Il serrese Ferragina (Fi) chiede alla Santelli di far rientrare i calabresi fuori sede

“Caro presidente ti scrivo”.

Questo l’incipit dell’appello con il quale il serrese Giuseppe Ferragina, in qualità di esponente provinciale di Forza Italia giovani- Vibo Valentia, si è rivolto al presidente della Regione Calabria, Jole Santelli per chiedere il rientro dei calabresi bloccati fuori regione dalle disposizioni anticoronavirus.

 Dopo aver premesso di non aver “nulla da rimproverare” nella “gestione regionale dell’emergenza sanitaria”, Ferragina ha posto in evidenza la necessità di programmare il rientro “a casa di tanti” calabresi  “che si trovano al nord per studio o lavoro”.

 Se da un lato è “ giusto” adottare “le misure necessarie a contenere nuove ondate di contagio”, è “altrettanto giusto far ricongiungere le famiglie”.

Se non si lavorasse in tale direzione, per l’esponente azzurro, vorrebbe dire  averla data “vinta” a coloro i quali sono “rientrati incoscientemente ad inizio marzo, mettendo a rischio un'intera regione”, a scapito di chi, rispettando “le regole rischia di rimanere beffato”.

Alla luce dello “alto senso di responsabilità” dimostrato dai calabresi che hanno seguito “le direttive” e combattuto in “un'unica direzione”, per Ferragina è “ giusto dare inizio” al “rientro organizzato e controllato” dei fuori sede.

 In conclusione, l’esponente azzurro chiede quindi “alla governatrice Santelli di rivedere” le “attuali linee guida sui rientri e di dare ancora una volta un’impronta di buona gestione in questa emergenza”, dimostrando che “la Calabria c’è” ed accoglie”i propri figli, soprattutto nei momenti di difficoltà”.

Coronavirus, Iacucci: “Bisogna accogliere l’appello dei calabresi che chiedono di rientrare a casa”

“È il momento di pensare a come ripartire ed è giusto preoccuparsi e trovare in tempi rapidi una soluzione per tutti coloro che sono rimasti lontani dalla loro terra d’origine ed evitato la fuga da Nord a Sud”.

E’ quanto scrive in una nota il presidente della Provincia di Cosenza, Franco Iacucci.

“Ora – prosegue il comunicato - bisogna accogliere l’appello di tutti i calabresi che stanno chiedendo di poter rientrare a casa, ovviamente con le dovute precauzioni e nel rispetto delle regole tese ad evitare la diffusione del contagio del Covd-19.

Molti di loro insegnano temporaneamente al Nord e, con le scuole chiuse, si trovano sospesi come in un limbo e con spese importanti da sostenere. Così come gli universitari fuori sede, i precari e coloro che lavorano lontano dalla Calabria e che, dopo essere rimasti giudiziosamente nelle regioni del Nord Italia nei giorni più complessi dell'emergenza sanitaria, ora chiedono di rientrare nei luoghi di residenza e ricongiungersi alle proprie famiglie. Molti di loro vivono da tempo in condizioni di forte disagio economico e psicologico. Non dimentichiamo – aggiunge Iacucci - che l’emergenza Coronavirus ha avuto e continua ad avere effetti devastanti sull’economia globale: la crisi ha fermato più della metà delle imprese presenti in Italia. Imprese che, secondo gli ultimi dati dell’Istat, danno lavoro a 7,4 milioni di persone. E tanti sono coloro che hanno perso il lavoro e ora si trovano senza reddito e senza risorse per pagare l’affitto. Non possiamo rimanere inermi al loro grido di aiuto. Proprio loro che hanno rispettato le regole, non hanno assaltato le stazioni e sono rimasti lontani dalla tentazione di scendere nella propria terra, ora hanno il diritto di essere ascoltati e di poter rientrare nelle proprie case.

Condivido l’appello del dirigente del Liceo Classico B. Telesio, Antonio Iaconianni, promotore della petizione on line “Il diritto di tornare a casa propria” indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al presidente della Regione Jole Santelli, che in poche ore ha superato le 1300 firme. Con la petizione si chiede “che vengano disposte misure urgenti ed indifferibili per consentire il rientro immediato a casa di tutti gli studenti e di tutti i lavoratori, gli uni rimasti con le Università chiuse e gli altri rimasti senza lavoro, realizzando dei corridoi di sicurezza, con tutte le misure che le attuali norme prevedono, a salvaguardia della tutela di tutti”.

