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Callipo: “Referendum non è sondaggio su Renzi, votare Sì significa dare chance al Paese”

“La Leopolda 2016 ha discusso e lanciato la sfida forse più difficile di tutte le sue edizioni precedenti: la riforma costituzionale”.

È quanto afferma il sindaco di Pizzo Gianluca Callipo che aggiunge: “oggi è di moda essere ‘contro’, a prescindere dai contenuti, a prescindere dalle conseguenze. È di moda essere contro anche verso chi propone di cambiare quel sistema che ha sempre rallentato la maturazione della democrazia italiana, lasciando che questo Paese resti perennemente diviso in due dopo ogni elezione, senza veri vincitori né vinti. La conseguenza – spiega il membro dell'Assemblea nazionale del PD - è un'instabilità politica e un'incapacità di agire che da sempre frenano l'Italia come una zavorra. La riforma costituzionale promossa dal Governo Renzi, combinata con la nuova legge elettorale, promuove innanzitutto l'adozione di un principio finora alieno alla politica italiana: chi vince governa davvero. E lo fa senza compromettere le garanzie democratiche che assicurano il bilanciamento dei poteri e il ruolo delle minoranze, ma riducendo drasticamente i costi della politica e dando maggiore rappresentatività ai territori.

Ecco perché al referendum voterò Sì. Ecco perché anche chi non condivide la politica di Renzi farebbe bene a riflettere sul vero significato di questo voto, che non può essere ridotto a un sondaggio sul gradimento del premier. In gioco c'è il cambiamento che da tanti, troppi anni, auspichiamo. In gioco – conclude Callipo - c'è il futuro stesso del Paese, che qualora perdesse questa occasione sciuperebbe forse l'unica opportunità concreta che sinora ha avuto per diventare finalmente una democrazia compiuta”.

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Serra. Referendum, Jlenia Tucci prende posizione: “No ad una riforma controproducente”

“La nostra coscienza civica ci impone di partecipare attivamente alle decisioni che determinano il futuro del nostro Paese: per questo è importante che ogni cittadino si rechi alle urne il 4 dicembre”.

È la premessa usata da Jlenia Tucci per sviluppare il proprio pensiero sulla riforma costituzionale sulla quale gli italiani dovranno pronunciarsi fra un mese. “Condivido – afferma il consigliere comunale di ‘In alto volare’ – le azioni messe in campo dal Comitato ‘Riformisti per il No – Noi della grande riforma – Serre calabre”, guidato dal presidente Francesco De Caria, perchè effettivamente la fragilità ed il disordine di questa riforma rischiano di far fare passi indietro all’Italia. È evidente il difetto di legittimazione popolare del Governo che l’ha promossa ed è chiaro che c’è bisogno di una riforma ambiziosa che ridia slancio al Paese piuttosto che di un confuso rimescolamento di carte che incide negativamente sull’iter legislativo mantenendo un Senato che rischia di essere ‘a tempo perso’ senza peraltro far diminuire in maniera significativa i costi della politica.

Occorre dire No per impedire che vinca la superficialità, per sgomberare il campo dal sospetto di influenze dei poteri forti, per poter poi puntare ad una riforma che costruisce. Il mio – spiega l’esponente di minoranza – non è dunque un No fine a se stesso, ma è il frutto di un ragionamento che mira a far concretizzare le aspettative della popolazione. Non è accettabile che vengano ignorati i grandi temi, come quello della giustizia o delle diseguaglianze sociali e territoriali. Sono argomenti che vanno affrontati, non nascosti se non addirittura fatti incancrenire. Credo che le chiavi delle scelte vadano consegnate ai cittadini: sono loro che devono scrivere il proprio destino, non un’oligarchia di nominati. Ritengo giusto il suggerimento del Comitato di eleggere un’Assemblea costituente e di fissare tre referendum per scegliere forma di Stato e forma di Governo, oltre che per porre le condizioni per una vera indipendenza della Magistratura.

È indispensabile infatti – conclude Tucci – riequilibrare il rapporto fra i Poteri dello Stato. Ma nell’interesse del Paese e non nel senso di concedere nuovi spazi di azione a chi non si è sottoposto al giudizio degli elettori”.

Referendum, Franco Massara presidente del Comitato per il Sì (movimento “Fare con Tosi”)

Sarà il medico vibonese Franco Massara, dirigente regionale del movimento politico “Fare”, fondato dal sindaco di Verona Flavio Tosi, a presiedere il Comitato calabrese a favore del Sì, in vista del prossimo referendum costituzionale.

L’investitura di Massara è avvenuta in seguito ad una serie di consultazioni politiche, tenutesi nelle diverse realtà provinciali calabresi, al termine delle quali i dirigenti regionali di “Fare” si sono trovati concordi nel designare il medico vibonese alla guida del Comitato per il Sì.

