Tratta di persone, la Giornata Mondiale non basta

Da qualche parte ho pubblicato un corposo pezzo sulla schiavitù nei secoli antichi: leggetelo. Sappiate che si praticò, sotto varie forme, almeno fino al XVIII secolo anche in Europa; e, nelle Americhe, per altri cento anni. Il Congresso di Vienna nel 1815 vietò la “tratta dei neri”, anche se non la schiavitù dove essa era praticata legalmente. In Abissinia, la schiavitù venne abolita dall’Italia nel 1935; si sussurra se ne trovino casi qui e lì in Medio Oriente.

 Perché oggi, nel 2018, tutto questo non appartiene alla storia ma all’attualità? Grosso modo, questa è oggi la tratta:

  • Favoreggiamento, in vari modi, di immigrazione da Paesi più o meno poveri a Paesi più o meno ricchi. Ciò avviene o per interesse o anche in buona fede.
  • L’interesse non è solo di chi parte, ma anche di chi sfrutta braccia, qualche volta anche menti e competenze. Nel nostro caso, pensiamo a Gioia Tauro, Rosarno…
  • Si calcola che ogni anno spariscano nel nulla 4.500 “minori”, moltissimi dei quali sono veramente in tenera età. Spariscono è una parola che autorizza ogni ipotesi, anche la più orrenda, come l’asportazione di organi da trapiantare; e non credo che dei medici così delinquenziali si preoccupino di mantenere in vita i “donatori”.

 Ci sono dunque buonissimi motivi per combattere la tratta nel modo più serio e radicale. Se l’Onu non fosse, come è, un’accolita di burocrati superpagati e nullafacenti, dovrebbe assumere provvedimenti di livello mondiale. Siccome l’Onu non serve a niente, dovrebbe pensarci l’Europa, per quanto riguarda almeno il Mediterraneo. Sì, se l'Europa non fosse un dormitorio di passacarte, superpagati pure loro.

 La tratta si combatte in due modi:

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