Spacciava marijuana mentre era ai domiciliari: arrestato 26enne

Nonostante fosse sottoposto al regime dei domiciliari, in quanto ritenuto responsabile di esplosioni di arma da fuoco e minacce aggravate, un giovane di 26 anni è stato colto in flagrante dalla Guardia di Finanza d Crotone nell'atto di vendere marijuana ad un acquirente presentatosi davanti alla finestra della sua abitazione. Perquisendo la casa del ragazzo, le Fiamme Gialle hanno trovato quasi venticinque grammi di marijuana. Il magistrato ha nuovamente disposto nei suoi confronti la detenzione domiciliare.  

Oltre 10 anni di giornate lavorative fittizie: scoperta truffa all'Inps nel settore agricolo

Ennesima truffa nel settore agricolo scoperta dalle Fiamme Gialle, al termine di una indagine delegata dalla Procura della Repubblica di Castrovillari e condotta a tutela delle uscite del bilancio dello Stato. Rilevante l’ammontare della presunta truffa scoperta dalle Fiamme Gialle di Sibari (tra indennità agricole illegittimamente erogate e contributi Inps dovuti e non versati); sarebbe stata perpetrata attraverso la simulazione di falsi rapporti di lavoro, documentando all’INPS, con riferimento al periodo controllato, l’assunzione di OTD (operai agricoli a tempo determinato), per circa 3.800 (oltre 10 anni) di giornate lavorative fittizie. A tale scopo l’imprenditore agricolo avrebbe provveduto a: predisporre fraudolentemente, tutti i documenti necessari per legittimare l’impiego della manodopera; inoltrare, una denuncia aziendale (mod. D.A.), utile ad ottenere il rilascio da parte del predetto istituto previdenziale del relativo codice CIDA, ed indispensabile per l’invio trimestrale dei modelli DMAG (dichiarazione di manodopera agricola); dichiarare falsamente all’INPS, di aver impiegato complessivamente 53 operai a tempo determinato, per circa 3800 giornate; giustificare l’effettivo esercizio dell’attività d’impresa, e quindi l’impiego dei lavoratori dichiarati, anche attraverso la predisposizione di apposito impianto contabile. Con tale condotta il titolare dell’azienda agricola avrebbe indotto in errore l’ente pubblico erogatore, circa la sussistenza dei requisiti di legge, ottenendo l’erogazione delle indennità in argomento a favore degli OTD comunicati dall’azienda agricola. Inoltre, gli accertamenti condotti hanno consentito di appurare che l’azienda agricola avrebbe omesso di versare nelle casse dello Stato i relativi contributi previdenziali INPS. 

Operazione "Fedel Moon": un arresto della Guardia di Finanza, confiscata una motonave

I militari della Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, a seguito di una complessa e articolata attività d’indagine, hanno tratto in arresto un cittadino siriano in procinto di rientrare in patria, facente parte dell’equipaggio di una motonave utilizzata per la tratta di esseri umani dalle coste nordafricane verso l’Europa, procedendo contestualmente anche alla confisca del natante. Le accurate indagini delle Fiamme Gialle reggine hanno portato dapprima al fermo di otto membri dell’equipaggio ed al contestuale sequestro della motonave e, successivamente, hanno permesso di far emergere la posizione all’interno dell’organizzazione anche dell’ulteriore membro dell’ equipaggio, soggetto passivo del decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dal pubblico ministero ed eseguito dagli stessi finanzieri, che espletate le incombenze di rito, hanno tradotto il cittadino extracomunitario presso la casa circondariale, mettendolo a disposizione dell’autorità giudiziaria. Abbordata nel gennaio del 2013 nelle acque territoriali a largo di Capo Spartivento dagli equipaggi della Guardia di Finanza per un controllo, la Fedel Moon, celava al proprio interno, stipati in un gavone di prua, 28 clandestini che avevano viaggiato in maniera inumana, fin quando non sono stati scoperti e soccorsi dai militari. Lo stesso natante, una volta divenuta definitiva la relativa sentenza emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, è stato ora oggetto di confisca . La brillante operazione condotta dalle Fiamme Gialle, che ha permesso di sgominare l’intera organizzazione ed arrestare i responsabili della tratta di essere umani, nonché di giungere alla confisca della preziosa imbarcazione, si inserisce in un contesto drammaticamente attuale, dove migliaia di migranti, fuggono dalla loro terra d’origine dilaniata dalla fame e dagli orrori causati dalla guerra, ammassati a bordo di carrette del mare, in cerca di miglior fortuna al di là del Mediterraneo, nell’occasione sfruttati da chi senza scrupolo alcuno cerca di trarne profitto.