Ad affiancare il presidente Massara sono stati chiamati: l’avvocato Renato Bellofiore, già sindaco di Gioia Tauro, il cardiologo Cesare Bianco, il dottor Carmelo Nucera e l’ingegnere Basilio Valente. Il Comitato calabrese a favore del Sì è stato costituito d’intesa con il leader nazionale Tosi, con il quale, nelle ultime settimane, i dirigenti regionali di “Fare”, sono stati in stretto contatto telefonico. A sancire la consonanza politica con il movimento calabrese, sarà in prima persona lo stesso Tosi, che scenderà in Calabria, il prossimo 13 di novembre, per una convention che si terrà, a Briatico, in provincia di Vibo Valentia.

Nel corso dell’assise regionale di “Fare”, Flavio Tosi, oltre al Comitato calabrese per il Sì, ufficializzerà anche i nuovi coordinatori provinciali del movimento: Giuseppe Froio (Catanzaro), Renato Bellofiore (Reggio Calabria) e Giancarlo Pellegrino (Cosenza). All’iniziativa di Briatico, alla quale parteciperanno esponenti dell’associazionismo, dell’imprenditoria e della cultura calabrese, ha assicurato la propria presenza anche la senatrice Patrizia Bisinella, segretario dell’Ufficio di presidenza della Commissione Affari costituzionali del Senato.

“In pochi mesi, grazie ad un’azione politica concreta che guarda ai reali problemi della gente e mira a creare lavoro, a garantire più sicurezza, a ridurre gli sprechi e ad abbassare le tasse, siamo riusciti a radicarci in gran parte della Calabria”, ha affermato soddisfatto Costantino Massara, tra i più autorevoli e apprezzati dirigenti calabresi del movimento fondato dal sindaco di Verona, nonché coordinatore provinciale di “Fare”, nel Vibonese. 

Le ragioni che hanno spinto il movimento politico a sostenere le modifiche costituzionali - che saranno sottoposte, il prossimo 4 dicembre,  al referendum popolare - le ha sintetizzate, infine, il neo presidente del Comitato per il Sì, Franco Massara: “Abbiamo scelto di votare a favore della riforma della Costituzione  - ha asserito - per dire addio al bicameralismo paritario, per cancellare poltrone e stipendi, per garantire stabilità governativa e assicurare maggiore partecipazione dei cittadini alla vita democratica del Paese”.

 

Il referendum, le ingerenze Usa ed i patrioti estemporanei

 Premetto che mi addolora moltissimo, votando sì al referendum, trovarmi approvato dall’ambasciatore statunitense; e sanguina il mio cuore di vecchio nazionalista. Voterò sì lo stesso, giacché se uno si deve ricoverare in ospedale, i compagni di stanza mica se li può scegliere: gli capitano!  Voglio riflettere però sull’improvvisa fiammata di patriottismo (“ultimo rifugio dei cialtroni”?) che divampa nelle anime belle della minoranza del PD e in Forza Italia e Lega. Questi illustri signori di centro(destra) e della sinistra nostalgica s’indignano per l’ingerenza americana nelle faccende interne italiane. Giusto, non passa lo straniero; bisogna urgentemente indossare l’elmo di Scipio, e pugnare per la patria contro gli USA… Contro gli USA? Poi ci ripenso sopra, e mi vengono in mente le seguenti cose:

-          L’Italia appartiene alla NATO, la cui guida militare sta a Washington e non a Varazze o a Mestre o a Simeri Crichi; nessuno è più contrario di me alla nostra appartenenza alla NATO, però non ricordo che Brunetta o Bersani fossero con me quando, a Pisa, scrivemmo sui muri “No alla cocacolonizzazione dell’Europa”, e altre frasette più truculente… No, non mi pare.

-          Veramente non c’erano con me neanche Michelini, Romualdi, Loporto, Mantica, Tripodi e altri camerati missini che, in quel 1968 e in seguito, furono ferocemente amerikani con k; Almirante, fino a quell’anno, era contro, poi divenne segretario del partito e fu a favore; lo stesso per Rauti.

-          Questi camerati, e vari altri di centro(destra) non si accorsero, fino a ieri sera, che gli USA esercitassero o esercitino una certa influenza sull’Italia. Forse non leggevano i giornali.

-          Veniamo alla sinistra, e basti ricordare D’Alema, che, nella veste di presidente del Consiglio (huc vivi pervenimus, ovvero: quante ne abbiamo patite!) partì in guerra – difensiva! – contro la Serbia su preciso ordine americano. Era distratto, e non si accorse dell’ingerenza.

-          In compenso, anche Berlusconi per ordine USA fece guerra – ridicola - alla Libia con cui era alleato: ognuno ha l’8 settembre che si merita.

