Catastrofi e disorganizzazione

Se un sisma o altro di naturale succede in qualunque punto d’Italia, ecco pronto il copione: lamenti sinceri o retorici; immagini apocalittiche di devastazioni; scoperte che antichissime torri reggono e scuole del 2012 crollano… e i genuini miracoli all’italiana di volontari veri che salvano bambini; e, quasi mai detto ma evidente, il solito quadro dell’improvvisazione e della disorganizzazione ataviche. Se, quod Deus avertat, capitasse qualcosa a Soverato, a Chiaravalle, a Serra, nessuno avrebbe alcuna idea di cosa fare, dove trovare scampo, con quale ordine e sequenza di operazioni, e guidati da chi riconoscibile. Non esistono, nella realtà, piani di evacuazione, e tanto meno si sono mai tenute esercitazioni serie; qualcosa, per obbligo, nelle scuole, ma vi giuro di aver sentito, da un dirigente, che proporre una mattinata di tale attività era una scusa dei professori per non fare lezioni. Evitiamo equivoci. È ovvio che Prefetture, Questure, Comandi CC eccetera, Ospedali (c’è una Medicina delle catastrofi), e persino qualche Comune hanno i loro piani, e c’è la Protezione Civile: il punto è che la popolazione lo ignora, e non è in alcun modo preparata a fatti disastrosi o comunque eccezionali. E sarebbe ora di mettere mano a prevenire i danni alle persone, attraverso l’organizzazione delle vie di fuga e l’arrivo dei soccorsi. Non si può continuare a fare affidamento sull’inventiva e sul coraggio italici, che spesso rasentano la casualità, o sono davvero solo casuali. Abbiamo sentito un sindaco affermare che stanno arrivando troppi viveri, e che questi andranno a male; mentre mancano altre cose, e soprattutto soldi. Vuol dire che è in atto una gara di solidarietà, però sbagliata, improvvisata; mentre bisognerebbe sapere prima cosa serva e dove e come fare arrivare il necessario e non il superfluo. L’organizzazione evita anche quell’effetto collaterale delle catastrofi che è ben noto da sempre, e che il popolo calabrese chiama, con triste umorismo, “Terremotu cu sterzu”, cioè che danneggia qualcuno e arricchisce qualcun altro. Sciacallo non è solo chi ruba nelle case crollate, è anche il falso volontario o la ditta che si fa pagare merendine a tonnellate! È ora di fare sul serio, e, per dirla con una parola brutta ed efficace, ottimizzare: il minimo di sforzo per il massimo risultato, il che si ottiene solo con l’organizzazione. In questo momento, in Italia, siamo vicini a zero sotto questo aspetto; e figuratevi in Calabria.

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