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Quei ragazzi dimenticati dei call center

Ci sono giovani in Calabria che non pretendono di avere il piatto pronto senza sentire il peso della giornata sulle spalle. Sono ragazzi che si accontentano di uno “stipendio” un po' così, che gli consente di realizzare piccoli sogni: magari quello di comprare un abitino al figlio in arrivo, di cambiare la lavatrice della mamma che ormai funziona a stento, di mettere qualcosa da parte in vista di un domani più impegnativo. Sono lavoratori che si sono abituati a tenere la cuffia all’orecchio per ore, ad avere pazienza con chi d’altra parte della cornetta si mostra restio a qualunque dialogo, a provare e riprovare. Il traballante impiego in un call center porta a stremare  la propria mente: da un lato ogni minuto è una sfida per cercare di raggiungere la vendita che può risollevare la giornata, dall’altro la consapevolezza della precarietà assume le sembianze di una goccia che per anni cade sulla stessa pietra. La quotidianità diventa una battaglia di resistenza che fa perdere la cognizione del tempo finché un giorno non ci si accorge di aver aggiunto altre candeline sulla torta senza che il destino sia cambiato. È il giorno in cui suona la sveglia: il call center chiude i battenti, l’impiego svanisce a meno che non si accetta di spostarsi per decine di chilometri e continuare a fare le stesse cose altrove. In pratica, una proposta che, conti alla mano, è impossibile accettare. La sensazione che si avverte è quella di essere stati usati e poi gettati via. E a poco valgono le giustificazioni che esplicano l’esigenza di razionalizzare. Chi occupava quella determinata postazione era un uomo o una donna, non un numero che all’occorrenza può essere cancellato. Era ed è una persona con sentimenti ed aspirazioni, che forse dietro un sorriso nasconde problemi complessi. O il rammarico di una laurea che è rimasta un pezzo di carta da appendere al muro, in un mondo che prima ti illude e poi ti abbandona. O, ancora, il rimpianto di non aver preso il primo treno verso terre lontane con un biglietto di sola andata. Oggi, la vita è anche questo: saper superare le delusioni ed avere la forza di ripartire.

 

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