Nicola Gratteri a Mongiana per parlare dell'Inganno della mafia

Si svolgerà giovedì prossimo (21 dicembre), alle ore 15, presso il museo “Mu.Far.” di Mongiana, un incontro con il Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri organizzato dall’Istituto comprensivo di Fabrizia e dal Comune di Mongiana nell’ambito di un progetto di cittadinanza attiva.

Nel corso dell’incontro, cui parteciperanno i ragazzi della Scuola secondaria di primo grado dei plessi dell’Istituto di Fabrizia, il Procuratore affronterà i temi trattati nel libro “L’inganno della mafia “, scritto a quattro mani dallo stesso magistrato e dal saggista Antonio Nicaso.

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Vibo: Libera denuncia gli intrecci tra 'ndrangheta e massoneria

Si è svolta sabato scorso (2 dicembre) l'assemblea provinciale del coordinamento di Libera Vibo nel corso della quale è stato formalizzato il passaggio di consegne tra don Peppino Fiorillo e Giuseppe Borrello.

L'apertura dei lavori è stata curata da don Ennio Stamile, referente di Libera Calabria, il quale ha tracciato le linee guida per la costruzione di una società inclusiva.

Nel suo intervento don Peppino Fiorillo, vistosamente commosso, ha voluto ringraziare coloro i quali, nei suoi dodici anni di referenza, hanno contribuito a fare di Libera un punto di riferimento per un territorio difficile e sofferente. In particolare, ha rivolto un caloroso ringraziamento al suo successore che, negli ultimi anni, " è stato un bastone forte per la costruzione di un gruppo coeso e attivo, credibile e volenteroso".

Conclusa la votazione formale, il nuovo referente provinciale di Libera, Giuseppe Borrello, nel ringraziare ciascuno per la fiducia, ha ricordato tutte le iniziative realizzate sul territorio che hanno coinvolto tanti cittadini, scuole e associazioni.

Nella sua analisi della situazione territoriale non si è risparmiato ricordando che "in una recente relazione della DNA il territorio vibonese viene definito ad elevatissima densità criminale tra le più alte su tutto il territorio nazionale. A Vibo la 'ndrangheta è forte, la cosca dei Mancuso ha ancora il predominio sul territorio, anche senza l'uso delle armi, con lo strumento della corruzione riesce ad infiltrarsi negli apparati politici e amministrativi per condizionare il tessuto economico. Ne sono testimonianza le intimidazioni perpetrate ai danni dei commercianti e imprenditori vibonesi. Vibo Valentia è il territorio con la più alta percentuale di fenomeni usurari in Italia. Un territorio dove giovanissimi si sono resi responsabili di fatti molto gravi come l'uccisione di Francesco Prestia Lamberti a Mileto. Un territorio dove giovani e meno giovani subiscono il fascino della massoneria, un fenomeno che in città e provincia raggiunge numeri ragguardevoli, una tendenza che ci preoccupa anche alla luce di una intercettazione di qualche anno fa al boss Pantaleone Mancuso che dichiarava che ora la ''ndrangheta è sotto alla massoneria'. Quindi una provincia fragile, debole dal punto di vista economico e sociale. Di fronte a tanta complessità c'è bisogno di far emergere il bello dei nostri territori perché la bellezza contiene in se i semi della legalità, dell'equità, della giustizia sociale e del benessere collettivo che si contrappone alla bruttezza della rassegnazione, dell'indifferenza e del nichilismo o peggio la disperazione. Per questo è necessario agire, che ciascuno faccia la propria parte e abolire l'istituto della delega e delle scorciatoie che alimentano il fare mafioso. Ma in questo territorio la bellezza l'ho trovata nei volti dei tanti giovani impegnati in Libera in questi anni e li ringrazio perché mi hanno insegnato ad appassionarmi."