-          E non vi dico della Fallaci buonanima o di Giuliano Ferrara…

-          Eccepirete: ma la NATO… Fermi là: l’Italia, dal 1943, è zeppa di basi statunitensi che nemmeno appartengono alla NATO, sono solo basi statunitensi. E sapete che fine fece, Craxi, per Sigonella.

 Insomma, siamo amerikani fino ai capelli; abbiamo cambiato la procedura penale per adeguarla di Perry Mason, e gli avvocati chiamano il giudice Vostro Onore; la tv è al 75% film USA; i nostri giovani cantanti si esibiscono solo in lingua yeankee… e ora dovrei credere che Brunetta e Bersani sono emuli dei carristi e parà di Alamein e vogliono combattere, in odio agli USA, “la guerra del sangue contro l’oro”? Ovvio che non ci credo, e faccio da me.  Fu così che io, piangendo calde lacrime, andrò a votare sì assieme all’ambasciatore degli Stati Uniti! “Ah, prava compagnia: ma nella chiesa coi santi, ed in taverna coi beoni”. Meno male che Dante c’è, e non lo dobbiamo ancora studiare in inglese.

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Referendum. Zaia spiega il suo No: "Il Veneto diventerebbe come la Calabria"

Nel corso della presentazione, a Palazzo Moroni, a Padova, del comitato per il NO al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Governo presieduto da Matteo Renzi, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia ha illustrato in maniera inequivocabile le ragioni che lo hanno indotto a prendere una posizione chiara contro le modifiche alla Carta Costituzionale. "Ci sono rischi per la democrazia, perché questa riforma - secondo il capo dell'Esecutivo regionale - fa saltare il pluralismo politico, ma soprattutto perché lascia intatte tutte le specialità delle Regioni autonome e stringe le Regioni virtuose come il Veneto in un centralismo assoluto, un abbraccio mortale. Per fare un esempio: i consiglieri regionali siciliani sono i più pagati al mondo, a loro non si applicherà mai alcuna spending rewiew. Un errore drammatico, che non trasforma la Regione siciliana in quella veneta, ma porta - sempre per parlare in modo concreto - la sanità veneta ai livelli di quella siciliana". "Con la legge Madia il Governo - è l'affondo dell'influente esponente della Lega Nord - aveva già stabilito (ma noi abbiamo presentato ricorso alla Consulta) che in Veneto i direttori generali delle Ulss potranno arrivare dalla Calabria e non essere più nominati da me: i Dg verranno cioé da una regione che non ha neppure la contabilità. Io non voglio un Veneto che diventi come la Calabria: questa è la vera posta in gioco del referendum. Renzi in realtà non fa nulla di nuovo se non continuare nel solco di quanto accaduto finora: centralismo, centralismo e ancora centralismo, al contrario di quanto predicava Einaudi, e pone su tutte le Regioni (quelle sane e quelle sprecone) una clausola di supremazia statale. Abbandonare dunque definitivamente l'idea del federalismo, dei costi standard, della virtù, del buon governo? No, una chance l'abbiamo. Votare massicciamente, quasi un plebiscito, per l'autonomia del Veneto nel referendum che celebreremo in autunno. Stiamo trattando col Governo che vuole negarci un election day e farci sprecare 14 milioni". "Se andrà così, a questo punto - è l'avvertimento di Zaia - voglio che il nostro referendum si celebri prima di quello di Renzi.

