Caporalato in Calabria: sfruttavano gli ospiti di un centro d'accoglienza, arrestati

I carabinieri della Compagnia di Paola hanno eseguito un’operazione di contrasto allo sfruttamento dei rifugiati ospitati nei centri di accoglienza, culminata nell’esecuzione di 2 misure cautelari agli arresti domiciliari a carico di due fratelli di Amantea, di 48 e 41 anni, accusati d'intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, aggravati dalla discriminante razziale.

Il provvedimento, disposto dal gip presso il Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia, su richiesta della locale Procura, è stato accompagnato, inoltre, dal sequestro preventivo dell’azienda e di altri beni mobili di proprietà degli arrestati.

Le indagini, condotte dai militari della Stazione di Amantea, sono partite nel giugno scorso.

Gli elementi raccolti hanno permesso di accertare che i rifugiati, principalmente provenienti dal Nigeria, Gambia, Senegal e Guinea Bissau, venivano solitamente prelevati in prossimità del centro di accoglienza “Ninfa Marina” e portati a lavorare presso l’azienda agricola dei due arrestati.

I rifugiati africani lavoravano nei campi assieme ad altri lavoratori in nero, provenienti principalmente da Romania e India, ma, incredibilmente, la paga variava in base al colore della pelle.

In particolare, i “bianchi” avevano diritto a 35 euro al giorno, a fronte dei 25 euro ricevuti dagli africani.

Le indagini hanno fatto emergere anche le condizioni di lavoro degradanti a cui erano sottoposti i lavoratori, costretti a dormire in baracche e mangiare a terra.

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