In arrivo un inverno freddissimo, previsti tanta neve e forti gelate

Quello che sta per arrivare sarà un inverno freddissimo, caratterizzato da piogge, abbondanti nevicate e forti gelate. Gli esperti del sito web “ilmeteo.it” che hanno elaborato le proiezioni non sembrano avere dubbi.

Le zone più colpite dovrebbero essere, ovviamente, quelle centro settentrionali. La neve, però, non dovrebbe risparmiare neppure la parte meridionale del Paese. Regioni come Campania e Puglia potrebbero essere, infatti, tra le più bersagliate nel corso della stagione più fredda dell’anno.

 Ovviamente, fanno sapere, gli studiosi: "Si tratta di proiezioni di massima, mirate a individuare le linee guida stagionali”.  Non si tratta, quindi, di una previsione vera e propria, tuttavia alcune indicazioni sembrano essere sufficientemente attendibili.

 Nel corso dei mesi invernali, infatti, pare piuttosto probabile che sulla Penisola possano abbattersi correnti di aria fredda provenienti sia da oriente che da occidente. I canali da cui dovrebbe arrivare il freddo sono, da una parte, quello francese, dall’altro quello balcanico.

 Quasi sicuramente, in diverse occasioni, il sopraggiungere di queste correnti determinerà “ nevicate a quote basse o medio basse, in particolare al centro-nord e fino alla Campania e Nord Puglia".

 Sulle rimanenti regioni meridionali, le precipitazioni dovrebbero essere meno significative, anche se le “fasi più fredde e nevose” faranno sentire i loro effetti lungo tutto l’Appennino.

 Secondo le ultime previsioni, pare che la prima vera ondata di freddo dovrebbe arrivare tra fine Novembre e la prima decade di Dicembre.

"Trump non conosce il mondo", Juncker nemmeno il suo paese

Secondo Juncker, attuale capo dell’Europa, Trump non conosce il mondo. Per carità, Trump non sarà un’aquila di cultura e, almeno per il momento, potrebbe essere poco esperto… Giusto, giustissimo.

 Ma se Juncker rimprovera così pesantemente Trump, allora dobbiamo dedurre che Juncker, e con lui i suoi colleghi della commissione, e, in genere, la classe dirigente europea siano legittimati a criticare, ovvero siano e si siano dimostrati finora dei geni della politica. Consentitemi alquanto di eccepire:

-          L’Europa entrò nella crisi del 2008; dal 2008 la commissione e la burocrazia e la classe dirigente europea non sono riuscite nemmeno ad immaginare la benché minima soluzione; l’Europa era e resta in crisi;

-          L’attuale capo, Juncker, non sta facendo nulla di nulla, a parte operazioni da ragioniere per vedere se il tale bilancio ha lo 0,1 o lo 0,2, eccetera;

-          La commissione europea si segnala solo, di tanto in tanto, con draconiane disposizioni sull’involucro delle mozzarelle: per tutto il resto, muta;

-          L‘Europa non ha nemmeno l’ombra di una politica estera; qualche rara volta, qualche raro Stato finge di fare qualcosa, in genere con i piedi come la Francia: ma la politica estera dell’Europa è zero;

-          Juncker predica accoglienza di migranti: ebbene, a Calais c’è un muro, a Ventimiglia la polizia francese impedisce gli accessi; la Germania, dopo le bastonate elettorali della Merkel, non accoglie più tanto… Il guaio è tutto e solo dell’Italia. Insomma, Juncker predica e noi “accogliamo”.

 Insomma, Trump non sarà Bismarck, ma Juncker mi pare nemmeno buono per consigliere comunale di paese.

 Ma perché tanta acrimonia? Beh, tra le righe delle juncheriane dichiarazioni traspare: l’Europa dei burocrati è terrorizzata di una politica isolazionista di Trump: pensate, se Trump dovesse sul serio diminuire l’impegno militare e politico americano, quei grigi passacarte, Juncker e soci, dovrebbero mettersi a fare davvero politica, e, orrore, persino una politica militare. Ve li figurate, Juncker e Prodi, con quelle facce, in divisa da generale?

