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Calabria: gli impiegati regionali e la rotazione

 “Temo i Greci anche quando portano doni”, c’informa Virgilio; ed io, qualunque cosa faccia la Regione Calabria dal 1970 a oggi la vedo male, e il passato mi dà amplissima ragione. Fatta questa premessa, e aspettando come andrà a finire, e dubitando di tutto, devo riconoscere che il metodo della rotazione è tecnicamente quello giusto. Insegnerebbe il Machiavelli che “un regno deve tornare spesso verso il suo principio”. Spieghiamoci. I burocrati e passacarte della Regione Calabria sono – tutti tranne uno – di modestissima stoffa umana, gentuccia che si trovò lì per raccomandazione o per caso; e la loro incapacità è sotto gli occhi di tutti. In tali condizioni, è palese che la loro collocazione sopra la stessa sedia da anni è un incentivo notevole alla pigrizia. Ne deriva, infatti, una rete di cattive abitudini, di amicizie consolidate, di complicità, di reciproca comprensione e tolleranza, di cene e magari comune frequentazione di club e logge e giri di parentele.  Spostarli è in ogni modo la speranza che si scuota un poco di ragnatele e polvere e di pessime costumanze. Vedremo tra qualche mese se gli scaldasedie saranno riusciti a esportare nella nuova sede le cattive usanze, o se questo ruotare produrrà qualche effetto positivo. La rotazione seria sarebbe spedirli a casa, e sostituirli con giovani preparati. Peccato che ci sia stata la Fornero. Intanto, aspettiamo.

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