984), quando nel 1981 all'inizio del suo ruolo finanziò il programma Rai " I segni e la storia" con immagini dalla terra, dal cielo e dal mare, premiate al Festival del Mediterraneo a Parigi, che tuttora forniscono dati su monumenti degradati o distrutti, come la prima Torre di Scribla nel  territorio di Spezzano nella valle del Crati, che i Normanni sottrassero ai Longobardi, prima di erigere San Marco Argentano ed estinguere il gastaldato di Malvito, ottenendo il trasferimento della sede episcopale.

Si intraprese allora un interessante lavoro a partire da Altomonte, dove venne istituito dal Dipartimento di Storia dell'Unical il Centro di studi tardo antichi e medioevali calabresi, al quale aderirono illustri studiosi europei.

Molti, infatti, furono gli studenti dell'Unical (alcuni in servizio presso la Sovrintendenza, altri anche sindaci di famose località) che svolsero specifiche tesi di laurea su Torri, Castelli, fortificazioni, abbazie e monasteri, i cui dati servirono anche per stilare gli allegati alla Legge Regionale n.23 del 12 aprile 1990.

Diversi restauri furono effettuati grazie alla solerzia di due calabresi nelle direzioni generali del Ministero dei Beni Culturali: Francesco Sicilia e Mario Serio, e a coloro che iniziando da me rappresentarono la Regione nel Consiglio superiore dei beni culturali

Sarebbe lungo, ma indubbiamente interessante (sarà fatto in altra sede) elencare le tante leggi collegate ai finanziamenti europei che, in virtù del fatidico principio: "ecce nova facio omnia", i presidenti e gli assessori di turno hanno fatto sì che restassero come eterne incompiute.

Viaggi di andata senza ritorni, o addirittura sogni nel cassetto, come il viaggio di Amintore Fanfani in Calabria nel 1961 ricostruito da Gaetano Greco-Naccarato, quando si decise di attuare la A 3 Salerno-Reggio Calabria, ribattezzata nel 2016 dal.....profeta Renzi, e ancora davvero incompiuta.

Tutt'altra cosa di quel viaggio del Duce in Calabria dal 30 al 31 marzo XVII conservato nelle Teche Rai ora diffuso da Europeana, da cui (legge Scelba, permettendo) emergono altre cose.

Riuscirà Oliverio a far risorgere i  nostri centri storici e farli rivivere? come ha dichiarato nella Festa dell' Unità a Santa Caterina o sarà come la loierana, promessa dalle colonne del Corriere della Sera nell'agosto 2008 sulla balneabilità l'anno successivo dei lidi calabresi?

La speranza è ultima morire, prima che si avveri la fine del mondo delineata da Gioacchino da Fíore, fermo restando che L'unità,organo del Pc-Pd non esiste più.

 

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ASP Vibo Valentia: Alfonso Grillo denuncia lo stato disastroso in cui si trova la sanità vibonese.

Il Commissario Scura ed il Ministro Lorenzin intervengano al più presto affinché ai cittadini del vibonese sia garantito il diritto alla tutela della salute.

La denuncia che fa Grillo, a mezzo stampa, è forte e chiara e ha il tenore di una bocciatura che non lascia alcun dubbio sull'operato del governatore Oliverio in tema di sanità e sulla gestione delle aziende sanitarie calabresi, in particolare modo quella di Vibo Valentia. Ciò che sta avvenendo in questi giorni all'interno del PD è davvero singolare, fa riflettere, non c'è giorno in cui non si assiste a critiche, denunce, accuse da parte di esponenti locali all'indirizzo del governatore della calabria Oliverio e del management dell'Asp di Vibo Valentia.

Terreno di scontro la sanità Vibonese, e non solo. Senza entrare nel merito della guerra di posizione chiaramente in atto all'interno del PD, va dato atto specialmente ai consiglieri comunali del PD, di aver avuto il coraggio di denunciare ciò che il sottoscritto afferma da tempo, e cioè l'esclusione del territorio di Vibo Valentia nelle dinamiche di sviluppo regionali. Trascuriamo, ma solo per questioni di spazio, ciò che sta accadendo in tema di turismo, di riorganizzazione dei servizi, di delocalizzazione di uffici periferici, di investimenti locali. Oggi il tema che ci sta più a cuore è la sanità. Qui non c'è bisogno di essere degli attenti osservatori, o degli esperti in materia - afferma Grillo - per comprendere lo stato disastroso in cui si trova la sanità calabrese, dove innumerevoli problemi, a partire dalle gravi carenze di personale, fanno sì che ai cittadini non venga garantito il diritto alla tutela della salute sancito dall'art. 32 della Costituzione Italiana. Nella nostra Regione ed ancor di più nella provincia di Vibo Valentia, non sono garantiti i LEA (livelli essenziali di assistenza) e si continua ad assistere ai cosiddetti viaggi della speranza.

