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False attestazioni per ottenere il gratuito patrocinio: denunciate 26 persone

Nell’ambito di controlli nel settore delle Uscite e della Spesa Pubblica, la Guardia di Finanza ha controllato 49 attestazioni per l’ottenimento del beneficio al gratuito patrocinio ( possibilità di farsi assistere da un avvocato o da un consulente tecnico in processi penali, civili, amministrativi o tributari, senza doverne pagare le spese sia di difesa che processuali). I riscontri effettuati dalle Fiamme Gialle del Comando provinciale di Reggio Calabria sono finalizzati a verificare la veridicità dei dati e delle informazioni contenute nelle autocertificazioni prodotte dagli interessati, attraverso la consultazione delle banchi dati informative in uso al Corpo e rilevamenti presso Enti esterni (Inps, Agenzia del Territorio, Anagrafe comunale, ecc.). L’attività di ricerca e riscontro svolta dai finanzieri di Melito Porto Salvo ha permesso di verificare la veridicità o meno dei dati e delle informazioni contenute nelle autocertificazioni prodotte dagli interessati , facendo emergere irregolarità. Su 49 autocertificazioni esaminate, 26 sono risultate non veritiere, in quanto è stata individuata l’omessa indicazione di parte di redditi percepiti, che, se dichiarati , non avrebbero permesso di godere del benefico in argomento. Gli indagati, se ne sarà accertata la responsabilità, rischiano la pena della reclusione da uno a cinque anni e una multa da 309,87 a 1.549,37 euro.

Calabria: Incendiato bar di un hotel, per i proprietari "un chiaro segnale intimidatorio"

Un incendio, molto probabilmente di origine dolosa, ha danneggiato una pertinenza dell'hotel "Le Saline Resort" di Montebello Jonico, in provincia di Reggio Calabria. Il rogo, che ha distrutto il bar ubicato nella zona piscina, è stato tempestivamente domato grazie all'intervento dei vigili del fuoco di Reggio Calabria che hanno impedito alle fiamme di propagarsi al resto del locale. sul posto sono intervenuti anche i carabinieri di Melito Porto Salvo che hanno avviato le indagini per cercare di fare luce su quanto accaduto. Nessun dubbio sull'origine dolosa da parte della proprietà della struttura che, tramite un posto pubblicato sulla pagina Facebook dell'Hotel, ha fatto sapere: "Stanotte la nostra struttura ha subito un attentato di natura dolosa ed è solo grazie al pronto intervento dei Vigili del fuoco e dei Carabinieri che è stato circoscritto al bar della piscina. Crediamo che quanto accaduto sia un chiaro segnale intimidatorio, ma siamo convinti, insieme allo staff, di proseguire nel nostro percorso e dare a questo territorio un segnale di riscatto per tutta la gente onesta che crede nella propria terra..."

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Minorenne calabrese stuprata dal branco di farabutti: siamo tutti carnefici, siamo tutti vittime