Sequestrati 38 chili di cocaina purissima

Individuato e sequestrato un altro ingente carico di cocaina purissima da parte degli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, unitamente a funzionari dell’Agenzia delle Dogane – Ufficio Antifrode di Gioia Tauro. Il quantitativo di stupefacente, pari a circa 38 chilogrammi, è stato rinvenuto occultato all’interno di un container, che trasportava banane, proveniente dall’Ecuador e in transito nello scalo portuale di Gioia Tauro. L’operazione è stata eseguita attraverso una serie di incroci documentali e successivi controlli di container sospetti, anche a mezzo di sofisticate apparecchiature scanner. La cocaina sequestrata avrebbe fruttato, con la vendita al dettaglio, oltre 7 milioni di euro. L’attività delle Fiamme Gialle, in sinergia con l’Agenzia delle Dogane, si inserisce nell’ambito della più generale intensificazione delle attività di controllo volte al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti nel porto di Gioia Tauro che ha portato, dall’inizio dell’anno, al complessivo sequestro di circa 500 chilogrammi di cocaina.

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Fondi comunitari per l'agricoltura: scoperta truffa da oltre 4 milioni di euro

La Guardia di Finanza ha scoperto l’indebita percezione di erogazioni pubbliche nell’ambito della Politica Agricola Comune, in danno al Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (FEAGA) per un importo complessivo di circa 4.200.000 euro. L’attività svolta dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Palmi, in seguito a numerosi ed approfonditi riscontri documentali effettuati nel corso delle diverse fasi d’indagine, ha consentito di constatare ripetute irregolarità, secondo gli investigatori, da parte di un'organizzazione operante nel settore agricolo, che si sarebbero concretizzate, principalmente, nella omessa presentazione alla Regione Calabria della documentazione prevista per l’accesso ai finanziamenti comunitari, ma anche nell’esibizione di documentazione (fatture passive e preventive, dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà, lettere di incarico e relazioni tecniche) che non rispecchiava le caratteristiche richieste dalla legislazione di riferimento, nonché, in taluni casi, connotata anche, è il pensiero degli inquirenti, da caratteri di falsità. L'attività ispettiva ha consentito di accertare a sospetta indebita percezione di erogazioni pubbliche nell’ambito della Politica Agricola Comune, in danno al Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (FEAGA), per un importo complessivo pari a 4.215.985,11 euro Per tale condotta sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria tre soggetti, per l’ipotesi di reato di falso ideologico (art. 483 c.p.) e truffa aggravata (art. 640bis c.p.). 

 

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Esenzione ticket sanitari, punite 260 persone: sanzioni per 200mila euro

Le Fiamme Gialle hanno sanzionato 260 soggetti, dopo aver verificato il mancato possesso dei requisiti per ottenere l’esenzione totale o parziale del ticket sanitario. La mirata ed estesa (a tutta la regione) azione di controllo si è basata sull’analisi delle banche dati, dove sono stati riscontrati i reali ed effettivi redditi percepiti dai soggetti controllati e dal loro nucleo familiare. All’esito, appurato che tali redditi non potevano consentire l‘agevolazione invece richiesta, sono state irrogate sanzioni per complessivi 200.000 euro; inoltre, per 14 soggetti, è scattata anche la segnalazione all’autorità giudiziaria. Azioni ispettive di questo genere consentono alla Guardia di Finanza di controllare attentamente la destinazione delle risorse pubbliche nel settore sanitario, indirizzandole solo verso coloro che ne hanno realmente titolo ed impedendo sprechi ed abusi.

