Calabria: la lenta evoluzione della scuola e la rapida involuzione della politica

Nel periodico “Vie d’Italia”,  del “Touring Club d’Italia”, pubblicato nell’aprile del 1963, il calabrese Franco Abruzzo, affermato ed autorevole giornalista, a lungo presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia,tracciava un puntuale rapporto dal titolo: “Calabria senza scuole”. Un’analisi, cioè, sulle problematiche più ricorrenti nell’ allora scuola dell’obbligo, connessa alla statistiche nazionali, compreso il grado di istruzione della popolazione: “(…) le medie nazionali sono le seguenti: 12,9 per cento di analfabeti, 30,82 per cento di persone prive di una seria istruzione. Su 101 comuni caratterizzati da un livello di istruzione particolarmente basso (75 per cento fra analfabeti e semianalfabeti), 51 appartengono alla Calabria (26 alla sola provincia di Catanzaro)”.

Notava inoltre lo stato della dispersione scolastica : “(…) Negli ultimi cinque anni, in tutta Italia, i ragazzi sfuggiti all’obbligo delle elementari sarebbero stati 185mila. Un’indagine condotta dai Provveditorati su scala nazionale, per appurare i motivi delle evasioni, ha dato i seguenti risultati: il 29,4 per cento evadono per motivi non accertati, il 21,5 per malattie, il 18,1 per indigenza delle famiglie, il 13,9 per avviamento precoce al lavoro. Fra i motivi di evasione e di inadempienza, i casi di precoce avviamento al lavoro raggiungono, nel sud, il 15,3 per cento, nel centro l’11,3, nel nord il 9,1. I casi di indigenza raggiungono il 16 per cento nel Mezzogiorno, il 22 nelle isole, il 13 nel centro, il 6,8 nel nord”.

Ma anche lo stato fatiscente delle strutture scolastiche.

Tra i vari esempi riportati, con immagini fornite dal “Fotoservizio Femia”,  quello di “Maropati, in provincia di Reggio Calabria, non dispone di un complesso scolastico elementare. Da parecchi anni il Comune ha interessato il Provveditorato, ma inutilmente. Intanto, le aule versano in uno stato disastroso. In tutte mancano i servizi; i ragazzi per le loro necessità fisiologiche scendono in strada, gli insegnanti ricorrono ai vicini. A Falerna, in provincia di Catanzaro, gli alunni hanno dovuto portarsi i banchi da casa e gli insegnanti la cattedra. Il Comune ha un bilancio passivo di quaranta milioni di lire e non può fare spese. Potremmo continuare ancora per molto, citando le condizioni di Gizzeria, Nocera Terinese, Caraffa di Catanzaro Lido, Aprigliano, Caloveto, Santo Stefano di Rogliano, Castrovillari, Spezzano della Sila: condizioni assurde, inconcepibili, di disperata miseria. Triste, davvero, la vicenda dell’edificio scolastico di Mileto, una vicenda che può essere riassunta così: progettato nel ’34; approvato nel ’42; ultimato nel ’56; pericolante nel ’62. Il Provveditore agli Studi di Catanzaro si è visto costretto a fare sgomberare alcune aule e a sistemare le relative classi in locali di fortuna. (…)”.

Giustamente ha recentemente ricordato e commentato  Luca Quaresmini:

 “Oltre alle sottolineate carenze strutturali ed alle, ad esse, contestuali problematiche dell’abbandono scolastico, come pure, al di là di una ancora, in parte, claudicante scolarizzazione, rilevata fra altre necessità di casi limite, connesse all’incuria famigliare, come anche al livello culturale, in vari casi, stagnante, unitamente all’insistente divario fra nuclei urbani e rurali, in aggiunta alla povertà latente di certe aree del Paese, pare che, a fronte di tutto ciò, la soluzione di tali problemi potesse rappresentare “una chimera”, riferendosi, Franco Abruzzo, ad una delle allora maggiormente svantaggiate regioni italiane, nello scrivere, al medesimo tempo, la ricetta valoriale di come tale temuta bocciatura chimerica si potesse, al contrario, scongiurare, grazie al fatto che “(…) il risveglio materiale è sempre preceduto dal risveglio dello spirito, dalla consapevolezza del ruolo che ognuno è chiamato a svolgere, nell’ambito di una società in cammino”.

Se negli ultimi anni cinquanta anni la Calabria ha compiuto un diligente e lodevole cammino nei percorsi scolastici, grazie soprattutto a tanti bravi docenti donne e uomini motivati, la classe politica è rimasta quasi ferma e inattiva anche in questo settore – come emerge in questi giorni – in cui diverse scuole vengono chiuse per deficienze strutturali (e complicità mafiose).

Ci sarà e quando un totale  e corale risveglio in questa Terra “dolce e amara” ?  La speranza – come sempre – è l’ultima a morire, a iniziare dal ricambio della classe politica e amministrativa.

 

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