I cittadini vibonesi sono costretti, per potersi curare, ad emigrare, nel migliore dei casi, in altre provincie, ma spesso fuori regione. E così la Calabria risulta tra i primi finanziatori delle regioni cosiddette virtuose in campo sanitario: Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana ect. che mantengono l'eccellenza dei loro sistemi sanitari proprio grazie alla montagna di soldi, circa trecento milioni di euro, che la nostra regione paga annualmente per i cittadini calabresi che sono costretti ad emigrare in cerca di risposte sanitarie adeguate ai propri problemi di salute. E al danno si aggiunge la beffa se si pensa ai costi sociali ed economici che ciò comporta per chi si deve spostare e vivere, anche per lunghi periodo di tempo, lontano da casa e dai propri familiari per affrontare gravi malattie. Parlando quotidianamente con la gente, aggiunge Grillo, si nota una sorta di rassegnazione nei confronti di una situazione che sembra ormai senza speranza.

Anche tra il personale sanitario, che continua a dare risposte eroiche considerate le carenze degli organici, strutturali e tecnologiche, si percepisce una certa sfiducia, che spesso si trasforma in rabbia nei confronti di chi governa la sanità e non si preoccupa minimamente di creare le migliori condizioni per poter lavorare in modo da dare buone risposte all’utenza ed in sicurezza. Insomma il contesto generale in cui si trovano ad operare medici, infermieri e tutti i professionisti della sanità è pressoché allarmante, dicono gli addetti ai lavori, in quanto continua a regnare la disorganizzazione generale ed il clientelismo.

Infatti, mentre la struttura ospedaliera cittadina ha gravissime carenze, un esempio su tutti: gli ascensori non a norma e costantemente guasti, situazione allarmante considerato che il reparto di ginecologia si trova su un piano diverso rispetto alle sale operatorie e ciò potrebbe rappresentare un problema molto serio in caso di emergenza ginecologica; mentre la gente non si può ricoverare per carenza di posti letto che sono in numero decisamente inferiore rispetto a quanto previsto dagli standard nazionali tenuto conto della popolazione residente; mentre nelle corsie gli ammalati non hanno un’assistenza qualificata per le note carenze di personale medico, infermieristico e soprattutto di operatori socio sanitari, l'attuale management guidato dalla Caligiuri sembra interessato solo ad occupare poltrone, utilizzando il criterio dell’appartenenza politica anziché del merito, in modo da assicurare a qualcuno un consenso politico con metodi da prima Repubblica, in piena sintonia con il governatore Oliverio che da quando si è insediato non fa altro che attaccare il Commissario Scura con l'obiettivo di spodestarlo per poter prendere il suo posto e mettere definitivamente le mani sul settore sanità.

Certo è che se il governatore Oliverio ha intenzione di governare la sanità come il centro sinistra sta facendo nell'ASP di Vibo Valentia allora c'è da augurarsi che il buon Commissario Scura rimanga ancora a lungo al suo posto. Di fatto l'ASP di Vibo Valentia è un'azienda in liquidazione: ospedale Jazzolino in agonia, ospedali di Serra e Tropea ridotti a ospedali di comunità, assenza di posti letto, carenza di personale nei reparti, intasamento dei pronto soccorso per assenza di politiche sanitarie volte al potenziamento della sanità territoriale, alto tasso di ricoveri impropri, uffici amministrativi allo sbaraglio con il potere accentrato nelle mani del solo Direttore Amministrativo perché, nel frattempo, si è pensato bene di liquidare i direttori di distretto, evitando la sostituzione, in modo tale da svolgere il ruolo di controllore e controllato in barba a tutte le norme sulla incompatibilità degli incarichi, bilancio bocciato, delibere che non passano al vaglio preventivo del Collegio Sindacale, incarichi a legali esterni all'azienda conferiti senza alcun tipo di criterio prestabilito.

