Presentata la "Guida Blu": queste le località calabresi con il mare più pulito

Stamane Legambiente, con Touring Club Italia, ha illustrato i dettagli della "Guida Blu" che elenca i luoghi con il mare più pulito ed elevati standard turistici. La località calabrese meglio collocata nella graduatoria nazionale è Roccella Jonica, diciottesima. Quattro le vele attribuite a Riace e Scilla. Una spanna dietro, con tre vele, ci sono Bova Marina, Brancaleone, Crucoli, Isola Capo Rizzuto, Melito Porto Salvo, Monasterace, Palizzi, Palmi, Tropea e Zambrone. E' con grande soddisfazione - sono state le parole di Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria - rinnovare anche quest'anno un prezioso riconoscimento al Comune di Roccella Jonica che conferma il proprio impegno per un turismo sostenibile all'insegna non solo del mare pulito, ma di un territorio ben custodito con una proposta turistica di buon livello ed iniziative di grande valore ambientale".

   

Graduatorie Legambiente. Il lato positivo della Calabria: lo smog alberga altrove

Città soffocate e avvolte dallo smog. Anche il 2015 per l’aria respirata nei centri urbani è stato un anno da “codice rosso”, segnato da un’emergenza smog sempre più cronica. Milano avvolta in una cappa che la fa somigliare a Pechino, la Pianura Padana coperta da un manto di nebbia e smog, la città della Mole dove non si intravedono sullo sfondo le montagne e la vetta del Monviso, o Roma che si risveglia più volte velata da un’insolita foschia sono solo un esempio. Non basta appellarsi all’assenza di vento e pioggia per intere settimane, l’aria diventa sempre più irrespirabile a causa delle elevate concentrazioni delle polveri sottili, dell’ozono e del biossido di azoto che causano, tra l’altro, danni alla salute dei cittadini e all’ambiente circostante. A conferma di ciò arrivano i dati scientifici di Mal’Aria di città 2016, il dossier annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico e acustico nelle città italiane. Delle 90 città monitorate dall’associazione ambientalista nella campagna PM10 ti tengo d’occhio, nel 2015 ben 48 (il 53%), hanno superato il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti di Pm10. Le situazioni più critiche si sono registrate a Frosinone che guida anche quest’anno la classifica dei capoluoghi di provincia dove i giorni di superamento nel 2015 sono stati 115; seguita da Pavia con 114 giorni, Vicenza con 110, Milano con 101 e Torino con 99. Dei 48 capoluoghi fuori legge il 6% (Frosinone, Pavia e Vicenza) ha superato il limite delle 35 giornate più del triplo delle volte, andando oltre i 105 giorni totali; il 33% lo ha superato di almeno due volte e il 25% ha superato il limite legale una volta e mezza. Anche a livello regionale, la situazione non è delle migliori: in Veneto il 92% delle centraline urbane monitorate ha superato il limite dei 35 giorni consentiti; (in particolare quelle di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza), in Lombardia l’84% delle centraline urbane (tutte quelle di Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia, Como e Monza), in Piemonte l’82% delle stazioni di città (en plein per le centraline di Alessandria, Asti, Novara, Torino e Vercelli), il 75% delle centraline sia in Emilia-Romagna (Ferrara, Modena, Piacenza, Parma, Ravenna e Rimini) sia in Campania (Avellino, Benevento, Caserta e