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Serra San Bruno, celebrata la festa dell'Unità Nazionale

"Anche quest’anno a Serra San Bruno, come di consueto, si sono tenute le celebrazioni del 4 novembre, giornata dell’unità nazionale e delle forze armate. La giornata è stata istituita nel 1918 per commemorare la fine della 1^ guerra mondiale per l’Italia, e segna la data dell’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti – l’accordo firmato il 3 novembre 1918, a Padova, tra l’Impero Austro-Ungarico e l’Italia, alleata con la Triplice Intesa (composta da Regno Unito, Francia e Russia)". E' quanto si legge in un nota della Compagnia Carabinieri di Serra San Bruno gudata dal capitano Mattia Ivan Losciale 

"Alla cerimonia - continua il comunicato - hanno preso parte il Sindaco di Serra San Bruno (insieme ad altri rappresentanti del Comune), il Comandante della Compagnia Carabinieri ed il Comandante della locale Stazione Carabinieri, una rappresentanza delle altre Forze di Polizia presenti sul territorio, nonché una numerosa platea di cittadini serresi che hanno voluto testimoniare, con la loro presenza, la vicinanza allo Stato e alle Forze Armate

Le celebrazioni sono cominciate alle ore 11:00 circa, con la traslazione di una corona d’alloro, portata a braccio da due Carabinieiri in Grande Uniforme Storica, dallo stabile municipale alla Chiesa Matrice. Qui una funzione religiosa in commemorazione dei caduti, e subito a seguire la deposizione della corona d’alloro davanti monumento al centro della piazza dedicata all'eroe Azaria Tedeschi, dove il Comandante della Compagnia Carabinieri ed il Sindaco di Serra San Bruno hanno pronunciato un breve discorso".

 

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Migranti: (i buonisti) semplici come colombe, (i furbi) prudenti come serpenti

Semplici come colombe, prudenti come serpenti. Non è una cinica frase del Machiavelli, ma di Nostro Signore, nei Vangeli. Cosa vuol dire? Che bisogna fare il bene, ma con intelligenza. Facciamo un esempio solo. Una mattina, un papa decide di vendere il patrimonio della Chiesa per sfamare i poveri. Ottima idea, pensate? E invece, pessima: mettere improvvisamente sul mercato tonnellate d’oro e quadri e statue, sortirebbe solo l’effetto di una spaventosa svalutazione; e ogni riccastro si comprerebbe a mille euro la Pietà di Michelangelo per usarla da soprammobile. Ai poveri, qualche centesimo. Esempio immaginario? Ma no: avvenne tra gli ultimi decenni del XVIII secolo e gran parte del XIX con le confische dei patrimoni ecclesiastici, e si formarono i latifondi poi spacciati per nobiliari.

 Veniamo ai “migranti”. Se la mettiamo sull’umanitario generico, tutti abbiamo pietà di tutti. Ma quando la tv orale lamenta “donne e bambini” e quella visiva mostra quasi tutti maschi giovani forti, allora qualcosa non torna, anzi non torna un bel nulla. E fin troppo banale che se io fuggissi da una guerra, mi porterei le donne, magari a cavalcioni come Enea fece con il padre Anchise. Se “scappo dalla guerra” da solo, delle due è l’una: o sono un mascalzone, o non c’è nessunissima guerra: tipo Ghana, Senegal, Bangladesh…

 Veniamo ai “volontari” a 35 euro a “migrante”, di cui 32,50 ai “volontari”. Fatevi due conti.

 Veniamo ai “minori non accompagnati”. Uno immagina dei bambini, al massimo dei dodicenni; e invece mi devo bere che uno di diciassette anni e undici mesi è “minore” e dovrebbe essere “accompagnato” e tenuto per mano. Ogni tanto beccano qualche delinquente che sbologna per minori quelli belli grandi, e piglia soldi.

