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Ospedale, Slai Cobas diffida Miceli per il trasferimento di infermieri

La disposizione di servizio concernente il provvisorio trasferimento di infermieri scatena l’offensiva dello Slai Cobas che bolla come “illegittimo” il comportamento tenuto dal direttore sanitario aziendale Miceli. “Preliminarmente – spiega il sindacato autorganizzato - si contesta il modus procedendi del dottor Miceli che, nel disporre la mobilità dei dipendenti, viola apertamente quanto previsto dalla normativa nazionale vigente (CCNL) e dal contratto integrativo decentrato anche in merito al dovere di informativa e contrattazione sindacale preventiva per l’attivazione delle procedure in questione. Il tutto fermo restando quanto statuito dall’art. 2103 c.c. che, come è noto, fra l'altro prevede che il lavoratore non possa essere trasferito da un'unità produttiva all'altra senza comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive. La  mobilità – rileva lo Slai Cobas -  viene mascherata come  l’unica soluzione possibile ma non si evidenziano ragioni tecniche, organizzative o produttive che giustifichino tale atto. Quanto affermiamo trova conferma nei turni di servizio  della U.O. di Medicina della S.O. di Vibo Valentia, dove prestano servizio un numero di infermieri h24 superiore a quello in servizio  presso l’U.O. di Medicina di Serra San Bruno e dove, inoltre, il numero dei posti letto attualmente in dotazione (12) è inferiore a quello di Serra San Bruno (20). Dai turni modificati a seguito dell’attivazione della Mobilità d’Urgenza (voluta dal direttore sanitario aziendale dottor A. M.  Miceli), si nota come nell’U.O. di Medicina di Serra San Bruno non viene garantita l’assistenza ai degenti. Infatti, numerosi sono i turni coperti da un solo infermiere che non può garantire tutte le attività necessarie comprese le urgenze, le notti vengono coperte da infermieri del Pronto Soccorso in straordinario ed ancora, in caso di necessità gli infermieri di Medicina dovrebbero chiedere aiuto agli infermieri della Lungodegenza e se tale eventualità si dovesse verificare gli infermieri della Lungodegenza dovrebbero abbandonare il proprio reparto per occorrere in aiuto dei colleghi della Medicina. Inoltre, sempre secondo i suddetti turni, infermieri che effettuano il turno notturno a Serra San Bruno con smonto alle ore 7:00, dovrebbero trovarsi alle ore 8:00 a Vibo Valentia per garantire il turno antimeridiano. E' facile capire – è la puntualizzazione - che tutto il caos provocato dalla cervellotica attivazione della Mobilità d’Urgenza servirebbe solo a coprire i turni del personale infermieristico di Vibo Valentia che va in ferie, ma questo non può avvenire negando l’assistenza ai degenti dell’U.O.C. di Medicina di Serra San Bruno o autorizzando illegittimamente lo straordinario e facendo accorre al bisogno gli infermieri della Lungodegenza, mentre nessuna disposizione riguarda i soliti noti e i titolari delle posizioni organizzative che dovrebbero svolgere prima di tutto le mansioni di infermieri e in orari diversi le funzioni previste dalle loro posizioni organizzative (funzioni regalate dalla politica e pagate con soldi sottratti a tutti i dipendenti). Il tutto nonostante che solo qualche giorno prima lo stesso direttore dottor A. M. Miceli accompagnato da altri dirigenti avesse garantito che nessun infermiere sarebbe stato spostato da Serra San Bruno”. Nasce così “l’atto di diffida e costituzione in mora” con il quale “si intende sollecitare una immediata revoca della Mobilità d’Urgenza al fine di evitare l’inasprimento derivante dal prospettato intervento giudiziario, non essendo certo intenzione della scrivente organizzazione di aumentare la conflittualità in un momento in cui le migliori energie di tutti dovrebbero essere riservate ad affrontare e tentare di risolvere le numerose e gravi criticità lavorative sul territorio”. Lo Slai Cobas ha informato inoltre il prefetto Giovanni Bruno chiedendo “l’autorevole intervento di mediazione in una controversia di cui nessuno sente la necessità ma che si presenta comunque inevitabile e che comporterà, nel sicuro caso di accertamento giudiziale della illegittimità del comportamento adottato dal direttore sanitario aziendale, l’annullamento di tutti gli atti e le decisioni adottate in maniera illegittima con aggravio di spese, danno erariale oltre ad eventuali casi di malasanità che si potrebbero verificare”.

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