Salerno). Per quanto riguarda gli altri inquinanti, PM2,5, ozono troposferico, e ossidi di Azoto, il bilancio è relativo al 2014. Per il PM2,5 i capoluoghi di provincia Monza, Milano e Cremona hanno superato il limite del valore obiettivo di 25 µg/m3 di PM2,5 (erano 11 le città nel 2013 e 15 nel 2012). Dati poco rassicuranti riguardano invece dall’Ozono: un terzo dei capoluoghi di provincia monitorati (28 su 86) ha superato il limite dei 25 giorni (dati 2014). Prime in classifica Genova e Rimini con 64 giorni di superamento, seguono Bologna (50), Mantova (49) e Siracusa (48). Particolarmente critica la situazione nell’area padana per le elevate concentrazioni di questo inquinante. Per gli ossidi di Azoto, sempre nel 2014, sono 10 i capoluoghi di provincia sui 93 monitorati (il 12%) che hanno superato il limite normativo (Torino, Roma, Milano, Trieste, Palermo, Como, Bologna, Napoli, Salerno, Novara). Per Legambiente per contrastare in maniera efficace l’inquinamento atmosferico, è indispensabile un cambio di passo nelle politiche della mobilità sostenibile, potenziando il trasporto sul ferro, l’uso dei mezzi pubblici e la mobilità nuova, e rendere così le auto l’ultima delle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini. Oggi l’Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante: il tasso di motorizzazione arriva a 62 auto ogni 100 abitanti della città di Roma o ai 67 di Catania, contro le 25 auto ogni 100 abitanti di Amsterdam e Parigi o le 31 di Londra. Per l’associazione ambientalista è perciò indispensabile una strategia nazionale per la qualità dell’aria e un piano per la mobilità in città, accompagnato da studi accurati sulle fonti di emissione, eseguiti a scala locale e urbana, per pianificare le giuste politiche di intervento. “L’emergenza smog - dichiara Rossella Muroni, la presidente nazionale di Legambiente - difficilmente si potrà risolvere con interventi sporadici che di solito le amministrazioni propongono in fase d’emergenza tra targhe alterne, blocchi del traffico, mezzi pubblici gratis, come avviene attualmente in gran parte delle città italiane, e senza nessuna politica concreta e lungimirante. Per uscire dalla morsa dell'inquinamento è fondamentale che il Governo assuma un ruolo guida facendo scelte e interventi coraggiosi, mettendo al centro le aree urbane e la mobilità sostenibile, impegnandosi per approvare a livello europeo, normative stringenti e vincolanti, abbandonando una volta per tutte le fonti fossili e replicando quelle esperienze anti-smog virtuose messe già in atto in molti comuni italiani in termini di mobilità sostenibile, efficienza energetica e verde urbano”. “Il protocollo firmato lo scorso 30 dicembre - continua Muroni - tra ministero dell’Ambiente, rappresentanti di Comuni e Regioni, non è stato all’altezza del problema e il rischio è che si rincorra sempre l’emergenza senza arrivare a risultati concreti e di lunga durata. Per questo è urgente e indispensabile che l’Italia adotti un piano nazionale per la mobilità urbana, dotato di risorse economiche, obiettivi misurabili e declinabili. La priorità deve essere la realizzazione di nuove linee metropolitane e di tram, a cui devono essere vincolate da subito almeno il 50% delle risorse per le infrastrutture, da destinare alle città, dove si svolge la sfida più importante in termini di rigenerazione urbana e di vivibilità”.