 Veniamo alle navi spagnole, inglesi, norvegesi. La Norvegia non fa nemmeno parte dell’UE, che ci sta a fare nel Mediterraneo? La Gran Bretagna, senza ricordare la brexit, perché porta i “migranti” a Pozzallo e non a Gibilterra? E la Spagna non ha mare da far attraccare le navi spagnole?

 Veniamo alle requisizioni. Se passa l’idea che il Ministero può requisire un albergo, perché non una scuola, una chiesa? Perché non una seconda casa? Perché non alcune stanze della casa prima e unica?

 Veniamo agli scafisti. Non ho letto che qualcuno di loro sia stato condannato per omicidio: eppure, ne muoiono, nelle mani di queste canaglie.

 Veniamo ai soldi che la Calabria dovrebbe spendere per un “cimitero dei migranti” proposto da un capriccio di Franco Corbelli e promesso (campa cavallo!) da Oliverio. Vi pare possibile una simile follia?

 Ecco che sto ragionando da serpente, cioè con prudenza. La prudenza è una delle quattro Virtù Cardinali, sapete? E invece siamo nelle grinfie o degli ingenui della domenica e buonisti, o dei furboni; o dei furboni buonisti; o dei buonisti furboni.

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Israele: per viceministro "terremoto in Italia punizione divina per voto Unesco"

Gelo tra Italia e Israele a causa delle parole becere e cariche di violenza, pronunciate dal ministro israeliano della Cooperazione regionale Ayoub Kara (Likud), secondo cui "il terremoto in Italia è avvenuto" per punizione divina per l'astensione italiana all'Unesco nel voto sulla Città vecchia di Gerusalemme. "Passare attraverso un terremoto non è stata la più piacevole delle esperienze, ma - ha detto Kara, citato dal sito Ynet - abbiamo avuto fiducia che la Santa Sede ci avrebbe tenuto al riparo. Sono certo che il terremoto - ha aggiunto - sia avvenuto a causa della decisione Unesco che il Papa ha fortemente disapprovato. Ha anche detto che la Terrasanta è legata alla Nazione di Israele".  Mercoledì sera, al momento delka scossa,  secondo quanto riferito di Ynet - si trovava in missione in Vaticano. 

El Alamein, 23 ottobre 1942: quando gli eroi della Folgore diventarono leggenda

Capita spesso di sentire associare all’Italia una storia militare fatta solamente di sconfitte, disfatte e rapidi “giri di valzer”.

Eppure, oltre al “Franza o Spagna purché se magna” ci sono tante pagine che parlano di un Paese differente, disposto a battersi ed a farlo con onore.

Ricorre proprio oggi l'anniversario dell'inizio della battaglia di El – Alamein combattuta, durante la seconda guerra mondiale, in Africa del nord da italiani e tedeschi da una parte e britannici dall’altra. Al km 120 della litoranea Alessandria d'Egitto - Marsa Matruh si fronteggiarono due eserciti e due strateghi geniali: Rommel, a capo dell'Afrika Korps e Montgomery al comando dell'VIII Armata britannica.

La guerra nel deserto nell'Africa settentrionale durava ormai da due anni. Nel periodo 1940-42 gli italiani, successivamente affiancati dai tedeschi, si erano battuti con alterne fortune contro gli eserciti di sua maestà.

La prima battaglia di El-Alamein si combatté dall’ 1 al 27 luglio 1942. Il generale Rommel, divenuto tra le dune africane, la volpe del deserto, aveva tentato un'ardita manovra in profondità per scardinare lo schieramento nemico e far cadere il campo trincerato di El-Alamein.