Nell'annunciare, che "quest'anno il 21 marzo, giornata nazionale in ricordo delle Vittime innocenti delle mafie, avrà come piazza regionale proprio quella di Vibo Valentia", ha concluso affermando con fermezza "che lo spirito antimafioso, ribelle e indignato verso ogni forma di ingiustizia sociale deve unirci nella costruzione di un Noi che si proietti ad agire per il bene di una comunità, di una regione e di un Paese tutto".

 

Soverato, mafia e voto di scambio in Calabria in un film del 1966

La mafia e il voto di scambio in un film del 1966 girato sulla costa jonica calabrese. La pellicola “Una rete piena di sabbia”, del regista Elio Ruffo, è stata proiettata stamattina presso il teatro comunale di Soverato su iniziativa del Rotary Club guidato dalla presidente Anna Sia.

Una doppia riflessione: da una parte il commento su un tema di grande attualità, con un dibattito aperto al contributo degli studenti degli istituti superiori della città; dall'altra l'impegno per la solidarietà e la beneficenza, in favore della Fondazione Rotary. In serata, infatti, a partire dalle ore 18.30, il film sarà riproposto al pubblico, abbinando alla proiezione una raccolta fondi a sostegno della campagna mondiale “Endpolionow”. L'iniziativa di oggi ha suscitato unanimi consensi e il plauso dei tanti ragazzi che hanno partecipato, con entusiasmo e coinvolgimento, alla manifestazione.

Dopo cinquantanni, la pellicola di Elio Ruffo è stata restaurata grazie all'ottimo lavoro svolto dalla Cineteca della Calabria. Un pezzo di storia del nostro cinema che si stava perdendo e che adesso è finalmente disponibile su supporto digitale.

Il tema centrale dell'incontro ideato dal Rotary Club di Soverato, ovvero un'analisi approfondita dell'intreccio tra mafia e politica nel nostro Mezzogiorno, è stato sviluppato dal professor Vittorio Mete, docente presso l'Università di Firenze. Vittorio Mete è ricercatore di sociologia politica e autore di diversi saggi su criminalità organizzata ed economia. E' sua, ad esempio, una recente indagine sui rapporti fra le grandi imprese delle costruzioni e i clan di ‘ndrangheta nei lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Nelle sue parole è emersa la necessità di affrontare lo studio del fenomeno mafioso “senza stereotipi”.

Una esigenza che richiede un approccio “scientifico” e una parallela conoscenza culturale, ampia e profonda, del nostro Sud.

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E' morto Totò Riina, il "Capo dei Capi" si è spento nella notte

E' morto alle 3,37 nel reparto detenuti dell'ospedale di Parma il boss Totò Riina. Ieri aveva compiuto 87 anni. Operato due volte nelle scorse settimane, dopo l'ultimo intervento era entrato in coma. Riina, per gli inquirenti, nonostante la detenzione al 41 bis da 24 anni, era ancora il capo di Cosa nostra.

Riina stava scontando 26 condanne all'ergastolo per decine di omicidi e stragi tra le quali quella di viale Lazio, gli attentati del '92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino e quelli del '93, nel Continente.

Sua la scelta di lanciare un'offensiva armata contro lo Stato nei primi anni '90. Mai avuto un cenno di pentimento, irredimibile fino alla fine, solo tre anni fa, dal carcere parlando con un co-detenuto, si vantava dell'omicidio di Falcone e continuava a minacciare di morte i magistrati.

A febbraio scorso, parlando con la moglie in carcere diceva: "sono sempre Totò Riina, farei anche 3.000 anni di carcere".

Calabria, 'ndrangheta: sciolti due consigli comunali

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno Marco Minniti, ha deliberato lo scioglimento dei consigli comunali di Cropani (Catanzaro) e Brancaleone (Reggio Calabria).

Nel Comune della fascia jonica catanzarese la commissione d'accesso agli atti si era è insediata il 28 dicembre scorso, in seguito all'operazione "Borderland", che ha portato alla notifica di 48 provvedimenti cautelari contro la cosca Trapasso di San Leonardo di Cutro e nella quale è rimasto coinvolto il vicesindaco Francesco Raffaele Greco.