Siamo tutti carnefici, siamo tutti vittime: ammutoliti da ciò che, con una tesi di comodo buona solo a difenderci da noi stessi, immaginiamo lontano ed ignoto, afferriamo con rapidità le parole ed i pensieri in grado di allargare le distanze con la sporcizia dell'essere umano. Come se non ci appartenesse, come se le turpitudini della vita fossero qualcosa di cui ignoriamo i rudimenti. No, non è così. Sappiamo bene di cosa stiamo parlando e lo sappiamo perché ciascuno di noi, attivamente o abbassando le saracinesche dello sguardo, porta il suo granellino di sabbia alla decomposizione di una società che produce tutto il male possibile, anche quello che genera travolgenti ondate di indignazione. Tredici anni, aveva solo tredici anni, la bambina (perché sì, è di una bambina che stiamo parlando) che a Melito Porto Salvo, ad un tiro di schioppo dalla Città Metropolitana (?) di Reggio Calabria, è stata piegata dalla brutalità di cui sono capaci i suoi simili. Teatro delle atrocità è stata la prima cittadina che, partendo dal capoluogo, si costeggia prima di arrivare nel cuore della fascia jonica. E' il profumo del mare a spadroneggiare, un profumo diventato olezzo insopportabile per la sventurata fanciulla che per due lunghissimi anni è stata assoggetta e resa schiava delle bestiali voglie di un branco di giovani e giovanissimi farabutti: tra loro il ragazzo a cui lei aveva affidato il proprio cordone sentimentale. Un vincolo che lui ha reciso con le forbici dell'infamia approfittando della condizione di dipendenza psicologica di cui era prigioniera la vittima. Venuto a galla il caso delle continue violenze sessuali di gruppo ai danni della giovanissima sventurata, è iniziata la corsa, da parte di commentatori ed opinione pubblica, alla lapidazione contro gli indegni balordi. Capiamoci, è un bene che ciò avvenga, purché non ci senta, per grazia divina, impermeabili alla vigliaccheria. In tanti, nelle ore successive, si sono scagliati contro la comunità di Melito Porto Salvo, rea di non essersi accorta di quel che stava succedendo sotto il proprio naso. Ma immaginiamo davvero che l'orrido abiti un pianeta diverso da quello nel quale ci muoviamo, tra barbarie quotidiana e pervicace schiacciamento dei valori? Pensiamo veramente che la donna, di qualunque età, goda oggi della dovuta protezione, del dovuto rispetto? O, lavandocene le mani, tranquillizziamo il nostro maschilismo culturale riducendo qualsiasi riflessione a quanto essa si sia emancipata nel corso dei decenni? Ed anche in questo caso, quante volte il riflesso condizionato ci conduce verso la scorciatoia dell'assoluta mancanza di riguardo, con le parole, i pensieri, le azioni? Sì, nel Terzo Millennio, siamo ancora lì a domandarci dove debba essere fissato il limite dell'autonomia della donna, quasi fosse da misurare con un metro, buono per delimitare il recinto dentro cui la sua libertà può essere affermata, purché non lo travalichi. E' un abuso ingiustificabile anche questo, uno stupro della dignità, perpetrato da menti che vivono nel buio della paura fabbricata dalla debolezza e dall'insicurezza. Il "maschio, che terrorizzato dalle ampie falcate dell'intelligenza femminile, si fa scudo con la becera forza fisica trovando riparo sotto il fragile tetto dell'incultura. A differenza delle "anime candide" che si sono stracciate le vesti mettendo in risalto la presenza, prepotente, di un rampollo della cosca Iamonte, questa storia ha in ballo qualcosa di molto più rilevante del condizionamento esercitato dalla 'ndrangheta: l'affermazione di un dominio senza freni, la scarsa considerazione dell'universo femminile che, brillando di luce propria, emana raggi talmente potenti da non essere sopportati dall'occhio spento dell'uomo. Fatta a brandelli la primitiva concezione dell'"appartenenza", lo scalcinato esercito maschile prova così a scavare trincee, oltre che con le infamie di cui si sono resi protagonisti i giovani di Melito, maneggiando sarcasmo e le leve del potere, ancora follemente nelle mani poco salde degli uomini. Intimidazioni e ricatti, proprio al pari di quelli compiuti dalle canaglie finite in manette, sono fulmini che ogni giorno rischiano di colpire le donne nel mezzo di tempeste scatenate da un patologico senso dell'orgoglio ferito. Se, e quando, riusciremo, a concepire ombrelli sufficientemente ampi da poter tutelare le donne dalla grandinata di rozza ignoranza, potremo, tutti, dirci al sicuro. Fino ad allora, la pioggia di vergogna non cesserà di cadere. 

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Garibaldi in Calabria e la storia dei calabresi finita in tribunale

