La Rai in Calabria oggi, ieri e forse domani

Per i tipi dell' Editore Pellegrini di Cosenza è stato di recente pubblicato il saggio "La mia Rai" di Santi Trimboli, che analizza 25 anni di esperienza diretta dal 1985 al 2010, scandita da quella inqualificabile traiettoria che si è snodata dalla "lottizzazione"  - frutto dello storico compromesso - manuale Cencelli - alla "occupazione ", dalla Prima (sino al 1994) alla Seconda Repubblica, ormai sfinita .

Un intreccio di cammini paralleli e di rami genealogici  che hanno descritto e interpretato gli eventi regionali e non solo, sotto il controllo del capo direttore di turno, oggi inesistente, come rimarca il presunto/ fantastico "candidato" Ulderico Nisticò.

Egli giustamente sottolinea il ruolo e il posto che dovrebbe essere dato alla cultura, anche per aver dato, e continua a farlo, preziosi contributi, cito per tutti: l'edizione in italiano della "Calabria illustrata" di p. Giovanni Fíore da Cropani.

Vorrei , però, ricordare che quando fu avviata la sede regionale a Cosenza, la sezione programmatica diretta da Antonio Minasi produsse straordinari documentari, che illustrano con immagini meravigliose i beni culturali, raggiunse notevoli risultati anche a livello internazionale, come ebbe a sottolineare Indro Montanelli. Erano strumenti didattici di nuova generazione, ora purtroppo sepolti nelle Teche, o in alcune biblioteche, e che - credo - andrebbero rispolverati e diffusi, anche come testimonianze dell'evolversi del territorio e della conservazione dei beni culturali e ambientali. 

Sottoscriviamo tutti una petizione alla Rai, purtroppo in dissesto, di non trascurare la Calabria, e di servirsi di personalità autorevoli come Ulderico, per spronare sopratutto tantissimi giovani a conoscere la propria terra, prima di dover.... purtroppo .... emigrare.

 

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