"In caso di terremoti la Protezione Civile calabrese non potrebbe intervenire rapidamente"

“Le audizioni dei rappresentanti della Protezione civile, della Sorical e dell’Arpacal oggi in Commissione speciale di Vigilanza, hanno evidenziato ulteriormente lo stato di difficoltà e di incapacità in cui sta operando la Giunta regionale”. Lo afferma in una nota il capogruppo di Forza Italia, a Palazzo Campanella, Alessandro Nicolò. “Nelle scorse settimane, a seguito delle allarmanti dichiarazioni dal commissario della Protezione civile – avevo chiesto all’esecutivo regionale di fare chiarezza sul contenuto delle stesse, peraltro, esternate da un uomo posto in quella carica dal presidente Oliverio. Oggi, in Commissione speciale di Vigilanza, abbiamo ascoltato dallo stesso Tansi una testimonianza sullo stato di funzionamento della Protezione civile, sulla sua capacità di intervenire prontamente in caso di gravissime calamità naturali. Responsabilità, soprattutto politiche, di uno stato di colpevole abbandono dell’unica struttura di pronto intervento in caso di terremoti, senza servizi di comunicazione satellitare e senza protocolli operativi d'intesa con gli enti locali. Ho proposto, unitariamente deliberata dalla Commissione, di tenere una seduta del Consiglio regionale espressamente dedicata all’argomento. I dati esposti da Tansi nella sua audizione sono davvero sconcertanti: in Calabria sono 450 mila circa gli edifici esposti a rischio sismico ed interi quartieri della città di Reggio Calabria, edificati dopo gli anni ’70, presenterebbero caratteristiche negative in caso di urgente necessità di sgombero. Di tempo – avverte Alessandro Nicolò – ve n’è davvero poco per recuperare una situazione divenuta preoccupante, ma neppure si può rimanere con le mani in mano. La Regione e i Comuni devono necessariamente avviare una forte azione sinergica perché anche primi del tempo massimo dei 90 giorni concesso agli enti locali, si sia nella possibilità concreta di sapere chi deve fare cosa al manifestarsi di eventi naturali particolarmente afflittivi per la sicurezza dei cittadini e delle strutture pubbliche e private. Al massimo entro la fine di quest’anno – conclude Alessandro Nicolò – Comuni e Regione devono potere parlare il medesimo linguaggio per raggiungere quegli standard operativi che scongiurino perdite umane nel caso di eventi particolarmente significativi”.           

 

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