Mal’aria 2016 – L’emergenza smog 2015, che nel mese di dicembre è stata al centro di una forte attenzione mediatica, non è stata di certo un fulmine a ciel sereno. Nel dossier Legambiente si evidenzia come il superamento del Pm10 sia avvenuto già all’inizio del 2015: ad esempio Frosinone scalo, prima in classifica nel 2015, ha raggiunto il limite del 35° giorno di superamento il 16 febbraio scorso, Pavia e Torino, rispettivamente seconda e quinta in classifica, il 22 e il 27 febbraio e Milano il 10 marzo. Dati che lasciano pochi dubbi su come sia stata mal gestita fino ad oggi l’emergenza smog. Confrontando poi i dati del 2015 con quelli raccolti da Legambiente negli ultimi anni, emerge come per il Pm10 il numero di città che ha superato il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti (48 nel 2015) sia in linea con la media del numero di città fuorilegge degli ultimi sette anni (48 di media dal 2009 ad oggi). Inoltre le città coinvolte sono quasi sempre le stesse: ben 66 infatti compaiono almeno una volta nella classifica dei capoluoghi che hanno superato i 35 giorni ammessi e di queste ben 27 (il 41%) lo ha fatto sistematicamente 7 anni su 7. Numeri che si trasformano in rilevanti impatti sulla salute: ogni anno l’inquinamento dell’aria causa oltre 400.000 morti premature nei paesi dell’Unione Europea. Fra questi, l’Italia ha uno dei peggiori bilanci in Europa: la Penisola detiene il record di morti per smog con 59.500 decessi prematuri per il Pm2,5 – 3.300 per l’Ozono e 21.600 per gli NOx nel solo 2012 (Dati Agenzia Europea dell’ambiente). Stime che potrebbero crescere esponenzialmente se come valori limite di riferimento per gli inquinanti si prendessero quelli consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; in base a questi valori dell’OMS, la percentuale di popolazione in ambiente urbano esposta a concentrazioni di polveri sottili dannose per la salute salirebbe dall’attuale 12% a circa il 90%; per l’Ozono si passerebbe dall’attuale 14-15% al 97-98%. Legambiente ricorda poi che i danni alla salute della popolazione si traducono in costi economici dovuti alle cure sanitarie, che nella Penisola si stimano tra i 47 e 142 miliardi l’anno (dati riferiti al 2010). Ci sono poi i danni economici legati al mancato rispetto delle norme italiane ed europee sulla qualità dell’aria. Sono due le procedure d’infrazione contro il Belpaese, entrambe nella fase di messa in mora. La prima, la 2014_2047, avviata nel luglio 2014 riguarda la “cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e il superamento dei valori limite di PM10 in Italia”; mentre la seconda, la 2015_2043, avviata nel maggio 2015 riguarda “l’applicazione della direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria ambiente ed in particolare obbligo di rispettare i livelli di biossido di azoto (NO2)”. Aria sempre più irrespirabile, ma anche città sempre più rumorose. Legambiente ricorda che in Italia sono quasi sei milioni (il 10% della popolazione) i cittadini esposti, negli ambiti considerati, al rumore prodotto dal traffico stradale a livelli giornalieri inaccettabili secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le persone esposte, invece, ad elevati livelli di inquiamento acustico durante la notte sono quasi cinque milioni. La risposta a questa situazione è però ancora del tutto insufficiente. Non per nulla l’Italia è in procedura d’infrazione, in stato di messa in mora, per il mancato rispetto della normativa comunitaria relativa ai livelli di inquinamento acustico, la Direttiva 2002/49/CE.

Vibo ultima in Italia, l'appello di Lo Schiavo: "Lavoriamo insieme per il riscatto"

