'Ndrangheta, operazione "New Fear": in carcere Pietro Labate, presunto boss dell'omonima cosca

Personale del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ha eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di Pietro Labate, considerato esponente di vertice dell’omonima cosca - per il reato di intralcio alla giustizia (art. 377 c.p.) aggravato dalle finalità nonché dalle modalità mafiose (art. 7 D.L. n. 152/1991). Il provvedimento pre-cautelare rappresenta l’epilogo della complessa e articolata attività investigativa svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria - G.I.C.O. che, in tempi stretti, avrebbe consentito di accertare le minacce perpetrate da Labate ai danni di una testimone in un importante processo in corso nei confronti di presunti esponenti di vertice dell’omonima cosca, che rappresenta la naturale prosecuzione di quello scaturito dalla cosiddetta. operazione "Gebbione". Nel corso delle indagini, è emerso che Pietro Labate avrebbe posto in essere una subdola e implicita attività intimidatoria - con modalità e per finalità mafiose - nei confronti della testimone volta a condizionare quest’ultima a rendere, nel processo in corso di celebrazione, dichiarazioni false ovvero reticenti. A tale Pietro Labate avrebbe adottato modalità allusive, ma estremamente efficaci con cui minacciare la testimone, secondo una modalità operativa, secondo gli inquirenti, tipica dei soggetti la cui storia e fama criminale rendono sufficiente l’evocazione del proprio nome per raggiungere lo scopo intimidatorio. Alla luce del suddetto quadro probatorio la locale D.D.A. ha emesso il provvedimento in argomento in considerazione dei gravi indizi di reità emersi, a parere degli investigatori, a carico di Pietro Labate e tenuto conto del pericolo di fuga di quest’ultimo – già per lungo tempo latitante – reso più probabile, è il pensiero dei titilari delle indagini, dalla contestuale detenzione del fratello Michele e, quindi, dall’avvertita necessità che la cosca non fosse privata dei sospetti principali dirigenti territoriali. Il provvedimento di fermo è stato immediatamente eseguito dai militari del G.I.C.O. con la traduzione di Pietro Labate presso la casa circondariale "G. Panzera" di Reggio Calabria. 

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