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Antropologia del caso greco

Tutta la Grecia arcaica, quella più grande e più nobile e più contraddittoria, quanto non c’era ancora la filosofia (φιλοσοφία, tendenza a un sapere ignoto;), ma la sofia (σοφία), sapienza divina, incentra la sua visione della vita e del mondo nel concetto di hybris (ὕβρις), che si può tradurre esattamente come tracotanza, rifiuto dell’accettazione dei limiti. L’eroe arcaico è chi non sa accettare la condizione umana, e va consapevolmente incontro al suo destino: la tragedia è, per Aristotele, τὰ πάθη τῶν ἡρώων, le violente passioni degli eroi, e solo degli eroi.  La hybris è dunque l’orgoglio degli eroi, i quali, per essere come gli dei, combattono e muoiono. E cade l’età degli eroi, ed essi muoiono senza degni eredi. Viene l’età degli uomini, e la loro hybris non è quella di Ercole, di Aiace, di Achille, ma è solo superbia, volere troppo, e volerlo per pretesa piuttosto che per diritto. Si legga l’analisi di Tucidide sulle cause della Guerra del Peloponneso. Certo, lo so bene che alla Grecia, o piuttosto alle grecità, il mondo deve alcuni dei suoi momenti più alti della poesia, dell’arte, della filosofia; lo so per mestiere, non per sentito dire o vaghe reminiscenze umanistiche. Ma so anche che, se raggiunsero buoni livelli di scienza, rimasero, forse volutamente, a tecniche poco evolute, con qualche eccezione sempre in edizione unica e senza divenire modello e sistema; e che, teorizzatori della politica, le loro istituzioni effettuali furono sempre instabili; e se la democrazia ateniese funzionò per qualche anno, fu perché a comandare di fatto era Pericle; e morto lui, finì sotto le frecce dei Siracusani e la teatrale vendetta di Lisandro.  Questi sono i Greci classici veri, non quelli inventati dai professori per educare i pupi. Divenuti “romani”, i Greci imperiali e cristiani crearono un mondo di altissima cultura, efficiente organizzazione e frequente gloria militare, che gli scopiazzatori di Voltaire chiamano bizantino con disprezzo, ma visse altri mille anni dopo la caduta di Roma. Una grande storia, ma ancora la hybris, questa volta ammantata di religione, impedì ogni utile rapporto con l’Occidente, e questo abbandonò i Greci alla conquista ottomana. Nel XIX e XX secolo, l’hybris assunse le forme del nazionalismo, con molti risultati reali quali l’indipendenza, la riconquista di Creta, la resistenza inattesa all’invasione italiana del 1940… ma anche con momenti di inutile superbia: il fallito tentativo di Cipro, l’ostilità nominalistica alla piccola Macedonia per richiedere che cambi nome… E questa ultima pretesa di aver soldi dall’Europa senza restituirli: un atteggiamento che non merita nemmeno di chiamarsi hybris, ma giusto spocchia e sfacciataggine. La Grecia di oggi è una terra scarsamente popolata e che ha pensato, qualche decennio fa, di campare di impiego pubblico e di un turismo da lupanare, devastando moralmente il popolo e sociologicamente il territorio. L’Europa, che è governata con i piedi, dà una potentissima mano alla superbia stracciona dei Greci. Non so come andrà a finire.

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