A Brancaleone, invece, la Commissione era arrivata il 31 dicembre scorso, dopo l'operazione "Ecosistema" che ha alzato il velo sulla gestione dei rifiuti ed ha visto, tra le persone coinvolte, il vice sindaco Giuseppe Benevoli e gli assessori Alfredo Zappia e Giuseppe Domenico Marino.

 

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'Ndrangheta stragista, arrestati i mandandi degli omicidi compiuti nel 1994

‘Ndrangheta stragista è il nome che gli inquirenti hanno dato all’operazione che, questa notte, ha portato in carcere elementi di spicco della ‘ndrangheta reggina e Cosa nostra siciliana. 

La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha ricostruito - attraverso l’apporto di nuovi e fondamentali elementi raccordati e collegati fra loro - le causali del duplice omicidio del 18 gennaio 1994 e dei due tentati omicidi dei carabinieri dell’1 dicembre 1993 e dell’1 febbraio 1994.

Le vicende delittuose si inquadrano nel contesto della strategia stragista che ha insanguinato il Paese nei primi anni Novanta e in particolare nella stagione definita delle “stragi continentali”.

Protagonista di quella stagione, secondo quanto emerso dalle indagini, non fu solo Cosa Nostra (che tuttavia ebbe il ruolo operativo fondamentale nei termini già ampiamente descritti dalle sentenze di altre Autorità giudiziarie) ma anche la ‘ndrangheta.

Per gli inquirenti, gli attentati contro i Carabinieri non vanno letti ciascuno in maniera singola ed isolata, ma vanno inseriti in un contesto di più ampio respiro e di carattere nazionale nell’ambito di un progetto criminale, la cui ideazione e realizzazione è maturata non all’interno delle cosche di ‘ndrangheta, ma si è sviluppata attraverso la sinergia, la collaborazione e l’intesa di organizzazioni criminali, che avevano come obiettivo l’attuazione di un piano di destabilizzazione del Paese anche con modalità terroristiche.

In particolare, gli uomini coinvolti nell’operazione condotta la notte scorsa sono considerati tra i mandanti dei tre attentati compiuti ai danni dei carabinieri di Reggio Calabria, in cui persero la vita, il 18 gennaio 1994, gli appuntati Antonino Fava e Giuseppe Garofalo; rimasero gravemente feriti, l’1 febbraio 1994, l’appuntato Bartolomeo Musicò e il brigadiere Salvatore Serra e rimasero miracolosamente illesi, l’1 dicembre 1994, il carabiniere Vincenzo Pasqua e l’appuntato Silvio Ricciardo.

Fra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Reggio Calabria figura il siciliano Giuseppe Graviano, capo del mandamento mafioso di Brancaccio, coordinatore delle cosiddette “stragi continentali” eseguite da Cosa Nostra, attualmente detenuto in regime di carcere duro.

L’altro soggetto colpito dalla misura cautelare della custodia in carcere è il calabrese  Rocco Santo Filippone, di 77 anni, di Melicucco (RC), capo del mandamento tirrenico della ‘Ndrangheta all’epoca degli attentati ai aarabinieri. A quest’ultimo, la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria contesta anche il reato di associazione mafiosa per essere, anche attualmente, l’elemento di vertice dell’articolazione territoriale della ‘ndrangheta, localmente denominata cosca Filippone  - direttamente collegata alla più articolata e potente cosca Piromalli di Gioia Tauro (RC) - al quale sono demandati compiti di particolare rilievo come quello di curare le relazioni e incontrare i capi delle altre famiglie di ‘Ndrangheta al fine di dare esecuzione alle decisioni di maggior rilevanza criminale, deliberate dalla componente riservata della organizzazione mafiosa calabrese, come quelle di aderire alla strategia stragista di attacco alle istituzioni dello Stato, attuata in Calabria, negli anni 1993 e 1994, in sinergia con Cosa nostra attraverso il compimento degli omicidi e tentati omicidi dei carabinieri, materialmente eseguiti da Giuseppe Calabrò e Consolato Villani.