La Calabria non perde mai occasione di mostrare al mondo quanto sia provinciale; e oggi non dico sfiora ma colpisce a pieno il ridicolo, quando la lite a dove sbarcò Garibaldi, che dilania a colpi di storia Melito Portosalvo e Montebello Ionico, deve finire in tribunale; e, con i tempi secolari della giustizia, sarà un magistrato a decretare… Mi cadono le braccia.  Urge però una lezioncina di storia, essendo io più che certo essere ignoto ai più, o molto confuso, l’evento in parola. Garibaldi sbarcò una prima volta, il 19 agosto 1860, e proseguì dritto verso Napoli, dove entrò comodo e in treno il 7 settembre. Stiamo parlando di quella che è nota come la Spedizione dei Mille.  Lo sbarco che finisce in mano agli avvocati non c’entra niente con questo, e ci porta nell’agosto sì, ma del 1862. Cos’è era successo nel frattempo? Sarò breve.  Sulla strada di Napoli, quella del 1860, Garibaldi aveva raccolto circa 60.000 uomini, che, mossi da sentimenti e interessi e idee assai diverse, in quel momento erano vagamente antiborboniche. Il Regno delle Due Sicilie, in cachessia politica e militare, andava in disfacimento; arrivato a Napoli, e agendo come  capo di Stato, non faceva mistero di voler proseguire verso Roma e cacciarne papa Pio IX. Sarebbe intervenuta, a sostegno del papa, la Francia di Napoleone III, come già nel 1849; ma si agitavano Austria e Prussia, e si rischiava una guerra europea. Napoleone spinse all’intervento il Regno di Sardegna, ormai esteso a Milano, Parma, Modena, Bologna, Firenze, cedendo alla Francia la Savoia e Nizza; lo scopo era di fermare Garibaldi, e ciò avvenne. Il 9 ottobre il deluso eroe lasciava alla chetichella Napoli, dove si era insediato, vero vincitore, Vittorio Emauele II. Il 13 febbraio 1861, con la resa di Gaeta, Francesco II andava in esilio a Roma. Il Regno era finito per le sue inspiegabili debolezze politiche e umane e per avere generali e ufficiali decrepiti per età e di tutto capaci tranne che di guerra.  Vero, ma non la pensava affatto così gran parte della popolazione, che insorse fin da subito, dando inizio a quello che verrà chiamato brigantaggio. Per alcuni anni molte aree interne dell’Appennino restarono in mano ai ribelli borbonici.  A complicare le cose, ecco un secondo sbarco di Garibaldi, quello del 1862, dovunque sia avvenuto. Inoltratisi con pochi uomini sull’Aspromonte, gli si fecero incontro i bersaglieri italiana di Pallavicini, e senza tanti complimenti gli spararono addosso, ferendolo alla famosa gamba della canzoncina; e arrestandolo. Poi dite che non è un fatto antropologico! Venne poi richiamato in servizio contro l’Austria nel 1866, quando, nel disastro italico, solo lui e l’ex borbonico Pianell salvarono la faccia! L’anno dopo riprovò a prendere Roma, ma subì una dura sconfitta dalle truppe pontificie.  Chiaro che stiamo parlando di due sbarchi, uno contro i borbonici nel 1860, l’altro contro gli italiani nel 1862? Evitiamo confusioni.  Torniamo al 1862, per chiederci cosa mai volesse Garibaldi con questo strano sbarco. La spiegazione ufficiale, da lui stesso avallata, era l’intenzione di prendere Roma; ma ha poca logica, voler partire da 700 km di distanza, e voler attraversare un territorio di cui una parte in mano alle bande; e il resto saldamente occupato dalle truppe di Vittorio Emanuele. A parziale spiegazione, ricordiamo che quello d’Aspromonte è solo uno dei tanti sbarchi che ebbero di mira la Calabria come base di partenza verso Napoli o comunque il nord. Nel febbraio 1799, sbarcò presso Palmi il cardinale Ruffo, che il 13 giugno liberò la capitale dai Francesi e dai loro amici giacobini: l’unico sbarco riuscito e vittorioso. Nel 1806 sbarcò un reparto britannico, che battè i Francesi a Maida - S. Eufemia; ma si ritirò senza effetti. Nel 1815 sbarcò Murat a Pizzo, subito catturato, e fucilato il 13 ottobre. Nel 1844 sbarcarono i fratelli Bandiera, messi a morte. Nel 1849 il siciliano Ribotti, sperando invano di trovare aiuti per la rivoluzione dell’isola. Il 14 settembre 1861 sbarcò il generale spagnolo Borjes, nominato da Francesco II comandante dell’insurrezione; venne fucilato dai bersaglieri, ma in Abruzzo. Anche gli Angloamericani sbarcarono, il 3 settembre 1943, in Calabria, senza dover combattere che in pochi casi, e l’8 venne dichiarato l’armistizio; subito dopo effettuarono una ben più massiccia operazione a Salerno, contrastati ormai solo da truppe germaniche.  Nei mesi precedenti, Garibaldi aveva più volte dichiarato le sue intenzioni; e resta dubbio se il governo (Cavour era morto da più di un anno, e gli era successo Rattazzi) abbia tenuto un atteggiamento ambiguo, magari sperando di fare a Roma quello che era stato fatto a Napoli. Ma l’imperatore francese non poteva permetterlo, dovendo rendere conto al partito cattolico da cui era sostenuto. Garibaldi agì dunque di sua iniziativa. Niente niente voleva avere qualcosa a che fare con i briganti, cui attribuiva, arbitrariamente, un pensiero di matrice democratica? Se fosse così – e lo diciamo a titolo di pura fantasia e badando solo agli aspetti bellici della faccenda, però… - allora sì che le bande avrebbero trovato un capo capace e di tenerle sotto disciplina, e di farne buon uso sui campi, e meglio nei boschi di battaglia.  Ipotesi, mera ipotesi; vero però che la situazione politica e ideologica dell’Italia di quegli anni confusi era tale da lasciare spazio a ogni iniziativa; e se mazziniani e repubblicani erano ancora minoranza, erano tuttavia anche molto attivi e pochissimo moderati. A loro volta, i briganti, a parte un antichissimo sentimento di fedeltà al Regno e perciò al re, tutto si può dire di loro tranne che avessero le idee chiare sul presente e sul futuro: un vuoto che qualcuno poteva tentare di colmare.  Alla fine, come leggete, c’è qualche problemino più curioso e interessante, e di maggiore serietà storiografica, che andare in tribunale per stabilire di chi fosse, nel 1862, un tratto di spiaggia deserta. Ma la Calabria è provinciale, e pur di darsi importanza… E ci sono tanti avvocati speranzosi d’incarico…

