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Reggio, la Fata Morgana e la toppa peggio del buco

Pezz’a colore è una tipica espressione reggina, corrispondente a “la toppa è peggio del buco”, e varianti dialettali varie in tutta Italia. Si addice bene alla soluzione abborracciata della faccenda Alitalia.

 L’Alitalia, come è noto, è alle strette, e deve far quadrare i conti. L’aeroporto di Reggio, evidentemente passivo, andava abbandonato. In più, Alitalia vanta un credito di quasi due milioni dalla Regione.

 Apriti cielo! Strilli cittadini, e il sindaco minaccia le dimissioni. Può mai la sinistra perdere questo suo enfant prodige? E, più in generale, Reggio rinunciare alla sua Fata Morgana di turno, al suo sindaco magico? Già, prima Falcomatà padre, poi Scopelliti, poi Falcomatà figlio: come si vede, basta sia una Fata Morgana, e non importa di che colore politico.

 Oliverio, che quanto ad idee sta maluccio, quanto a strategie per la Calabria è messo ancora peggio, però è bravissimo nel giocare di rimessa, corre a Roma, e intanto paga.

 Risultato? Due voli sicuri; e promesse di voli futuri. E già, la Fata Morgana è in cielo, vola! Così è fatta Reggio di Calabria.

 Tra un paio di mesi, vedremo se i voli diverranno da due almeno tre, da tre almeno quattro; poi, assicura il sindaco, tutto il cucuzzaro, e torneranno i voli. Io mi segno la data del 31 maggio, per sicurezza. Vedremo.

 Intanto, vedremo se al 31 maggio sarà ancora in vita l’Alitalia, e non è per niente sicuro.

 Per ora, alla data del 25 marzo, a Reggio siamo alla pezz’a colore, rattoppo peggiore della sdrucitura.

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Reggio, Meduri (Fd'I): "Il sindaco risponda ai rappresentanti dei lavoratori

Riceviamo e pubblichiamo

"Nella giornata di lunedì 20 marzo 2017 si è appreso, attraverso la nota stampa a firma dei rappresentanti sindacali, delle difficolta che gli stessi hanno riscontrato nel conoscere il Piano Industriale della Sacal S.P.A. relativo alla gestione degli aeroporti di Reggio Calabria e Crotone.

Si premette, che la Federazione reggina di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale si trova pienamente d’accordo con la nota a firma dei rappresentanti sindacali, in special modo con quelli reggini. Ciò, perché  è giuridicamente ed eticamente corretto che i lavoratori conoscano in loro destino.

Orbene, nelle settimane precedenti il Sindaco Metropolitano di Reggio Calabria aveva pubblicamente dichiarato l’intenzione dell’ente territoriale da lui presieduto di entrare in Sacal,  attraverso un aumento di capitale previsto dalla società medesima.

Appare strano, che a seguito della diserzione da parte del Presidente della società di gestione lamentina - Massimo Colosimo -, all’incontro convocato da lui stesso con i sindacati, il Sindaco Metropolitano non abbia mostrato l’intenzione di rispondere ai rappresentanti dei lavoratori di Reggio Calabria.

Si presume, che avendo avuto rassicurazione - nei suoi incontri con i vertici ministeriali - Falcomatà abbia contezza della bontà del piano industriale diretto al rilancio del “Tito Minniti”. Per cui, potrà tranquillamente illustrarlo ai lavoratori e ai loro rappresentanti sindacali. Quantomeno a quelli reggini.

A meno che…

Il piano industriale di Sacal non risulti pregiudizievole per lo scalo reggino o per i suoi lavoratori e il Sindaco abbia deciso volontariamente di non rivelare i progetti in questione.

Falcomatà risponda ai rappresentanti dei lavoratori, altrimenti, potrebbe far pensare o che non conosca il piano della Sacal relativo all’aeroporto di Reggio, oppure che lo conosca ma non voglia rilevarlo poiché pregiudizievole per la struttura o i lavoratori.

In entrambe le denegate ipotesi, sarebbe un fatto gravissimo".

