Serra ed i suoi cinque vescovi

Serra dagli uomini di Chiesa ha avuto tanto, a cominciare dalla fondazione. Ma la Chiesa ha ricevuto molto, anche, da Serra. Numerosi sono stati, infatti, i sacerdoti che la cittadina della Certosa ha donato al cattolicesimo. Certo, taluni non hanno indossato l’abito talare per vocazione e non tutti hanno svolto con zelo la loro missione pastorale. Molti, però, si sono distinti nella “vigna del Signore” per la loro assoluta dedizione. Una dedizione che in alcuni casi ha portato gli uomini di fede serresi a conquistare posizioni di vertice nelle gerarchie vaticane. In particolare, il centro bruniano vanta tra i suoi “figli” ben cinque vescovi che, in tempi diversi, hanno guidato il numeroso gregge loro assegnato. Per trovare il primo serrese insignito di un così importante riconoscimento bisogna fare un viaggio a ritroso fino al Settecento. Si tratta di monsignor Domenico Antonio Peronaci. Nato il 23 febbraio 1682, dopo aver preso i voti, il 29 febbraio 1708, venne nominato vescovo di Umbriatico, il 17 novembre 1732. Il suo fu un apostolato lungo e proficuo, conclusosi, dopo 43 anni, il 5 febbraio 1775 quando, all’età di 93 anni, si spense nel palazzo vescovile che aveva fatto costruire nella contrada “Mandorleto” di Cirò. Doveva trascorrere poco più di mezzo secolo, prima che un altro serrese venisse chiamato a guidare una diocesi. Il prestigioso compito venne assegnato nell’aprile del 1835 a Bruno Maria Tedeschi il quale, dopo essere stato per molti anni arciprete della chiesa Matrice di Serra, venne nominato vescovo di Rossano. A lui si deve, tra l’altro, la riapertura, nel 1840, della Certosa, abbandonata dopo il terremoto del 1783. La sua esperienza terrena si concluse nel 1843 quando, nel corso di uno dei tanti viaggi, venne colpito da “idropisia toracica” mentre si trovava a Salerno. I suoi resti mortali vennero deposti nel duomo di San Matteo, il Santo patrono della città campana. Una morte altrettanto improvvisa colpì un’altro vescovo serrese, Giuseppe Barillari. Nato nel 1847, da una famiglia di artisti, dopo il sacerdozio si distinse a tal punto che quando gli venne affidato il vescovado di Menfi ed in qualità di ausiliare quello di Cariati, era il più giovane vescovo d’Italia. La sua “eccezionale dottrina” lo avrebbe portato, molto probabilmente, a vestire la porpora cardinalizia se la morte non lo avesse colto, nel 1902, all’età di cinquantaquattro anni, mentre si trovava nel suo paese natale. Negli stessi anni in cui esercitò il suo mandato monsignor Barillari, Serra ha annoverato, anche, un altro vescovo, Biagio Pisani. Nato nel 1850, si trasferì in giovane età, a Napoli, per motivi di studio. Nella città partenopea si fece apprezzare per le sue qualità e nel 1880, venne scelto come segretario dal vescovo di Capua, Alfonso Capecelatro. Dopo un lungo “apprendistato”, nel 1895, papa Leone XIII, lo elesse vescovo di Famagosta. Condusse la sua diocesi con tale rettitudine che nel 1901 gli venne conferito l’arcivescovado di Lepanto. Il nuovo incarico, durò solo tre anni, poiché nel 1904, a causa di una malattia agli occhi che lo condurrà alla cecità, fu costretto a lasciare la sua sede. Ritornato a Serra, morì nel 1919. Quando Biagio Pisani concludeva la sua esistenza terrena, Bruno Maria Pelaia era nato da sedici anni. Ordinato sacerdote il 29 luglio 1928, ben presto assunse la cattedra di sacra scrittura nei seminari di Chieti, Catanzaro e Reggio Calabria. Nei primi mesi del 1960, Papa Giovanni XXIII lo nominò vescovo titolare di Landia e coadiutore “sedi datus” di monsignor Raffaello Delle Nocche, a Tricarico. Dopo la morte del titolare della sede, il 10 febbraio 1961, Bruno Maria Pelaia diventò titolare della diocesi di Tricarico. La sua missione pastorale si concluse il 18 luglio 1974 quando, al termine di una lunga malattia, si spense a Roma. Nella cittadina lucana il vescovo serrese è ancora ricordato per aver dotato, nel 1968, il duomo di una bellissima porta bronzea con epigrafe commemorativa.

Leave a comment

Make sure you enter all the required information, indicated by an asterisk (*). HTML code is not allowed.