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Call center, si riapre la trattativa ma per Serra le speranze sono al lumicino

Quando sembrava definitivamente chiusa, la partita torna ad aprirsi. Il 2 aprile ci sarà un nuovo Tavolo romano per discutere della cessione del ramo lametino di Infocontact alla Abramo Customer Care. I margini sono più che ridotti, ma esiste un sottilissimo filo di speranza. Gli stessi sindacati (soprattutto la Cisl) ammettono le difficoltà: intanto si cerca di giungere ad un’intesa sul passaggio della proprietà, “solo un minuto dopo potremo discutere delle sedi periferiche”. In altre parole, la priorità assoluta è trovare l’accordo, successivamente si potrà parlare di Serra San Bruno e Stefanaconi. L’unico fattore che potrebbe giocare a favore degli operatori della cittadina della Certosa è che il call center di via Catanzaro presenta una buona produttività. È chiaro comunque che ben difficilmente ci sarà un colpo di scena, perché la Abramo su sedi diverse da Lamezia Terme non intende minimamente discutere. Altrettanto evidente, per come sostenuto dai sindacati, è che giovedì non sarà l’ultimo atto della vicenda.

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Call center, la Abramo pronta a ritirare l’offerta

La Abramo Customer Care sarebbe pronta a ritirare l’offerta per l’acquisizione del ramo lametino di Infocontact. Lo si apprende da interlocuzioni incrociate con le forze sindacali e gli operatori del call center di via Catanzaro. La decisione deriverebbe dall’intenzione dei sindacati di non siglare alcun accordo, vista la rigidità delle posizioni della controparte che imporrebbe tagli severi prevedendo, peraltro, la chiusura delle sedi periferiche di Serra San Bruno e Stefanaconi. È caos, dunque, perché con uno scenario del genere si va verso la dichiarazione di fallimento. Difficile, anche in caso di riapertura dell’asta, che si presentino nuovi acquirenti. Rabbia e disperazione fra i lavoratori, delusi da una trattativa mai decollata e da quella che interpretano come un’assenza di sensibilità da parte delle diverse Istituzioni.

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Call center, anche la Cisl verso la resa: “Nessuna disponibilità dalla Abramo Customer Care”

Ancora muro contro muro. E la soluzione sembra irraggiungibile. Nemmeno l’incontro di ieri ha fatto registrare un minimo di avanzamenti e ora la disfatta è praticamente cosa concreta. I lavoratori del call center di via Catanzaro sono stremati dall’allungarsi di trattative che paiono non portare da nessuna parte. “L’azienda Abramo – spiega il segretario generale della Fistel Cisl Calabria, Francesco Canino - ha  articolato una nuova proposta che prevede 532 operatori a 4 ore, 50 operatori a 6 ore, 24 TL e 5 Staff. Gli esuberi passano da 69 a 94 con i 25 in più che sarebbero operatori. Cosa dire – afferma il sindacalista con rammarico - se non l’avessimo sentito con le nostre orecchie non l’avremmo creduto. Come si può arrivare con una proposta del genere  - si chiede - se già avevamo rifiutato la precedente che era migliore rispetto a questa?”. Altro fattore indicante la volontà di imporre condizioni che i lavoratori ritengono non accettabili è poi “l’irremovibilità anche sugli scatti di anzianità e sul terzo livello per tutti gli operatori”. “Come Fistel Cisl – puntualizza Canino - abbiamo a lungo cercato di interloquire per trovare margini di trattativa ma dal lato dell’azienda non c’è stata data nessuna disponibilità. Pertanto, restando immodificabili le proposte di Abramo, abbiamo dichiarato di essere indisponibili alla firma dell’intesa, precisando che non potranno essere accettate condizioni diverse da quelle già minime dell’accordo di Rende. Rileviamo – aggiunge - una ingiustificata rigidità dell’azienda Abramo nel rendere congrua la sua proposta alle reali esigenze del sito di Lamezia. Sentiamo troppo ed a sproposito parlare di modelli industriali e poco o nulla di dare il giusto valore alla professionalità dei lavoratori Infocontact. Ricordiamo infine che agli esuberi dei dipendenti vanno aggiunti anche i collaboratori delle sedi periferiche più disagiate (Serra San Bruno e Stefanaconi) che non potendo trasferirsi a Lamezia saranno costretti a rinunciare al lavoro. Abbiamo posto tale problema già dal primo incontro – conclude Canino - ma al momento l’azienda Abramo non ha fatto nessuna apertura”. Nei fatti il call center della cittadina della Certosa è uscito dalla trattativa avviandosi mestamente verso la chiusura.

