Serra San Bruno: nell'ottavo anniversario della morte, i genitori di Pasquale Andreacchi chiedono giustizia

"Pasquale era un diciottenne come tanti altri, pieno di sogni, speranze e paure. Un gigante buono alto 2 metri. Nel tardo pomeriggio dell'11 ottobre 2009 esce da casa per andare a comprare le sigarette, senza fare più ritorno. Per circa due mesi è stato cercato invano nella speranza di trovarlo vivo. La mattina del 9 dicembre alcuni operai del Comune fanno una macabra scoperta: in un cassonetto della spazzatura rinvengono un femore spezzato e un teschio con un foro di proiettile in fronte. I resti fanno subito pensare che appartengono ad un giovane deceduto di recente. Il 27 dicembre lungo un sentiero di montagna in un castagneto, poco distante dal primo ritrovamento, un cacciatore si accorge che in mezzo alla boscaglia sono sparpagliate delle ossa umane, non lontano un portafogli e dei vestiti. I genitori, Salvatore e Maria Rosa Miraglia riconoscono i vestiti che appartengono a Pasquale. Il 15 gennaio 2010 arrivano i risultati del dna che conferma che quei resti sono di Pasquale. L'esame chiarisce anche la modalità dell omicidio, dopo il sequestro sarebbe stato picchiato fatto spogliare o spogliato fatto inginocchiare e assassinato con un colpo di pistola in fronte di piccolo calibro. I resti di Pasquale vengono consegnati alla famiglia per la sepoltura il 14 maggio 2010. La famiglia crede che unico movente plausibile sia la compravendita di un cavallo ma, nonostante questo, nessuno è iscritto nel registro degli indagati. Il 30 dicembre 2010 le indagini vengono archiviate e poi riaperte il 10 febbraio 2013, dopo 8 lunghi anni ancora non si è arrivati alla verità e alla giustizia. Parecchi di noi nella vita si trovano ad affrontare la perdita di una persona cara e quando ciò accade veniamo sopraffatti dalla rabbia, dall'angoscia, dalla non potenza, da un dolore così forte da non avere la forza di affrontarlo. Perdiamo il senso della vita e della realtà. Noi riponiamo tutta la nostra fiducia nella magistratura e negli inquirenti affinchè sia fatta luce sulla tragedia che ci ha colpiti e che venga fatta giustizia. Facciamo in modo che non ci siano altri Pasquale. Continueremo la nostra battaglia perchè prima o poi la verità e la giustizia devono arrivare, Pasquale non aveva fatto nulla di male e non meritava una tragica morte come questa. Purtroppo un genitore non potrà mai accettare la morte di un figlio, sono 8 anni che lottiamo per avere giustizia e non ci fermeremo".

È quanto scrive in una nota la famiglia di Pasquale Andreacchi, il giovane ucciso a San Bruno l'11 ottobre 2009.

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