Dobbiamo sostenere il loro appello, ora ci sono tutte le condizioni per poter organizzare il loro rientro a casa. Non possiamo – conclude Iacucci - voltare le spalle a chi ha rispettato le regole, ora lo sforzo deve essere nostro. Dunque, le istituzioni lavorino in sinergia per garantire, in massima sicurezza, il diritto di tornare a casa propria”.

Dal vicepresidente della giunta regionale Spirli' l'invito a consumare prodotti calabresi

Oggi più che mai bisogna scegliere prodotti Fatti in Calabria. L’emergenza Coronavirus ha messo in ginocchio la nostra regione, come il resto del Paese. Noi ci siamo subito dati da fare: abbiamo stanziato 150 milioni di euro per sostenere le imprese, gli artigiani e i commercianti. Ora, ognuno di noi, ogni singolo cittadino, ha una grande responsabilità: comprare e portare in tavola i buoni prodotti di Calabria. È il primo passo. Sembra piccolo, ma è il più importante! Insieme rimetteremo in moto la nostra economia e faremo ripartire la nostra Regione”.

È quanto dichiara il vicepresidente della giunta regionale Nino Spirli' che aggiunge:

“Scegli la Calabria è un progetto di vita, di vita nuova, a sostegno e promozione delle attività e dei prodotti degli artigiani, delle aziende e dei commercianti calabresi. La rinascita della nostra amata terra parte dalla consapevolezza della gente di Calabria che, nello scegliere, sappia onorare il lavoro, il coraggio, la fatica di migliaia di commercianti e artigiani che non hanno abbandonato questa terra neanche in uno dei momenti più bui della storia dell’umanità intera. Aiutiamoli ad aiutarci. Viva la Calabria!”.

Il contributo dei calabresi nella Grande Guerra, se ne parlerà a Lamezia Terme

"L’Italia vinceva. Il contributo della regione Calabria” è il titolo dell’incontro-dibattito, in programma il 25 novembre, alle ore 10 al Museo diocesano di Lamezia Terme.

L’evento è promosso dall’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore del Pantheon e vuole commemorare la partecipazione dell’Italia ed in particolare il contributo dei calabresi alla Prima Guerra Mondiale.

Dopo il benvenuto da parte del Vescovo Luigi Cantafora, introdurrà i lavori Giacomo Mannino delegato per le province di Catanzaro e Vibo Valentia delle Guardie d’Onore al Pantheon, mentre l’Ispettore regionale Floro De Nardo assolverà le funzioni di moderatore.

Seguiranno le relazioni dell’Ispettore nazionale ai convegni della G. di O. Ciro Romano, docente del dipartimento  studi umanistici all’Università “Federico II” di Napoli e dell’ateneo finlandese di Jyvaskyla, del Generale di Divisione in ausiliaria Pasquale Martinello, già comandante del Cme-Calabria e presidente dell’associazione “Calabria in armi”, dello storico locale Vincenzo Vilella.

L’evento sarà arricchito dall’esposizione di cimeli e documenti militari, in parte provenienti dalla collezione privata della Guardia Scelta Santo Amelio, e dall’esecuzione a cappella della Corale Nova Vox Aurea di Castrovillari.

Inoltre, interverranno ai lavori alcuni studenti che hanno visitato i luoghi del conflitto. L’iniziativa si inquadra nel programma ufficiale delle commemorazioni del centenario della Prima Guerra Mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

 

 

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Sangue sulle strade calabresi, un morto e tre feriti

Tragico incidente stradale a Rossano, in provincia di Cosenza.

Per cause ancora in corso d’accertamento, al km 10,300 della strada statale 106RADD, un’autovettura si è scontrata con un mezzo pesante. Nell’impatto una persona è  deceduta ed altre tre sono rimaste ferite.

La strada è stata chiusa al transito.

Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, le forze di polizia e le squadre dell’Anas impegnate a gestire la viabilità ed a ripristinare la normale circolazione nel più breve tempo possibile.