Referendum, il Comitato Pro Serre in campo per il No

"Un NO per difendere la Costituzione dagli attacchi perpetrati dal governo nazionale per meri interessi di potere". Inizia così una nota diffusa dal Comitato civico Pro Serre. "Dopo la recente campagna No Triv, in occasione del referendum abrogativo indetto lo scorso aprile per porre fine alle concessioni sulle trivellazioni entro le 12 miglia, il Comitato Civico Pro Serre - è scritto nel comunicato - riparte da un nuova battaglia referendaria aderendo al Comitato per il NO al referendum costituzionale del prossimo ottobre.  Dopo la personalizzazione politica di una riforma che si vorrebbe far passare come la soluzione ai problemi generati dalla politica stessa, diviene di estrema importanza diffondere le ragioni del NO in merito al disegno di legge costituzionale Renzi-Boschi, che cancellerebbe l’identità della Repubblica italiana nata dalla Resistenza. Per questo il Comitato Pro Serre ha aderito al 'Comitato per il NO nel Referendum sulle modifiche della Costituzione' di Gustavo Zagrebelsky (presidente onorario), ufficializzando l’adesione per il tramite del coordinamento nazionale e degli esistenti sodalizi territoriali e assumendo così le vesti di Comitato locale per il NO a Serra San Bruno. Il Comitato ha deciso di sposare, divenendo parte attiva, i principi per i quali il Ddl Boschi – che ha la presunzione di modificare la Carta dei padri costituenti – non avrebbe motivo di esistere in quanto lesivo della Costituzione e prodotto da un esecutivo illegittimo nella sostanza: «Il disegno di legge costituzionale Renzi-Boschi è inaccettabile – sostiene il coordinamento nazionale – per il metodo e per i contenuti e lo è ancor di più in rapporto alla legge elettorale (52/2015) già approvata. Nel metodo: è stato costruito per la sopravvivenza di un governo e di una maggioranza privi di qualsiasi legittimazione sostanziale dopo la sentenza con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del 'Porcellum'. Molteplici forzature di prassi e regolamenti hanno determinato in parlamento spaccature insanabili tra le forze politiche, portando all’approvazione da parte di possibili maggioranze raccogliticce e occasionali, rese unicamente dal premio di maggioranza dichiarato illegittimo. Nei contenuti: la cancellazione della elezione diretta dei senatori, la drastica riduzione dei componenti — lasciando immutato il numero del deputati — la composizione fondata su persone selezionate per la titolarità di un diverso mandato (e tratta da un ceto politico di cui l’esperienza dimostra la prevalente bassa qualità) colpiscono irrimediabilmente il principio della rappresentanza politica e gli equilibri del sistema istituzionale».  In sostanza, il vero obiettivo della riforma, fatta passare dagli ideatori come la panacea di tutti i mali, è lo spostamento dell’asse di potere istituzionale a favore dell’esecutivo". "Un piccolo passo verso la dittatura - termina il documento trasmesso - contro cui il Comitato lotterà promuovendo campagne di sensibilizzazione mirate a diffondere le ragioni del NO".

 

Referendum. Lunedì a Soverato concerto "per dire no alle trivelle nel nostro mare"

"Domani lunedì 11 aprile dalle ore 19 appuntamento in piazza Maria Ausiliatrice a Soverato per sostenere il SI al referendum del prossimo 17 aprile, per cancellare - si legge in una nota inviata dal Comitato No triv del Basso Jonio - la norma (contenuta nell'ultima Legge di Stabilità) che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro 12 miglia dalle coste italiane senza limiti di tempo. Il Comitato No Triv del Basso Jonio ha scelto non casualmente Soverato per l'evento centrale della campagna referendaria, che continua a ritmi serrati su tutto il territorio costiero e dell'entroterra. A Soverato, infatti, abbiamo la fortuna di avere uno dei più tratti belli della costa jonica". "Ed è proprio per tutelare e difendere il nostro mare dai rapaci tentacoli delle multinazionali del settore energetico, le uniche a guadagnarci nel business delle trivellazioni nel mare italiano, che - secondo il Comitato - occorre votare SI alla consultazione del 17 aprile. All'evento informativo in piazza a Soverato, dopo i saluti del sindaco Ernesto Alecci, interverranno Arturo Bova (delegato del Consiglio regionale per il referendum) e Stefania Giglio (Centro studi cetacei), oltre ad un referente dello stesso Comitato organizzatore. Dopo gli interventi che spiegheranno le ragioni del SI, seguirà un concerto che vedrà la partecipazione di numerosi artisti del territorio che, esibendosi gratuitamente, hanno accettato di sposare la causa referendaria. Saliranno sul palco Stone Plane, Not Only Blue Grass, Antigua, Taranta Jonica, Insolite acustiche, Svago e tanti altri". Non mancheranno - fanno sapere dal Comitato - cibo e bevande, per l'evento musicale che sostiene il SI al referendum del 17 aprile.

 

Censore e Mirabello annunciano costituzione Comitato referendario per il “Sì” dell’area centrale della Calabria

“L’obiettivo è duplice: da un lato, la sensibilizzazione verso uno strumento, il referendum, che consente ai cittadini di contribuire in prima persona al cambiamento e, dall’altro, rafforzare l’azione riformatrice del Governo guidato da Matteo Renzi”. È quanto affermano il deputato del PD Bruno Censore ed il consigliere regionale Michele Mirabello annunciando la costituzione del Comitato referendario per il “Sì” dell’area centrale della Calabria. “Nei prossimi giorni -  proseguono Censore e Mirabello – sarà formalizzata la composizione del Comitato referendario per il ‘Sì’ dell’area centrale della Calabria, che abbraccia le province di Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone e che vedrà attivamente coinvolti sindaci, amministratori, dirigenti di partito, militanti ed esponenti del mondo culturale calabrese. Informare i cittadini, confrontarsi sulla riforma e attenzionare la valenza del referendum confermativo saranno quindi i nostri impegni per i prossimi mesi, nella convinzione che il referendum confermativo sulla Riforma costituzionale rappresenti un importante, decisivo passo, dopo oltre trent’anni di discussioni, per rendere il nostro sistema istituzionale più moderno ed efficace”.

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