Domenico Francesco Meduri - Fratelli d'Italia - Alleanza nazionale

Reggio C., Oronzio (Gn): "La città ha detto No a Falcomatà, si torni al voto"

"Il suo comportamento ed il commento di fronte all'urlo del 70% dei Reggini che ha detto NO alla sua amministrazione, puzzano di cialtroneria ed opportunismo. La lettura politica del grido straziante dei Reggini è: vogliamo decidere noi!"

E' quanto afferma in una nota il coordinatore provinciale di Gionventù nazionale Reggio Calabria, Pasquale Oronzio, per il quale: "I reggini hanno detto No alle tasse più alte d'Italia, malgrado la dilazione trentennale prevista dal governo per il rientro del debito. No alle strade impraticabili. No all'acqua che da bene primario è diventato bene di lusso nelle case di tanti cittadini. No alla chiusura dell'aeroporto . No all’esodo di tanti giovani che ogni giorno partono da Reggio in cerca di lavoro. No al Porto come terminal dei tir da e per la Sicilia.No all'amministrazione familistica ed opportunistica sulle società in House. I Reggini sono stanchi di assistere allo scaricabarile delle incapacità del sindaco sulle amministrazioni precedenti e sui propri assessori".

"Dopo l'ennesima figuraccia referendaria - prosegue l'esponente di Gn - del “predestinato” , l'unico modo per mettere pace ed armonia fra  l'Amministrazione Falcomatà ed il Popolo Reggino è andare a votare.

Dunque, la parola deve tornare ai Reggini affinché venga messo un freno a questa politica incapace di progettare e regalare un sogno al futuro della città che non può continuare ad essere sfiancata da questa dis-amministrazione".

Reggio, Scuderi (FdI): "Con il voto del referendum i cittadini hanno bocciato Falcomatà"

“Il percorso erroneo e controproducente intrapreso dall'Amministrazione cittadina guidata dal sindaco metropolitano, Giuseppe Falcomatà, è stato decretato dai risultati palesemente negativi del referendum costituzionale”. Con queste parole che non lasciano spazio a equivoci il portavoce provinciale di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale, Sebastiano Scuderi, ha commentato l'esito del referendum costituzionale rapportandolo alle tragiche condizioni in cui si trova la comunità della città in riva allo Stretto, rilevando come “i consensi della compagine che governa Reggio Calabria siano calati di oltre il 50% nel giro di due anni, passando dal 60 al 30%”.

“Una vera e propria disfatta – ha continuato Scuderi – dalla quale si possono trarre alcune conclusioni, prima fra tutte la bocciatura nei confronti del modus operandi di Falcomatà che, apprendendo molto in fretta dal suo mentore, il premier non eletto Matteo Renzi, ha inteso trasferire Giunta e Consiglio presso la direzione e la segreteria del Pd, azzerando il confronto all'interno delle sedi istituzionali. Per non tacere, poi, della presa d'atto generale dell'inconsistenza del progetto politico del centrosinistra per il rilancio della città”. “Tutto questo è inammissibile e inaccettabile e la comunità reggina – ha riflettuto ulteriormente il portavoce del partito della destra sociale – sta lentamente iniziando a comprendere come sia necessario risvegliarsi dal torpore cui si è caduti, perché è insopportabile che una classe politica e dirigente sia sprovvista di proposte e contenuti per la promozione di una terra le cui condizioni sono state compromesse notevolmente. Segno del fatto che, con buona pace di ottimisti e costruttori del nulla, le decisioni che ci riguardano sono prese altrove, per poi essere solo meramente ratificate da Falcomatà e i suoi compagni di apericena.

L'aver ridotto l'attività politica a mera comunicazione e propaganda e l'aver sostituito la proposizione di slogan e parole a effetto alla promozione di idee e proposte per il territorio, ha contribuito enormemente a quel processo di desertificazione sociale e morale che ha portato all'appiattimento e al disinteresse generale. Reggio Calabria non vuole scuse campate in aria ma ha necessità di una vera e consapevole assunzione di responsabilità. Fino ad oggi si è giocato alle spalle di un'intera comunità, ma adesso il gioco si è rotto”.