"Ancora una volta una classifica che stima la qualità della vita delle città italiane, pone Vibo Valentia agli ultimi posti, sancendo addirittura - sottolinea in una nota Antonio Lo Schiavo, consigliere comunale dell'opposizione di centrosinistra a Palazzo Razza - una retrocessione di quattro posizioni rispetto all’anno precedente". La graduatoria stilata da Legambiente e Sole 24Ore sull’ecosistema urbano dei capoluoghi italiani, mettendo Vibo al 101esimo posto, ci rivela in maniera impietosa - rimarca l'ex candidato sindaco - ciò che sapevamo già da tempo. In realtà, non servono classifiche: ad oggi nessun programma di raccolta differenziata è stato avviato (addirittura ultimi in quest’ambito); nessun servizio di trasporto pubblico che possa incidere sul traffico cittadino; un solo chilometro di piste ciclabili; pochi spazi pedonali e, poi, la solita scarsa attenzione per la qualità dell’aria, dell’acqua, per l'utilizzo di energie rinnovabili. Tuttavia di fronte a questi risultati è inutile piangersi addosso. La classe politica deve dimostrare di avere le qualità per cambiare passo, ed è ora di ragionare tutti insieme su come dare un futuro alla nostra città. L’Amministrazione comunale dimostri, da parte sua, di avere idee e di avere la capacità di mettere in atto politiche pubbliche virtuose in campo ambientale che migliorino concretamente la vita dei cittadini. Voglio, pertanto, lanciare una proposta offrendo fin da subito la massima disponibilità per concretizzarla: si presenti un pacchetto organico d’interventi tali da migliorare i più comuni standard della qualità della vita, dall’avvio della raccolta differenziata ad una maggiore presenza di spazi pedonali e ciclabili, dall'intervento sulla rete idrica comunale fino ai trasporti pubblici e i servizi di mobilità alternativi. Si faccia in modo che da qui ad un anno la questione ambientale diventi una priorità della politica cittadina. Si punti, in sintesi, a scalare almeno 10-15 posizioni in queste 'classifiche' e si dia un segno di responsabilità verso i vibonesi. La strada è tracciata, non servono miracoli, lo insegna l’esperienza di Cosenza (non a caso ai primi posti in Italia) dove si è fatta una precisa scelta di campo in questo senso". "Si lavori quindi a questo obiettivo - è l'auspicio finale di Antonio Lo Schiavo - in uno spirito di compartecipazione tra maggioranza e opposizione e si dia sostanza alla volontà di riscatto che tutti a parole avvertiamo".    

 

 

