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Anno 1861, i nuovi nomi dei vecchi paesi

Subito dopo l'unificazione del 1861, ci si accorse che troppi comuni italiani avevano lo stesso nome; il ministero degli Interni li invitò a provvedere. Quelli seri si contentarono di Ionio e simili; qualcuno s'inventò Greci che mai furono; qualcun altro ricorse alla storia; qualcuno si lasciò andare alla fantasia. Vediamo cosa accadde nell’Istmo tra Ionio e Tirreno.  Non ebbero bisogno di interventi Acquaro, Amaroni, Arena, Argusto, Bivongi, Borgia, Briatico, Brognaturo, Camini, Capistrano, Cardinale, Cenadi, Centrache, Cessaniti, Cortale, Dasà, Davoli, Dinami, Drapia, Fabrizia, Filadelfia, Filandari, Filogaso, Francica, Gagliato, Gasperina, Gerocarne, Girifalco, Guardavalle, Ionadi, Joppolo, Limbadi, Maida, Maierato, Mileto, Monasterace, Mongiana, Montauro, Montepaone, Nicotera, Olivadi, Palermiti, Parghelia, Pazzano, Petrizzi, Pizzoni, Placanica, Polia, Riace, Ricadi, Rombiolo, S. Calogero, S. Floro, S. Onofrio, S. Sostene, Simbario, Sorianello, Soverato, Spadola, Squillace, Stalettì, Stefanaconi, Stignano, Stilo, Tropea, Vallelonga, Vazzano, Zaccanopoli, Zambrone, Zungri. Nardodipace è comune solo dal 1903. La calabrese Satriano non temette confusioni, perché solo nel 1887 prese nome di Satriano di Lucania l’antico Pietrafissa o Pietrafesa.  Un’innovazione distinguente s’impose per alcuni paesi, e qui diciamo di quelli che fecero ricorso alla geografia: Francavilla si chiamò Angitola; Monterosso, Calabro; Pizzo, Calabro [caduto in disuso]; S. Costantino, Calabro; S. Vito, Ionio; Soriano, Calabro. Chiaravalle si diede il curioso e burocratico epiteto di Centrale; si appellarono alla storia S. Gregorio, con d’Ippona; e Serra con S. Bruno.  Si vuole tuttora sia storico per S. Nicola il derivare da un’ellenica Crissa, secondo un improbabile cenno di Licofrone.  Cambiarono del tutto denominazione Castelvetere, che si arrogò essere Caulonia al posto di Monasterace; e S. Elia, che si ribattezzò… no, si sbattezzò Vallefiorita. Sarebbe divertente poter ricostruire, o anche solo immaginare, attraverso quali paesani o dotti dibattiti e liti si giungesse a tali determinazioni. Il decreto ministeriale è del 1863. Merita un discorso a parte la greca Ipponio, bruzia Veipunio, romana Vibo colonia Valentia, poi Vibona e altro, rifondata da Federico II come Monteleone; nel 1863, Monteleone Calabro; nel 1928 i fascisti memori della romanità vollero il ritorno a Vibo Valentia con tanto di t. La superstite opposizione propose, tanto per opporsi, Ipponio, ma anche in questo non ebbe fortuna. Nel 1968 Nicastro, Sambiase e S. Eufemia, conurbandosi – loro, almeno loro! – si chiamarono Lamezia Terme: ma, democraticamente, con la zeta.


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