“L'esito di questo referendum – ha concluso Sebastiano Scuderi – ci ha dimostrato come una politica di avanspettacolo dove chi dovrebbe amministrare è ridotto a essere una comparsa che non conosce nemmeno il copione, non è più apprezzata dalla città. Ci sono questioni importanti di cui discutere che non possono più essere rimandate e che devono essere affrontate a casa nostra, non nelle segrete stanze di chissà quale sovrastruttura, dall'aeroporto alla autorità portuale unica, dal porto turistico ai servizi essenziali. Reggio Calabria, come del resto tutta la Calabria e l'intero Mezzogiorno hanno bocciato questi ultimi anni, adesso si volti pagina, per il bene di tutti”.

Busta con proiettili spedita al sindaco Falcomatà

"L’intimidazione al sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, è l’ennesimo atto di stillicidio posto in essere da quelle forze criminali contrarie allo sviluppo ordinato e civile  della Calabria. E’ significativo, inoltre, che la busta con i proiettili giunga puntuale nella giornata in cui nella Prefettura di Reggio Calabria il sindaco Falcomatà, si appresta a sottoscrivere e varare con il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, con il sottosegretario di Stato Marco Minniti e con la prefettura di Reggio Calabria, un protocollo nazionale di intesa con l’obiettivo di prevenire i comitati d’affare che hanno affossato l’ente".  

Lo afferma in una dichiarazione il presidente della Commissione regionale antindrangheta, Arturo Bova.

"Lo straordinario lavoro della Giunta comunale di Reggio Calabria per rilanciare la città comincia a dare buoni frutti e, tutto questo, alla luce dei frequenti atti di aggressione subiti da strutture civili, come gli asili e le scuole materne, non è gradito da coloro i quali preferirebbero continuare a vivere nell’ombra e nell’illegalità per condizionare le scelte di interesse generale. A Giuseppe Falcomatà ed all’Esecutivo che presiede, a tutto il Consiglio comunale di Reggio Calabria – conclude Arturo Bova – va non solo la solidarietà piena e convinta dell’organo che presiedo, ma quella di tutti i calabresi perbene che non intendono rassegnarsi a vivere sotto la coltre di violenza alimentata dal crimine organizzato".  

 

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Rischi per l’aeroporto di Reggio Calabria, Nicolò: “Oliverio e Falcomatà la smettano di dormire”

“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. Il richiamo a Tito Livio, sul destino incombente, calza, purtroppo, in maniera efficace per le sorti dell’aeroporto ‘Tito Minniti’”. 

Lo afferma in una nota il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Alessandro Nicolò. 

“Le preannunciate decisioni di Alitalia di abbandonare lo scalo reggino, a pochissimo tempo dall’approvazione del Piano regionale dei Trasporti – afferma Nicolò - ha scombussolato il centrosinistra calabrese che, Oliverio in testa (così parrebbe dalle notizie di cronaca...), è a Roma per chiedere lumi al ministro Del Rio dopo sonnacchiosi periodi e rassicuranti dichiarazioni, autori, primi fra tutti, i consiglieri di centrosinistra della provincia di Reggio Calabria. Colti di sorpresa? O non tenuti in conto? Lo vedremo da qui a qualche giorno".

“In Consiglio regionale si è parecchio dibattuto sul costruendo aeroporto della Sibaritide, sull’aeroscalo di Praia a Mare, sul rafforzamento del ruolo centrale di Lametia Terme, ma nessuno ha pensato all’esistente, agli aeroporti di Reggio Calabria e Crotone, operativi e non da realizzare, il cui funzionamento è messo seriamente in discussione, e non solo dal vettore ex nazionale, ma dall’inconsistenza politica di questa Giunta regionale i cui rappresentanti farebbero meglio a ripassare la lezione prima di affrontare programmi televisivi molto impegnativi”.

“L’aeroporto della Città Metropolitana – prosegue Nicolò – denuncia da tempo una situazione insostenibile dal punto di vista dei costi finanziari e della capacità di varare un vero piano industriale in grado di sostenerne il rilancio. Da parte mia non vi è alcuna intenzione di giustificare le responsabilità di chi ha condotto il ‘Tito Minniti’ in queste condizioni, ma non si può neppure tacere, altrimenti si diventa complici di disegni che guardano altrove, e l’aeroporto non può chiudere a causa dell’inanità del governo regionale di centrosinistra e del sindaco della Città Metropolitana.

