Serra, Toni Poletto e il bosco di Santa Maria: quando i destini si intersecano
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Toni Poletto ha 85 anni ed un bagaglio conoscitivo ed educativo non comune a tempi d’oggi. Accompagna la sua originale eleganza a toni pacati e concetti fermi. In 7 decenni di vita a Serra San Bruno ha carpito i segreti di straordinari paesaggi naturali, è diventato un imprenditore stimato. Per questo il professor Giuseppe Contabile lo ha voluto portare fra gli alunni della scuola media “Ignazio Larussa”, con cui si è piacevolmente confrontato. Ha raccontato, ascoltato, consigliato, risposto alle domande di ragazzi che appartengono ad una generazione per molti, troppi versi diversa dalla sua. Si è aperto al cospetto degli alunni narrando il suo sogno che era quello di volare e la realtà che è stata quella di far crescere la sua azienda nella cittadina della Certosa. L’evento culturale “Il bosco di Santa Maria. Dalla fabbrica di cellulosa e carta del 1892 alla centrale a biomasse del 2015” si è così trasformato in un momento saliente non solo dal punto di vista didattico, ma anche umano. “Le cose che mi piacciono – ha esordito Poletto – sono quelle in cui ho creduto. È fondamentale innamorarsi del lavoro che si intende fare”. Poi una sintetica ma appassionata descrizione del bosco di Santa Maria: “è uno dei più belli d’Italia. Custodisce l’abete bianco, esemplare che si riproduce con l’assistenza dell’uomo e che riesce a resistere alle piogge acide. Il bosco va curato e diradato: per ogni ciclo successivo devono restare le piante migliori”. Non meno attenzione ha riservato alla descrizione storica della cartiera della famiglia Fabbricotti, “la prima in Italia” che “ha prodotto la cellulosa dal legno”. “Pensate – ha sottolineato Poletto per far comprendere l’evolversi dei contesti produttivi e sociali – che produceva 30 tonnellate di carta per settimana, oggi questo avviene in un’ora. La richiesta mondiale di carta attualmente è di 400 milioni di tonnellate all’anno”. Nel presente ci sono le basi per una prospettiva di sviluppo: l’Accademia italiana di Scienze forestali di Firenze sta effettuando prove di resistenza sull’abete bianco del bosco serrese e i risultati sembrano lusinghieri. La certificazione scientifica delle sue qualità aprirà la strada ad interessanti orizzonti nel campo dell’edilizia.
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