Il 25 aprile 1945 e i precedenti

Un’indagine ha dimostrato che la massima parte dei ragazzi ignora cosa sia il 25 aprile e perché si celebri. Tranquilli, anche se chiedete la gran parte dello scibile storico, vi risponderanno così, e ve ne spiego in breve la causa: oggi la storia si studia a scuola, e perciò è una materia scolastica, quindi una cosa da sapere solo se interrogati e quando, ma che non è vera. Prima, quando erano tutti analfabeti, succedeva che i nonni e i padri raccontavano ai figli, e poi, solo poi questi trovavano sui libri di scuola gli stessi racconti: quasi una conferma di nozione già pacificamente acquisita a tavola o al braciere. Quando io ero appena poco più che neonato, mi accorsi che mio padre, facendosi la barba, cantava “Giovinezza”, “Sole che sorgi”, o quel capolavoro di epica popolare che è “Le donne non ci vogliono più bene”; e perciò appresi subito che, ufficiale della Repubblica Sociale, aveva conservato le sue idee; mi raccontò la storia secondo la sua ottica, poi io ho letto mille altri libri, ma prima di ogni carta stampata avevo sentito “Fuoco di Vesta” eccetera. Credo che anche i miei coetanei figli di antifascisti abbiano sentito in casa cantare “Bandiera rossa”, con relativa spiegazione da parte del politicizzatissimo genitore comunista. I ragazzi di oggi, figli di genitori laureati, molto laureati nella loro materia e ignoranti in tutto il resto calcio compreso, non hanno ricevuto alcuna informazione. Quella di scuola, vale la trigonometria o il perfetto medio: pretesti per prendere il voto. Ciò premesso, e appurato che nessuno sa niente, ora vi racconto come andarono le cose. Vi racconto solo i fatti, che non sono opinabili: per il resto, fate voi. 

Nella tarda primavera del 1943 cessano le operazioni militari in Tunisia e Algeria, con la resa degli ultimi reparti italotedesche d’Africa. Due mesi dopo, gli Angloamericani sbarcano in Sicilia. Le truppe italiane, che dal 1940 avevano combattuto con diversa fortuna ma senza mai mostrare segni di cedimento, diedero i primi segni di crisi. La Sicilia venne difesa quasi solo dai Tedeschi. Il 25 luglio due congiure concomitanti, quella dei gerarchi fascisti e quella del re, abbattono Mussolini. Cade il regime fascista con i suoi simboli, e l’avvenimento è accompagnato da qualche manifestazione di piazza. Il nuovo governo Badoglio impone la legge marziale, vietando ogni assembramento e ordinando alle truppe di sparare, in caso contrario, “come in combattimento”! A proposito di combattimento, dichiara che “la guerra continua”. Infatti, dal 25 luglio al crollo Esercito, Marina ed Aviazione si battono come possono contro gli Angloamericani, senza minimamente sospettare; e senza che nemmeno gli altissimi comandi fossero avvertiti di novità rispetto alla dichiarazione del 10 giugno 1940, ribadita, ripeto, il 25 luglio. In realtà Badoglio apriva trattative segretissime, che portavano, il 3 settembre, alla firma di un armistizio, anch’esso segreto, e che Badoglio s’illudeva potesse trasformarsi in cambio di fronte e passaggio dell’Italia al fronte alleato. Al contrario, ricevette l’ordine di pubblicare l’armistizio, con la minaccia di bombardamenti apocalittici; e lo fece la mattina dell’8 settembre. I Tedeschi, che si aspettavano un tale esito dei fatti e che si erano ben preparati, attaccarono subito gli Italiani dovunque fossero: Francia, Croazia, Grecia, e nella stessa Italia. I nostri, del tutto ignari, quasi non opposero resistenza. Soli episodi, qualche scontro alle porte di Roma tra Granatieri di Sardegna con qualche civile e Tedeschi; combattimenti a Lero e Cefalonia; affondamento della corazzata Roma; agitazioni a Napoli, e basta. Centinaia di migliaia di soldati vennero catturati in poche ore; altri sfuggirono alla cattura, con sorti molto diverse. Re e Badoglio riuscirono a raggiungere Brindisi, protetti dagli Angloamericani. Questi intanto erano sbarcati in Calabria, e, nella settimana precedente l’armistizio, si combatté a Capo Spartivento, Zilastro, Badolato. Avvenimento altamente simbolico di quel disastro: la sera del 7 settembre, poche ore prima della resa, l’artiglieria di stanza a Soverato abbatté un aereo americano. Il 9 il paese venne occupato da un reparto canadese. I Tedeschi di Sicilia si erano ritirati in buon ordine per linee interne; altre forze si opposero allo sbarco di Salerno, per attestarsi poi sette mesi sulla linea di Cassino. Mussolini, liberato da un reparto germanico, fondò o dovette fondare uno Stato fascista, la Repubblica Sociale Italiana, con un risveglio del fascismo. Tra Esercito regolare e truppe fasciste di Brigate Nere e Guardia Nazionale e reparti autonomi come Decima Mas e Muti, si armarono da ottocentomila e un milione di uomini. Pubblicazioni ufficiali dell’ANPI dell’immediato dopoguerra attestano che circa 80.000 soldati o civili si armarono in formazioni “partigiane”, con alcuni episodi come le repubbliche di Alba e di Domodossola, di brevissima durata, e molti atti di guerriglia. Senza dar corso a veri combattimenti, i partigiani trattennero dal fronte alcuni reparti germanici e fascisti. I partigiani erano per circa metà comunisti con apporti socialisti; per una grande percentuale, ufficiali e soldati monarchici; e piccole formazioni di altri partiti. I comunisti associavano alla lotta contro i Tedeschi lo scontro antifascista e il progetto di rivoluzione marxista, ignorando che Stalin si sarebbe accordato non solo con gli Angloamericani ma con lo stesso Badoglio. Lasciata la linea di Cassino, i Tedeschi si attestarono per altri mesi sulla Linea Gotica, a difesa della sola Pianura Padana; si svolsero degli scontri a Firenze. Nel mese di aprile 1945 crollarono i tre fronti della Germania: gli Angloamericani sfondarono sul Reno, i Sovietici giunsero a Berlino; in Italia Settentrionale si arresero regolarmente le truppe tedesche e l’Esercito della RSI; mentre dilagarono dovunque conflitti a fuoco, vendette, confusione… Un brevissimo e tragico periodo della storia italiana, culminato con l’uccisione di Mussolini, su cui sono stati scritti libri a migliaia. Con gli Angloamericani giunsero al Nord i carabinieri e quel poco di truppe regie, che ristabilirono l’ordine, sostituendo subito i prefetti partigiani con prefetti ministeriali, e ponendo fine a ogni velleità rivoluzionaria, del resto non autorizzata, anzi vietata da Mosca, e perciò fermata da Togliatti. Iniziò il mondo di Yalta, che finirà solo nel 1989. Non c’è ancora una storia definita. Sarebbe ora di scriverla; e anche di studiare cosa accadde nel Meridione, ancora una volta escluso dalla grande storia, ma esposto alla corruzione delle Amlire e di Napoli lupanare degli Alleati. Tutto ancora da scrivere.

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