I consiglieri regionali di maggioranza non possono fare la figura di chi sta cascando dal pero ma assumere ogni iniziativa, seguendola con puntualità, su quanto sta avvenendo ai danni di Reggio Calabria. Possiamo discutere e polemizzare quanto vogliamo – dice ancora Alessandro Nicolò – ma la chiusura del ‘Tito Minniti’ non appare molto aleatoria e la rinuncia di Alitalia a volare da e per Reggio Calabria non è una minaccia ma una concreta ipotesi. Alitalia, intanto, continua ad occupare gli slot migliori, qui e a Milano Linate, anzi, ha trasferito il volo mattutino delle 6,15 con rientro notturno alle 23,30 da Reggio a Lametia Terme, una decisione gravissima che ha ulteriormente affossato il traffico passeggeri, soprattutto quello di origine siciliana. Ma non solo – rileva il capogruppo di Forza Italia – ha tolto ai reggini un’opportunità di raggiungere in orari decenti Milano, tra cui molti imprenditori e tante persone con disabilità, adesso costrette a pernottare obbligatoriamente nella città meneghina con notevole aggravio di costi.

Se i consiglieri regionali di centrosinistra e il presidente Oliverio – continua Nicolò – preferiscono rimanere ‘usi ad obbedir tacendo’, ebbene, noi non possiamo accettare simili conclusioni. Oliverio e la sua maggioranza… silenziosa – dice ancora Nicolò – dicano ai reggini cosa faranno per scongiurare la chiusura del ‘Tito Minniti’, perché di questo di tratta, e non continuino con il loro atteggiamento dilatorio ed inconcludente a continuare a scavare la fossa all’Aeroporto dello Stretto. I tecnici della giunta Oliverio contribuiscano con i loro saperi a dare indicazioni operative, prospettive da raggiungere, congiunture in grado di non bloccare l’operatività dello scalo di Reggio Calabria, altrimenti si dimettano!  

Reggio Calabria – conclude  Nicolò – non è una città che può pazientare a lungo e Oliverio, da politico navigato qual è, se ne dovrebbe preoccupare più di ogni altro. Oggi a Roma, speriamo sia così, incontreranno il ministro Del Rio, non una ‘seconda fila’, ma un esponente di primo piano del Governo Renzi, quindi, in grado di dire una parola chiara sul ‘che fare’. Che Alitalia spa continui ad operare a Reggio Calabria è certamente importante, ma adesso il mercato del trasporto aereo offre sicuramente numerose alternative. Personalmente sono convinto dell’idea che Alitalia resti operativa su Reggio Calabria, cambiando orari e con una politica dei prezzi più ‘umana’.

Adesso però la parola tocca alla politica, a chi governa ed è in grado di decidere”.

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Migranti e Ponte: dura la vita di dottor Falcomatà e mister Giuseppe (non Peppe)