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"Agosto Unicef": le iniziative solidali nell’Area Grecanica

Domenica 14 agosto, alle 17, è prevista la seconda edizione di "Melito in bic". Il Comitato Unicef - Città di Melito Porto Salvo in collaborazione con Team Bike ValleGrecanica, A.S.D. MTB Melito e Sport & Fitness - Bike e con il patrocinio del Comune di Melito Porto Salvo ha organizzato il giro ecologico che attraverserà le principali vie del paese. Il punto di raduno, partenza e iscrizione - tramite una piccola offerta di solidarietà - è stato fissato in Piazza Porto Salvo. Alla fine del percorso seguirà un' "Anguria Party" e tutti i bambini partecipanti riceveranno un diploma di ciclista. L'intento è proprio quello di coinvolgere le famiglie e in particolare, i più piccini per trasmettere loro quei valori di sano agonismo e divertimento. Un ulteriore momento di solidarietà e competizione è previsto presso il Lungomare di Bova Marina, il Comitato Unicef - città di Melito Porto Salvo con il patrocinio del Comune di Bova Marina e la collaborazione della Consulta Giovanile cittadina, ha organizzato per mercoledì 17 Agosto la seconda edizione del "Torneo Unicef di beach volley". I partecipanti, ai quali è richiesta un'offerta minima d'iscrizione, si sfideranno in spiaggia dalle 9.00 del mattino sino a sera, con match conclusivo alle 20.00, alternando le competizioni a momenti di promozione solidale. Entrambi gli eventi fanno parte del ricco calendario di "Agosto Unicef" che - attraverso l'intrattenimento - porta avanti il progetto di sensibilizzazione per far così conoscere, l'operato dell'Unicef nel mondo che volge il proprio impegno verso la tutela e la garanzia dei diritti sui minori. Le iniziative che si svolgeranno nell'Area Grecanica andranno a sostenere la campagna nazionale dell'Unicef "Vogliamo Zero" che ha l’obiettivo di ridurre appunto a zero, il numero di bambini che ogni giorno muoiono nel mondo prima di compiere il quinto anno di vita. "Sono molto contenta che per il terzo anno proponiamo “Agosto Unicef” – dichiara Isabella Palamara, referente del Comitato Unicef di Melito Porto Salvo – abbiamo portato avanti con successo molte iniziative grazie anche al grande lavoro di sinergia e collaborazione tra le Amministrazioni e le Associazioni".

 

Picchia la moglie: arrestato 41enne

I Carabinieri hanno tratto in arresto un uomo di 41 anni per il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi e lesioni personali aggravate, in esecuzione all’ordine di custodia cautelare emesso dal Tribunale di Reggio Calabria. Il 24 aprile scorso S.A., di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, si sarebbe reso responsabile di lesioni nei confronti della moglie. 

Furto di energia per il circolo ricreativo: arrestato il presidente

I Carabinieri hanno tratto in arresto un uomo di 40 anni. Secondo quanto riferito dai militari dell'Arma, presso il circolo ricreativo di cui è presidente, P.A. avrebbe realizzato un allaccio diretto alla rete elettrica, cagionando un danno alla società erogatrice stimato in circa 14.000 euro. Nel medesimo contesto, è stato denunciato in stato di libertà il 64enne T.S., anche lui, come P.A., di Melito di Porto Salvo, quale intestatario del contratto di fornitura di energia elettrica attivo presso quel locale ubicato nella medesima cittadina in provincia di Reggio Calabria. L’arrestato è stato posto agli arresti domiciliari, come disposto dall’Autorità Giudiziaria.

 

Vendita on line di smartphone: due donne denunciate per truffa

I Carabinieri hanno denunciato in stato di libertà due donne, rispettivamente di 28 e 30 anni per il reato di truffa in concorso. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, C.G.I. e L.S., entrambe di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, avrebbero indebitamente percepito la somma di 1.000 euro quale compenso per la vendita on line di smartphone, mai consegnati agli agli acquirenti.

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