I migranti e l'accoglienza senza umanità

 Da un punto di vista antropologico, la questione dei “migranti” viene affrontata in un modo che si può dire l’esplosione ufficiale del più evidente materialismo in versione piccolo borghese: “fuggono dalla guerra e dalla fame”; “cercano una vita migliore”… Queste sono le spiegazioni, che, nella mentalità comune, paiono anche convincenti, ovvie. E “accogliere” viene inteso come dare loro un tetto, del cibo, dei vestiti… nel caso migliore, quattro soldi (a loro!) e il cellulare. Non si sente alcun cenno, nemmeno da Altissimo loco, al fatto che essi, prima che “migranti”, sono esseri umani nel senso complesso di questa espressione, che non può essere ridotto a mangiare e bere e dormire. Ci sono o no esigenze esistenziali?

 Come tira avanti, un “migrante”, l’interminabile giornata d’estate? Si sveglia, fa colazione, aspetta il pranzo, aspetta la cena e va a dormire. Per esperienza diretta, giuro che un tale stile di vita non lo sopporterebbero nemmeno i miei tre cani: vogliono uscire, vogliono giocare, vogliono essere accarezzati, abbaiano per comunicare… Sono solo cani, i miei cani, ma a volte si annoiano; immaginate la noia profonda di un essere umano che per ventiquattr’ore non faccia niente di niente.

Non lavorano; ma quand’anche ci fosse lavoro da dare loro, resterebbe sempre gran tempo libero da riempire. Non studiano: e cosa? E in quali scuole? Non leggono: e cosa? Non praticano sport…

 Ho cominciato con il minimo: come passare il tempo. Ma andiamo ad esigenze che non sono solo fisiche, bensì anche psichiche: i rapporti umani e l’amore. E qui lascio il problema all’immaginazione del lettore; sperando che non si limiti a pensare al “sesso” solo in termini biologici.

 E tra loro ci sarà, ancora, qualcuno che creda in qualche religione! Io, che in chiesa vado ogni domenica, non ho mai visto “migranti” cristiani a Messa; né so di luoghi dove si riuniscano di musulmani. E non mi pare che qualcuno si preoccupi delle esigenze spirituali e religiose, come accadeva ai nostri emigranti, sempre meritevolmente assistiti da missionari. Nessuno tenta di dialogare con loro su Dio e l’anima: niente, solo mangiare e bere e dormire!

 Insomma, trionfo del peggiore edonismo spicciolo dell’Europa degenerata. Se un giorno qualcuno si preoccuperà mai di qualcosa in più di mangiare e bere e dormire, vedrete che porteranno i “migranti” in discoteca. Siamo o non siamo la “generazione Bataclan”?

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