La Calabria senza sviluppo e le prossime elezioni politiche

Le statistiche ed i dati pubblicati dall'Istat e dalla Svimez pongono ancora una volta la Calabria agli ultimi posti  della classifica nazionale sulla qualità della vita, sugli investimenti e sui consumi energetici, domestici ed industriali.

La Calabria sconta mali endemici, ma anche e soprattutto l'assenza di  un progetto e  di un programma credibile di sviluppo organico e coerente con le peculiarità che la contraddistinguono.

L'unica proposta di sviluppo del territorio risale agli anni settanta. Quel progetto era imperniato su alcuni punti fondamentali: cultura, trasporti e viabilità, industrializzazione, agricoltura e turismo. La realizzazione di quel progetto fu ostacolata dalla grande industria del Nord e da alcune correnti interne ai partiti politici di allora da sempre antimeridionaliste ed avversarie di qualsiasi sviluppo del Sud.

Tra alti e bassi, tra tante difficoltà e ripensamenti, tra resistenze e battute d'arresto furono comunque realizzati l'aeroporto internazionale a Lamezia Terme, l’Università “Unical” a Cosenza, il porto industriale a Gioia Tauro.

Le ricadute economiche e culturali sono state inferiori per mille ragioni diverse (condizioni ambientali, preconcetti, assenza di una vera cultura imprenditoriale, una malcelata avversità verso il Sud) alle aspettative.

L'aeroporto, pur essendo per numero di passeggeri tra i primi in Italia, non è stato né ampliato, né ammodernato. Il porto per la sua posizione strategica nell'area del Mediterraneo e per le  capacità di attracco di navi di grande portata doveva sviluppare un grande traffico ed una grande quantità di merci e doveva essere affiancato ad un interporto per il trasporto su rotaia. Invece rischia la chiusura con drammatiche conseguenze occupazionali per i 1400 lavoratori portuali.

L’Università, tra le migliori soprattutto per le discipline tecniche scientifiche , ha  innalzato il livello culturale e tecnico dei giovani senza però definire  nuovi indirizzi formativi o professionali  finalizzati anche a nuovi sbocchi occupazionali. Ai giovani laureati sono mancati poi il confronto ed il rapporto con le grandi realtà imprenditoriali per completare la loro preparazione teorica.

Un altro intervento programmatico dalle grandi prospettive fu il consorzio Telcal che puntava allo sviluppo delle telecomunicazioni e dell’informatica. I partecipanti a quel consorzio si ritrassero quasi immediatamente  anche per colpa della classe politica di allora. Oggi la Calabria sconta gli errori di allora e vive uno dei tanti  momenti occupazionali peggiori della sua storia.

Il mancato sviluppo industriale, la recessione a livello mondiale ed una classe politica non sempre all’altezza del compito, cui era ed è demandata, hanno determinato lo spopolamento dei paesi e delle città con un nuovo flusso migratorio simile a quello degli anni sessanta. Le forze politiche presenti in parlamento  si sono limitate ad elencare le priorità di cui necessita la Calabria senza portare a soluzione nessuno dei problemi esistenti.

Ha prevalso la politica degli annunci, dei soliti piagnistei e lamentele  più di quella  del fare e dell’agire.

Oggi che i partiti si apprestano a formalizzare le candidature per le prossime elezioni, occorre chiedere, prima di accordare una nuova eventuale fiducia, ai parlamentari uscenti di tutte le province un resoconto della loro attività parlamentare e soprattutto chiedere cosa hanno fatto e quali sono le pastoie che hanno impedito ed impediscono da anni, ad esempio, la realizzazione dell’allargamento della statale 106 nota a tutti come la strada della morte per gli incidenti che puntualmente si verificano. Un’arteria fondamentale per il collegamento e lo scambio commerciale tra le regioni della Basilicata e  della  Puglia  con la nostra regione.

Chiedere ancora, cosa osta alla realizzazione della strada denominata “Trasversale delle Serre” di collegamento tra Soverato e Tropea, due delle più rinomate e conosciute zone turistiche d’Italia,di cui si parla da cinquant’anni, e a quanto ammonta il danno economico a causa della mancata realizzazione.

Cosa dire poi della linea ferrovia ionica non ancora elettrificata e di quella tirrenica senza alta velocità, o dell’autostrada a cui è stato cambiato il nome senza aver realizzato per l’intero percorso la corsia d’emergenza?

La “ bufala” che fosse completata è solo per gli allocchi.

A coloro che intendono candidarsi invece occorre chiedere un impegno preciso a risolvere non tutti, ma almeno alcuni dei problemi esistenti.

In questi giorni riecheggiano, per la formazione delle liste in Calabria, nomi calati dall’alto, estranei  al contesto e alla storia che dovrebbero rappresentare, promesse demagogiche, un’arcaica subalternità culturale e politica ai voleri dei vertici dei partiti, metodi e vecchie logiche spartitorie. E’ necessario invece  coinvolgere  i cittadini, gli ordini professionali, gli artigiani, gli imprenditori e gli operatori turistici in un grande dibattito culturale, prima che politico, che miri, facendo tesoro delle esperienze passate, alla stesura di un nuovo progetto riformista di sviluppo capace di attrarre risorse ed investimenti al Sud ed in Calabria.

Un cambiamento reale richiede prima di ogni cosa la sconfitta dei soliti riti stantii e di giaculatorie già sentite, l’autonomia decisionale ed il rinnovamento della classe politica colpevole dello stato di abbandono in cui versa ormai da anni la Calabria.

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