Gli insegnamenti spirituali di monsignor Giuseppe Agostino

Monsignor Giuseppe Agostino, Pastore, per ben venticinque anni, della Chiesa di Crotone - Santa Severina e negli ultimi anni Metropolita di Cosenza – Bisignano,  “è entrato nel cuore di quanti lo hanno conosciuto poiché non cercò di cambiare nessuno, ma di migliorare ciascuno”. Così ha esordito l’archeologa cristiana Giustina Aceto, ieri sera alla presentazione del suo lavoro editoriale “Pastor Bonus in Populo: Giuseppe Agostino. Quarant’anni di ordinazione episcopale (1974-1014)” edito, appena lo scorso anno, dalla Libreria Editrice Vaticana. Perché questo libro? Perché, monsignor Agostino, come  ha rivelato l’autrice incaricata di scrivere il volume, disse alla stessa: “mi hanno fatto tante interviste ma nessuno ha scritto una biografia”, Così l’Aceto da subito ha messo mani all’archivio di Agostino mettendo ordine “con grande difficoltà per l’immenso materiale presente ed è nata questa biografia”, libro, questo, che avrebbe voluto presentare stesso Arcivescovo a Crotone ma il buon Dio ha deciso diversamente. Dopo questa pubblicazione, secondo le volontà testamentarie di Agostino, deve seguire il progetto per portare in rete tutto il suo patrimonio. Il libro dell’Aceto,  che si avvale dell’introduzione, della prefazione e postfazione, rispettivamente  di monsignor Domenico Graziani di Crotone - Santa Severina, monsignorAntonio Staglianò vescovo di Noto e monsignor Giancarlo Bregantini di Campobasso Boiano, già vescovo di Locri – Gerace, tutti e tre sacerdoti e figli spirituali dello stesso presule, costituisce una miniera di preziosi dati e documenti utili a studiosi, cultori o solo curiosi. E non solo. L’Aceto  ha corredato il libro di un ricchissimo catalogo di immagini e foto che rappresenta un libro nel libro, una storia nella storia che va letta e cum-presa con passione perchè arricchisce sempre più. Scrive monsignor Graziani del libro: “come suo indegno successore…testimonio per questa altra opera, che si inserisce nella benemerita ‘opera omnia’ di monsignor Agostino, che come tanti altri benefici anche queste riflessioni hanno trovato nella sua missione episcopale stimoli vigorosi; ne attendiamo con fiducia e speranza tanti altri”. Per Staglianò “il passato non condanna all’oblio, se il racconto rende contemporanea l’esperienza di un uomo che ha vissuto intensamente il proprio tempo nella speranza”. “Questo bel libro è per me – testimonia Bregantini – un segno di immensa gratitudine. Meritato, per il cuore e la mente di questo santo e zelante ed illuminato Pastore della Chiesa italiana. La sua luce sarà ancora più chiara in seguito, ne sono certo”. Insomma “questo testo, per monsignor Staglianò, racconta con parole, immagini, testimonianze” tutto  il  ricco ed edificante episcopato di Giuseppe Agostino che ormai fa parte dei ricordi del popolo dell’Arcidiocesi crotonese. Per necessaria sintesi giornalistica riassumiamo: ben 29 lettere pastorali e 17 in quella che fu l’ultima sua sede, la diocesi di Cosenza – Bisignano; tante, tantissime le opere che hanno allargato gli spazi della carità. La ristrutturazione del seminario come centro di accoglienza e di studi, 17 nuove chiese e parrocchie di cui 10 nella sola Crotone, in particolare 3 nella zona di nuova urbanizzazione, la cosiddetta Crotone 2 e profeticamente definita dall’Arcivescovo “la porta della città” come ha ricordato il parroco don Caiazzo. Ed ancora. Il Centro ecclesiale polivalente, l’“Oasi di San Giuseppe” di Poggio Pudano ,  l’accoglienza delle Carmelitane di Capo Colonna  perché “una Chiesa non ha respiro senza il polmone della contemplazione”. La sua opera  è stata vasta, qualificata e qualificante e tutta tesa alla speranza “per una religione più pura ed una giustizia più piena” soprattutto in una terra amara e bella come la Calabria, la sua Calabria. E l’opera di Agostino si è sviluppata nell’ambito della costruzione di “un cammino” quello della “ricerca” del cuore e del bene comune e della “paternità” verso le comunità religiose, verso i tossicodipendenti con la costruzione non facile del Giammiglione; nei confronti delle vittime dell’usura con la “Fondazione Zaccheo”; verso i “no global”, abbraccio questo che procurò tanta sofferenza al Pastore per via di una “incomprensione mediatica”. Infine, ma per nulla secondario, il cammino verso la “cultura” perché un popolo cresce anche attraverso questa e per  ciò percorse un itinerario ben preciso: il “Festival dell’Aurora” sorta di “maggio musicale crotonese” che per Agostino significava tanto, per lui che amava la musica e che se non fosse stato prete sicuramente avrebbe fatto il direttore d’orchestra, come lo stesso ha confidato a Giustina Aceto. Ed ancora, la “pietà popolare” e la “religiosità popolare” da correggere per una religione più pura e per questa costruzione non sfuggono le vibranti lettere pastorali contro le feste patronali, contro i mafiosi padrini di battesimi e cresime e contro i massoni; la ristrutturazione della Chiesa locale attraverso nuovi gruppi ecclesiali come “i catecumenali” e “il rinnovamento dello Spirito” e il tutto per il riscatto di una Chiesa più povera spiritualmente. Insomma il miglioramento e la crescita della Chiesa crotonese oltre gli stereotipi, oltre i pregiudizi, oltre i tabù, oltre il vecchiume, oltre soprattutto l’ignoranza. E tutto con affetto. L’affetto per i suoi vecchi vescovi e maestri, per le famiglie, per i poveri, per i disoccupati (indimenticabile la sua “presenza” in mezzo agli operai durante “i fuochi della Montedison”), per i missionari, per i portatori d’handicap per i quali aprì il Centro Marianna Agostino che prese il nome dell’adorata mamma; il vescovo del “nuovo” e del “cammino”: una “città in cammino”, “il popolo di Crotone in cammino con Maria verso Capocolonna”. Ma in fondo è questo il compito, il dovere, il magistero di un Vescovo e per il nostro amato Pastore era “necessaria una Chiesa che sappia e debba raccogliere le briciole della società”, insomma precursore di Papa Francesco. All’incontro di presentazione del libro, moderato dalla giornalista Giusy Regalino, sono intervenuti, per testimoniare le loro esperienze e il rapporto personale con Agostino, don Eduardo Caruso in rappresentanza di monsignor Graziani impedito, il parroco della chiesa di San Paolo don Pino Caiazzo e il professor Don Titta Scalise, archivista che ha curato e ordinato l’archivio storico diocesano di Santa Severina prima e in questi anni quello di Crotone ormai pronto per essere offerto alla fruizione di studiosi, cultori e studenti e tutto per volontà di monsignor Agostino. In particolare, don Titta ha raccontato fatti e aneddoti anche divertenti che lo hanno visto abbracciato al Pastore negli anni del sacerdozio prima e da dispensato poi. Un rapporto padre – figlio! Ora sta a noi, tutti suoi figli spirituali, contribuire a dar seguito al progetto di portare in rete tutto il  patrimonio dell’amato Agostino come lo stesso ha lasciato scritto nel suo testamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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