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Anche Oliverio si è inchinato ai "tecnici": bye bye democrazia

La spia della debolezza intrinseca alla Giunta regionale partorita tra indicibili difficoltà da Mario Oliverio è rappresentata da un'insolita dichiarazione, nella forma e nella sostanza, resa pubblica ieri mattina. Il rettore dell'Università della Calabria, Gino Mirocle Crisci, infatti, ha avvertito l'urgenza di rendere noto il suo pensiero a proposito della squadra di governo cui si affiderà il responsabile dell'Esecutivo di Palazzo Alemanni per affrontare e, si spera, risolvere, gli enormi problemi che stanno affossando la Calabria. Lui, "Il lupo di San Giovanni in Fiore", deputato della Repubblica italiana già nel 1980, orgogliosamente comunista e strenuo difensore delle prerogative della Politica, costretto a cedere il passo all'avvento dei "tecnici" o presunti tali. Certo, nessuno è così ingenuo da immaginare che i nomi estratti nella lotteria degli ultimi giorni siano avulsi dalle dinamiche correntizie interne al Partito Democratico, ma un arretramento simbolico di questa portata, da parte di un personaggio presentatosi all'elettorato calabrese come il "Grande Decisionista" che avrebbe ribaltato il sistema imperante nella regione, indica palesemente che la Politica, anche nella nostra regione, ha abdicato al suo ruolo. Un ragionamento, questo, che conduce ad unico approdo pericoloso: votare non ha più senso. Perché mai, se così stanno le cose, i cittadini dovrebbero continuare ad essere chiamati ad esprimersi nella scelta dei propri governanti, a livello locale o nazionale, in un contesto dominato dalla mancata assunzione di responsabilità in capo al vincitore di una competizione elettorale? Una domanda più che legittima davanti allo scempio arrogante dei diritti legittimamente rivendicati da una qualsiasi comunità. Si è sempre detto che il valore insito nel voto è custodito nella possibilità, per ciascuno di noi, di valutare l'operato di coloro che ci amministrano. Ma quando, essi stessi, rinunciano, per un mero calcolo opportunistico a caricarsi sulle spalle il pesante fardello, peraltro liberamente scelto, la conseguenza sul medio periodo sarà solo quella di riempire l'esercito di astensionisti che ormai da tempo costituiscono di gran lunga il "partito" con il maggior numero di "iscritti". Hanno ragione loro ed oggi farebbero bene ad uscire allo scoperto per urlare in faccia agli allocchi che ancora esercitano il diritto-dovere di recarsi alle urne: "Siete stati fregati, voi! Hanno truffato, voi! Noi, che bellamente abbiamo da anni abbandonato disgustati i vuoti riti della sedicente democrazia, siamo dalla parte giusta perché ci è stato chiaro, prima che lo fosse a voi, che sperare di poter incidere sulla vita della polis è un'astratta immaginazione riservata agli ingenui!" Del resto, il Rettore dell'UniCal lo ha spiegato a chiare lettere: la sua "enorme soddisfazione" per la composizione della squadra di governo regionale nasce dal fatto che Oliverio ha deciso "di ricorrere alle competenze tecniche di altissimo livello presenti nelle università calabresi, rappresentate in Giunta da docenti di assoluto valore e qualità scientifiche". Sarebbe molto più utile, a questo punto, anche in virtù delle precedenti esperienze legate alle imprese "magnifiche e progressive" del Governo Monti, che l'opinione pubblica, almeno quella "iniziata" ed attenta alla gestione della Cosa Pubblica, cominciasse a seguire con frequenza quotidiana le vicende interne alle università. Appassionarsi a quel che accade nelle aule dei Palazzi che, con una concezione anacronistica, si riteneva pigramente fossero quelli del Potere in cui si prendono decisioni fondamentali per il vivere civile, è attività sterile. Quel che conta davvero è studiare i rapporti di forza interni ad ogni singolo ateneo, perché è da lì che vengono pescati i detentori del Verbo dietro cui la Politica sceglie di nascondersi per manifesta incapacità. In un Paese rispettoso della volontà popolare, però, non sono previste scorciatoie: avere consapevolezza della propria impotenza è sentimento contestuale alle dimissioni da un incarico, qualunque esso sia. In Italia, invece, ci si aggrappa disperatamente alla ciambella di salvataggio lanciata dai "tecnici" che, per definizione, provengono da un pianeta altro rispetto a quello abitato dai "politici". Crisci, Rettore dell'Università che ha sede ad Arcavacata di Rende, esplicita il concetto rendendo merito al presidente della Regione per aver sposato: "Una visione di governo decisamente nuova", circondati da un "clima di collaborazione e di confronto istituzionale". Un modo estremamente elegante e raffinato, come si conviene agli alti dignitari, per dire alla Politica: fatti più in là.

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