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Lamezia Terme: il reparto di radiologia sarà dedicato a Giovanni Notaro

 La struttura complessa diagnostica per immagini del presidio ospedaliero “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme, diretta dal dottor Salvatore Galea, verrà intitolata a “Giovanni Notaro”, primario di Radiologia dal 4 marzo 1964 al 31 novembre 1988. Il dott. Notaro aprì il reparto del vecchio Ospedale Civile, sul colle S. Antonio, e progettò i locali di quello attuale.

La cerimonia si svolgerà sabato 24 marzo alle ore 12:00, nei locali di Radiologia dell’ospedale lametino.

Con l’occasione, verrà apposta anche una targa a ricordo della dott.ssa Antonella Ferrise, dirigente radiologo dello stesso reparto dall’1 marzo 1998 fino agli ultimi giorni della sua malattia. La dott.ssa Ferrise, nonostante fosse portatrice di un terribile male ed in terapia oncologica, appena le poche forze fisiche glielo consentivano, era sempre presente al lavoro.

Sanità, la Cisl medici avanza dubbi sulla fusione Pugliese - Mater Domini

“La Cisl Medici sostiene da anni la costituzione a Catanzaro di una Azienda ospedaliera unica, punto cardine strategico della sanità calabrese, in primis per favorire servizi qualitativamente e quantitativamente adeguati e sicuri ai cittadini - obiettivo principale - e poi per realizzare l’eliminazione degli sprechi di risorse e supportare lo sviluppo della Facoltà di Medicina con le varie Scuole di Specializzazione”.

È quanto afferma il segretario regionale della Cisl medici Calabria, Nino Accorinti, che spiega: “L’orientamento strategico di fondo deve essere quindi la creazione di una Azienda con vocazione all’assistenza oltre che alla didattica, con il passaggio da un clima di competitività ad uno basato sulle sinergie di intenti e il fondamentale superamento della cultura dell’appartenenza al singolo ospedale. Ciò tramite un processo leale, trasparente e condiviso di cooperazione e di valorizzazione in modo paritario delle funzioni e delle attività del personale ospedaliero e di quello universitario. Da questa impostazione potrebbero derivare dinamiche di rete, la costruzione di percorsi diagnostici-terapeutici – finora carenti nelle due aziende – anche a livello territoriale, e la messa in comune di risorse materiali non più assegnate ad una struttura ma messe al servizio di tutta la rete. Macroelementi di criticità nel caso della fusione Pugliese-Mater Domini sono, senza dubbio, la riorganizzazione edilizia con soluzioni organizzative problematiche e le risorse assegnate alla nuova Azienda “Dulbecco” che certamente non può iniziare la sua attività con un bilancio negativo dato dalla somma dei risultati della gestione delle attuali Direzioni Aziendali. In ogni caso non si possono approvare, per la sicurezza dei pazienti, proposte organizzative che tendono a frammentare l’area dell’emergenza (Dipartimento Materno-Infantile) e che non tengono conto dell’assenza di spazi idonei (come evidenziato oltre due anni fa da 2 sub-commissioni costituite proprio dal Commissario ad Acta) presso la struttura di Germaneto e dell’attuale organizzazione dell’Azienda Mater Domini. Punti cardine della fusione/integrazione sono le premesse giuridiche e la parte regolamentare del Protocollo d’Intesa Università-Regione – con cui definire un modello unitario, coerente ed efficiente di azienda - finora sottratto al confronto ed alla condivisione di chi rappresenta i lavoratori. Ciò senza considerare che non si può realizzare un reale processo di integrazione senza il coinvolgimento e il fondamentale contributo del personale delle due realtà. Non servono intese superficiali per avviare il processo, ma occorre delineare un impianto aziendale coerente nel rapporto tra obiettivi e strumenti che, al tempo stesso, garantisca il mantenimento della aziendalizzazione di queste strutture e la possibilità dell’Università di perseguire i suoi fini istituzionali.  La ricerca di un assetto unitario, però, non si può risolvere nel riassorbimento di una tipologia nell’altra e nella subordinazione delle necessità assistenziali a quelle didattiche, vere o presunte che siano! Ciò genera solo conflittualità tra le parti a danno dell’assistenza sanitaria e dell’interesse del malato. Peraltro, occorre tenere in considerazione la normativa che regola i rapporti tra Servizio Sanitario Nazionale ed Università. Infatti, sembra che in violazione dell’art. 1 del D.Lgs. 517/99 e dell’art. 3 delle Linee Guida 2001, non siano stati stabiliti i parametri di attività e le soglie operative per il dimensionamento delle strutture complesse che sono state già individuate in 64, mentre dovrebbe essere l’atto aziendale, come previsto dall’articolo 3, redatto dal Direttore Generale dell’Azienda Integrata a definire l’individuazione delle strutture e l’organizzazione dipartimentale. Su quest’ultimo aspetto è centrale la programmazione concertata e integrata degli obiettivi delle attività assistenziali, didattiche e di ricerca e delle risorse umane e materiali disponibili prevedendo in caso di costituzione dei soli Dai (dipartimenti ad attività integrata) – con esclusione dei Dipartimenti Assistenziali - che la direzione potrebbe essere svolta indifferentemente sia da personale ospedaliero che universitario.  Ruoli e professionalità devono essere ugualmente considerati, rispettati ed integrati nell’ottica di una maggiore efficacia ed efficienza del sistema”.