Wanda Ferro (Gruppo misto): "La politica gioca con la salute dei calabresi"

"La mancata pubblicazione da parte del Dipartimento regionale Tutela della Salute del decreto 50 emanato il 14 marzo scorso dal Commissario alla Sanità Massimo Scura, è una ulteriore dimostrazione che la politica sta giocando una partita che ha interessi ben diversi da quelli che riguardano la salute dei calabresi. Il lungo e ormai fastidioso braccio di ferro tra il governatore Oliverio e il commissario Scura non può giustificare la decisione di ostacolare le quasi 600 assunzioni a tempo indeterminato previste dal decreto, che consentirebbero di dare una vitale boccata di ossigeno alle aziende ospedaliere e sanitarie calabresi ormai al limite del collasso per la mancanza di personale, così come ai tanti professionisti che ormai da tempo aspettano l’assunzione o la stabilizzazione. Inoltre l’assunzione di personale consentirà di attivare nuovi servizi previsti dal Dca 64/16 e quindi di migliorare i Lea, condizione fondamentale per uscire dal Piano di rientro e quindi dal commissariamento. La Regione deve fare tutto quanto è in suo potere per dare risposte adeguate alla domanda di salute dei calabresi, senza fare pagare ai cittadini il prezzo di battaglie politiche che nulla hanno a che vedere con i loro reali bisogni”.

E' quanto scrive in una nota il Consigliere regionale del Gruppo misto, Wanda Ferro

 

Il crollo al Duomo di Catanzaro emblema dell'abbandono dei beni culturali calabresi

È davvero un miracolo se il crollo di una parte del soffitto di una cappella della Cattedrale di Catanzaro non sia avvenuto di giorno a porte aperte, con danni non solo ai beni culturali e agli oggetti di culto, ma probabilmente a qualche fedele genuflesso in preghiera.

Eppure lo stato di degrado era stato da tempo segnalato a chi di dovere da parte dell'arcivescovo mons. Vincenzo Bertolone. 

Ma dal dire al fare - si sa - c'è di mezzo il mare! E in Calabria con due mari...i tempi divengono oceanici, tanto che volete che sia e ....forse se e quanto valga qui il dispositivo dell'art.733 del C.P. con le sanzioni previste per il danneggiamento dei beni culturali.

Con il pretesto che c'è il pericolo della mafia radicata dietro ogni appalto, i burocrati pensano che  siccome la fine del mondo è ancora lontana, la fretta è cattiva consigliera; mentre il governo regionale manda e rimanda  l'erogazione dei fondi con la certezza che se a fine mandato ne verrà un nuovo, si comincerà ahimè tutto daccapo.

I beni culturali sono poi circondati da altri paletti: intendenti e soprintendenti / proposte e pareri / assensi e dissensi e le incompiute sono il penoso pane quotidiano distribuito da funzionari sonnolenti

La Calabria non può e non deve rassegnarsi. Sopratutto i giovani devono essere in prima linea e le scuole di ogni ordine e grado devono essere laboratori per una decisa risposta. 

Lo hanno fatto per diversi motivi e con poche risorse quei Calabresi creativi, ed è bene che lo facciano anche per questo settore, nonostante che quel disegno previsto dalla legge regionale n.2 del 14 febbraio 2000 il quale vagheggiava il "Progetto Giovani", sia rimasto nell'archivio dei sogni delusi.

Per il restauro del duomo di Catanzaro forse sarebbe interessante allestire un cronografo nella piazza adiacente per controllare esattamente il tempo che passerà a partire dal 13 marzo 2017" come si fece a Roma presso l'altare della Patria in Piazza Venezia per il Giubileo del 2000, cinque anni prima, ovviamente con il conto alla rovescia.

La storia è sempre maestra di vita, anche se spesso alcuni politici lo ignorano e non se ne importano. 

Staremo a vedere. Che Dio ci aiuti, anche su questo fronte, con l'auspicio che i mezzi di informazione siano vigili ed attivi.

 

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Garibaldi, la Calabria le colpe dei calabresi

 In un certo teatro della nostra zona, un certo attore ha informato il pubblico che “Garibaldi tolse al Sud le ferrovie e le portò al Piemonte che non le aveva”; e giù applausi di tutti, tranne chi scrive, il quale è sì Commendatore dell’Ordine borbonico Costantiniano eccetera, però, nei ritagli di tempo, è storico, e come tale edotto che, nel 1860, il Piemonte contava 950 chilometri di linee ferrate – resesi assai utili anche nella guerra del 1859 contro l’Austria – e il Regno delle Due Sicilie solo 99 (novantanove).