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Call center, l’agonia finisce martedì

SERRA SAN BRUNO - Pare inesorabilmente segnato il destino dei lavoratori ormai ex Infocontact operanti nella sede di via Catanzaro. C’è infatti una data da cerchiare con la penna rossa sul calendario: è quella di martedì 17 marzo, quando il nuovo (e presumibilmente ultimo) Tavolo al Mise con la Abramo Customer Care dovrebbe dare la risposta definitiva sul futuro degli interessati. Si va verso lo scenario più negativo: le sigle sindacali che hanno già sottoscritto l’accordo con Comdata per il versante rendese sarebbero intenzionate a replicare l’intesa che prevede la chiusura dei centri periferici e la riduzione degli orari di lavoro nelle sedi principali. I margini di riapertura della trattativa in senso diverso sembrano inesistenti. Preso atto di questa situazione, la Cgil avrebbe confermato la sua linea e cioè quella di non siglare alcunché e di proseguire la lotta con tutti gli strumenti leciti. Dunque, spaccatura anche sugli orientamenti sindacali. Il tutto mentre i lavoratori restano basiti, perché il “tutti a casa” è sempre più vicino e perché si sentono sempre più abbandonati da quella politica che altre volte li ha illusi. Lamentano una sorta di isolamento, aspettano senza troppe speranze il materializzarsi di quell’eventualità che temono ma di cui sono mestamente coscienti. È un’attesa snervante, che logora la mente. E che si sta per concludere in modo infausto.

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Call center, altro rinvio: speranze quasi nulle

SERRA SAN BRUNO – Ennesimo nulla di fatto per la vertenza Infocontact. Ancora un rinvio del Tavolo al Mise e ora rasenta l’impossibile l’impresa di continuare ad operare dei lavoratori del call center di via Catanzaro.  I sindacati e l’acquirente non sono riusciti a portare avanti nemmeno di un centimetro la trattativa. La Abramo Customer Care non cambia idea: vuole ottimizzare le risorse e nel nuovo piano non c’è spazio per i centri periferici di Serra e Stefanaconi. Dunque, strada sbarrata. I lavoratori sembrano destinati a tornare a casa, perché è improponibile uno spostamento su Lamezia, viste le conseguenti ripercussioni economiche. Si profila una sconfitta per il territorio vibonese che sta per perdere posti di lavoro essenziali per un’economia asfittica. L’11 marzo sarà fatto l’ultimo tentativo, ma tutto pare ormai perso.

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Call center, chiusura più vicina

SERRA SAN BRUNO – Magari non lo ammettono pubblicamente, ma serpeggia la rassegnazione fra i lavoratori del call center di via Catanzaro. Come anticipato dal Redattore, i margini per la risoluzione della problematica sarebbero praticamente nulli perché la rigidità delle posizioni della Abramo Customer Care sarebbe tale da impedire una effettiva trattativa. Il motivo – e i collaboratori di Infocontact ne sono consci – è proprio questo: non si discute perché c’è una parte che ha già deciso per tutti. L’incontro in prefettura con i vertici regionali non ha dato i frutti sperati, c’è semplicemente una generica “disponibilità” da parte dell’assessore regionale al Lavoro Carlo Guccione, ma niente di più. La responsabilità non è evidentemente dell’esponente del Pd, quanto di un’acquirente che ha idee chiare ed intende attuarle. Eppure il tavolo romano resta aperto e sarà aggiornato giovedì, anche se le aspettative sono quelle che sono. La riduzione degli orari di lavoro è data per scontata, la chiusura dei centri periferici dovrebbe addirittura materializzarsi a breve. Le proposte del sindacato non sono esaltanti: l’idea è quella di partecipare alle manifestazioni di protesta senza però intaccare la produttività. Si percepisce una certa impotenza, la resistenza sta per essere spezzata. Non si capisce, infatti, che senso abbia aver timore di un licenziamento quando si sta per perdere il posto di lavoro. C’è aria di sconfitta e poca voglia di credere nel potere di mediare delle Istituzioni.

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Serra: Per i lavoratori del call center si avvicina il giorno della disfatta

