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Scopelliti torna alla ribalta con il Comitato per ricostruire il centrodestra

Se il compito di ricostruire una casa fosse affidato alle mani ed alle intuizioni degli operai e degli ingegneri che ne hanno determinato il precedente crollo, tutti, indistintamente, giudicherebbero scellerata una decisione simile. Lo stesso può dirsi per quanto accade fra le maglie della politica nostrana. Meno di ventiquattro ore addietro su una terrazza reggina che guarda sul Tapis Roulant, Giuseppe Scopelliti ha riconquistato la scena. La circostanza che i commenti del giorno dopo legati all'evento siano tutti riferiti alla sua figura, sebbene non abbia preso la parola neanche per un saluto, costituiscono la cartina di tornasole che tutto ciò che gravita attorno al centrodestra locale continua a passare inevitabilmente dalla sua leadership. A prescindere dalla serie di interventi che si sono susseguiti nel corso della serata, infatti, è indubbio che la capacità di catalizzare il consenso da parte dell'ex presidente della Regione, quantunque scalfita dagli "incidenti” (giudiziari e politici) dello scorso anno, resta più granitica di altre nel perimetro politico in cui egli si muove. Verità inoppugnabile incapace, però, di diradare i dubbi circa l'opportunità che ad attorniare il già sindaco di Reggio Calabria siano gli alfieri di sempre. La scelta di denominare il nuovo contenitore politico-culturale "Movimento per la ricostruzione del centrodestra", infatti, si scontra con il panorama di presenze che hanno affollato la nuova sede di via Giudecca. Da Giuseppe Agliano a Demetrio Arena, da Franco Germanò a Michele Marcianò e Pasquale Morisani, passando per Daniele Romeo e Franco Zoccali, proseguendo via via fino a comprendere tanti altri protagonisti della stagione che fu. Vero è che, nelle more del tempo, altri si sono defilati scegliendo approdi che immaginavano di non poter più raggiungere a bordo della nave che iniziava ad imbarcare acqua, come altrettanto vero è che nuovi soldati si sono affacciati sulla scena. A cominciare da Antonino Matalone, eletto sei mesi fa in Consiglio Comunale con la lista "Reggio Futura", la creatura concepita da Scopelliti per mantenere una rappresentanza adeguata all'interno di Palazzo San Giorgio. Un'operazione che è felicemente riuscita se si considera che, al netto dell'emorragia di voti un tempo accordati allo "Scopellitismo", la neonata formazione politica è riuscita a spedire sui banchi dell'Aula consiliare quattro esponenti, salvo perderne subito uno (Luigi Dattola) transitato nel gruppo del Nuovo Centrodestra. Un risultato, quello di "Reggio Futura", superiore in termini numerici a quello di tutti gli altri gruppi di centrodestra presentatisi ai nastri di partenza delle Amministrative celebratesi lo scorso 26 ottobre. L'entusiasmo che si respirava sabato sera può essere, quindi, il presagio dell'inizio di una nuova storia che, nelle ambizioni dei soggetti promotori del Comitato (Reggio Futura, Alleanza Calabrese, Dialogo Civile, Destra per Reggio e Reggini indignati), punta ad essere un faro attrezzato con una luce talmente abbagliante da superare i confini reggini e calabresi.  Del resto, le critiche impazienti rivolte da una discreta fetta dell'opinione pubblica all'indirizzo della maggioranza di centrosinistra oggi responsabile dei destini della città, la partenza col freno a mano tirato e  con le ruote sgonfie della "macchina" regionale guidata da Mario Oliverio possono dare linfa ulteriore ad un'area, quella del centrodestra scopellitiano che in tanti, troppi, hanno dato in debito di ossigeno con eccessiva superficialità. L'occasione di ripartire di slancio sull'onda del ritrovato entusiasmo e sospinti da un "reducismo" da battaglia rischia, tuttavia, di essere vanificata dall'incapacità di riproporsi con coraggio armati di idee e visioni differenti rispetto a quelle del recente passato. In una fase dominata dallo sbriciolamento del centrodestra, anche sul piano nazionale, la sensazione è che Scopelliti e compagni abbiano tutte le intenzioni di intrecciare il loro percorso con quello intrapreso da Matteo Salvini. Gli sforzi compiuti dal leader della Lega per spostare il baricentro a destra all'esito finale del berlusconismo sono l'ombrello ideale per le velleità di rivincita coltivate dal folto gruppo di sostenitori riunitisi nuovamente sotto l'ala protettrice di colui che, pur essendo stato tra i cofondatori del Nuovo Centrodestra, da quel partito si è allontanato ormai in modo definitivo. Sta adesso all’intelligenza politica dell’ex Governatore riuscire a liberarsi dei fardelli che negli anni ne hanno appesantito il cammino e riavviare il motore fidandosi di “meccanici” preparati e muniti degli attrezzi culturali necessari alla causa.  

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