 

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'Ndrangheta, nomi e particolari della maxi confisca da 214 milioni di euro a due noti imprenditori

Personale del Comando Provinciale della Guardia di Finanza e del Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria ha eseguito, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, nei confronti di due imprenditori reggini, Pietro Siclari, 68 anni, e Pasquale Rappoccio, 59 anni, una misura di prevenzione sia personale (sorveglianza speciale di pubblica sicurezza della durata di 3 anni e 6 mesi) che patrimoniale, confiscando loro in Calabria ed in Lombardia 9 società, 220 beni immobili e . 22 rapporti finanziari, il tutto per un valore stimato pari a oltre 214 milioni di euro. Tale provvedimento rappresenta l’epilogo della complessa e articolata attività investigativa svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria - G.I.C.O. e dal Centro Operativo della D.I.A. di Reggio Calabria e che ha permesso di accertare, secondo gli inquirenti, un’ingiustificata discordanza tra il reddito dichiarato e il patrimonio a disposizione, direttamente o indirettamente, dei due imprenditori che, sebbene abbiano mantenuto nel tempo una facciata di rispettabilità, sono risultati essere, sostengono gli investigatori, contigui con esponenti della locale criminalità organizzata reggina tra cui quelli intranei alle cosche Tegano e Condello di Reggio Calabria, Alvaro di Sinopoli, Barbaro di Platì e Libri di Cannavò. A tal fine è stata estrapolata e acquisita copiosa documentazione - ufficiale e non - quale contratti di compravendita di beni mobili e immobili, di quote societarie, nonché atti di partecipazione e aggiudicazione di beni messi all’asta dal locale Tribunale fallimentare, atti notarili, scritture private ecc., necessari a ricostruire ogni singola operazione economica operata dai due imprenditori reggini e dai rispettivi nuclei familiari. Il materiale così acquisito è stato oggetto, quindi, di circostanziati approfondimenti, tesi a ricostruire, con dovizia di particolari, tutte le articolate operazioni societarie effettuate da Pietro Siclari e da Pasquale Rappoccio e dai rispettivi nuclei familiari, le quali, nel corso dell’ultimo ventennio, hanno determinato un arricchimento decisamente anomalo, se rapportato alla lecita capacità reddituale dichiarata dai soggetti investigati. Nel dettaglio:  Pietro Siclari, noto imprenditore nei settori edilizio, immobiliare e alberghiero, era stato tratto in arresto il 17 novembre 2010 dalla D.I.A. di Reggio Calabria per estorsione aggravata dall’art.7 L.203/91, nell’ambito dell’operazione denominata "Entourage", in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di 7 soggetti dal GIP di Reggio Calabria. Siclari,  in particolare, sulla scorta di quanto emerso nel corso delle indagini, avvalendosi anche della forza di intimidazione derivante dagli stretti rapporti con alcune delle cosche mafiose della provincia di Reggio Calabria, avrebbe minacciato di morte un prossimo congiunto di un suo dipendente e costretto quest’ultimo a formalizzare le proprie dimissioni dall’azienda rinunciando alla propria liquidazione. Tale episodio risale al mese di agosto 2006, quando, successivamente ad una rapina avvenuta il 4 dello stesso mese presso gli uffici della società "Siclari Antonino e figli sas", Siclari avrebbe cercato di sfruttare la conoscenza di noti esponenti della criminalità organizzata per individuare gli autori del delitto. Queste sue ricerche lo avrebbero condotto al presunto basista della rapina, figlio del proprio dipendente, nei cui confronti avrebbe poi attuato le ritorsioni estorsive. Tale fatto ha corroborato lo scenario tratteggiato dagli inquirenti, in cui è emersa, a loro parere, in modo inequivocabile la figura di  Pietro Siclari, imprenditore incline a voler gestire i propri affari avvalendosi della fitta rete di collegamenti con esponenti della criminalità organizzata con i quali, nel corso degli anni, avrebbe consolidato stretti  legami. La vicenda giudiziaria si è conclusa con la sentenza di condanna alla pena di otto anni di reclusione e 2.500 eurio di multa, emessa l'8 luglio 2013 dal Tribunale di Reggio Calabria. La Sezione Misure di Prevenzione, con riferimento agli accertamenti svolti dalla D.I.A., nell’odierno provvedimento ha così stigmatizzato la figura di Siclari: "non vi sono dubbi sulla pericolosità sociale del proposto in quanto indiziato di appartenere alla ‘ndrangheta. Tale pericolosità, che certamente ha contrassegnato tutto il percorso di vita imprenditoriale del Siclari, deve ritenersi ancora attuale. …omissis…Ebbene, le risultanze in atti hanno dimostrato una contiguità funzionale del proposto ad importanti appartenenti delle cosche così profonda e soprattutto così risalente nel tempo che non vi è motivo di ritenere sia venuta meno con il mero decorso