“La Cisl medici – conclude Accorinti - auspica l’apertura di un tavolo tecnico di concertazione con esperti ed organizzazioni che rappresentano il personale ospedaliero ed universitario che, vivendo le varie realtà, potranno dare un loro contributo al processo di integrazione”.

 

'Ndrangheta: sequestrati beni per un milione di euro

I militari dei Comandi provinciali della guardia di finanza e dei carabinieri di Reggio Calabria, hanno sottoposto a sequestro beni per un valore di circa un milione di euro.

Destinatari del provvedimento sono il 65enne Quinto Antonio Rosaci ed i figli Antonino (35) e Santoro (32).

La misura, disposta dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Dda, fa seguito alle risultanze dell'operazione "Ada" che, nel 2013, ha portato all'arresto di presunti affiliati alla cosca Iamonte di Melito Porto Salvo, tra i quali lo stesso Rosaci.

I sigilli sono stati apposti a quote sociali, patrimonio aziendale, rapporti finanziari della "Capo Sud Games snc", operante nel settore dell'installazione e noleggio di apparati da intrattenimento e divertimento, conti correnti, libretti di deposito al portatore o nominativi, contratti di acquisto di titoli di Stato, azioni, obbligazioni, certificati di deposito, assicurazioni riconducibili a Rosaci, ai figli ed ai componenti del nucleo familiare.

PSA, Corigliano-Rossano non rischia il commissariamento. Graziano: Si blocchino le procedure amministrative

"Piano Strutturale Associato della Sibaritide, non c’è alcun rischio commissariamento. Anche in questo caso, ogni decisione in merito allo strumento urbanistico dovrà essere demandata alla nuova Amministrazione comunale della Città Corigliano Rossano. I Sindaci pro tempore soprassiedano ad ogni decisione in merito, che al momento, oltre a risultare incomprensibile, sarebbe inutile e deleteria rispetto ad una programmazione che non può non considerare una visione d’insieme, non solo del comprensorio, ma anche delle due comunità. Abbiamo tutto il tempo per ristabilire criteri e forme del PSA e renderlo realmente un piano produttivo e calzante alle esigenze della nuova conformazione territoriale e urbana, della sua economia e del suo ambiente".

È quanto dichiara il presidente nazionale de Il Coraggio di Cambiare l’Italiapromotore e firmatario della legge regionale sulla fusione di Corigliano e Rossano, Giuseppe Graziano, intervenendo nella polemica apertasi nei giorni scorsi in merito all’adozione del nuovo strumento urbanistico, e che a riguardo ha avuto già modo di confrontarsi con il Governo e gli Uffici regionali.

"Non c’è alcun rischio commissariamento – ribadisce Graziano – né tantomeno permetteremo al commissario prefettizio, che traghetterà la Città Corigliano Rossano verso nuove elezioni, di adottare motu proprio il PSA. Si è atteso oltre dieci anni per giungere alla composizione di questo piano strategico per lo sviluppo urbanistico territoriale e non possiamo, ora, farci attanagliare dalla fretta. Perché? Si commetterebbe un peccato originale imperdonabile dal momento che il Piano non considera le dinamiche del nuovo Comune.

Che facciamo, deliberiamo uno strumento già vecchio ed inappropriato ancor prima che nasca? Certo, abbiamo oltrepassato il termine ultimo, fissato al 31 dicembre scorso, per l’adozione del PSA ma è anche vero che in Calabria sono 350 i comuni che ancora sono sprovvisti di un piano regolatore e tra questi tantissimi non hanno nemmeno avviato l’iter del nuovo strumento urbanistico. Dunque, è facile desumere che la Regione Calabria deciderà al massimo di commissariare quei comuni che sono all’anno zero nella programmazione. E non di certo Corigliano Rossano.

Atteso che nella normativa regionale è prevista anche la proroga di un anno per i comuni derivanti da fusione. Nulla – scandisce Graziano – è stato lasciato al caso, men che meno il Piano strutturale associato. Se tutto questo non bastasse a chiudere una discussione intentata ma del tutto inutile, ricordo che le ultime e preliminari osservazioni al PSA della Sibaritide da parte della Regione Calabria risalgono a tre anni fa, ovviamente non tenendo conto del processo di fusione. Osservazioni che dovranno essere riproposte ma questa volta rispetto alle indicazione che dovrà obbligatoriamente dettare la nuova Amministrazione comunale di Corigliano Rossano, sul concetto ormai reale della nuova Città.

Sono sicuro, pertanto, che il Sindaco di Rossano con opportuna ragionevolezza bloccherà – conclude il leader del CCI – ogni procedura tesa all’adozione dello strumento urbanistico.

 

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