Eppure i proclami non sono mancati, e ancora, dopo quasi tre anni di governo regionale, ci tocca ascoltare i "profeti dell'ovvio" accampare scuse per giustificare la loro manifesta incapacità amministrativa, e vedere ancora rimandato di un anno, forse, dopo che a tamburo battente non più tardi di qualche mese fa Oliverio è la Caligiuri avevano dichiarato che i lavori sarebbero partiti prima dell'estate. Prima il problema idrogeologico, ora si scoprono i metalli pesanti, si troverà un'ottima scusa per rinviare ulteriormente. Dalla riunione di ieri appuriamo che entro il 14 luglio si presenterà il progetto definitivo e che i lavori saranno avviati a Gennaio 2018 e si concluderanno a dicembre del 2019, in piena campagna elettorale regionale. Intanto al cospetto dell'ormai obsoleto "Jazzolino" che, nonostante tutti i soldi spesi, non rispetta, da un punto di vista strutturale, i requisiti minimi previsti dalla legge, siamo qui a dire ai nostri figli che forse neanche loro avranno il diritto di essere curati in una struttura che si possa definire ospedale. Un quadro davvero triste, un disastro, davanti al quale non si può stare inermi.

Il fallimento dell’attuale management aziendale è palese, dei "passi avanti" di cui parla il direttore generale in una ultima conferenza stampa nessuno se ne è accorto. Ritengo esisti una sola via d'uscita da questo limbo, rimuovere la dirigenza che: non solo non ha prodotto alcun risultato in un anno e mezzo di attività, è priva di strategie di rilancio, mette a rischio le professionalità esistenti minando la credibilità della sanità vibonese. Riguardo tale situazione investirò direttamente il Ministro della Salute on. Beatrice Lorenzin alla quale, tramite formale lettera, chiederò di valutare l'utilità di un commissariamento dell’Asp di Vibo Valentia, così come è stato fatto per la sanità regionale. Al Commisario ad Acta per il Piano di rientro ing. Massimo Scura chiederò, invece, tramite apposito incontro, di attivare i poteri sostitutivi per gravi violazioni nella gestione dell’azienda sanitaria vibonese. Personalmente, conclude Grillo, mi attiverò immediatamente per creare un apposito osservatorio sulla sanità costituito da vari professionisti (medici, infermieri, avvocati, commercialisti, giornalisti, esperti in materia sanitaria ect.) che avrà, come dovere civico, il compito di vigilare sull’operato del management e segnalare ogni irregolarità alle autorità competenti.

Wanda Ferro (Gruppo Misto) sulla riserva naturale Valli Cupe

 “Il presidente Oliverio abbia uno scatto di dignità e rinunci a mettere le mani sulla Riserva naturale delle Valli Cupe e a trasformare nell’ennesimo carrozzone quello che potrebbe essere invece un modello di sinergia virtuosa tra associazionismo, volontariato, politica e istituzioni”. E’ quanto afferma la consigliera regionale Wanda Ferro (Gruppo Misto), che prosegue: “La Riserva Naturale, così come istituita dal Consiglio regionale grazie all’iniziativa del consigliere regionale Domenico Tallini, che ha saputo recepire le istanze provenienti da eccellenti esperienze del territorio, è stata pensata come una realtà snella ed efficiente, affidata alle competenze e alla passione di chi ha scoperto e valorizzato un tesoro naturalistico finora nascosto e con tantissime potenzialità ancora da sviluppare. Troppo bello per essere vero: neanche questa risorsa riesce a sfuggire agli appetiti clientelari e alle logiche spartitorie di questo centrosinistra, che come l’orda di Attila sembra voler travolgere il sogno della Riserva fino a non lasciare neanche un filo d’erba”. Puntualizza Wanda Ferro: “Per il rilancio delle Valli Cupe non servono ‘Comitati di gestione’ lottizzati dalla politica, non serve un politburo infarcito di trombati e portaborse, non servono strutture costose e farraginose: servono persone capaci, preparate, che hanno dimostrato di amare il proprio territorio in maniera autentica e disinteressata, come il direttore della riserva Carmine Lupia, il vero artefice della scoperta del ‘segreto meglio custodito d'Europa’ insieme a tanti appassionati volontari.

Un’esperienza che non può essere vanificata da un governatore che pensa di potere assoggettare al proprio controllo anche un’esperienza di eccellenza, quella delle Valli Cupe, che è tale proprio perché è partita dal territorio ed è stata tenuta al riparo dagli interessi politici di basso profilo. Oggi, con i più disparati pretesti di natura formale, l’amministrazione regionale sta tentando di snaturare il percorso che ha portato all’istituzione della Riserva delle Valli Cupe, con l’arroganza di chi pensa di potersi sottrarre al controllo sociale, per poi finire ridicolizzato sugli organi di stampa nazionali"

 

Wanda Ferro, Governo e Regione si assumano le proprie responsabilità

“Se si vogliono dare ai cittadini informazioni corrette e rispettose della realtà dei fatti rispetto alla questione del riordino delle Province, evitando sterili polemiche - dichiara la consigliera regionale Wanda Ferro - bisogna innanzitutto porre fine alla consuetudine di scaricare le responsabilità sulle eredità del passato, tenuto conto che Oliverio è alla guida della Regione Calabria da più di due anni.