del tempo…..omissis…Il giudizio di persistente attualità della pericolosità sociale è, del resto, avvalorato dalla circostanza che, per tutta la durata del procedimento di prevenzione, il Siclari è stato agli arresti domiciliari avendo il giudice di merito con riferimento all’estorsione aggravata ritenuto ancora attuali le esigenze cautelari". Appare, altresì, particolarmente significativa la descrizione che il Tribunale - Sezione Misure di Prevenzione, traccia di una delle imprese riconducibili a Siclari, la “Siclari Antonino & figli sas": "Ritiene, infatti, il Collegio che l’impresa di cui ci si occupa sia pienamente inquadrabile nel genus della cosiddetta impresa mafiosa …[]…L’impresa che fa capo all’imprenditore colluso ha ad oggetto attività economiche lecite, è costituita da capitali leciti ma, al tempo stesso, utilizza per lo svolgimento della propria attività metodi di carattere mafioso e costituisce uno strumento di cui si serve l’organizzazione criminale per seguire le proprie finalità illecite. L’esercizio di attività di impresa con metodo mafioso non presuppone il diretto compimento di condotte minatorie e violente da parte della medesima impresa, ma che la stessa operi normalmente, cioè riceva richieste di lavori, sfruttando la forza intimidatrice dell’organizzazione mafiosa di riferimento, sulla base de patti stretti con essa. …[]…Le risultanze in atti conducono a ritenere che la Siclari Antonino & figli sas debba essere ricondotta a questa …[]…categoria: sussistono plurimi e convergenti elementi di fatto che consentono di sostenere che la sas, a prescindere dalla liceità o meno di parte delle risorse genetiche, si sia progressivamente ampliata e sia cresciuta fino a diventare la realtà economica fotografata dalle indagini solo grazie alla personale attività del proposto, unico e incontrastato dominus della stessa il quale è riuscito ad ottenere appalti del tutto al di fuori delle libere logiche concorrenziali attraverso lo sfruttamento delle proprie conoscenze. …[]…La collusione con la ‘ndrangheta ha permeato tutta la storia imprenditoriale del Siclari consentendo l’ascesa della sas dallo stesso gestita e al contempo alla ‘ndrangheta di esercitare il controllo sulle attività economiche della zona. Siclari Pietro, ben lungi dall’essere un imprenditore vittima del sistema, incarna il tipico esempio di imprenditore colluso, Pasquale Rappoccio, già presidente e proprietario della squadra di pallavolo femminile reggina "Medinex", militante nella massima serie (A1), nonché socio della "Piero Viola", prestigiosa società sportiva che ha vantato decenni di presenza nel massimo campionato di basket italiano - è un soggetto attualmente incensurato, ma che è, tuttavia, coinvolto in importanti procedimenti penali volti a contrastare lo sviluppo e la penetrazione delle potenti cosche di ‘ndrangheta negli ambienti imprenditoriali e finanziari reggini. Significativa, riferiscono coloro in quali si sono occupati dell'incheista sfociata nella confisca eseguita stamane, della vicinanza di Rappoccio ad ambienti criminali di elevato spessore è la circostanza riferita da un collaboratore di giustizia secondo la quale, in occasione del matrimonio di una delle figlie di Giovanni Tegano, lo stesso era stato invitato e aveva partecipato al banchetto riservato a pochi intimi organizzato dal cognato dell'imprenditore,  Paolo Siciliano. Ciò in quanto Rappoccio era ritenuto dalla cosca TEGANO un personaggio meritevole di considerazione e, quindi, degno di prendere parte a dei festeggiamenti carichi di significato simbolico all’interno della cultura che contraddistingue gli ambienti mafiosi. Altresì, è stato documentato, fanno sapere gli inquirenti, un articolato e quanto mai variegato quadro indiziario, da cui sono emersi reiterati contatti di Pasquale Rappoccio con altri esponenti di spicco della locale criminalità comune e organizzata. Diverse sono le iniziative imprenditoriali che lo vedono coinvolto con esponenti di spicco della 'ndrangheta, tra le quali si evidenziano, a titolo esemplificativo, le cointeressenze societarie nel lussuosissimo "Grand Hotel de la Ville" e nel "Piccolo Hotel s.r.l.". Inoltre, Rappoccio, come emerge nell’ambito del procedimento "Reggio Nord", sarebbe tra gli ideatori e suggeritori del meccanismo formale atto a schermare l’operazione di acquisto da parte della cosca Condello della lucrosa attività commerciale "Il Limoneto" - storico locale di riferimento della movida reggina e palcoscenico della "Reggio bene" - nel più ampio complesso immobiliare comprensivo di villaggio turistico acquistato tra il 2005 e il 2007 dalla "Welcome Investiments Italia s.r.l.", società partecipata da Rappoccio e, in maniera occulta, da Pietro Siclari In esecuzione del Decreto emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria è stato confiscato il seguente patrimonio:

Pietro Siclari

intero patrimonio aziendale della Siclari ntonino & Figli S.a.s. con sede legale a Reggio Calabria, via del Gelsomino nr. 45 (Partita Iva: 00977190800);

33% delle quote societarie della Gruppo Gestioni Sanitarie S.r.l., con sede legale a Reggio Calabria, via del Gelsomino nr. 45 (Partita Iva

02109400800);

24,77% delle quote societarie della Gesam S.p.A. (grandi esercizi - servizi alberghieri e mense S.p.A.), con sede legale aVilla San Giovanni, via Umberto Zanotti Bianco nr. 9 (Partita Iva 01150860805), società proprietaria del prestigioso "Grand Hotel de la Ville" 4* Sup. di Villa San Giovanni;

28,85% delle quote societarie della Piccolo Hotel S.r.l., con sede legale a Villa San Giovanni, Piazza Stazione nr. 1 (Partita Iva 00105490809). La Piccolo Hotel S.r.l. è proprietaria del noto complesso alberghiero "Plaza Hotel Comfort" di Villa San Giovanni;

15% delle quote societarie della Otto S.r.l., con sede a Reggio Calabria, via Aspromonte nr. 38 (Partita Iva 00739190809);

50% delle quote societarie della Welcome Investments italia S.r.l., con sede legale a Reggio Calabria, via del Gelsomino nr. 45 (Partita Iva 80119590588). La Welcome Investments Italia S.r.l. detiene l’80% delle quote della Jonio Blu S.r.l., proprietaria del complesso alberghiero Villaggio Jonio Blu" di Bianco, in provincia di Reggio Calabria;

206 beni immobili, tra villette, appartamenti di pregio, autorimesse e terreni intestati a Siclari  ed alle società allo stesso riconducibili;

16 rapporti finanziari per oltre 1.600.000,00 euro.