Non serve un eccessivo sforzo di fantasia per immaginarli lì, placidi e tronfi al tempo stesso, mentre trascorrevano ore in via Possidonea prima e sul Corso Garibaldi poi, a disegnare le mosse che avrebbero spalancato loro le porte di Palazzo San Giorgio. Non che per alcuni di loro, negli anni dell'"esecrato impero scopellitiano", il portone del Municipio fosse stato invalicabile, tutt'altro, ma ora stava per arrivare l'agognato momento di "andare a comandare". Farlo in prima persona, o in seconda per essere più precisi; assumersi l'onere, da molti scambiato per onore e nulla più, di condurre per mano la città ed accompagnarla sulla strada, accidentata e ricca di insidie, della crescita consapevole e dello sviluppo adatto alle sue peculiari caratteristiche. Perché ciò si concretizzasse era, però, necessario armarsi di quelle competenze, amministrative, politiche e caratteriali di cui è impossibile rintracciare anche solo l'ombra. E non sorprende, pertanto, che, due anni dopo l'insediamento, Giuseppe Falcomatà e gran parte della sua squadra appaiano ancora, incredibilmente, in una fase di rodaggio ormai ingiustificabile. La cartina di tornasole, dall'esito oggettivo e non adatto ad interpretazioni di comodo, è rappresentata dall'assenza, assoluta, di manutenzione in ogni angolo della città. E' questo aspetto, assai poco decoroso, a rendere indifendibile l'Amministrazione. Uno sciatto stato di abbandono spadroneggia in centro come in periferia, sul Lungomare e ad Arghillà. Nel presunto "salotto buono" del Corso Garibaldi e nella traversa più distante dai luccichii del tempo che fu. Più volte questo giornale ha puntato l'indice sulle gravissime responsabilità del sindaco e dei suoi sodali, alcuni dei quali, se consci dell'inesorabile avvicinarsi del baratro in cui, giorno dopo giorno, sono trascinati, per forza d'inerzia e loro debolezza, dal Primo Cittadino di Reggio Calabria, farebbero bene ad alzare la testa e pretendere un cambio di marcia da imprimere rapidamente prima che il buio oscuri per sempre la città. Quel che è peggio, tuttavia, è la cieca navigazione a vista su un canotto perforato dai buchi del più bieco opportunismo. Nel brevissimo arco temporale di pochi giorni, infatti, Falcomatà ha trovato il modo per salire due volte sulla nave dentro cui trovano posto coloro che, approfittando della massima secondo cui "la coerenza è la virtù degli imbecilli", si tuffano nelle perigliose acque del vuoto pneumatico di idee, mettendosi così nelle condizioni di pescare spunti di piccolo cabotaggio validi solo per incipriare programmi elettorali da essi stessi trattati come inservibile carta straccia. Primum non affondare le proprie ambizioni di carriera: è questo il mantra che seguono i tanti adepti del "nuovismo" oltranzista. Spogliati di qualsiasi riferimento ideologico, si agitano, insieme timorosi ed arroganti,  tra tutto ed il contrario di tutto, barcollando sotto i durissimi colpi inferti loro dall'ostinazione dei fatti. Una vita politica palesemente virtuale che tentano disperatamente di costruirsi a spese della loro stessa serietà, della loro stessa dignità. Convinzioni di ieri talmente salde da potersi trasformare oggi nel loro  esatto contrario. Per esempio, di fronte al dramma epocale del terzo millennio, il sindaco di Reggio Calabria, in piena campagna elettorale, storia dell'estate di due anni addietro, banalizzò la terribile tragedia dell'immigrazione, proponendo di "ripopolare l'entroterra" con i profughi che sbarcano sulle coste reggine. Considerazioni buttate a casaccio per rimpinguare un documento in altre parti copiaincollato da quello stilato da Matteo Renzi all'epoca in cui l'attuale presidente del Consiglio ricopriva l'incarico di sindaco di Firenze. Vero è che solo le vie del Signore sono infinite, mentre quelle della politica rimangono dentro i confini del volere del Sovrano cui i sudditi, senza forzature di sorta, si piegano per natura ed indole, ma  piagnucolare adesso lamentando l'esistenza del problema "migranti" è indicativo del valore che il Primo Cittadino di Reggio nutre, lui per primo, nei confronti dei suoi pensieri e delle sue parole. E, a porre il sigillo all'assunto di cui sopra ci sta pensando in queste ore lo stesso Falcomata a proposito della secolare querelle legata alla costruzione del Ponte sullo Stretto. E' bastato che il premier, al pari di quasi tutti gli ex inquilini di Palazzo Chigi, ritirasse fuori dal cilindro lo stesso coniglio di sempre, per convincere il "giovin signore" di Palazzo San Giorgio a rinnegare, ancora una volta, i suoi convincimenti evidentemente poco convinti. Perché, quel "no secco" alla realizzazione della grande opera messo nero su bianco nel famoso programma elettorale si è prontamente tramutato in un comico "dobbiamo essere visionari". Peso piuma dal pensiero debole, il sindaco Metropolitano surfa sulle onde delle contraddizioni fino ad annegare nell'acqua profonda dei vaneggiamenti. Sulla riva, nel frattempo, il "cerchietto magico" si spella le mani applaudendo le acrobazie dialettiche del "capo" e, quando non applaude emettendo gridolini di fanatico giubilo, si diverte a costruire castelli di sabbia. 