In questo periodo la Regione ha solo alimentato lo stato di confusione producendo una legge monca, la LR 14/15, che, lungi dal tracciare una riforma risolutiva della materia, ha introdotto soltanto qualche disposizione urgente, rinviando, per il resto, ad un successivo provvedimento legislativo da adottare entro il termine perentorio del 31 dicembre 2015, ad oggi non approvato né sottoposto all’esame del Consiglio regionale. Spiace dover prendere atto - prosegue Ferro - che a distanza di quasi due anni dalla legge regionale, approvata sulla base di un disegno di legge della Giunta regionale, si ammetta candidamente che il trasferimento delle risorse finanziarie, strumentali e patrimoniali è ancora in corso di completamento con i tavoli tecnici bilaterali.

La politica - stigmatizza la consigliera - non può scaricare le responsabilità sui dirigenti. Rimane la magra consolazione che anche la Giunta regionale condivide che il Governo ha legiferato in maniera irresponsabile, dando per scontato il successo della riforma costituzionale che prevedeva l’abrogazione delle Province, e la necessità che, a livello nazionale - sottolinea l’esponente politico - il Governo dovrà dire cosa si vuole fare delle Province dopo l’esito negativo del referendum costituzionale.

Se è vero che le Regioni italiane hanno intenzione di aprire a livello nazionale un contenzioso con il Governo per ottenere le risorse finanziarie che prima venivano date alle Province e che oggi sarebbero trattenute a Roma, la Giunta regionale adotti ogni provvedimento utile e necessario perché, una volta tanto, la Calabria si distingua per essere la prima Regione italiana ad aprire un contenzioso con il Governo nazionale affinché le risorse finanziarie siano riversate a beneficio delle Regioni che sono state chiamate a svolgere le funzioni delle Province” - rilancia Wanda Ferro.

 

“Noi ci saremo, responsabilmente e nell’interesse dei cittadini calabresi. Saremo a fianco della Giunta regionale in una battaglia di civiltà finalizzata ad ottenere le risorse finanziarie per garantire i servizi essenziali ai cittadini calabresi. Ma non vorrei essere costretta a prendere atto che, invece, a tirarsi indietro - conclude Wanda Ferro - sarà proprio la Giunta regionale guidata dal presidente Oliverio, che continua ad esercitarsi nell’attività di equilibrista nella guerra del PD contro il PD”. 

Wanda Ferro: Responsabilità della giunta regionale per le gravi criticità delle province

Di seguito una dichiarazione del Consigliere regionale Wanda Ferro (Gruppo Misto).

Il governo nazionale e quello regionale stanno dimostrando assoluta incapacità di gestione dei problemi e totale indifferenza ai bisogni della gente e degli Enti locali, che soltanto oggi si rendono conto che la riforma Delrio va riscritta.

La situazione di caos in cui sono lasciate le Province, con gravi ripercussioni sui servizi e sulla stessa immagine della Pubblica amministrazione, non è una piaga d’Egitto abbattutasi sui cittadini, ma è il frutto delle politiche irresponsabili del governo Renzi e di un Partito Democratico che ad ogni livello ha dato per acquisita la conclusione del percorso di riforma costituzionale - e con esso l’abrogazione delle province - prima di attendere l’esito del referendum. Eppure la batosta referendaria avrebbe dovuto richiamare ad un maggiore senso di responsabilità la Regione Calabria, governata da un ex presidente di Provincia che è invece riuscito nell’impresa di aggravare una situazione già al collasso, tanto da rischiare per le proprie inadempienze addirittura il commissariamento da parte del Governo nazionale sulla questione del riordino delle funzioni.

Solo oggi i presidenti di Provincia del Pd sembrano accorgersi dei disastri provocati dalla riforma Delrio, ma continuano insieme al governatore Oliverio a stendere tappeti rossi all’ex presidente Renzi che viene in Calabria per la campagna congressuale. Eppure non possono essere più nascoste le  gravi responsabilità del governo regionale sulle sorti delle Province calabresi. Essendo stata presidente dell’Upi Calabria mentre alla guida della Giunta regionale c’erano Loiero prima e Scopelliti dopo, ricordo bene le battaglie condivise con Oliverio, allora presidente della Provincia di Cosenza, che insieme agli altri presidenti chiedeva con forza che ai trasferimenti delle competenze dalla Regione alle Province corrispondessero quelli delle risorse finanziarie e del personale. Ora che Oliverio è diventato governatore sembra aver dimenticato ciò che sosteneva pochi anni fa, senza far nulla per quelle province che oggi si trovano in stato confusionale anche per via delle carenze, ormai strutturali, del governo regionale che ha prodotto una legge monca, che non traccia una riforma risolutiva della materia, ma introduce solo alcune limitate disposizioni rinviando, per il resto, ad una successivo provvedimento legislativo mai approvato né sottoposto all’esame del Consiglio.