 Rispondo a qualche domanda. Mancavano forse i progetti? Ma no, ce n’era un visibilio, e anche disegnati molto bene. Mancavano i soldi? Ma no, le casse dello Stato scoppiavano (dello Stato, non del re; e un ducato che fosse uno non circolava). E allora? Lo stesso della Regione Calabria quando non spende i fondi europei: ignoranza, incapacità, o, peggio, eccesso d’intelligenza e starsela a pensare. Già, il meridionale medio è come i cani doberman che ogni tanto il cervello cresce più del cranio, e diventano scemi!

 Lo Stato unitario attuò i progetti con i soldi borbonici; e nel 1875 la linea di Bari s’incontrò con quella di Reggio. Indovinate dove? A Soverato! Ma non è di treni che voglio parlarvi; è della mania dilagante, tra un 20% di furbetti e un 80 di sprovveduti e ingenui, di spiegare i mali del Sud con la colpa di qualcun altro. Non è una novità, e, prima di questa moda pseudoborbonica, di solito l’intellettuale meridionale vagamente colto e vagamente massonico se la prendeva con:

-          I Romani, che, a suo dire, avrebbero distrutto la Magna Grecia: affermazione falsissima, se è vero che già da due secoli i Greci avevano raso al suolo le città greche di Siri, Sibari, Caulonia, Ipponio, Reggio e spiccioli; che Roma intervenne la prima volta per aiutare Thuri; e che la rinata Reggio era un municipio romano in cui si parlava greco ma erano tutti cittadini con tre nomi latini; eccetera.

-          Saltando un po’, contro gli Spagnoli, cui si attribuivano tutte le nefandezze antiche e attuali, ignorando che non ci sono più dal 1708.

-          I più raffinati, se la pigliavano con i cattolici per non essere diventati protestanti.

-          Con i Borbone, la cui colpa sarebbe stata di non essersi messi a pecorone quando nel 1798 arrivarono i giacobini saccheggiatori; eccetera; e che anche loro non ci sono dal 1861.

 Questo accadeva prima. Oggi che a scuola si studia solo la Guerra dei cento anni, segno che i testi sono scopiazzati da libri francesi e inglesi e che certi professori senza libri annaspano nel buio pesto, niente Romani e Iberici e papi; e i Meridionali hanno trovato un nuovo lupo con cui prendersela: i più, Garibaldi, che bene o male l’hanno sentito nominare tutti; qualche raro meno ignorante, con Cavour.

 Il procedimento è psicanalitico, tipo per la moglie è colpa del marito, e per il marito, della moglie. Tutti vedono che il Sud è messo malissimo; in particolare, la Calabria è pressappoco l’ultima d’Europa. Per evitare di accusare i Meridionali, e in particolare i Calabresi, bisogna scaricare le colpe addosso a qualcuno: è Garibaldi, ma potrebbero essere i Marziani, è uguale. Colpe di che? Di aver sottratto al Sud la sua ricchezza.

 Per fare ciò, bisogna inventarsi la ricchezza. Ed ecco che l’onesta ferriera statale di Mongiana diventa “il polo siderurgico più grande l’Italia”, e se l’applauso è scrosciante, “d’Europa”; e la casuale presenza di un bidet a Caserta, “avevamo l’acqua nelle case”, e via con altri deliri. Avevamo, poi arrivò il lupo cattivo.

 Attribuire colpa all’Oliverio, allo Scopelliti di turno? Non sta bene, sono amici; e forse un favore…

 Corollario: ora qualche lettore mi accuserà di essermi venduto ai “Piemontesi”; e invece no, ragazzi, vi sto spiegando la verità gratis; e che la colpa è tutta e solo nostra. Sì, anche l’arrivo di Garibaldi fu colpa nostra, di un esercito e marina che se la stettero a pensare invece di spararli addosso come deve fare, per automatico dovere, un militare normale in presenza di qualsiasi sbarco armato: prima sparare, poi, ma non è indispensabile, domandarsi chi è il nemico.

 E giù applausi all’attore disinformato.

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