“Sipulcru” e “Schiovazziuoni”: nel cuore della Settimana Santa serrese

Serra sta vivendo con passione i riti della Settimana Santa, per i cattolici la Settimana delle Settimane. E come sia stata data grande cura ai preparativi, ai fedeli è stato visibile anche grazie a quel gigantesco telo blu notte che, a partire dal lunedì della V settimana di Quaresima, ha campeggiato nella chiesa Matrice, per coprire l’imponente scenografia rappresentante il Gòlgota e che nel Venerdì Santo fa da sfondo alla secolare paraliturgia della “Schiovazziuoni”. Il lunedì della V settimana di Quaresima ha visto le funzioni religiose spostarsi per una settimana nella chiesa Addolorata, dove si celebrano le Quaranta Ore e successivamente la solennità di Maria SS. dei Sette Dolori nel Venerdì “di l’aliva”, dai confratelli chiamato anche “festa di la Titulari di marzu”. Quando la chiesa Matrice è libera da celebrazioni, dunque, iniziano i preparativi per le funzioni della settimana successiva. Ciò che assorbe più impegno è l’allestimento dell’Altare della Reposizione, meglio noto (ma erroneamente) come “Sipulcru”, che richiede anche l’intervento di manodopera femminile per via dei tendaggi che orneranno la cappella dell’Adorazione, insieme ai moltissimi fiori e alla tradizionale “viccia”. Sono poche ormai le famiglie che preparano “la viccia pi lu Sipulcru”: si tratta di semi di legumi fatti germogliare in vasi conservati per settimane in ambiente umido e buio, ciò che conferisce ai germogli quel caratteristico colore bianco che rimanda, nella liturgia, alla Resurrezione di Cristo, nuova primavera per l’umanità. Alla “Schiovazziuoni”, invece, lavorano da sempre maestranze locali. Fino a qualche decennio fa, la “Schiovazziuoni” era in tavole di legno; ma per l’incolumità dei confratelli e anche delle superbe statue lignee, si decise di realizzare un’impalcatura in ferro, più facile nell’assemblaggio ma soprattutto più stabile e sicura. “Lu palcu” si può dire completato solo la sera del Giovedì Santo, quando la scena è completata dai simulacri della Vergine Addolorata, di Giovanni e di Maddalena. L’accompagnamento dei Santi nella chiesa Matrice si svolge con una breve processione la sera del Mercoledì Santo, mentre le campane suonano a festa prima di essere “legate” in segno di lutto per la morte di Gesù. Resta da fare solo “lu liettu martuoru”, allestito con cura meticolosa e viva commozione, visto il prezioso “contenuto” che ospiterà al termine della “Schiovazziuoni”. Quest’anno la paraliturgia è tornata a svolgersi nelle modalità tradizionali: la predicazione del sacerdote dal pulpito è preludio ai momenti salienti del rito. Il primo di questi è la “svelazione” del Calvario, reso quindi visibile ai fedeli. La statua del Cristo crocefisso, fiancheggiata dai due ladroni, è sormontata da cherubini che, tra oscure nubi, fanno da corona alla frase latina pronunciata da Gesù poco prima di spirare: “Consummatum est” (tutto è compiuto). Sotto la croce, sta la Madre Addolorata. È impressionante constatare come cambi la fisionomia di questa statua lignea, che pure è la stessa di quella venerata in settembre. Il Venerdì Santo sembra accentuarsi il pallore della Madonna, ancor più marcato dal manto nero logoro e con poche decorazioni in fili d’argento; tra le mani ha il fazzoletto per il pianto, nessuno stellario orna il suo capo; a settembre, invece, le spade dorate, lo stellario impreziosito di brillanti, il manto nero ma ricco di ornamenti in oro, rendono la statua dell’Addolorata semplicemente bellissima, quasi da renderci increduli che Quella sia una donna che abbia visto il Figlio morire nel più atroce dei modi. La Madre ha le braccia aperte, pronte a ricevere il corpo esanime del Figlio. Ed ecco, nel secondo momento del rito, che due confratelli in abito salgono a staccare dalla croce il corpo di Gesù, le cui articolazioni sono state rese snodabili proprio in funzione del rito. Avvolto in un lenzuolo, il simulacro viene consegnato ad altri due confratelli che lo adageranno sul letto mortuario. Può dunque avere inizio la processione, che però sosterà prima sotto il pulpito per un’ultima esortazione del sacerdote. Durante la processione, che culminerà nella chiesa Addolorata, alle marce funebri della banda si alterna il lugubre canto del “Miserere mei Deus”. Nella notte del Silenzio, il Seggio Priorale dell’Addolorata con un gruppo di collaboratori provvede a portare in chiesa la “Naca”, la “culla” artisticamente allestita nella quale il Cristo morto verrà portato in processione fino a località Calvario la mattina del Sabato Santo.   

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