Ennesima fumata nera sulla vertenza Infocontact che, da settimane, tiene con il fiato sospeso decine di lavoratori che vedono avvicinarsi lo spettro della disoccupazione. Dopo l’incontro infruttuoso della scorsa settimana, nella giornata di ieri, i protagonisti della trattativa, ovvero organizzazioni sindacali, commissari straordinari e rappresentanti di Comdata ed Abramo Customer Care, interessate ad acquisire, rispettivamente, le sedi di Rende e Lamezia Terme, si sono ritrovati attorno al tavolo tecnico convocato, al Mise, per cercare di dipanare l’ingarbugliata matassa. L’esito dell’incontro è stato tutt’altro che soddisfacente. “Governo e committenti latitano – hanno dichiarato i rappresentanti sindacali – e la situazione diventa sempre più complicata.”. Quel che più desta sconcerto, però, è il disinteresse che ruota attorno alla vertenza. Un disinteresse che si percepisce dal tenore delle affermazioni delle organizzazioni sindacali che non hanno esitato a  denunciare la mancata partecipazione al tavolo dei “rappresentanti del Mise”. “La Calabria non è figlia di un Dio minore. Circa 100 persone – hanno evidenziato sindacati - sono fuori dalla proposta delle società acquirenti. Per circa 900 persone si prospettano pesanti riduzioni di orario e di reddito. Centinaia di lavoratori precari delle sedi periferiche impossibilitati a continuare attività lavorativa se trasferiti presso i due centri di Lamezia e Rende”. Nel chiedere al Governo nazionale “un intervento concreto ed una maggiore attenzione verso i lavoratori, come fatto per altre vertenze” i sindacati hanno annunciato l’intenzione di mettere in campo “iniziative di protesta su tutto il territorio” regionale. Tuttavia, da quanto fatto trapelare, sembrerebbe che lo scontro si sia materializzato attorno alla volontà degli acquirenti di ridurre l’orario di lavoro. Come si legge in una nota della Slc Cgil nazionale “l'unica soluzione secondo l'azienda, per garantire la maggiore continuità occupazionale sarebbe l'abbattimento delle ore lavorate da parte dei lavoratori. Una soluzione non percorribile – prosegue la nota - sia sotto il profilo giuridico (la deroga prevista dall’Art. 47 non consente di tagliare il profilo orario contrattuale dei singoli) che su quello sindacale. Tutelare l’occupazione non significa offrire briciole a più gente possibile, sapendo sin da ora che i volumi futuri consentiranno nuove assunzioni”. Dal tenore del documento, sembra, quindi, di capire che la trattativa ruoti, esclusivamente, attorno al nuovo orario di lavoro proposto dagli acquirenti. In altre parole, la situazione relativa agli operatori impiegati nelle sedi periferiche potrebbe essere uscita definitivamente della trattativa. Se così fosse, vorrebbe dire che le organizzazioni sindacali considerano quella dei lavoratori impiegati nelle sedi dislocate nei centri più piccoli una battaglia già persa. In tal caso, gli operatori del call center di Serra, non avrebbero altra possibilità che accettare il diktat che impone un improbabile trasferimento a Lamezia. Un trasferimento che avrebbe il sapore amaro di un licenziamento.

 

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Call center, i lavoratori: “Aspettiamo vertice Bruno-Guccione, poi misure forti”

SERRA SAN BRUNO – Hanno discusso, si sono confrontati, hanno analizzato un quadro della situazione sempre più fosco. Alla fine, non senza sofferenza, hanno preso in considerazione l’ipotesi di adottare misure forti. Se tutto andrà male occuperanno lo stabile di via Catanzaro. Ma non da subito. I lavoratori del call center attenderanno gli esiti dell’incontro, previsto per martedì alle 15, fra il prefetto Giovanni Bruno e l’assessore regionale al Lavoro Carlo Guccione, poi decideranno. Fino a martedì eviteranno di “loggarsi” e cioè non entreranno nel sistema per avviare una sessione lavorativa. Dunque, c’è una sorta di diedline. Perché la sera del 3 marzo arriverà il momento delle scelte: riprendere a lavorare (in caso di soluzione positiva) o iniziare l’occupazione. Gli operatori hanno quindi scelto una strada ragionata, quella di dare fiducia all’Ufficio territoriale del governo. Questo non significa, però, che rinunceranno ad intraprendere le iniziative ritenute più opportune. Sentono, infatti, che il rischio dello svanire del posto di lavoro si sta inesorabilmente materializzando e ogni ora che passa tutto diventa più complicato. Il nervosismo tradisce le parole, i gesti, i pensieri, che anche se non vengono espressi paiono incisi su volti tirati. I sentimenti sono variabili: si passa dallo sconforto allo spirito battagliero, dal mezzo sorriso alle mani nei capelli. In ogni caso, la proiezione di un vicolo cieco pare essere presente in una parte non troppo recondita della mente. Chi bilancia i (potenziali) ricavi derivanti dalla prosecuzione dell’attività con i (reali) costi delle trasferte in terra lametina è ben consapevole che più che nel campo dell’aritmetica ci si trova in quello dell’algebra. I movimenti sono frenetici: le loro conversazioni sono cariche di ansia e preoccupazione. Non più di dubbi sul da farsi, il dado sta per essere tratto. Di sicuro, qualunque cosa succederà non la faranno passare sotto silenzio.    

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