Come la 'ndrangheta ha conquistato l'Australia

Il potere di “seduzuone” della ’ndrangheta non conosce limiti geografici, etnici o nazionali. Ad essere controllati dai capi bastone delle cosche calabresi non ci sono, infatti, solo politici italiani. A confermarlo, l’inchiesta  giornalistica condotta dal reporter Nick McKenzie che, in un servizio mandato in onda sulla televisione Fairfax Media – Abc Four Corners, ha dimostrato come le ‘ndrine sarebbero riuscite ad ampliare la loro sfera d’influenza in Australia tenendo a libro paga numerosi politici attivi sia sul piano federale che  statale. Ad agevolare  l’infiltrazione della ‘ndrangheta  alcune “falle” presenti nella normativa che assicura la raccolta fondi da parte dei comitati elettorali che fanno capo ai singoli politici. L’inchiesta  è stata condotta anche in Calabria, dove il giornalista australiano è approdato per cercare i parenti dei boss delle famiglie attive nel suo Paese. Dopo aver incontrato alcuni magistrati italiani, McKenzie avrebbe concluso che  la ‘ndrangheta australiana ha consolidato il proprio potere usando le stesse tecniche impiegate in Italia, ovvero “minacce e violenze sia in attività economiche lecite, come il commercio di frutta ed ortaggi, sia in quelle illecite come il traffico di droga”. L’inchiesta ha messo a nudo i legami tra "riconosciuti e sospetti criminali" appartenenti alla ’ndrangheta ed importanti uomini politici. Addirittura un uomo "direttamente legato alla mafia (calabrese)" incontrò l’allora capo del Governo, John Howard ed altri leader ad eventi di raccolta fondi per il Partito Liberale nei primi anni 2000. McKenzie ha fatto emergere come i politici dei due più importanti partiti australiani, laburisti e liberali, sarebbero stati oggetto di pressioni da parte di donatori legati alla ’ndrangheta per favorire i loro affari. Secondo un rapporto della polizia del 2013 la mafia calabrese avrebbe fatto ricorso ad alcuni prestanome che avrebbero usato "la loro immagine pubblica del tutto legale" per favorire gli affari dei padrini attivi nel paese dei canguri.

'Ndrangheta, 34 persone arrestate per traffico internazionale di droga

Trentaquatto sospetti appartenenti alla 'ndrangheta sono stati catturati dai militari del Gico (Gruppo investigazione criminalità organizzata) della Guardia di Finanza. Sono accusati di aver smerciato ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti tra la Colombia e l'Europa. Alcuni provvedimenti restrittivi eseguiti nell'ambito delle indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria sono stati effettuati in Spagna. Le indagini sono state svolte con il supporto della Dea (Drug enforcement administration), agenzia federale antidroga degli Stati Uniti. Otto le tonnellate di cocaina sequestrate. I corrieri trasportavano la "polvere bianca" servendosi di velieri. Gli inquirenti, inoltre, hanno sottoposto a sequestro un patrimonio il cui valore complessivo è vicino ai cinque milioni di euro. 

'Ndrangheta, sequestrati beni per 6 milioni di euro

Un patrimonio che ammonta complessivamente a 6 milioni di euro è stato posto sotto sequestro dai militari della Guardia di Finanza. Nel mirino delle Fiamme Gialle di Reggio Calabria una rinomata struttura turistica, due concessionarie che disponevano di cinquanta autovetture, oltre a due aziende attive nel comparto delle pulizie e titolari di appalti assegnati dall'Amministrazione Comunale di Palmi. Secondo gli investigatori, la proprietà dei beni, sebbene attribuita sulla carta a sei soggetti che fungevano da "teste di legno", sarebbe riconducibile ad una persona sospettata di contiguità con la cosca di 'ndrangheta Parrello. Sette i soggetti denunciati.  

'Ndrangheta, processo Perseo: 19 condanne, 28 assoluzioni

Giuseppe Perri, giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro, ha emesso il verdetto all'epilogo del processo, celebrato con rito abbreviato, derivante dall'operazione denominata "Perseo". L'indagine, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo mise nel mirino i clan attivi a Lamezia Terme. Ventotto le persone assolte, diciannove gli imputati condannati. A Vincenzo Bonaddio, Pasquale Giampà ed Aldo Notarianni è stata inflitta la pena dell'ergastolo.  Per gli avvocati Tiziana D'Agosto e Giuseppe Lucchino è stata disposta l'assoluzione.  

'Ndrangheta, Gennaro Presta sottoposto al regime del 41 bis

Il 34enne Gennaro Presta, considerato uno degli elementi di spicco del clan della 'ndrangheta Rango-Zingari, i cui interessi criminali sono legati al  territorio cosentino, è stato accompagnato presso la casa circondariale dell'Aquila e sottoposto al trattamento previsto dal 41 bis. Il presunto boss, prima di essere sottoposto al regime del carcere duro, si trovava dietro le sbarre a Prato. La misura è stata disposta nel contesto della strategia perseguita dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dai Carabinieri del Reparto operativo di Cosenza per stringere le maglie attorno alle illecite attività delle cosche. 