I protratti combattimenti ebbero però l’effetto di logorare le forze dell’Asse. I britannici, dal canto loro, effettuarono massicci e fulminei attacchi tesi a sfondare lo schieramento italo-tedesco. I due schieramenti si rafforzarono febbrilmente sulle rispettive posizioni con lavori di trinceramento e la posa di estesi e profondi campi minati. L'attacco finale degli inglesi, passato alla storia con il nome di seconda battaglia di El Alamein, venne sferrato nei giorni compresi tra il 23 ottobre ed il 6 novembre 1942.

L'offensiva fulminea rappresentava l’elemento portante del piano d'attacco. Per essere certi del successo, i britannici misero in campo una forza d'urto straordinariamente numerosa. Alla vigilia della battaglia l’VIII Armata contava, infatti, 220 mila uomini, 1.351 carri, quasi mille pezzi d’artiglieria, 1.200 aerei.

A contrastare l’avanzata delle truppe di Montgomery, complessivamente si trovavano 108 mila soldati e 497 carri, 700 aerei, dei quali solo 330 da prima linea. L'evidente sproporzione delle forze in campo era aggravata dalla penuria di rifornimenti causata dall’azione implacabile della marina da guerra britannica capace di decimare i convogli marittimi diretti in Libia.

Sul fronte sud l'attacco inglese, venne prontamente fermato dalla violenta reazione della Folgore. I 4 mila “leoni”, come appellò i paracadutisti il premier inglese Winston Churchill, solitamente poco incline ai complimenti nei confronti degli italiani, non mollarono.

Nascosti nelle buche lasciate dai proiettili dell’artiglieria i parà si scagliavano contro i corazzati con le loro bottiglie incendiarie o con le mine magnetiche. Incapaci di sfondare al primo assalto le truppe britanniche furono costrette ad impegnarsi in una logorante serie di offensive. Ai ripetuti attacchi britannici, i paracadutisti risposero con incredibile determinazione ed energia, respingendo ogni tentativo di sfondamento ed infliggendo al nemico gravi perdite.

La tenace resistenza obbligò gli inglesi a sospendere ogni ulteriore iniziativa su quella parte di fronte. "La battaglia di El-Alamein si sarebbe decisa, di lì a qualche giorno, sugli altri versanti. Quando il 2 novembre, in seguito al generale ordine di ripiegamento, la Folgore abbandonò le posizioni, la sua linea di resistenza era ancora intatta. L’arma vincente dei paracadutisti era stata la superiorità tattica; il contrassalto, applicato sistematicamente contro gli attacchi di carri e fanterie che aveva annullato la potenza offensiva dei nemici".

Sui luoghi della battaglia sorgono oggi tre cimiteri, muta testimonianza della durezza dello scontro. Un prato verde veglia sui caduti del Commonwealth.

Un castello svevo perpetua la memoria dei soldati tedeschi, un bianco Sacrario custodisce i resti dei combattenti italiani.

Poco distante sorge, invece, la torre di Quota 33, costruita a proprie spese da Paolo Caccia Dominioni, che ad El-Alamein, dopo aver combattuto, decise di trascorrere molti dei suoi anni alla ricerca delle povere ossa di quanti, sotto tutte le bandiere, intrisero con il loro sangue le arse sabbie del deserto.

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Olio d'oliva, Calabria e Puglia sono le regioni italiane che ne producono di più