Nel corso del blitz sono state eseguite numerose perquisizioni in diverse regioni d’Italia.

Alle operazioni condotte dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, dal Servizio centrale antiterrorismo e dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, hanno partecipato, anche, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11 presso la Sala convegni della Questura di Reggio Calabria, alla presenza del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, dei magistrati inquirenti e degli investigatori.

Imponente operazione contro la ‘ndrangheta, arrestate 116 persone

Un’imponente operazione contro la ‘ndrangheta è stata condotta dai carabinieri, a partire dalle prime ore di questa mattina.

Al blitz che ha portato all’arresto di 116 presone ritenute figure apicali delle più importanti articolazioni territoriali della fascia jonica, hanno preso parte oltre mille militari del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria.

Coadiuvati da elicotteri, unità cinofile e militari specializzati nella localizzazione di bunker e cavità nascoste, gli uomini dell’Arma hanno portato a compimento l’esecuzione di un provvedimento di fermo, emesso dalla Procura distrettuale reggina, nei confronti di 116 indagati per associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, truffa ed altri reati, tutti aggravati dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta.

 I provvedimenti scaturiscono da un’indagine diretta dalla Procura reggina e condotta dai carabinieri del Ros e del Gruppo di Locri in direzione delle piu’ importanti “locali” ‘ndranghetiste ricomprese nel “mandamento” ionico, ritenuto il cuore pulsante dell’intera ‘ndrangheta, nonche’ il punto di riferimento di tutte le articolazioni extraregionali, nazionali ed estere.

Le indagini condotte dal Ros e dal Gruppo di Locri hanno consentito di individuare le gerarchie e gli organigrammi di ben 23 cosche ricomprese nel “mandamento” jonico della Calabria, nonché di identificare gli autori di estorsioni, danneggiamenti e infiltrazioni in appalti pubblici e lavori privati, sintomatici di un capillare e asfissiante controllo del territorio da parte delle cosche.

 Sono state individuate, inoltre, nuove cariche e strutture tra loro sovraordinate di cui la ‘ndrangheta si è dotata negli ultimi anni. Accertate anche le modalità di funzionamento di veri e propri  “tribunali” competenti a giudicare gli affiliati sospettati di violazioni delle regole del sodalizio criminale e le procedure da applicare per sanare faide all’interno delle ‘ndrine.

Confermata, infine, la pericolosita’ della ‘ndrangheta quale struttura unitaria e segreta, articolata su più livelli e provvista di organismi di vertice, che nella provincia di Reggio Calabria trova tuttora il suo prioritario ambito operativo decisionale

 I particolari dell’operazione, denominata "Mandamento jonico", saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa, in programma per le 10,30 di oggi, presso il Comando provinciale carabinieri di Reggio

'Ndrangheta: arrestate 11 persone tra Piemonte, Lombarida e Calabria

Sono undici le ordinanze di custodia cautelare in carcere, eseguite dai carabinieri nei confronti di altrettante persone ritenute affiliate alla 'ndrangheta.

I reati contestati, a vario titolo, sono: associazione a delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, usura, estorsione, rapina, danneggiamento, incendio, detenzione illegale di armi e munizioni. L'operazione, è stata condotta dai carabinieri della Stazione di Chivasso (Torino), in collaborazione con i reparti competenti per territorio, nelle province di Torino, Varese, Reggio Calabria, Cosenza e Vercelli.

Nel corso dell’attività i militari hanno sottoposto a sequestro beni immobili, società, attività commerciali, polizze vita, conti correnti, autovetture di grossa cilindrata, cassette di sicurezza, gioielli, orologi di lusso e contanti.

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