'Ndrangheta, è tornato in libertà Pantaleone Mancuso

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro, recependo favorevolmente la richiesta inoltrata dall'avvocato Francesco Sabatino, ha deciso la scarcerazione di Pantaleone Mancuso. Noto come "L'ingegnere", il 54enne è considerato figura apicale dell'omonimo clan. Dopo la cattura avvenuta nell'estate dello scorso anno in Argentina, la procedura di estradizione avviata subito dopo l'arresto ne permise quattro mesi fa il trasferimento in Italia. Gli agenti sudamericani lo trovarono in possesso di documenti contraffatti ed una somma pari a 100 mila euro. I magistrati hanno ritenuto sussistenti le motivazioni alla base dell'istanza formulata dal suo difensore che si basava sull'assenza di gravi indizi a carico di Mancuso. E' stata l'ex moglie di origini polacche di un cugino, Domenico Mancuso, a testimoniare che nel maggio di sette anni addietro Pantaleone Mancuso avrebbe cercato di uccidere a Nicotera una zia, Romana Mancuso, ed il figlio di lei, Giovanni Rizzo. Il provvedimento restrittivo disposto dal giudice delle indagini preliminari della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro in relazione all'episodio è stata ora cancellata dal Tribunale del Riesame. Il sostituto procuratore della Dda del capoluogo, nell'ambito del processo che si sta celebrando in queste settimane, ha richiesto che Pantaleone Mancuso sia condannato a sedici anni di carcere, il figlio Giuseppe a 14 anni. Il verdetto sul duplice tentato omicidio è atteso per la fine dell'estate. 

 

'Ndrangheta, scomparso dalla località protetta il pentito Giuseppe Greco

Come si legge nell'edizione odierna de "Il Garantista", risulta irreperibile Giuseppe Greco, collaboratore di giustizia ristretto ai domiciliari e già condannato in Appello a quattro anni di reclusione all'epilogo del processo originato dall'operazione "Meta" con cui è sono stati scardinati i vertici della 'ndrangheta di Reggio Calabria. Gli inquirenti, dopo aver appurato nella giornata di giovedì che il pentito era irrintracciabile da parte del personale addetto alla sua tutela, stanno lavorando per comprendere i motivi alla base della sparizione dal luogo segreto in cui viveva. Avrebbe dovuto rendere testimonianza in occasione di un'udienza di un dibattimento processuale presso la Corte d'Appello di Reggio Calabria che vede sul banco degli imputati, oltre allo stesso Greco, anche Domenico Calabrese e Natale Musolino. Verificata la sua assenza, gli agenti hanno stilato un rapporto che hanno trasmesso al Collegio di giudici di cui è presidente il magistrato Massimo Gullino. L'attività collaborativa di Greco, 55 anni, con la giustizia è iniziata esattamente due anni fa, a raccogliere i suoi dettagliati resoconti sull'organizzazione della 'ndrangheta è stato Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Padre del pentito è Ciccio Greco, considerato boss della "locale" di Calanna, organico ai clan Araniti e Rugolino. Era stato Fulvio Rizzo, sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, a richiedere che il collaboratore testimoniasse in aula. Sulla scorta di quanto si legge in un'informativa relativa all'indagine denominata "Meta", Greco risulta essere "pluripregiudicato per guida senza patente, omicidio volontario in pregiudizio di un vigile urbano, truffa, furto, associazione per delinquere di tipo mafioso, lesioni personali, porto abusivo di coltello di genere vietato, rimpatrio con foglio di via obbligatorio".

'Ndrangheta, operazione contro il clan Commisso: 18 arresti nella Locride

Militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, coadiuvati dai colleghi dello Scico (Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata) hanno dato avvio nelle prime ore di oggi ad una vasta retata, in va di conclusione in questi minuti, che ha smantellato un'organizzazione dedita, secondo la ricostruione degli inquirenti, all'esercizio abusivo del credito, all'estorsione ed all'usura. Diciotto le ordinanza di custodia cautelare disposte sulla scorta di un'inchiesta portata avanti dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. I destinatari dei provvedimenti disposti dal Giudice delle indagini preliminari sono sospettati di essere organici al clan Commisso, una cosca di 'ndrangheta i cui interessi criminali gravitano nel comprensorio di Siderno, area jonica del Reggino. Nell'ambito della medesima operazione, le Fiamme Gialle, inoltre, stanno apponendo i sigilli ad appartamenti, autoveicoli ed appezzamenti di terreno.

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