Quasi dimezzata (-38%) la produzione dell'olio d'oliva in Italia. Ad affermarlo, la Coldiretti, per la quale i 298 milioni di chili prodotti rappresentano un valore vicino ai minimi storici di sempre. Elaborati sulla base dei dati Ismea/Unaprol, i risultati sono stati  presentati alla Giornata nazionale dell'extravergine italiano al Mandela Forum di Firenze, alla quale hanno preso parte anche diecimila agricoltori, che con i loro trattori, hanno lasciano le campagne per difendere il prodotto più rappresentativo della dieta mediterranea dalla concorrenza sleale, dalle speculazioni, dalla mancanza di trasparenza in etichetta, dalle truffe e dagli inganni. Per l'occasione è stato lanciato l'hashtag #salviamogliulivi. Per Coldiretti, il dato italiano è in linea con quanto sta accadendo nel resto del mondo dove la produzione di extravergine segna il passo. A determinare un brusco calo dei raccolti, le crisi di Grecia, con circa 240 milioni di chili (-20%) e Tunisia dove non si supereranno i 110 milioni di chili (-21%). La Spagna, che si conferma leader mondiale, dovrebbe produrre, invece, circa 1400 milioni di chili, in linea con il raccolto dell'anno scorso. In controtendenza è, invece, la Turchia che aumenta la produzione del 33% per un totale di 190 milioni di chili. Il risultato è una previsione di produzione mondiale a 2,785 miliardi di chili in calo del 9%, con conseguenti tensioni sui prezzi che si prevedono in forte rialzo per effetto della corsa all'acquisto dell'olio nuovo. "I cambiamenti - spiega la Coldiretti - si faranno sentire sul carrello della spesa soprattutto in Italia dove i consumi di olio di oliva a persona sono attorno ai 9,2 chili all'anno, dietro la Spagna con 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica. I prezzi alla borsa merci di Bari, che è la più rappresentativa a livello nazionale, sono in significativo aumento - precisa la Coldiretti - con un balzo nell'ultima settimana del 14% per l'extravergine rispetto all'inizio dell'anno". Le previsioni Ismea/Unaprol che classificano l'Italia come secondo produttore mondiale nel 2016/17 indicano che la Puglia si conferma essere la principale regione di produzione nonostante il calo, mentre al secondo posto si trova la Calabria con una riduzione della produzione inferiore alla media nazionale, sul gradino più basso del podio si trova, invece, la Sicilia dove il taglio dovrebbe essere piu' marcato a causa delle condizioni meteorologiche primaverili che hanno causato perdite in fioritura. "Complessivamente - precisa Coldiretti - nel Mezzogiorno si stima un calo produttivo del 39%, al nord di appena il 10% mentre al centro del 29%, con la Toscana in linea con questa riduzione". "Con l'approvazione dei piano olivicolo nazionale si è aperto un percorso di crescita del vero Made sul quale fare leva per incrementare la produzione nazionale, sostenere attività di ricerca, stimolare il recupero varietale e la distintività a sostegno della competitività del settore" ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che "l'Italia può contare su oltre 250 milioni di piante di ulivo su oltre un milione di ettari di terreno coltivato con il maggior numero di olio extravergine a denominazione (44) in Europa e sul più vasto patrimonio di varietà d'ulivo del mondo (395) che garantiscono un fatturato al consumo stimato in 3,2 miliardi di euro nel 2015".

 

 

Libia: il contingente italiano è già operativo

Il grosso del contingente militare italiano che compone l'operazione Ippocrate è approdato mercoledì nel porto di Misurata. I militari sono giunti a bordo della nave San Marco. Partita dalla base di La Spezia, dopo aver fatto imbarcare i paracadutisti del 186° reggimento Folgore a Livorno, la San Marco prima di raggiungere la Libia, ha fatto un'ultima sosta nel porto siciliano di Augusta. A Misurata i militari italiani hanno trovato ad attenderli i colleghi arrivati a metà settembre a bordo dei C-130J. Dal 18 settembre, in anticipo rispetto alle previsioni, è già operativo l’ospedale Role 1 dell'Aeronautica militare che assicura triage, pronto soccorso, stabilizzazione e 12 posti letto. Grazie al cargo C27J, dislocato presso l'aeroporto di Misurata, è, inoltre, possibile garantire il trasporto in Italia di eventuali feriti gravi. La struttura dell'ospedale Role 1 rientrerà in Italia non appena sarà completato l'allestimanto dell'ospedale Role2 dell'Esercito, una struttura in grado di ospitare 50 feriti.

 

 

 

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