Attenzione
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Si rischia la fine delle processioni

Non è certo bello che di una processione si sospetti che faccia l’inchino a chicchessia, tanto più se in odore di mafia. Doveroso dunque che un vescovo presti attenzione e assuma dei provvedimenti. Secondo il mio modestissimo avviso, è però esagerato vietare le processioni in genere; tanto più che tale divieto non si estende a tutte le Diocesi calabresi. Se poi il divieto viene sospeso per Pasqua, allora la confusione è sovrana, per il solo fatto che le processioni e i riti popolari si tengono per la maggior parte proprio a Pasqua. Sono la pietà popolare, che si trasmette da millenni, anche con evidente sincretismo precristiano; e sono anche occasioni di creare comunità, incontrarsi, scontrarsi: il che è sempre meglio che starsene chiusi in casa a rimuginare. Attenti ai portatori delle statue, certo, che in genere sono ereditari; e, almeno una volta, i giovanotti usavano l’occasione per far vedere alle donne quanto fossero forti, e anche ricchi, quando il posto si “arriffava”: e ne nascevano matrimoni cristiani. Certo, attenti a questi non miti soggetti: ma è proprio sicura, la Chiesa, che, esclusi i giovanotti in vena di manifestazione e ostensione di virilità agli occhi delle fanciulle (in etologia, esibizione), ci sia davanti alle statue una lunga fila di ragazzini incensurati e casti? E che i casti e incensurati abbiano le spalle adeguate al peso di statue non proprio fatte di plastica e carta velina? O che ci credano davvero, e non siano intrisi di giansenismo scolastico? Insomma, qui si rischia la fine delle processioni, o di dover portare le statue con l’Ape Piaggio, il che sarebbe patetico. Detta questa malignità, concludiamo con una riflessione. Talleyrand non era un uomo encomiabile per coerenza e per varie altre colpe, ma se ne intendeva di politica: e a un giovane che gli chiedeva consigli, rispose così: “Surtout, pas trop de zèle”, mai troppo zelo. Vale anche per la Chiesa.

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