Naufraga su isola deserta e sopravvive 15 mesi, ma avrebbe mangiato l'amico

 

Sembra tratta da una sceneggiatura hollywoodiana la storia vissuta da un pescatore salvadoregno vissuto da naufrago per ben 15 mesi. L'avventura di José Salvador Alvarenga, aveva fatto il giro del mondo quando, nel 2014, era stato ritrovato sulla spiaggia di Ebon, un atollo disabitato delle isole Marshall, dove era approdato dopo sette mesi alla deriva su un'imbarcazione partita dalle coste messicane per una battuta di pesca. Dopo il ritrovamento, l'uomo ha raccontato di essersi nutrito solo di pesci ed uccelli e di aver combattuto la sete con il sangue di tartaruga e la propria urina. Fin dai giorni immediatamente successivi al suo ritrovamento, non pochi avevano dubitato della veridicità della versione raccontata dall 'uomo. Nelle fotografie, infatti, il pescatore appariva piuttosto in carne per essere un naufrago. Il dubbio è venuto anche ai familiari di Ezequiel Cordoba, un ragazzo di 22 anni che era stato assoldato per la battuta di pesca e di cui non è mai stato rinvenuto il cadavere. Secondo il racconto fornito da Alvarenga, dopo una violenta tempesta la barca sulla quale erano imbarcati era stata trascinata alla deriva. Il ragazzo sarebbe morto poco tempo dopo e per questo motivo sarebbe stato gettato in mare. Per i familiari del 22enne, invece, Alvarenga si sarebbe nutrito con il corpo del loro congiunto e per tale ragione è stato citato in giudizio con una rischiesta di risarcimento per 1 milione di dollari.

 

 

 

 

 

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