 

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Oltraggio alla Patrona e Lungomare degradato: PD e Falcomatà lacerano il cuore di Reggio

Anche la rabbia è stata sottratta al popolo, quel rivolo perpetuo di indignazione che, sia pur sterile, pompa sangue nelle vene di una comunità. E' il devastante effetto collaterale del furto dell'identità collettiva di cui, con pervicacia degna di miglior sorte, si stanno rendendo responsabili l'Amministrazione Falcomatà da una parte ed il Partito Democratico calabrese dall'altra. Un combinato disposto di inazioni e scelte umilianti ha messo in scacco la Storia di Reggio Calabria e, mentre la città è schiaffeggiata, il Capo dell'Esecutivo di Palazzo San Giorgio innalza un autocompiacente piedistallo dal quale lancia strali indirizzati verso la presunta ignavia dell'opinione pubblica, rea, così ha stabilito il verdetto emesso da colui che dovrebbe fungere da guida trainante, di aver snobbato una seduta aperta del Consiglio Comunale dedicata alle interdittive antimafia. "In questa Aula ci sono delle assenze pesanti. Manca fortemente la città. Questa è la cosa più mortificante. Dove sono i cittadini? Le associazioni e le parti sociali? Sono silenti, non danno un contributo alla discussione. Reggio è una città dove mancano i corpi intermedi. In questo dibattito era importante la voce della città, ma evidentemente  - è stata la motivazione della condanna inflitta da Falcomatà a quegli stessi uomini e donne che ormai quasi due anni fa  lo hanno premiato a suon di preferenze - siamo lenti nello schierarci dalla parte della legalità e del lavoro". Dardi di fuoco scagliati usando la catapulta dell'arroganza, quella stessa arroganza di cui il sindaco bene avrebbe fatto ad armarsi in tante altre occasioni, in tutte quelle nelle quali è indispensabile sbattere i pugni sul tavolo con gli interlocutori, siano essi sovraordinati o meno, per difendere con i denti e con le unghie la dignità calpestata di Reggio. Speranza vana perché, al contrario, sembra che ogni sforzo sia profuso per strappare il cuore, già sofferente, della città. Senza stilare l'elenco, ignominiosamente lungo, di pecche e peccati capitali, è più che bastevole lo stordimento causato dallo stato di indecente abbandono in cui è piombato il Lungomare, ormai ridotto a vetrina in frantumi. Erbacce al posto dei fiori, pavimentazione mancante e lercia, palme cadenti e rifiuti, panchine divelte e statue in disarmo, fontane trasformate in immonde latrine: una desolazione che insozza gli occhi e deride l'anima. Un vanto da esibire con orgoglio diventato, sotto il giogo dell'ignavia e della inadeguatezza dell'Amministrazione Comunale, una discarica da nascondere, arrossendo di vergogna, agli sguardi increduli dei turisti. Un sentimento analogo dovrebbe divorare, ma anche questa è una chimera impossibile da raggiungere, il Partito Democratico calabrese e, con un sovrappiù di scuse, i rappresentanti reggini: quasi quattro secoli di devozione alla Madonna della Consolazione non sono apparsi ai "ras" del PD una condizione necessaria per non interferire con i riti religiosi dedicati alla Sacra Effigie, sovrapponendo ad essi la Festa regionale di partito. Una decisione che mette a tacere dubbi ed ipocrite finzioni propagandistiche lasciando emergere, in tutta la la sua prepotenza, l'insulsaggine che è il marchio distintivo di una classe dirigente sottrattasi ai doveri del rispetto del popolo e delle sue viscere profonde. Mai era successo prima, mai che qualcuno avesse anche solo immaginato di bombardare, con inusitata violenza, le celebrazioni mariane. Sono pugni come questi ad ampliare la frattura tra un Palazzo autoreferenziale ed una cittadinanza sgomenta davanti alla grandinata di tracotanza ignorante: l'indifferenza nei confronti di un Consiglio Comunale aperto è solo uno dei tanti lividi visibili sul volto di una comunità ormai sfregiata per sempre. 

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