Legambiente: le città calabresi (tranne Cosenza) sono le meno vivibili d’Italia

Città ingessate, statiche e pigre. Aree urbane che arrancano e faticano a rinnovarsi in chiave sostenibile ed essere culle di una rigenerazione urbana capace di migliorare la qualità dei singoli e della comunità. I passi avanti fatti fino ad ora sono, infatti, troppo pochi: se da una parte nelle città italiane si registrano lievi eco-performance soprattutto sul fronte della raccolta differenziata, delle energie rinnovabili e si assiste ad un lieve calo degli sforamenti nelle concentrazioni di NO2, di PM10 e di ozono grazie anche a condizioni metereologiche favorevoli alla dispersione degli inquinanti; dall’altra parte manca, invece, il coraggio e la voglia di puntare sulla mobilità nuova per uscire dalla morsa di traffico e smog e sugli eco-quartieri per rigenerare le periferie e rilanciare il patrimonio edilizio. È quanto emerge dalla ventiduesima edizione di Ecosistema Urbano, la ricerca di Legambiente realizzata in collaborazione con l’Istituto di ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani. Dal dossier emerge un Paese fermo, dove è marcato il divario tra Nord e Sud. Quest’anno a guidare la classifica nazionale sono: Verbania, Trento, Belluno, Bolzano, Macerata e Oristano. Nel complesso i protagonisti delle performance migliori sono i piccoli capoluoghi tutti al di sotto degli 80mila abitanti (Verbania, Belluno, Macerata, Oristano, Sondrio, Mantova, Pordenone) oppure le solite Trento e Bolzano, centri di medie dimensioni (con abitanti compresi tra 80mila e 200mila), e soltanto una grande città: Venezia. In testa c’è prevalentemente il nord del Paese assieme con due città del centro Italia, entrambi piccoli centri, la marchigiana Macerata e la sarda Oristano. Le peggiori invece (le ultime cinque) sono tutte città del meridione, tre grandi e due piccole: la calabrese Vibo Valentia (101) e le siciliane Catania (100), Palermo (102), Agrigento (103) e Messina (104). “Per sperare che le nostre città migliorino - dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - c’è una sola strada. Fare la scelta strategica, con i ministeri interessati coordinati da una vera cabina di regia, di fare dell’innovazione urbana e del miglioramento della vita in città la vera grande opera pubblica. La trasformazione delle città è una grande sfida che intreccia nuovi bisogni con cambiamenti istituzionali e organizzativi con sviluppo di nuove filiere industriali e passa dalla messa in sicurezza dalle catastrofi naturali, dal rilancio della vita sociale nei quartieri, dalla valorizzazione della cultura, dalla riqualificazione energetica, dall’arresto del consumo di suolo, dagli investimenti nel sistema del trasporto periurbano, dal sostegno alla mobilità nuova. Una scelta politica che andrebbe nella direzione dell’interesse generale: si crea lavoro migliorando il benessere e mettendo al sicuro le nostre città. Questa sì sarebbe un’ottima carta con cui l’Italia, patria dei liberi comuni, si potrebbe presentare a Parigi, nella prossima COP 21 a dicembre”. Anche quest’anno, sono 18 gli indicatori selezionati per confrontare tra loro i 104 capoluoghi di provincia italiani. Tre indici sulla qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (consumi idrici domestici, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull’offerta, il secondo sull’uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modale share, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno sull’incidentalità stradale, due sull’energia (consumi e diffusione rinnovabili). In questa edizione sono due su diciotto gli indicatori selezionati per la classifica finale (incidenti stradali e consumi energetici domestici) che utilizzano dati pubblicati da Istat. La produzione pro capite di rifiuti urbani nel 2014 interrompe la progressiva diminuzione registrata negli ultimi anni di crisi economica e si attesta sui valori del 2013, con una media di 540 kg pro capite a fronte dei 561 kg/ab del 2012. La percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti registra inoltre un valore medio di 43,90% (era di 41,15% nella passata edizione e di 39,26% due anni fa). Pordenone è l’unico capoluogo a superare l’80% di rifiuti raccolti e differenziati (85,4%), seguito da Trento (79,3%), Belluno (78,8%), Mantova (76,7%), tutti oltre il 75%. Bene anche il Sud Italia come Benevento e Salerno entrambe oltre il 65%, e Oristano e Teramo che superano il 60%. Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, nel 2014, grazie anche a condizioni metereologiche favorevoli alla dispersione degli inquinanti, scendono a 27 (6 in meno rispetto all’anno precedente) le città in cui almeno una centralina ha rilevato concentrazioni medie annue di biossido di azoto (NO2) superiori al limite di legge, mentre sono 4 i comuni che non rispettano il limite della concentrazione media annua di PM10. La situazione rimane più critica, anche se in miglioramento, per quanto riguarda i superamenti giornalieri di polveri sottili (PM10): passano da 40 a 33 i capoluoghi in cui almeno una centralina supera i 35 giorni di sforamento consentiti dalla normativa nell’arco dell’anno e cinque di questi arrivano a oltre 75 giorni di superamenti. Da segnalare in negativo: Frosinone (110 superamenti), Torino (94) e Alessandria (86). Il miglioramento più evidente è quello dell’ozono (O3) dove sono 28 i capoluoghi che superano i limiti consentiti (contro i 51 della passata edizione), ma sono ancora sei le città che, almeno in una centralina, fanno registrare superamenti della soglia di guardia per la salute pari o maggiori a due volte il valore obiettivo. Da segnalare i picchi negativi di Genova (87 giorni all’anno di superamento del limite giornaliero) e di Rimini (64 giorni). Ecosistema Urbano registra anche una sostanziale stabilità del parco auto e moto circolante che interessa quasi l’80% dei comuni capoluogo, mentre le politiche di mobilità mostrano invece un trasporto pubblico in grande affanno, con il 68% dei comuni che vede diminuire il numero di passeggeri, e una sostanziale stabilità della rete di piste ciclabili e isole pedonali. Soltanto a Bolzano le politiche di mobilità sono riuscite a limitare gli spostamenti motorizzati privati al di sotto di un terzo degli spostamenti complessivi, mentre in 46 città questa percentuale supera ancora il 50%. I viaggi effettuati con il servizio di trasporto pubblico in media fanno registrare complessivamente un lieve calo. Tra le grandi città spicca solo Venezia che cresce ancora (629 viaggi per abitante annui, erano 592 l’anno passato). Milano cala (457 viaggi per abitante all’anno rispetto ai 474 dello scorso anno), mentre Catania, Messina, Palermo e Taranto non raggiungono i 50 viaggi per abitante all’anno. Tra le città medie superano i 150 viaggi/abitante annui solo Brescia e Trento, come lo scorso anno, i valori peggiori invece sono per Alessandria, Brindisi, Grosseto, Latina che non arrivano nemmeno a 15 viaggi per abitante nell’arco dei 12 mesi. Dati lievemente incoraggianti ma ancora molto lontani da livelli ottimali arrivano dal solare termico e fotovoltaico: salgono a diciassette (erano sedici lo scorso anno) i capoluoghi che possono contare su dieci o più kiloWatt provenienti da impianti installati su edifici comunali ogni 1.000 abitanti. Salerno è la migliore, con 181 kW installati ogni 1.000 abitanti, seguita da Padova, Massa e Pesaro con circa 30 kW/1.000 ab. ma sono ancora 23 le città che non arrivano nemmeno a 1 kW/1.000 abitanti e di queste otto restano ferme a zero. Salgono dai sette dalla passata edizione ai nove di quest’anno i capoluoghi nei quali le perdite della rete idrica sono pari o inferiori al 15% dell’acqua immessa (Ascoli Piceno, Foggia, Macerata, Milano, Monza, Piacenza, Pordenone, Udine e Trento). Dodici (erano 16 lo scorso anno) invece le città nelle quali le perdite sono superiori al 50% (Bari, Cagliari, Catania, Catanzaro, Cosenza, Frosinone, Grosseto, Latina, Matera, Palermo, Rieti, Salerno). A guidare la classifica di Ecosistema Urbano è Verbania, il capoluogo piemontese totalizza quasi l’83% dei punti assegnabili (sui 100 relativi a una ipotetica città ideale) collezionando buone performance negli indicatori più significativi del rapporto, a cominciare dai tre relativi all’inquinamento atmosferico che messi assieme pesano per il 23% del punteggio finale. Al secondo posto c’è Trento, seguito da Belluno e Bolzano, quest’ultimo è l’unica città con solo il 30% di spostamenti urbani effettuati con mezzi privati a motore, nessuno fa meglio. Al quinto e sesto posto si piazzano due città del centro Italia, la marchigiana Macerata e la sarda Oristano. Macerata arriva quinta grazie al panel abbastanza completo delle risposte inviate e al fatto che centra buoni risultati in tutti e tre gli indici legati all’inquinamento atmosferico, rimanendo di molto sotto le medie per le polveri sottili e il biossido di azoto e addirittura non facendo segnare superamenti delle medie nell’arco dell’anno per quel che riguarda l’ozono, indice nel quale è prima assieme a altre dodici città. Per vedere tutta la classifica, clicca sulla foto in basso.

