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Ammortizzatori sociali: la fame dei disperati, l’arroganza dei governanti romani

Parlare con uno di loro è un po' come vedere un film in cui il protagonista non vede una via d’uscita: tante illusioni, tante parole, tanti rinvii, ma i fatti non arrivano quasi mai. Un percettore di ammortizzatori sociali in deroga è prima di tutto un lavoratore, una persona che però (in questa fase soprattutto a causa della crisi economica) ha perso il suo impiego e che deve usufruire di un “paracadute”, seppur provvisorio, che lo Stato gli offre (o almeno dovrebbe). Il crollo del sistema produttivo ha moltiplicato di numero le persone che vengono a trovarsi in questa condizione e il risultato è che le risorse non bastano più. Ecco allora che sopraggiungono ritardi incalcolabili nell’erogazione con il risultato che questi lavoratori si ritrovano con le tasche completamente vuote. Un problemone per chi cerca di trovare (invano) una nuova occupazione e a casa non sa cosa rispondere a moglie e figli. Mese dopo mese la tensione sale e la lucidità diminuisce, la rabbia rischia di trasformarsi in reazioni non controllabili. E mentre in riferimento al 2014 si aspetta il pagamento degli arretrati, per chi ha prodotto domanda nel 2015 l’incertezza è assoluta. Ma facciamo chiarezza: la Regione ha il compito di emettere decreti, mentre la responsabilità finanziaria è in capo al ministero (poi a pagare materialmente sarà l’Inps). La delega alle Regioni si è rivelata una sorta di trappola per le stesse: quando i pagamenti non arrivano le migliaia di lavoratori vanno a protestare a Catanzaro (sede facilmente raggiungibile con un minimo d’organizzazione) e non certo nella lontana Roma. Il risultato è che la Regione si è trovata spesso a supplire alle mancanze del Governo. Come? Prendendo i (propri) fondi inizialmente destinati ad altri progetti (per lo sviluppo, per le infrastrutture, per le politiche sociali) e utilizzandoli per pagare queste spettanze. Tradotto: la Regione, che già si vede tagliare i trasferimento dallo Stato, deve anche pagare ciò che dovrebbe pagare lo Stato. E siccome la comunicazione è sempre un’arte complessa, va a finire che quando il Governo mette qualche briciola magari le pagine dei giornali si riempiono di una sensibilità che, invece, è semplicemente un dover adempiere a quanto dovuto. Chi non ricorda la vigilia del Ferragosto 2014 quando Renzi scese in Calabria ed annunciò lo sblocco dei fondi? Peccato, che il tempo s’incaricò di dimostrare che erano del tutto insufficienti e che la Regione si era precedentemente (era l’8 agosto) sacrificata impegnando propri fondi. Ma cosa può importare ad un padre di famiglia senza lavoro e senza soldi delle strategie politiche e della propaganda? La fame (nel vero senso della parola) rimane nella casa dei disperati, il lusso nei salotti di chi parla per slogan senza saper cosa c’è nella mente e nel cuore di chi nel futuro vede solo e ancora amarezze.

 

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