Lo Ius soli non è più una priorità

Come era nell’aria da prima dell’estate, il senato ha cancellato dal suo calendario la legge sullo ius soli. Se ne parla, se mai, la prossima legislatura, dopo le elezioni.

 Renzi continuava a ripetere che la legge è prioritaria, ma lo diceva senza convinzione; altri, anche in alto loco, hanno pensato bene di non accennare più al problema. La verità è banale: non c’è una maggioranza favorevole, e non c’è perché è sfavorevole la stragrande maggioranza della pubblica opinione.

 Come mai? Siamo diventati tutti disumani e spietati? No, è la legge palesemente scritta malissimo, e a colpi di ingenue furbate. Da che mondo è mondo, tutti i popoli hanno leggi per la concessione della cittadinanza a stranieri: gli unici ostinati erano gli Ateniesi, che la rifiutavano ai meteci, anche quando erano del calibro di Lisia. Ma i Romani prevedevano leggi di grande buon senso; finché Caracalla non concesse, nel 212, la cittadinanza a tutti i liberi dell’Impero. Non mancarono grandi barbari come il valoroso Stilicone, che fu console.

 Che c’è di male, dunque, ad estendere i diritti ai nati in Italia da genitori stranieri, e che frequentano le scuole e parlano italiano? Nulla, se non capissimo tutti che la ius soli era solo il grimaldello per scardinare gli attuali assetti, anche politici. I proponenti e sostenitori della legge hanno infatti la faccia di uno che prima vuole fare cittadino il ragazzo… poi, la mamma… il papà… i fratelli e cugini rimasti…

 Non c’è scritto, nella legge, ma è, come tutte le norme italiane, così ricca di pieghe, che è ben difficile non sospettare.

 Basta così: ci sono già leggi a sufficienza per chiedere la cittadinanza, e, caso per caso, concederla o negarla, senza sperare in provvedimenti erga omnes, ovvero tana liberi tutti!

 Un corollario. È palese che i proponenti, tutti di area Pd e simili, sperano, anzi sono certi che gli stranieri, una volta resi cittadini da loro, votino per loro. Ebbene, si levino dalla testa la pia illusione.

 Se infatti gli ipotetici nuovi cittadini restano una massa di sottoproletari, faranno come tutti i sottoproletari della storia: voteranno per chi passa loro da mangiare quel giorno stesso delle elezioni. Se invece uno di loro dovesse raggiungere un decoroso tenore di vita attraverso il lavoro, allora voterebbe per chi pare a lui esattamente come quelli i cui avi erano cittadini ai tempi del nonno del re Italo.

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