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Spiaggia di Isola Capo Rizzuto tra le più belle d'Italia

I risultati del contest "La più bella sei tu" hanno collocato quella di Marinella ad Isola Capo Rizzuto fra le le tredici spiagge italiane più belle. E' stata Legambiente a lanciare l'iniziativa sul web. Quella della città in provincia di Crotone fa parte dell'Area marina protetta ed ha raggiunto l'undicesima posizione. Il verdetto è stato decretato da coloro che hanno espresso le proprie preferenze nel sondaggio combinato col giudizio formulato da una commissione di persone esperte del settore.  

Gli occhi di Legambiente continuano ad essere puntati su Saline

Legambiente ha concluso a Montebello Jonico la "tappa speciale" che segna il prologo della decima edizione di "Goletta dei Laghi". All'esito dell'iniziativa, l'organizzazione ambientalista ha garantito che continuerà ad esercitare un controllo ferreo sul destino di Saline Joniche. Una volontà esplicita che si concretizzerà nella prosposta di una conferenza dei servizi da cui far partire l'idea di una crescita turistica adatta al contesto della località marina in provincia di Reggio Calabria. L'auspicio è dar vita all'Oasi delle antiche saline, da fregiare con l'aurea di sito di interesse comunitario per l'Unione Europea. L'obiettivo manifestato da Legambiente è quello di ottenere la zona limitrofa all'ex Liquichimica, 

Nella "Guida blu" le più belle spiagge calabresi

Tra i centri costieri calabresi l’unica a meritare le cinque vele della “Guida blu” redatta da Legambiente e Touring club, è Roccella Jonica. Un riconoscimento non nuovo per la cittadina della locride che già in passato si era vista attribuire il “marchio” che viene riconosciuto solamente ai “luoghi più belli del Paese” dove è possibile “vivere, a prezzi contenuti, una esperienza piacevole all’insegna della qualità e dell’efficienza turistica”. Le Vele blu vengono conferite, infatti, sulla base di un sistema di valutazione che premia il pregio naturalistico, l'impegno nella salvaguardia del paesaggio e del litorale e le iniziative di sviluppo dei servizi e di valorizzazione del territorio. Nella classifica generale, tra le 285 località considerate, il primo posto è andato a Castiglion della Pescaia (Gr), seguita da San Vito Lo Capo (Tp) e Pollica (Sa). Quattordicesimo posto, invece, per Roccella Jonica, unica realtà calabrese capace di “giocarsela” con le più apprezzate località turistiche italiane. Complessivamente, il mare calabrese non ne è uscito granché bene, al punto che, oltre Roccella, l’unica cittadina ad essersi collocata nei primi cinquanta posti della graduatoria è Scilla che si è vista attribuire le quattro vele che le sono valse il quarantaquattresimo posto. Per quanto riguarda la classifica generale, sulle 285 località considerate,  i centri calabresi sono 42. Alle spalle di Roccela e Scilla figurano, infatti, :

65° posto Riace con 3 vele
82° posto Sant'Andrea Apostolo dello Ionio con 3 vele                                                               
86° posto Isola Capo Rizzuto con 3 vele
87° posto Palizzi con 3 vele
90° posto Brancaleone con 3 vele
93° posto Badolato con 3 vele                                                                                                
98° posto Monasterace con 3 vele
99° posto Amendolara con 3 vele
104° posto Crucoli con 3 vele
106° posto Rocca Imperiale con 3 vele
108° posto Zambrone con 3 vele
113° posto Diamante con 3 vele
122° posto Palmi con 3 vele
123° posto Stalettì con 3 vele                                                                                                                 
128° posto Tropea con 3 vele
129° posto Belvedere Marittimo con 3 vele
130° posto Melito Porto Salvo con 3 vele
132° posto Bova Marina con 3 vele
143° posto Rossano con 2 vele
152° posto Pizzo con 2 vele
155° posto Bagnara con 2 vele
162° posto Marina di Gioiosa Ionica con 2 vele
163° posto Cirò con 2 vele
180° posto Marina di Schiavonea con 2 vele
185° posto Cutro con 2 vele
186° posto Cirò Marina con 2 vele
202° posto Locri con 2 vele
203° posto Siderno con 2 vele
216° posto Montebello Ionico con 1 vela
217° posto Soverato con 1 vela
221° posto Cittadella del Capo con 1 vela
230° posto Trebisacce con 1 vela
232° posto Roseto Capo Spulico con 1 vela
235° posto Pietrapaola con 1 vela
252° posto Cannitello-Villa San Giovanni con 1 vela
257° posto Longobardi con 1 vela
258° posto Amantea con 1 vela
262° posto Parghelia con 1 vela
265° posto Ricadi con 1 vela
272° posto Gizzeria con 1 vela

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