Pasquale Rappoccio 

89% delle quote societarie della Nuovo Basket Viola Reggio 98  S.r.l., con sede legale a Reggio Calabria via Pio XI nr. 337 (Partita Iva 01510330804);

67% delle quote societarie della Gruppo Gestioni Societarie S.r.l., con sede legale a Reggio Calabria, via del Gelsomino nr. 45 (Partita Iva

02109400800);

40% delle quote societarie della Icras S.r.l., con sede legale a Reggio Calabria, via Reggio Campi nr. 30 - Rione A (Partita Iva 06042361003);

34% delle quote societarie della Icarus S.r.l., con sede legale a Milano, via Luigi Anelli nr. 2 (Partita Iva 05953030961);

26% delle quote societarie della Gesam S.p.A. (grandi esercizi - servizi alberghieri e mense S.p.A.), con sede legale a Villa San Giovanni, via Umberto Zanotti Bianco nr. 9 (Partita Iva 01150860805), società proprietaria del prestigioso "Grand Hotel de la Ville" 4* Sup. di Villa San Giovanni;

28,86% delle quote societarie della Piccolo Hotel S.r.l., con sede legale a Villa San Giovanni, Piazza Stazione nr. 1 (Partita Iva 00105490809). La Piccolo Hotel  S.r.l. è proprietaria del noto complesso alberghiero "Plaza Hotel Comfort" di Villa San Giovanni;

50% delle quote societarie della Welcome Investments Italia S.r.l., con sede legale a Reggio Calabria, via del Gelsomino nr. 45 (Partita Iva

80119590588). La Welcome Investments Italia S.r.l. detiene l’80% delle quote della Jonio Blu S.r.l., proprietaria del complesso alberghiero "Villaggio Jonio Blu" di Bianco;

14 beni immobili siti nella Provincia di Reggio Calabria e Milano;

6 rapporti finanziari per oltre 72.000,00 euro.

Conclusivamente il Comando Provinciale della Guardia di Finanza e la D.I.A. di Reggio Calabria hanno proceduto all’esecuzione nei confronti dei due

imprenditori reggini di una misura di prevenzione sia personale (sorveglianza speciale di pubblica sicurezza della durata di anni 3 e mesi 6) che patrimoniale confiscando loro 9 società, 220 immobili e 22 rapporti finanziari, il tutto per un valore stimato pari a oltre 214 milioni di euro.

 

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Maxi sequestro di prodotti contraffatti

I finanzieri del Gruppo della Guardia di Finanza di Gioia Tauro, unitamente ai funzionari dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli - S.V.A.D. di Gioia Tauro, hanno individuato due container, provenienti dalle aree orientali (Cina ed Emirati Arabi Uniti), contenenti prodotti contraffatti (articoli di cancelleria, ombrelli, spazzole tergicristallo e articoli sportivi delle più note marche Nike, Spiderman, Hello Kitty, Audi, Mercedes, Volkswagen, Barcellona, FIFA, Manchester, Joma, ecc.). L’operazione, condotta dalla Procura della Repubblica di Palmi, ha consentito, dopo una serie di incroci documentali e successivi meticolosi controlli eseguiti su numerosi container in transito presso il porto di Gioia Tauro, l'individuazione di due carichi imbarcati, rispettivamente nel porto cinese di Ningbo e in quello arabo di Jebel Ali. La merce, secondo la documentazione doganale esibita, era destinata formalmente in Albania ed in Moldavia e risultava costituita da "articoli di vario genere". Tuttavia i finanzieri ed i funzionari doganali, nel corso dell’ispezione, si sono ritrovati di fronte un numero considerevole di prodotti che apparivano riportare marchi non veritieri. Pertanto, si è proceduto ad accertamenti peritali, da parte dei tecnici delle società titolari dei marchi, i quali hanno confermato l’intuizione dei finanzieri e dei funzionari doganali, ossia che i prodotti erano contraffatti. Complessivamente, sono stati sottoposti a sequestro oltre 4.000 articoli, per un valore complessivo di circa 15.000,00 euro.

 

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