Da oltre due anni le Province sono costrette ad anticipare costi di gestione e di personale che sono in capo alla Regione, con il rischio di finire in dissesto e con gravi ripercussioni sulla qualità dei servizi offerti: basti pensare alla situazione di collasso in cui sono lasciati i Centri per l’impiego, che devono garantire servizi a migliaia di disoccupati calabresi e il cui personale è lasciato nella totale incertezza oltre che nell’assoluta indisponibilità di mezzi e strumenti per operare. Ricordo che nel settembre del 2015 sono state istituite, presso ciascun dipartimento interessato dalla riassunzione delle funzioni ed ai processi di mobilità del personale dalle Province, le  Unità Organizzative Temporanee “UOT - funzioni territoriali”, con lo scopo di assicurare l’integrazione, nell’ambito del sistema organizzativo, gestionale e regolamentare della Regione Calabria, delle funzioni e del personale proveniente dalle province, in attesa di definire la generale riorganizzazione delle strutture della Giunta Regionale e di adottare una legge organica di riordino complessivo delle funzioni.

Fin dall’inizio, il fallimento dei negoziati  con le Amministrazioni provinciali, alcune delle quali con enormi deficit finanziari come Vibo Valentia e Crotone, e la tensione nei rapporti tra le  istituzioni coinvolte non hanno consentito la stipula dei protocolli d’intesa previsti dalla Legge regionale 14/2015, che avrebbero   dovuto disciplinare, tra l’altro, il trasferimento delle attrezzature, dei beni, dei crediti e dei debiti, e garantire continuità nell’esercizio delle funzioni. Tutto ciò ha determinato gravissime  disfunzioni degli uffici territoriali delle UOT, che, a fronte dell’enorme numero di personale assegnato, si sono ritrovati in sedi non idonee e completamente privi di mezzi. Alcuni uffici risultano ancora sprovvisti di qualsiasi tipo di attrezzatura informatica,  senza servizio di pulizia e manutenzione dei locali, senza collegamenti ai sistemi informatici per il protocollo e per la rilevazione delle presenze. Una situazione grave protrattasi per un anno e mezzo nel silenzio assordante di tutte le strutture regionali preposte, con responsabilità enormi.

Non si è ritenuto di nominare dei commissari ad acta, né di evitare il trasferimento del personale delle UOT presso altri settori o strutture. Infatti parte del personale è stato  trasferito presso  altri settori, e si sono succeduti una serie di trasferimenti di personale delle UOT  presso le cosi dette” strutture” di assistenza tecnica. Ciò, oltre ad essere in conflitto con i criteri della delibera istitutiva delle UOT, ha svuotato le unità  di figure professionali provviste delle competenze e dell’esperienza necessaria per  continuare a svolgere le funzioni riassunte dalla Regione. Le UOT inoltre non ricevono le risorse, già drasticamente ridotte, che la Regione Calabria trasferiva alle Amministrazioni Provinciali con la Legge 34/2002, e di fatto si vedono preclusa qualsiasi  operatività su molte linee di attività, con ovvie ricadute negative sul  territorio già fortemente penalizzato dai continui tagli ai Comuni ed alle Province. Insomma la Regione ha svilito il ruolo delle UOT e la dignità professionale del personale, e ha generato oltre all’inefficienza degli uffici territoriali provinciali uno stato di confusione che ha ripercussioni fortemente negative su un’utenza già disorientata per via del passaggio delle funzioni.

Certo non meraviglia l’iniziativa dell’Upi di presentare esposti cautelativi in Procura e alla Corte dei conti per difendere le prerogative delle Province. Oliverio dica cosa intende fare per superare le gravi criticità che riguardano gli uffici periferici delle UOT, soprattutto a Vibo e Crotone, se intende chiudere le UOT, e quali sono i tempi stimati di attuazione dell’iter che dovrebbe portare alla definizione dell’intera vicenda, tenuto conto dell’anomalia di una struttura temporanea che però da due anni è nell’organigramma della Regione Calabria, con funzioni definanziate e uffici lasciati nell’impossibilità di operare. 

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